Coronavirus: lockdown sarà prorogato fino a Pasqua. Maggioranza divisa su Rem
Il premier Giuseppe Conte è al lavoro con gli esperti per studiare le prossime mosse, pensando già a una riapertura “proporzionale e graduale” delle attività. La fine della quarantena per gli italiani non avverrà a stretto giro di posta, come conferma il ministro della Salute Roberto Speranza dopo la riunione del Comitato tecnico-scientifico in cui “è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua” (il lockdown, infatti, sarebbe scaduto il prossimo 3 aprile); dunque il Governo “si muoverà in questa direzione”. Il picco però “è ragionevolmente vicino”, dice il capo del governo, che non si avventura in previsioni perché “siamo nella fase più acuta” della pandemia. A frenare la “frenesia di emozioni istintive” sulla riapertura è anche il ministro dei rapporti con il Parlamento Federico D'Incà: per l'esponente Cinquestelle “siamo riusciti con fatica e con enormi sacrifici, anche personali, a rallentare la diffusione del contagio” e rimettere in moto di colpo aziende, scuole e uffici “potrebbe rendere vano gli sforzi fatti finora”.
È ipotizzabile, dunque, che proprio in questi giorni possa esserci un nuovo Dpcm, sul quale ci sono la massima attenzione e il più stretto riserbo, per evitare che trapelino indiscrezioni. Questo per evitare altre polemiche dal mondo politico, com’è avvenuto nelle scorse settimane, con tanto di accuse rivolte alla comunicazione di Palazzo Chigi, che il portavoce del premier Rocco Casalino però respinge in toto: “Falsità assolute. Non c’è mai stata una fuga di notizie dai nostri uffici e le poche testate giornalistiche che hanno insinuato che sia stato io o il mio ufficio a diffondere le bozze del decreto dell’8 marzo, sanno benissimo che non è così”.
Oltre a quella sanitaria, c'è da far fronte anche all'emergenza economica: il lavoro di premier, Mef e Ministri è incessante per comporre nei tempi previsti il nuovo provvedimento che arriverà “prima delle scadenze fiscali del 16 aprile", assicura ancora D'Incà, spiegando che saranno investiti “almeno altri 25 miliardi di euro”, con la speranza che l'esecutivo possa “avere ancora più risorse disponibili”. Ciò che appare sicuro è la conferma delle misure già adottate nel mese di marzo, con qualche modifica (verso l'alto) delle tutele per i lavoratori autonomi e atipici. Resta, invece, nelle more della dialettica interna alla maggioranza il reddito di emergenza proposto con decisione dal M5S: non è convinto il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, anche se per la responsabile del Lavoro Nunzia Catalfo “servono 3 miliardi e procedure semplificate, in modo da poterlo erogare in pochissimo tempo”. Sul punto non molla nemmeno Italia viva: per Matteo Renzi, infatti, è frutto di una “visione assistenzialista miope”. Il match è ancora da giocare.
In Parlamento
Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno domani alle 9.30 per l’informativa del Ministro della salute sulle iniziative di competenza del Minsal per fronteggiare l'emergenza epidemiologica del COVID-19. Anche le Commissioni non si riuniranno. L’Assemblea della Camera, invece, tornerà a riunirsi oggi alle 10.00 per confrontarsi sul decreto per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente. Per quanto riguarda le Commissioni, la Cultura esaminerà il decreto per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali a Milano-Cortina nel 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025. La Affari Sociali esaminerà il decreto sulle misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 approvato dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa.
Il Papa ha incontrato il Premier Conte
Papa Francesco apre le porte della biblioteca del palazzo apostolico al premier Giuseppe Conte. Dopo averlo sostenuto più volte, in questi giorni in cui l'Italia è in lotta contro il tempo per frenare il contagio da Coronavirus, il Pontefice si trova faccia a faccia con il capo dell'esecutivo italiano. Intanto, il suo vicario alla diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, risultato positivo, è stato ricoverato al Policlinico Gemelli: ha la febbre, ma le condizioni generali sono buone e ha iniziato una terapia antivirale. “Sto vivendo anch’io questa prova, sono sereno e fiducioso”, commenta a caldo, “Vivo questo momento come un’occasione che la Provvidenza mi dona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro la mia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città di Roma”.
In mattinata, dopo l’udienza in forma privata del Papa al premier il Vaticano non ha diffuso nulla sul contenuto del loro terzo incontro ma, ha scritto Vatican News, “è noto quanto l'Italia sta affrontando a causa del Covid-19 e quanto Francesco abbia a cuore la situazione della Penisola e non solo”. Gli altri due incontri con il premier erano stati in occasione dei funerali del cardinale Achille Silvestrini, il 30 agosto scorso, e in udienza in Vaticano il 15 dicembre 2018, quando il confronto, su diseguaglianze sociali, migrazioni, ambiente e pace, durò 45 minuti. Più volte nelle scorse settimane Francesco ha chiesto ai fedeli di pregare per i governanti, costretti a prendere decisioni impopolari per il bene comune.
Coronavirus: Eurogruppo si riunirà il 7 aprile. Gentiloni pessimista su Mes
Il progetto dell'Ue può rischiare il tramonto e se a dirlo è un europeista convinto come Paolo Gentiloni, ormai di casa a Bruxelles, l'ipotesi non è remota. Mentre viene convocato l'Eurogruppo per il prossimo 7 aprile, il Commissario all'Economia si augura che la Germania comprenda come l'emergenza coronavirus abbia stravolto il paradigma. Berlino, però, continua a ribadire la sua preferenza: chi è in difficoltà finanziarie ricorra al Mes, cioè il Fondo Salva Stati. Se lo chiedesse, l'Italia potrebbe ottenere in prestito il 2% del suo Pil (circa 37 miliardi) dal Fondo che ha sede in Lussemburgo: il Mes “non è la Spectre”, dice Gentiloni, ammettendo però di non essere ottimista sull'idea che si potrà attingere a queste risorse senza condizioni. Quindi, “meglio spostare la discussione su quali obiettivi finanziare, e poi decidere come farlo”, perché la creatività potrebbe correre in aiuto. Il Commissario ha ben visto le divisioni tra i Paesi: da una parte ci sono Roma e altre otto capitali che premono per formule nuove come i coronabond, dall'altra i rigoristi tedeschi e scandinavi, molto più cauti. È vero che Luis De Guindos, vicepresidente della Bce, si dice favorevole ai titoli comuni, ma il portavoce dell'esecutivo di Berlino Steffen Seibert ripete che non è necessario ricorrere ai titoli comuni: l'eurozona dispone già di strumenti adeguati come appunto il Fondo Salva Stati.
La solidarietà della Germania, aggiunge Seibert in conferenza stampa, si manifesta in altri modi, ad esempio aiutando sul fronte sanitario Italia e Francia e accogliendo pazienti dai loro ospedali. Dal fronte opposto, il premier italiano Giuseppe Conte, intervistato da El Pais, ribadisce che la sfida è storica: la speranza è che l'intera Unione la sappia affrontare con strumenti adeguati. Il premier, peraltro, ripete che non si chiede di mettere sul conto dell'Europa i debiti sovrani, bensì di far partire un'azione unitaria “per uscire da uno tsunami economico e sociale”. Ursula Von Der Leyen, dopo le polemiche del weekend, non si esprime e il suo portavoce Eric Mamer si limita a dire che servirà certo “una soluzione rapida ed efficace” ma “anche un accordo tra i Paesi membri”: senza un via libera dei nordici, difficilmente un’intesa sugli eurobond passerà. Se ne discuterà ancora, almeno fino a martedì 7 aprile, quando si terrà la riunione dell'Eurogruppo con i ministri economici dei 27. L'incontro sarà preceduto, domani, da una videoconferenza tra Commissione Ue, Bce, e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Di sicuro, per uscire dalla crisi bisognerà calibrare con molta attenzione il quadro di bilancio pluriennale 2021-27 che l'Ue dovrà attuare: “Sarà un punto chiave del piano di ripresa”, spiega Mamer. Contrasto al coronavirus e alle sue conseguenze economico-sociali, Green New Deal, digitalizzazione: su questi temi, forse, l'Ue potrà giocarsi il rilancio.
Salvini e Meloni difendono Orban, scoppia polemica. Pd insorge
I pieni poteri concessi dal parlamento ungherese al premier Viktor Orban per combattere l'emergenza coronavirus sono piaciuti al leader della Lega Matteo Salvini e non hanno scandalizzato il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Il più imbarazzato a destra è sembrato Silvio Berlusconi, amico personale dell'uomo forte di Budapest; mentre Lega e FdI hanno difeso Orban, dagli esponenti azzurri non è arrivato infatti solo un commento di Antonio Tajani: “Il Parlamento è sovrano”. Per una volta, invece, Pd e Italia Viva hanno parlato con una voce sola: “A Orban diciamo che bisogna combattere il coronavirus, non la democrazia”, ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti, mentre per il suo vice Andrea Orlando “quel che sta avvenendo in Ungheria è inaccettabile”. Matteo Renzi ha invitato l'Unione Europea a battere un colpo '”per fargli cambiare idea o, più semplicemente, per cacciare l'Ungheria dall'Unione”. Per il presidente della Camera Roberto Fico (M5s) “quello di Orban e del Parlamento ungherese è un comportamento non consono con le democrazie europee”. La destra italiana coltiva da tempo un rapporto privilegiato con Orban: Berlusconi e Forza Italia sono suoi alleati anche a livello europeo, malgrado la permanenza burrascosa del premier magiaro nel Ppe.
Orban condivide con Matteo Salvini e Giorgia Meloni l'idea sovranista, con frequenti e reciproci scambi di cortesie. Nel settembre scorso, il premier ungherese è stato ospite d'onore alla festa di FdI a Roma, Atreju, e a fine agosto ha inviato una lettera di ringraziamento al da poco ex ministro degli interni Salvini assicurandogli che non avrebbe dimenticato “il primo leader europeo occidentale intenzionato a fermare il flusso dei migranti illegali in Europa attraverso il Mediterraneo”. Ora Salvini ha salutato “con rispetto la libera scelta del parlamento ungherese (137 voti a favore e 53 contro), eletto democraticamente dai cittadini'” di dare pieni poteri a Orban, ma l'uscita ha dato il destro a Renzi per ricordare la medesima richiesta che, l'estate scorsa, precedette la decisione di Salvini di far cadere il governo. Giorgia Meloni ha sottolineato le analogie fra Italia e Ungheria: “Ci sorprende che qualcuno si scandalizzi oggi perché Orban adotta provvedimenti straordinari, non particolarmente diversi da quelli adottati dall'Italia con addirittura un minor mandato da parte del Parlamento. Mi corre l'obbligo di segnalare che in Italia quasi tutti i poteri sono stati dati al Governo con un decreto legge che ha deciso di interpretare in modo molto estensivo”.