Antisemitismo, nasce Commissione contro l’odio. Ma il centrodestra si astiene

Diventa un caso politico l'istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell'intolleranza, del razzismo, dell'antisemitismo e dell'istigazione all'odio e alla violenza che aveva come prima firmataria Liliana Segre. La mozione è stata approvata dal Senato con 151 voti favorevoli e nessun contrario, ma con l’astensione di tutti e 98 i senatori di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. In pratica non c'è stata unanimità sulla mozione di maggioranza, visto che sul tavolo c'erano altre quattro mozioni (due di FdI, una della Lega e una di FI). Dopo l'approvazione, l'aula è scattata in un lungo applauso per Segre, 89enne sopravvissuta all'Olocausto e negli scorsi giorni al centro di un caso per gli insulti ricevuti dagli hater sui social. 

“Finalmente ok alla Commissione contro i reati di odio, razzismo e antisemitismo dopo la denuncia della senatrice Liliana Segre” - scrive su Facebook il segretario Pd Nicola Zingaretti - Che vergogna questa destra sempre più a trazione Salvini che cede alla piazza San Giovanni piena d’odio, rancore e violenza e boccia la Commissione. E poi diteci che non c’è differenza tra destra e sinistra”. La replica leghista è affidata a Massimiliano Capitano: “Siamo contro il razzismo, la violenza, l'odio e l'antisemitismo senza se e senza ma. Non vorremmo che però, qualcuno a sinistra, spacciasse per razzismo quella che per noi è una convinzione, un diritto, ovvero prima gli italiani”. E se Fdi spiega il suo passo indietro descrivendo “una commissione volta alla censura politica”, in Forza Italia la decisione di astenersi scatena più di un malumore, come quello di Mara Carfagna, che attacca: “La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull'antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle”. 

La Manovra è pronta ma è scontro su Radio radicale 

La manovra economica è praticamente definita, c’è l'accordo sulle partite Iva e gli ostacoli più grossi sono ormai superati: “È pronta per essere inviata al Parlamento”, ha detto il viceministro all'Economia Antonio Misiani. Ma sullo sprint finale la maggioranza si è inceppata sui finanziamenti per Radio Radicale; il premier Giuseppe Conte si era impegnato a chiudere la manovra con il vertice convocato nel pomeriggio a Palazzo Chigi, ma l'incontro ha dovuto tenersi in due tempi, perché Luigi Di Maio ha dato lo stop al rinnovo della convenzione con l'emittente: “Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per tre anni a Radio Radicale. Ma diamoli ai terremotati...”. La nuova rottura è stata sancita da un tweet del capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci: “Radio Radicale è viva, il M5S, che voleva chiuderla, ha già perso”. Poi la mediazione, in zona Cesarini, che mette un tampone alla ferita dopo lo strappo del leader M5S. La manovra conferma lo stanziamento per Radio Radicale, ma il 30 aprile dell'anno prossimo il servizio andrà a gara: “È finita la mangiatoia”, ha commentato Di Maio. 

Anche Di Maio ha confermato che il grosso del documento è definito: “Sulle partite Iva c’è l'accordo, con l'aliquota al 15% - ha detto tornando a Palazzo Chigi - Saltano i limiti sui beni strumentali che si volevano mettere. Sul cuneo fiscale e sul fondo famiglie c’è l'accordo”, tutti provvedimenti che avevano creato non pochi ostacoli al percorso della manovra. E al Tesoro si attendono il testo definitivo della legge di Bilancio ripulito dalla Ragioneria entro il primo novembre per poi trasmetterlo al Parlamento nei primi giorni della prossima settimana. Sotto pressione dentro e fuori il Movimento per la sconfitta in Umbria, Luigi Di Maio ha sottolineato le vittorie portate a casa dai Cinque Stelle con la manovra: la conferma tale e quale della flattax per le partite Iva, ma anche il rifinanziamento di Quota 100 e del reddito di cittadinanza. In quest'ottica s’inserisce l'iniziale No a Radio Radicale, un'altra storica battaglia penta stellata: l'arroccamento del leader Cinque Stelle è sembrato quindi un modo per tornare allo spirito battagliero del Movimento, per ribadire le antiche posizioni, ma anche per chiedere qualche concessione su altro. 

La battaglia, comunque, non si chiuderà con i vertici di maggioranza. I partiti anche di governo hanno già annunciato una raffica di emendamenti in Parlamento: “Proveremo a eliminare o ammorbidire tutte le cosiddette micro tasse”, come la sugar tax e la plastic tax, ha annunciato il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, e “presenteremo emendamenti per cancellare Quota 100”. Malgrado le acque parecchio agitate, Conte confida di avere a disposizione il testo definitivo a ore per inviarlo al Parlamento. L'ossatura del provvedimento l'ha illustrata in serata il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: i 30 miliardi della manovra sono coperti in grandissima parte dalla flessibilità europea, che vale circa 14 miliardi; uno dei punti qualificanti è il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, che avranno 40 euro netti al mese in più in busta paga. 

Zingaretti non attende Di Maio, subito in campo in Calabria ed Emilia

Le polveri del voto umbro si sono posate, ma le tensioni tra i due azionisti di maggioranza del Governo non sembrano destinate ad arrestarsi. Sul tavolo, dopo l'Umbria, ci sono le urne in Calabria e in Emilia Romagna, due test che rischiano di essere deflagranti per l'alleanza, anche perché i segni d’insofferenza di Nicola Zingaretti si fanno di giorno in giorno più acuti. Il segretario dem ripete di lavorare a un sistema largo di alleanze, in grado di contrastare l'onda della destra che rischia di travolgere anche l'Emilia Romagna. Stefano Bonaccini, presidente della Regione in carica, ha l'appoggio totale del segretario ma, stando alle parole di Luigi Di Maio, dovrà fare a meno di quello del Movimento 5 Stelle. Il leader dem non sembra comunque disposto ad attendere e, già dalla prossima settimana, schiererà i pesi massimi del partito nella regione rossa.  

Nel Partito Democratico, tuttavia, non sembrano in allarme. I parlamentari che lavorano alla campagna elettorale ostentano un certo ottimismo: il No di Di Maio assomiglia molto al No che il capo del Movimento 5 Stelle pronunciò prima dell'accordo di governo e, più di recente, prima dell'accordo in Umbria. Di qui il sospetto che Di Maio voglia giocare due parti nella stessa commedia: grillino duro e puro che respinge qualsiasi ipotesi di alleanza, da una parte, capo politico saggio e dialogante, capace di ascoltare la base del proprio movimento. Strategia o meno, Zingaretti accusa il colpo e, ormai da giorni, è tornato ad avvertire gli alleati di governo e non il solo Di Maio: o si lavora con spirito unitario o l'esecutivo non ha ragion d'essere. Torna, insomma, a materializzarsi lo spettro del voto anticipato

Ma il voto, per Zingaretti, è un’ipotesi da tenere ancora a distanza. Prima, c’è da riformare il Partito democratico e c’è, soprattutto, da vincere in Calabria ed Emilia Romagna. Per farlo, Zingaretti è consapevole di dover continuare a lavorare per l’unità del partito ed è con quest’ obiettivo che presto aprirà la segreteria alla minoranza, in particolare a Base Riformista. Fatto questo, Zingaretti porterà a termine la riforma, la prima in 12 anni di storia dem. Zingaretti ha già fatto sapere che un nuovo Congresso è necessario, visto che da quello celebrato un anno fa molte cose sono cambiate: il Pd unanime si era schierato, allora, contro ogni ipotesi di alleanza con i Cinque Stelle e Zingaretti aveva lavorato per un anno alla Costituente delle Idee, un appuntamento che nei suoi piani avrebbe dovuto porre le basi dell'alternativa al governo nazional-populista di Di Maio e Salvini. 

L’Aula del Senato 

L’Aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame della relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione d’intercettazioni alle quali ha preso parte il senatore Luigi Cesaro nell'ambito di un procedimento penale. A seguire svolgerà le interrogazioni ed esaminerà la proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sicurezza e sullo sfruttamento del lavoro.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze dibatterà sul disegno di legge per la destinazione del 5 per mille alle forze di Polizia e Vigili del fuoco. La Commissione Industria ascolterà i rappresentanti dell'Agenzia delle Entrate nell’ambito della discussione dell’Affare assegnato sulle ricadute dei sistemi d’incentivazione per la riqualificazione energetica degli edifici sulle filiere produttive di settore. La Lavoro concluderà l’esame delle proposte d’istituzione di una Commissione inchiesta sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.  

L’Aula della Camera 

Dopo che nella seduta di ieri è stata votata la questione di fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9 per le dichiarazioni di voto e voto finale sul decreto per la risoluzione di crisi aziendali. A seguire esaminerà le mozioni per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica, e diverse ratifiche di trattati internazionali.

Le Commissioni della Camera

La Commissione Giustizia con la Affari Sociali si confronterà sull’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori e sul ddl in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni. La Cultura si confronterà sulla pdl per il reclutamento e lo stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca. La Commissione Ambiente alle 13.30 ascolterà il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa sulle linee programmatiche del dicastero. La Trasporti ascolterà l'amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) Maurizio Gentile sullo stato di attuazione degli investimenti in corso e programmati. 



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