Manovra, Conte convoca parti sociali e rilancia la lotta all’evasione
No alla patrimoniale, no all'aumento dell'Iva, che avrebbe pesato sui conti delle famiglie, e no a una lotta all'evasione fiscale di corto respiro. La formula del premier Giuseppe Conte è semplice (le tasse non saliranno, la crescita potrà procedere verso cifre più lusinghiere) e viene illustrata davanti alla platea di Assolombarda. Ma il premier, alle prese con nuove divisioni che agitano la maggioranza, convoca nuovamente le parti sociali per lunedì alle 12 a palazzo Chigi e tira dritto: “Qualcuno considera il mancato aumento dell'Iva una misura scontata, ma questo aumento avrebbe gravato di 542 euro per ogni famiglia. L'impatto positivo della sterilizzazione è dello 0,3% sulla crescita stimata nel 2020”. Pagare meno ma pagare tutti è il mantra del premier e lo ripete all'assise organizzata dagli industriali lombardi alla Scala di Milano.
Sulla lotta all'evasione fiscale “non possiamo continuare a perseguire iniziative isolate e di corto respiro”. Sono quindi allo studio diverse simulazioni per arrivare a quel patto sociale “che intendiamo stipulare con voi imprenditori, e tutti i cittadini”, afferma Conte, spiegando che “il successo di questo patto passa da una nuova visione, per cui il Governo deve dare l'esempio”. Il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri aggiunge che nella manovra non ci sarà “una generica lista di auspici, ma un piano organico, con ogni singola misura prezzata e valutata”. Detto questo, però, non si sbottona sulle voci che danno per imminente una revisione delle detrazioni fiscali. L'invito è alla pazienza: sarebbe prematuro parlare dei dettagli adesso. Un'ipotesi verosimile, comunque, sarebbe legare le detrazioni al reddito e alla tracciabilità dei pagamenti, visto che il filo rosso della manovra sarà l'incentivo all'uso della moneta elettronica.
Su un altro fronte, quello della scuola, fonti dal ministero dell'Economia smentiscono che siano in programma tagli. Anzi, “la prossima legge di bilancio individuerà maggiori risorse sia per l'istruzione che per la formazione prescolare, come asili nido e scuola dell'infanzia”, sottolineano dal dicastero, confermando che l'esecutivo vuole rendere più semplice la vita alle madri, spesso costrette a rinunciare al lavoro per accudire i figli a casa. Ad ogni modo, la manovra qualcuno dovrà scontentare: le risorse sono limitate e bisogna fare delle scelte, che per il momento sembrano vaghe e lasciate ad annunci venturi. Proprio per questo il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi chiede: “Questa volta, stupiteci! L'Italia è ferma, diteci tre cose essenziali che intendete fare per rilanciarla”. Dagli imprenditori lombardi i toni sono duri, tanto da spingere il leader del Carroccio Matteo Salvini a dire che “Conte è stato spernacchiato dagli industriali”.
Renzi contrario alla mini riduzione del cuneo fiscale
“Se tornassimo a spendere per beni e servizi quello che spendevamo con il nostro Governo avremmo magicamente servita sul piatto una cifra per il cuneo fiscale degna di questo nome. Non gli spiccioli proposti quest'anno”. Lo afferma il leader di Italia Viva Matteo Renzi in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera. Secondo Renzi “non è pensabile che per diminuire il cuneo si voglia aumentare l'Iva. Aumentare l'Iva per 7 miliardi in cambio di una riduzione del cuneo fiscale per 2.5 miliardi di euro non è un affare: è un autogol”. Quindi, prosegue, “la vera priorità sia sbloccare il pacchetto da 36 miliardi di euro di investimenti pubblici tenuto fermo dai lacci della burocrazia e dell'inconcludenza politica” oltre che “incidere sul piano della spesa” nei beni e servizi e negli interessi sul debito. “Nel triennio del nostro Governo, sottolinea Renzi, lo stanziamento per beni e servizi si è attestato tra i 134 e 136 miliardi di euro. Nei tre anni successivi la voce di spesa per beni e servizi schizza rispettivamente a 140, 146, 150 miliardi di euro".
Sul debito, prosegue, “l'Italia ha bisogno di quiete, di una pax romana che metta in sicurezza un Paese oberato da un debito monstre. Oggi gli interessi sul debito sono bassi, molto bassi. Ma nel resto d'Europa sono addirittura negativi. il che costituisce una ghiotta occasione. Va rimodulato il debito, non le aliquote Iva. E rimodulare il nostro debito significa cogliere l'occasione dei tassi bassi per allungare la scadenza spendendo meno e mettendo in sicurezza il Paese per un paio di decenni”. Il fronte sindacale, però, si lamenta di un abbassamento del cuneo troppo debole, così come della latitanza sul finanziamento del rinnovo dei contratti del pubblico impiego e sulla rivalutazione degli assegni pensionistici, denuncia Luigi Sbarra della Cisl.
Gualtieri: dal precedente Governo abbiamo ereditato un conto da 35 miliardi
L'attuale Governo ha trovato in eredità dal precedente esecutivo un maxi-conto da 35 miliardi che ora, con un duro lavoro è stato quasi completamente coperto, con potenziali grandi ulteriori risparmi se lo spread continuerà a scendere. È l'opinione del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che, intervenendo a Piazza Pulita, ha fatto il punto sulla prossima manovra finanziaria. “Abbiamo trovato un macigno non piccolo. Non solo i 23 miliardi che simpaticamente sono stati messi nella legislazione e che sarebbero scattati automaticamente in assenza di una manovra, ma pure un accordo con l'Europa che prevedeva un’ulteriore riduzione del deficit. Quindi un conto di circa 35 miliardi”. “Ora noi, lavorando molto duramente, ha proseguito il Ministro dell'Economia, dall'insediamento di questo Governo siamo arrivati a coprirli quasi tutti, con anche il fatto che questo Governo ha determinato la riduzione degli spread. Quindi noi, rispetto alla previsione del Def dello scorso aprile, possiamo mettere, solamente sulla base dell'attuale livello dei tassi, più di 6 miliardi in meno di costo del debito pubblico. E se noi scenderemo ancora, al livello al quale eravamo prima del 2016, con un costo del debito pubblico inferiore a quello della Spagna, noi potremmo risparmiare molto di più”.
Zingaretti contro le troppe polemiche avvisa Renzi e Di Maio
Il rischio di gettare tutto il lavoro alle ortiche per un po' di visibilità personale è ben presente in Nicola Zingaretti: i distinguo e le impasse viste nelle ultime ore, a cominciare dal dialogo sulla riforma della giustizia, stanno a dimostrarlo. E per questo il segretario dem ha lanciato un appello agli alleati, Matteo Renzi e Luigi Di Maio: “Attenti perché' ogni distinguo e ogni polemica è un favore a Salvini che dice che è un governo inutile. La maggioranza ha il dovere di dimostrare che i problemi enormi possono essere risolti attraverso il nostro buon governo e non pensando ognuno al proprio strapuntino”. L'esempio più recente è quanto visto sull'Iva, con il tira e molla riguardo l'innalzamento delle aliquote. Un assist al leader della Lega che, forse non a caso, nelle ultime ore è tornato prepotentemente protagonista di dirette Facebook e ospitate nei talk show. Zingaretti ribadisce il concetto anche durante l'inaugurazione di un circolo Pd a Casalotti, periferia di Roma: “Noi vogliamo stare in questa maggioranza senza fare polemiche, ma spingendo l'acceleratore su un’agenda di fatti”. Un Governo paralizzato, d'altra parte, sarebbe un rischio soprattutto per il Pd. Tra i parlamentari c’è la convinzione che Matteo Renzi non stia aspettando altro che sostituire i dem nel ruolo di secondo azionista di maggioranza del Governo. Alcuni segnali sembrano suffragare questa idea, ad esempio le parole di stima che il leader di Italia Viva ha rivolto a Luigi Di Maio definito “saggio” e ad Alfonso Bonafede, al quale Renzi ha fatto pervenire la disponibilità a sostenere una riforma del sistema di nomina dei membri del Consiglio superiore della Magistratura.