Al Senato
Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato si riunirà alle 16.30 per l’annuncio della trasmissione del decreto Giustizia e la relativa assegnazione alla Commissione in sede referente.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia riprenderà il confronto sullo schema di decreto ministeriale per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista. Alle 14.30, la Bilancio, con la Finanze, ascolterà il Ministro dell'economia Roberto Gualtieri sugli esiti del Consiglio dell'Unione europea sui temi di economia e finanza (Ecofin) del 16 aprile 2020. La Commissione Istruzione concluderà il confronto sul decreto per l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali a Milano-Cortina nel 2026 e delle finali ATP Torino 2021-2025. Alle 10.00, la Commissione Industria ascolterà le comunicazioni del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini sulle linee programmatiche del suo Dicastero. A seguire svolgerà diverse audizioni sull’affare assegnato sulle iniziative di sostegno ai comparti dell'industria, del commercio e del turismo nell'ambito della congiuntura economica conseguente all'emergenza da COVID-19.
La Lavoro svolgerà alcune audizioni sull’affare assegnato relativo alle ricadute occupazionali dell'epidemia da Covid-19 e sulle azioni idonee a fronteggiare le situazioni di crisi e necessità di garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro. La Salute svolgerà delle audizioni informali sui profili sanitari della cosiddetta Fase 2 (strategie anti e post Covid-19). La Territorio esaminerà lo schema di decreto legislativo relativo alle discariche di rifiuti, lo schema di decreto legislativo relativo a pile e accumulatori, ai rifiuti di pile e accumulatori e di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Infine la Politiche dell’Ue riprenderà il dibattito sulla Legge di delegazione europea 2019 e sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020; sul medesimo argomento ascolterà i rappresentanti AGCOM, Vodafone, Open Fiber, Wind Tre, Fastweb, CFWA, Iliad e ASSIRM.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 16.00 per l’esame del decreto per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà e svolgerà diverse audizioni sul decreto sulle consultazioni elettorali per l'anno 2020. La Giustizia, assieme all’Ambiente, si confronterà sullo schema di decreto legislativo relativo alla disciplina sanzionatoria sul riciclaggio delle navi. La Esteri esaminerà l’Atto europeo sulla fornitura di assistenza macrofinanziaria ai paesi partner dell'allargamento e del vicinato nel contesto della crisi della pandemia di Covid-19. La Cultura si confronterà sulle risoluzioni per il sostegno dei settori della cultura, dello sport e dell'editoria a contrasto degli effetti dell'epidemia COVID 19. La Ambiente esaminerà lo schema di decreto legislativo relativo alle discariche di rifiuti, lo schema di decreto legislativo relativo a pile e accumulatori, ai rifiuti di pile e accumulatori e di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
La Trasporti ascolterà alle 14.45 l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana Spa Maurizio Gentile nell'ambito dell'esame dello schema di aggiornamento 2018-2019 del contratto di programma 2017-2021 - Parte investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa, e alle 19.15 il Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 Domenico Arcuri sull'applicazione per il tracciamento dei contatti.
Scontro Di Matteo-Bonafede, le opposizioni chiedono le dimissioni
È bufera sul Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Tutto il centro-destra chiede le sue dimissioni, mentre a sua difesa si schiera il presidente del consiglio Giuseppe Conte che fa sapere di avere “piena fiducia” in lui. Motivo: lo scontro a distanza con il magistrato dell'antimafia e il consigliere del Csm Nino Di Matteo. Il botta e risposta tra l'ex pm di Palermo e il ministro va in scena a “Non è l'arena”. Di Matteo racconta che Bonafede gli aveva proposto di dirigere il Dap, ma quando 48 ore dopo lui gli comunicò che accettava la direzione delle carceri, il Guardasigilli ci aveva ripensato. E queste avvenne dopo la reazione di alcuni “importantissimi capimafia”. La replica di Bonafede arriva con un'accesa telefonata in diretta: quella intercettazione “era già stata pubblicata”. E “il fatto che avrei ritrattato, in virtù di non so quale paura sopravvenuta, non sta né in cielo né in terra”, dice il Ministro; “Respingo con convinzione gli attacchi politici o le congetture prive di fondamento rispetto a scelte compiute da Bonafede in piena autonomia”, reagisce il capo politico del M5S Vito Crimi. Sulla stessa linea Luigi Di Maio, per il quale “Bonafede ha sempre dimostrato di avere la schiena dritta” ricordando che “siamo entrati in Parlamento con il chiaro intento di fermare il malaffare e debellare le mafie”.
Gli altri partiti della maggioranza frenano sulle richieste dell'opposizione ma chiedono al Guardasigilli di chiarire. Bonafede con un post su Facebook ribadisce la sua verità e soprattutto definisce “infamante e assurda” l'idea che si sarebbe lasciato “condizionare dalle parole pronunciate in carcere da qualche boss mafioso”. Così come rivendica di aver “sempre agito a viso aperto nella lotta alle mafie”, come testimoniato dalle riforme sostenute e dai 686 provvedimenti di carcere duro che ha firmato. Invoca “la verità” Matteo Renzi: “Prima di parlare di mozioni di sfiducia, voglio vedere se è un regolamento di conti” insiste il leader di Italia Viva. Giorgia Meloni già al termine della trasmissione invoca le dimissioni. “Bonafede venga immediatamente in Parlamento”, dice Mariastella Gelmini che non vede alternative: “O Di Matteo lascia la magistratura o Bonafede lascia il ministero della Giustizia”. Anche la Lega sollecita il passo indietro: “Bonafede non può più essere il ministro della Giustizia”, tuonano i parlamentari del partito di Salvini in Commissione Antimafia.
Conte cerca una mediazione interna alla maggioranza. Renzi attende segnali
La convinzione dei partiti della maggioranza è che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sia “blindato”. Che l'alternativa a questo esecutivo sia solo il ritorno al voto. E siccome le elezioni in un momento di grave crisi sanitaria ed economica sono una prospettiva quasi irrealistica allora anche tra i giallorossi sono all'azione i pontieri per evitare un cortocircuito o peggio ancora un incidente in Parlamento. Le prove di dialogo nel Governo vedono protagonista soprattutto Italia viva: il primo segnale, l'ok alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Non sarà la cifra sulla quale punta la ministra Teresa Bellonova (si arriverà a 300.00, circa la metà del numero richiesto e poi solo nel settore dell'agricoltura, se si vuole estendere la misura dovrà pensarci il Parlamento, anche perché M5S non apre) ma il provvedimento entrerà nel decreto di maggio. Il secondo segnale: il piano choc sulle infrastrutture. Ci sono dei contatti in corso per avvicinare le posizioni; Matteo Renzi ha chiesto al Governo una prova di unità su questo punto. Insomma gli equilibri all'interno della maggioranza sono sempre precari ma tutti vogliono evitare un’escalation di tensioni, a cominciare da Renzi che in un'intervista all'AGI dice di voler fare il mediano di spinta, chiede a Conte di poter dare una mano per far vincere la squadra Italia ma allo stesso tempo accusa per la mancanza di dialogo.
Nella maggioranza sono tanti i fronti aperti. C’è quello della scuola con una parte dei dem irritati con il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, poi il tema della giustizia dopo la querelle tra il Bonafede e Di Matteo e infine il decreto legge da 55 miliardi. Al momento le distanze tra Italia Viva e M5S non si sono attenuate. I renziani dicono no all'ingresso dello Stato nelle piccole e medie imprese: “Si andrebbe a ledere la loro libertà”, è il ragionamento. E c’è uno stop anche alla “cultura assistenzialista” dei Cinque stelle, “un segnale pedagogico sbagliato”, afferma Renzi. Ma lo stesso Roberto Gualtieri ha aperto alla possibilità di un contributo a fondo perduto per le imprese per sminare il terreno. Anche nel Pd c’è chi chiede al ministro dell'Economia di spingere maggiormente sulle banche, di non limitarsi a chiedere “un atto di responsabilità” ma di fare in modo che il decreto liquidità venga seguito alla lettera dagli Istituti. In una situazione complicata il presidente del Consiglio Conte è chiamato a mediare, per esempio sulla partita sospesa sulla ripartenza del campionato di calcio: il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora frena, Iv insiste e anche nel Pd ci sarebbe l'intenzione di aprire alle insistenze del mondo del pallone. Naturalmente ogni dossier politico, a partire dal decreto che arriverà prima in Cdm e poi in Parlamento, non potrà prescindere dai numeri. E Renzi è convinto che Conte non possa fare a meno dei voti di Italia viva.
Zaia vola nei sondaggi ma non intende oscurare Matteo Salvini
Lo hanno etichettato come il leghista della via media. Luca Zaia, 52 anni, presidente della Regione Veneto è il politico più in vista del momento, quasi più del premier Giuseppe Conte e più, soprattutto, del suo capo politico Matteo Salvini. “Il nostro segretario è Matteo”, ha sussurrato dopo che il filosofo Massimo Cacciari si era lanciato in una sorta di endorsement, “Ho preso un impegno, ho lasciato il ministero dell'Agricoltura per venire in Veneto. Non ho altre aspettative e altre mire”, ha precisato. Aggiungendo alla sottolineatura una citazione: “Un giorno hanno chiesto a Carducci di fare un tema su sua madre, lui era bambino e ha scritto mia madre è mia madre. Il segretario è il segretario, punto e basta. Non ci sono altri ragionamenti, da parte mia assolutamente no”. E se non sarà proprio così, pazienza. In queste settimane convulse di pandemia da coronavirus, il Governatore ha usato le riaperture a elastico: prima ha spinto per tornare alla vita (quasi) normale il più in fretta possibile, poi ha tirato il freno a mano evidenziando che l'emergenza non è alle spalle e che “nei prossimi 10 giorni ci giochiamo il futuro”, un atteggiamento che è stato definito democristiano però anche di buonsenso.
E il risultato è arrivato con i sondaggi sul gradimento personale: “I sondaggi fatti in un momento particolare non hanno valore politico. Prova ne sia che tutti gli attori del coronavirus hanno sondaggi alti. Io non voglio andare da nessuna parte”, meno che mai a Roma dove qualcuno lo vorrebbe addirittura premier: “Per carità, un incubo”, perché “io sto in Veneto”. Zaia va d'accordo con Giancarlo Giorgetti anche se in realtà è abile nel mantenere buoni rapporti con tutti, in particolare ha imparato l'arte di non oscurare chi sta sotto i riflettori, da Umberto Bossi a Roberto Maroni, fino a Matteo Salvini, senza rinunciare a muoversi per conto proprio. Sempre un passo indietro ma sempre un passo avanti nel prendere iniziative. La gestione dell'emergenza sanitaria è la dimostrazione lampante di questo approccio.