La tensione tra Renzi e Bonafede sulla prescrizione è altissima

S’irrigidiscono le posizioni, si alza il livello dello scontro nella maggioranza sulla prescrizione. Luigi Di Maio mobilita la piazza contro il tentativo di Matteo Renzi di bloccare la riforma Bonafede e il Ministro della Giustizia boccia la proposta di Italia viva di rinviare e prendere altro tempo con parole assai dure: “Sembra che i testi glieli scrivano Salvini o Berlusconi”. Il Pd, sempre più insofferente a un braccio di ferro che tiene in scacco l'intera agenda del Governo, gli chiede di farsi carico di una mediazione sulla base del “lodo Conte bis”: la prescrizione si blocca del tutto solo per chi venga condannato in due gradi di giudizio. Un’intesa di massima c’è anche con Leu, ma per ora Iv non molla: Renzi chiede di rinviare un anno la riforma o darà battaglia in Senato, dove i suoi voti sono decisivi.

Il premier Giuseppe Conte, che nel pomeriggio ha visto a Palazzo Chigi il vicesegretario Pd Andrea Orlando, starebbe cercando in prima persona una mediazione che consenta di uscire dall'impasse. Un vertice di maggioranza, ipotizzato in serata, è stato sconvocato: ci si riunirà solo se ci sarà una base d'intesa. Contatti bilaterali tra Bonafede e gli altri capi delegazione potrebbero esserci a ore, magari a margine del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio, per preparare il terreno. Tra i parlamentari c’è chi guarda anche al Colle sperando in un aiuto del presidente Sergio Mattarella per uscire dall'incartamento. Nessun suggerimento, spiegano dal Quirinale, verrà dal capo dello Stato ma l'auspicio è certamente che si arrivi a una soluzione condivisa. 

Bonafede, intanto, ha annunciato che entro dieci giorni porterà in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale e lì, avverte, “ciascuno si assumerà le sue responsabilità”. Il riferimento è a Renzi che deve “decidere se stare o no in maggioranza”, intima il ministro M5s Federico D'Incà. Anche tra i Dem cresce il pressing per il rinvio di un anno sulla prescrizione proposto da Iv, lo chiede Andrea Marcucci e lo stesso Andrea Orlando dice che fin dall'inizio era la soluzione indicata dal Pd. Ma Bonafede dice no e anche i Dem, assai irritati con i renziani per aver alzato i toni dello scontro, spingono per una mediazione, non per un rinvio che Renzi è pronto a intestarsi. 

Oggi nasce il tavolo per la riforma dell’Irpef

Per tagliare le tasse a tutti, oggi nasce il tavolo per la riforma dell'Irpef con l'obiettivo dichiarato di fare una sintesi e presentare una legge delega entro aprile, in modo da arrivare davvero, entro l'anno, a rivoluzionare il sistema del prelievo fiscale. Al tavolo convocato al Mef in tarda mattinata, salvo rallentamenti legati all'esame del decreto Milleproroghe, gli alleati giallorossi inizieranno a confrontarsi visto che le possibili ricette da mettere in campo sono diverse e che ancora un accordo non c’è. Sono tutti d’accordo sulla necessità di individuare misure in favore del ceto medio, magari portando avanti la pdl sull’assegno unico per i figli su cui da mesi la Commissione Affari Sociali sta dibattendo. 

Al tavolo ci saranno, oltre al ministro dell’economia Roberto Gualtieri e i suoi vice Antonio Misiani (Pd) e Laura Castelli (M5S), il sottosegretario Cecilia Guerra (Leu) mentre Iv sarà rappresentata da Luigi Marattin. Leu ha da sempre abbracciato il modello tedesco della cosiddetta aliquota continua: il M5S punta invece sulla riduzione da 5 a 3 delle attuali aliquote, con revisione degli scaglioni e introduzione del quoziente familiare; i renziani porteranno invece il loro progetto di azzeramento del modello dell'Irpef, semplificando il sistema delle aliquote, spostando sull'assegno universale gli aiuti per i figli, introducendo un minimo esente di 8mila euro per tutti. Il nodo risorse, con le clausole di salvaguardia per 20 miliardi da trovare per il 2021, resta al momento un rebus: sul tavolo ci sono i 5 miliardi già stanziati per il prossimo anno per il taglio del cuneo e i fondi da recuperare dalla revisione delle tax expenditures, insieme a una nuova tornata di spending review. E se ancora non dovesse bastare resta sempre, Bruxelles permettendo, la leva del deficit.

Berlusconi lancia Caldoro in Campania. Sfida Salvini-Meloni in Puglia

Forza Italia si tira fuori dal braccio di ferro nel centrodestra sulle prossime regionali e lascia la ridistribuzione delle regioni nella coalizione voluta dalla Lega nelle mani di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Silvio Berlusconi ha riunito a palazzo Grazioli il comitato di presidenza del partito, allargato anche ai coordinatori regionali, e blindato Stefano Caldoro con un voto unanime dell'assise a sostegno del candidato azzurro. Il Cav è tranchant davanti alla platea del parlamentino della sua residenza romana: Caldoro è stato indicato “come candidato presidente per il centro-destra alla regione Campania sulla base degli accordi con gli alleati. Accordi già conclusi da tempo”. 

L'ex premier è forte del risultato raggiunto in Calabria e la stessa Jole Santelli, presente alla riunione, ha raccolto entusiasmo: “Il successo in Calabria conferma il ruolo di Forza Italia come primo partito della coalizione nel Mezzogiorno. L'elezione di Jole Santelli è un simbolo del Sud che non si rassegna a vivere di assistenza ed elemosine”. È su questa scia che Berlusconi vuole continuare e la prima sfida è proprio su Caldoro: il 22 marzo il partito organizzerà una grande convention nazionale a Napoli: FI deve tornare sui territori e deve riprendersi quella fetta di elettorato moderato e liberale. 

Un vero e proprio piano di battaglia, insomma, che non contempla il rimescolamento delle carte che il leader leghista ha posto sul tavolo della coalizione dopo la sconfitta di Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna. Secondo il ragionamento dell'ex premier è una faccenda che deve essere risolta tra Salvini e Meloni: gli accordi si rispettano, ha insistito Berlusconi, ma se Meloni e Salvini vogliono rivederli, non è un problema che lo riguarda. Allo stato dell'arte il Capitano vorrebbe cambiare non solo cavallo in Puglia ma anche colore, prendendosi la regione del Sud forse più ghiotta e consegnare la campagna elettorale in Toscana a Fratelli d'Italia, un’offerta su cui Meloni non ha alcuna intenzione di cedere. 

L’Aula del Senato 

Dopo che nella seduta di ieri sono state discusse le mozioni sui viaggi della memoria e ed è stata approvata la proposta di proroga della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, l’Aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per la discussione l'elezione di un Segretario e per l’esame del decreto per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d’investimento. Alle 15.00 è previsto lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato 

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il disegno di legge sulle vittime del dovere e svolgerà alcune audizioni sulle priorità di esercizio dell'azione penale. La Giustizia proseguirà il dibattito sul ddl sulla diffamazione a mezzo stampa. L’Esteri proseguirà l’audizione del Presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) Pasquale Tridico sulle condizioni e sulle esigenze delle comunità degli italiani nel mondo. Domani alle 13.00 la Bilancio assieme alla Politiche dell’UE ascolterà il Ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola sul Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. La Commissione Istruzione esaminerà il decreto legge per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca. 

Alla Camera 

Nella giornata di oggi l’Assemblea di Montecitorio non si riunirà. I lavori riprenderanno alle 9.30 di domani con lo svolgimento delle interpellanze urgenti. Nella seduta di ieri è stata approvata la mozione per la promozione e l'utilizzo dei portali internet e delle applicazioni digitali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicati all'assistenza ai cittadini italiani che si trovano all'estero, e diverse ratifiche di trattati internazionali tra cui quella relativa al protocollo sui registri delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, in sede riunita con la Bilancio, proseguirà l’esame del decreto di proroga termini.  



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