Alla Camera
Nell’arco di questa settimana l’Assemblea della Camera dei deputati non si riunirà per consentire alle diverse forze politiche di potersi concentrare sulle elezioni regionali in Lombardia e Lazio. I lavori dell’Aula di palazzo Montecitorio riprenderanno lunedì 13 febbraio con la discussione del decreto per la gestione dei flussi migratori.
Anche le Commissioni lavoreranno a ranghi ridotti, mercoledì alle 9.00 l’Esteri, con la Politiche dell’Ue e la rispettiva del Senato, ascolteranno il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR Raffaele Fitto in vista del Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio 2023. Domani la Attività Produttive proseguirà con il ciclo di audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva su Made in Italy, valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi. Nello specifico ascolterà i rappresentanti di Coldiretti, Legacoop, Confcoperative, Federazione nazionale agroalimentare (#Agrocepi), dell’Unione italiana vini, Federvini, dell’Associazione Palatifini, del Consorzio Focaccia di Recco col formaggio IGP e di Unione italiana food. Mercoledì esaminerà il decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti e sul rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico.
Al Senato
Anche l’Assemblea del Senato questa settimana non si riunirà. I lavori dell’Aula di palazzo Madama riprenderanno martedì 14 febbraio alle 16.30 con la discussione del decreto milleproroghe. Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali, con la Bilancio, entrerà nel vivo del confronto sul decreto milleproroghe con l’obiettivo di chiuderne l’esame entro la fine della settimana. La Industria e Agricoltura esaminerà il decreto sulle misure urgenti per impianti d’interesse strategico nazionale, svolgerà delle audizioni sul ddl di modifica al codice della proprietà industriale e alcune sulle disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura. La Affari Sociali e Lavoro inizierà il ciclo di audizioni sul decreto relativo alle politiche in favore delle persone anziane. Nello specifico ascolterà i rappresentanti delle principali organizzazioni rappresentative dei lavoratori, di associazioni di categoria, di enti del terzo settore, di ordini professionali e di esperti della materia.
Il centrodestra si riunisce per lanciare Francesco Rocca nel Lazio
Nell'ultima domenica di campagna elettorale prima delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio, il centrodestra unito a Roma tira la volata al candidato Francesco Rocca con un evento che riunisce sul palco dell'Auditorium della Conciliazione la premier Giorgia Meloni, i due ministri e vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il capo politico di Noi Moderati, Maurizio Lupi e, in platea, svariati esponenti della maggioranza e del Governo come Antonio De Poli dell'Udc e i ministri Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida e Gennaro Sangiuliano. "Sta per cominciare l'ultima settimana di campagna elettorale, i colpi bassi si intensificheranno, ma siamo vaccinati, abbiamo fatto tutte le dosi. Non abbiamo paura. E a Rocca consiglio questo: non leggere niente, non farti condizionare, ragiona con la tua testa e vai avanti" sprona Meloni, convinta che, dopo dieci anni di centrosinistra al governo, "il Lazio può avere molto di più, è rimasto un po' indietro per le potenzialità che ha, serve una sterzata". Ottimista anche il leader azzurro, Silvio Berlusconi, intervenuto con un video messaggio: “Noi vinceremo la sfida del governo regionale. Ognuno con le sue idee e con la sua storia che merita rispetto. Forza Italia ci sarà, e sarà decisiva non solo sul piano dei numeri ma anche su quello politico". Anche perché, ammette Antonio Tajani, "la coalizione dopo aver vinto le politiche vuole vincere nel Lazio come in Lombardia. Ma vorrei anche vincere bene per dimostrare che il governo nazionale sta lavorando bene, perché è un voto di fiducia non solo a Rocca ma anche al governo di centrodestra". Incendiario, infine, il commento del leader leghista: “Se vedi le tv e i grandi giornali, sembra non si voti. Mi sembra che ci sia una enorme cappa di silenzio su queste elezioni: siccome sanno che il Pd prenderà una lezione di cui se ne parlerà per i prossimi trent’anni non ne parla nessuno”.
Giorgia Meloni chiude il caso Donzelli-Delmastro e chiede di abbassare i toni
"Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media". Lo dice la premier Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera sulla vicenda Cospito legata alle dichiarazioni di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. "Sicuramente i toni si sono troppo alzati e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli D'Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso" continua la premier che, pur riconoscendo “eccessive” le accuse mosse al Pd, non risparmia stoccate agli avversari politici e afferma di intravedere alcuni “aspetti strumentali” nella polemica sollevata dai dem. Non si è fatta attendere la risposta da parte del Pd che, in una nota del segretario Enrico Letta, ha criticato la premier per aver atteso diversi giorni prima di esprimersi sulla vicenda e per il contenuto della dichiarazione. “Pensavamo – ha aggiunto il segretario dem - che fossero le parole di un Presidente del Consiglio preoccupato di comporre l'unità e la coesione del paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l'indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l'opposizione”. Diversa la proposta del leader di Azione, Carlo Calenda che, pur giudicando la lettera di Giorgia Meloni “lacunosa e tendenziosa quando chiede a tutti di abbassare i toni”, propone di non “andare avanti all'infinito con questa polemica”. L’assist alle opposizioni è chiaro: “votare una mozione di censura contro Delmastro e Donzelli” per tornare il prima possibile a “parlare di sanità, istruzione e politica industriale”.
Iniziate le votazioni nei circoli Pd per il nuovo segretario: Bonaccini è avanti
Il voto nei circoli Pd per le Primarie che poteranno a fine mese all’elezione del nuovo segretario è iniziato da qualche giorno ma sono già scoppiate le polemiche a colpi di numeri e di accuse di forzature nei seggi. Dopo le prima due giornate, lo scenario vede in testa Stefano Bonaccini davanti ad Elly Schlein mentre gli altri candidati sono molto staccati. La partita è lunga dal momento che i dati sono incerti e rimane molto tempo prima della chiusura dei seggi (nei circoli si può votare fino al 12 febbraio, il 19 in Lombardia e Lazio) prima del ballottaggio tra i primi due classificati che si sfideranno nei gazebo il 26 febbraio. L’incertezza viene certificata dai dati fatti circolare dai comitati promotori dei due candidati principali. Secondo il comitato di Stefano Bonaccini, il vantaggio del presidente dell’Emilia-Romagna ammonta a circa 13 punti percentuali (Stefano Bonaccini al 52,4%, Elly Schlein al 35,9%, Gianni Cuperlo all’8,2% e Paola De Micheli al 3,6%). Secondo il comitato di Elly Schlein invece, lo scarto sarebbe ben più esiguo con Bonaccini al 49% e l’ex vicepresidente emiliano-romagnola al 39%. Rimarrebbero comunque staccati Gianni Cuperlo (8,3%) e Paola De Micheli (2,7%). Dalla sede nazionale del Pd, invece, sono stati diffusi dati più parziali che non contribuiscono a rendere la situazione più chiara. In aggiunta a tutto ciò, c’è agitazione perché nelle singole realtà territoriali ci sono situazioni controverse. A Salerno il comitato Schlein ha chiesto l’annullamento e la sospensione dei congressi “che possono celebrarsi solo dopo la verifica delle anagrafi rispetto ai quesiti inviati alla commissione nazionale”. In attesa di ulteriori sviluppi, Schlein incassa però il sostegno di Articolo Uno e dell’ex segretario Pd, Pierluigi Bersani, che, dando il via libera al Manifesto per il Nuovo Pd, ha esortato: “dobbiamo scegliere la candidatura che abbia minori compromessi con la tradizione renziana”.