Salvini lancia la sfida sui referendum e parla apertamente di censura
A pochi giorni dal voto anche per i cinque referendum sulla giustizia, il leader della Lega Matteo Salvini si è presentato davanti al Pirellone, a Milano, in compagnia del governatore della Lombardia Attilio Fontana e di decine fra consiglieri regionali e comunali, assessori lombardi ed europarlamentari, con uno striscione portante la scritta “Domenica 12 giugno 2022 #referendumgiustizia”. Davanti alle telecamere ha attaccato: “Siamo qui per cercare di abbattere il muro della censura, del silenzio, del bavaglio e dell'omertà che c'è intorno ai referendum sulla giustizia di domenica prossima, che sono un'occasione storica, rivoluzionaria, pacifica di cambiamento. Aspettiamo che tutti dicano qualcosa, a prescindere dal sì o dal no. Aspettiamo che il Presidente Sergio Mattarella, che è garante della Costituzione, e il presidente Mario Draghi, che guida il Governo di questo Paese, ricordino agli italiani la grande capacità di cambiare e di scegliere”. Il messaggio del leader della Lega è netto: "I referendum che possono cambiare tutto nella giustizia dopo 30 anni di attesa sono così preziosi che ci metterò tutto il mio impegno, attendo un segnale dal Quirinale e da Palazzo Chigi. Nessuno si aspetta che Mattarella e Draghi dicano vado a votare sì, ma mi aspetto che il presidente della Repubblica e del Consiglio ricordino che c'è questa possibilità”.
Va avanti, intanto, lo sciopero della fame annunciato contro il "silenzio" attorno ai referendum dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e da Irene Testa del Partito Radicale, che hanno deciso di scrivere una lettera al premier in cui ricordano che “a una settimana dal voto, milioni di cittadini non sanno nemmeno che il 12 giugno si svolgerà un referendum e che la mancanza d’informazione sul referendum altera sostanzialmente la dinamica democratica, perché rischia di determinare un astensionismo per disinformazione, astensionismo che nel referendum ha un peso decisivo per la validità del procedimento”. E non solo, è stata lanciata dalla Lega anche una campagna social con l'hashtag #parlatecideiReferendum per “scardinare la censura calata sui quesiti referendari”.
Pd e M5S cercano un’intesa sulle primarie in Sicilia in vista delle politiche
Enrico Letta e Giuseppe Conte hanno aperto il cantiere delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della regione Sicilia, che andrà al voto in autunno. Ma la definizione delle regole non è per nulla un fatto scontato: lo strumento è nelle corde del Pd, un po' meno in quello dei Cinque Stelle. Non a caso, Letta ha compiuto un primo passo per adeguarle allo stile del Movimento: “Ci approcciamo a questa vicenda con delicatezza per trovarci a metà strada con i 5 stelle. Io sono molto affezionato alle primarie dei gazebo, primarie con una partecipazione fisica, ma anche quelle on line sono da utilizzare”. C’è anche un po' di diffidenza reciproca, tanto che il tavolo regionale non ha ancora chiuso l'intesa: c’è l'accordo sull'apertura delle urne anche ai sedicenni e sugli aspetti finanziari. Ma manca quello sulla modalità di voto nei gazebo, che saranno 32: il Pd avrebbe proposto il modo tradizionale, con carta e matita, mentre il M5S avrebbe puntato su tablet e penna digitale. Piccoli problemi ma indicativi di una situazione tutta da definire. Non a caso, sia Letta sia Conte non si sbilanciano sulla possibilità di replicare, magari per le politiche del 2023: “C'è tempo”, è la risposta. Intanto, per la Sicilia “c'è un confronto in atto” ha spiegato Conte che ha poi ribadito “che sarebbe la prima volta che Pd e M5S si confrontano e si ritrovano a condividere questo percorso di selezione dei candidati. È un'esperienza inedita, troveremo sicuramente una soluzione”.
Il centrodestra lavora su alleanze e Sicilia. Renzi e Calenda sull’area Draghi
Se l'ala progressista prova a costruire un percorso comune, il centrodestra ha nella Sicilia un punto d’intralcio. La scelta del candidato sindaco a Palermo Roberto Lagalla non è stata facile e ancora meno appare quella del governatore, con FdI che spinge per ricandidare Nello Musumeci. Matteo Salvini per ora ha incaricato il partito sul territorio: “Il mio obiettivo è avere una coalizione unita e governare insieme, e quello che decidono a Palermo per me va bene. Non penso che Roma o Milano debbano imporre nulla sulla testa dei siciliani”. Sullo sfondo c’è la competizione fra alleati e la difficoltà a trovare la coesione nello schieramento; Giorgia Meloni è chiara: “Confido sempre che si possa e si debba ricostruire perché il mio obiettivo è andare al governo e, per andarci, non ho piani B: il mio piano è andarci con il centrodestra. Siamo un partito che ha sempre lavorato sulla coalizione, ma questo comporta regole, comporta chiarezza e comporta anche un po' di orgoglio di rappresentare questa metà campo”.
Per il 2023 resta per (quasi) tutti un obiettivo: basta governi di larghe intese. Lo ha detto Giuseppe Conte, lo ha ribadito Matteo Salvini e anche Enrico Letta: “Oggi l'Italia si trova con questa maggioranza atipica, unica e irripetibile”. Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno prospettive diverse; per Renzi “c'è uno spazio che può salvare il Paese, è l'area Draghi, oggi, in Italia, ed è l'area Macron in Francia. È uno spazio che esiste; non dargli una casa e un tetto per mere ragioni di egocentrismo personale sarebbe folle e da irresponsabili”. Calenda ha una prospettiva post voto: “Il copione delle elezioni 2023 non è già scritto ma noi siamo pronti con Più Europa ad andare al voto con l'attuale legge elettorale, per poi chiedere a Forza Italia e al Pd, ed anche alla sinistra, se ci stanno, di lavorare a un nuovo progetto di larghe intese guidato ancora da Mario Draghi, che considero la persona giusta”.
Letta rilancia il Pd, la missione del campo largo e ribadisce la vicinanza a Draghi
Dal forum dell’Ansa il segretario Pd Enrico Letta ha inviato un messaggio alla maggioranza, soprattutto al M5S che, da qualche tempo, sembra voler salire sulle barricate. Per il 21 giugno, quando il Parlamento voterà sull'Ucraina, i 5 stelle chiedono una risoluzione che contenga lo stop all'invio di armi. Ma per il segretario dem “quella discussione non può che essere in continuità con le decisioni prese adesso”, che invece l'aiuto militare non lo escludono: “Credo che ci debba essere una linea in continuità con l'alleanza europea”, ha spiegato Letta. Nonostante le distanze, il segretario Pd scommette su un'alleanza stabile per il 2023 con i Cinque Stelle. Un test “molto importante” saranno le primarie in Sicilia: “Una Regione amministrata male dal centrodestra per stessa ammissione di alcuni esponenti del centrodestra. Noi abbiamo la possibilità e la responsabilità di offrire un’alternativa non estemporanea”. Nel frattempo, per il patto progressista c’è la prova delle amministrative di domenica; per Letta “L'obiettivo sarà dimostrare che il campo largo è meglio dell'autosufficienza”, quella perseguita dal Pd nel 2017, quando il centrodestra vinse in 19 dei 26 capoluoghi che torneranno al voto domenica: sei andarono al centrosinistra e uno a un civico (Pizzarotti a Parma). “Giochiamo in trasferta”, ha scherzato Letta, che ha individuato il target della tornata elettorale: “Spero di far crescere quel sei” e che ne escano “più sindaci donna”.
La maggioranza composita di questo governo per Letta è irripetibile: mai più con la Lega, ha ribadito. E intanto sfida Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Il Parlamento Europeo mercoledì voterà il pacchetto Fit sulla sostenibilità che riguarderà l'avvenire della nostra società, dei nostri figli e del nostro ambiente. I gruppi di Salvini e Meloni si sono schierati contro e hanno intenzione di bloccare questo pacchetto. Sfido Salvini e Meloni a schierare i loro parlamentari a favore dell'ambiente e del futuro”. Il segretario dem ha in mente un'agenda di governo: “Dobbiamo pensare ai mali storici del nostro Paese: la questione salariale, con salari bassi e non cresciuti, e bassi tassi di produttività. Ѐ fondamentale che utilizziamo l'occasione offerta dal Pnrr. Servono investimenti e uno Stato che premi il lavoro stabile e continuativo a tempo indeterminato. Accanto a questo vanno ridotte le tasse sul lavoro. Abbiamo poi un problema drammatico di lavoro povero: noi siamo a favore del salario minimo, nella logica della direttiva Ue”. E poi c’è la legge elettorale: per Letta quella attuale è pessima e va cambiata.
Al Senato
Nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana, l’Assemblea del Senato non si riunirà per consentire lo svolgimento dell’ultima settimana di campagna elettorale in vista del voto per le amministrative e dei cinque referendum sulla giustizia. L’Aula di palazzo Madama tornerà a riunirsi martedì prossimo alle 16.30 per la discussione della proposta di delega al Governo in materia di contratti pubblici. Per questa settimana anche le Commissioni non si riuniranno.
Alla Camera
Come per il Senato anche l’Assemblea della Camera questa settimana non si riunirà. I lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno lunedì prossimo alle 16.00 con la discussione della proposta di legge per l’inserimento in Costituzione dell’attività sportiva, delle mozioni per la prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro e delle mozioni per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio.
Per quanto riguarda le Commissioni, oggi si riunirà solamente la Bilancio che, assieme alla Finanze, svolgerà delle audizioni ed esaminerà il decreto legge in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina. Nello specifico oggi alle 17.30 ascolterà i rappresentanti di Terna e alle 18.30 il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini.