Il Ppe lancia von der Leyen e apre alle destre europeiste

Il Partito popolare europeo si avvia verso una delicatissima campagna elettorale e il volto a rappresentarne la corsa è quello di Ursula von der Leyen. La numero uno della Commissione Ue sceglie il basso profilo nella prima giornata del Congresso del Ppe che, oggi, la incoronerà candidata in una votazione che si prospetta scontata nell'esito ma non nei numeri. Non tutti, infatti, voteranno l'ex ministra della Difesa tedesca e lo scrutinio segreto scelto dal presidente del Ppe Manfred Weber potrebbe moltiplicare i mal di pancia rimasti finora sopiti. Nell'immenso Romaexpo della periferia Nord di Bucarest arrivano decine di delegazioni da tutta Europa. Il Ppe può contare su dodici capi di Stato e di Governo e non fa nulla per nasconderlo. “Noi siamo diversi dal Pse, abbiamo leadership e un manifesto concreto”, è l'esordio di Weber, che toglie ogni suspense alla votazione che chiuderà il Congresso: “Sono certo del sostegno a Ursula von der Leyen”. Il manifesto è anche frutto del lavoro della presidente della Commissione. Sui migranti, tuttavia, il documento va ben oltre il Patto recentemente siglato tra i 27, evocando un modello Ruanda che porti i richiedenti asili lontano dal Vecchio continente. 

Del resto, è sul concetto di sicurezza (militare, energetica, economica, e anti-flussi) che il Ppe si è riunito. Il testo viene votato all'unanimità anche se su alcuni temi, nel corso dei negoziati pre-Congresso, è sorta più di una frizione: sul nucleare e sull'ingresso della Romania e della Bulgaria in Schengen gli austriaci sono insorti, mentre la spinta a cambiare i Trattati aumentando l'uso della maggioranza qualificata ha visto FI protagonista ma ha trovato il muro delle delegazioni dei Paesi più piccoli. A unire tutti, invece, è un mantra che Weber ripete più volte dal palco: “Viviamo tempi difficili, tempi di sfide”. Non lontanissimo, l'attacco russo che a Odessa sfiora Volodymir Zelensky e il premier greco Kyriakos Mitsotakis ricorda che Mosca è e resta una minaccia. Il possibile ritorno di Donald Trump rende quasi necessaria una difesa comune. E le proteste dei trattori, nella strategia del Ppe, sono la prova di un Green Deal sbagliato perché troppo ideologico. 

L'apertura alle destre è la diretta conseguenza della linea tracciata dal manifesto. “Chi vuole lavorare con noi per difendere e rafforzare l'Europa è il benvenuto, chi vuole indebolirla no”, rimarca il vicepresidente del Ppe Sigfried Muresan escludendo dai papabili interlocutori Marine Le Pen e i tedeschi di Afd. “Io auspico una maggioranza con Popolari, liberali e Conservatori (di Giorgia Meloni). I Socialisti non saranno il primo partito e non possono dettare le regole”, avverte il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Un rebus, tuttavia, pende sul Congresso di Bucarest: andrà davvero tutto come previsto dal Ppe e von der Leyen verrà eletta? Qualcuno storce il naso: gli spagnoli per la vicenda della legge sull'amnistia sono freddini, gli sloveni hanno apertamente mostrato riserve, i Republicains francesi non la voteranno essendo la “candidata di Macron”. E c'è chi, come il premier polacco Donald Tusk, difficilmente dialogherà con un Ecr che includa ancora il PiS. Bucarest, di fatto, segna la certezza che la Commissione vada al Ppe ma neanche l'investitura del Congresso renderà matematico che resti nelle mani di von der Leyen. 

Per la Meloni c'è un clima preoccupante nell'anno del G7

 “C'è un clima che non mi piace e mi preoccupa nell'anno del G7: vedo toni che mi ricordano anni molto difficili per la nostra nazione”. La premier Giorgia Meloni, parlando ai sindacati di polizia convocati a Palazzo Chigi dopo gli scontri di piazza e le polemiche per le manganellate ai ragazzi, evoca gli anni di piombo e si schiera dalla parte delle forze dell'ordine (“sottoposte a un’ingiusta campagna di denigrazione”) promettendo il rinnovo contrattuale per il comparto e nuove misure a tutela delle divise: si valuta l'applicazione del Daspo per i violenti nelle manifestazioni, l'arresto differito per chi causa lesioni a un agente e bodycam per chiunque sia impegnato nel servizio di ordine pubblico, tutti punti che potrebbero essere inseriti nei disegni di legge del pacchetto sicurezza approvato a novembre e che presto inizieranno l'iter parlamentare. Del brutto clima, Meloni ha detto di sentirsi “responsabile perché parte di questo clima dipende dal fatto che c'è la necessità di attaccare la sottoscritta e questo Governo. Mi preoccupa in un anno particolare, abbiamo la presidenza del G7, sarà un anno molto impegnativo, che investe la nostra credibilità sul piano internazionale”. E l'idea che i vertici dei 7 Grandi siano accompagnati da scontri di piazza turba il Governo: a soffiare sul fuoco, secondo la premier, ci sono “opinion maker” che offrono “cattivi insegnamenti” ai ragazzi. Bisogna quindi “contrastare una mentalità che vuole instillare nei più giovani che ci sono regole che possono non essere rispettate”. 

Per questo, ha sottolineato, “noi vogliamo continuare a garantire il diritto a manifestare ma nel rispetto delle regole”. La presidente del Consiglio ha quindi invitato i rappresentanti sindacali a mettere sul tavolo idee per migliorare la gestione dell'ordine pubblico: “Vogliamo raccogliere le proposte di chi è sul campo” e da parte dei segretari delle organizzazioni sono arrivate una serie di indicazioni, non tutte condivise come ad esempio i codici identificativi auspicati da esponenti dell'opposizione. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha ricordato che i poliziotti intervenuti a Pisa “si sono autoidentificati, come avviene sempre e ciò rende evidente quanto sia sterile la discussione ideologizzata che talvolta ruota attorno a certi istituti, a certe proposte che vengono fatte”. Sull'aspetto economico, Meloni ha promesso, assieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Antonio Tajani,Matteo Piantedosi e Giancarlo Giorgetti, che entro qualche settimana verrà attivato un tavolo per il “rinnovo del contratto del comparto sicurezza, scaduto ormai da quasi tre anni”. Ed ha ricordato che un miliardo e mezzo dei complessivi 5 miliardi stanziati nella legge di bilancio per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego sono destinati al personale in divisa. 

Schlein lancia la corsa del campo largo in Abruzzo: uniti vinciamo

Dopo il comizio unitario del centrodestra a Pescara, tocca al centrosinistra guadagnarsi la scena abruzzese a pochissimi giorni dal voto. La segretaria del Pd Elly Schlein ha percorso tutta la Regione “palmo a palmo”; è il quinto tour, per lei, nel territorio e questa volta ci torna dopo il risultato sardo. “Se c'è una cosa che ci ha insegnato l'elezione in Sardegna è che ogni voto fa la differenza”, quindi lancia l'appello: “Riprendetevi in mano il futuro della vostra Regione, si può fare”. L'obiettivo è quello di guadagnare terreno nel campo dell'astensione, ed è lì che Schlein prova a battere chiodo: “Uscite da qui e pensate a quelle dieci persone che stanno pensando di non andare a votare”. Parla di “speranza e fiducia” intorno alla larga coalizione che con Luciano D'Amico può portare il “buon governo” in Abruzzo. E attacca frontalmente sia la premier Giorgia Meloni che il governatore uscente Marco Marsilio: “Spero che gli abruzzesi vogliano un presidente abruzzese che vive in Abruzzo”, ironizza la leader dem, che torna sul tormentone di questa campagna elettorale. Marsilio, per Schlein, è un “candidato imposto da Giorgia Meloni e che non vive nemmeno in Abruzzo, un presidente scelto per appartenenza e obbedienza agli ordini di partito e che guarda prima il colore politico dei sindaci anziché la fascia tricolore”. 

La segretaria del Pd evidenzia il silenzio del governatore sui “tagli al Pnrr”, sul progetto dell'Autonomia differenziata e non ha dubbi a dire che ha governato male dimenticandosi di “ascoltare il territorio”. Accusa che rivolge anche alla premier Meloni: “Vorrei che avesse ascoltato di più le persone sulla Roma-Pescara”. Ed è proprio sul progetto del tracciato ferroviario tra la capitale e la più grande città abruzzese che Schelin continua ad attaccare la presidente del Consiglio: “Un furto mascherato, un gioco delle tre carte” quello con cui la premier avrebbe trovato i 720 milioni dal Fondo di Sviluppo e Coesione, “Promesse da mercanti”, quelle di un Governo “incapace di mandare avanti il Paese”. Quando le chiedono se il voto in Abruzzo possa influenzare la tenuta del Governo, risponde secca: “Sono le tensioni dentro la maggioranza che stanno paralizzando il Governo”, e aggiunge con malizia: “Comprendo le loro preoccupazioni su questo voto”. Che la posta in palio sia alta lo dimostra il fatto che leader e Ministri del centrodestra torneranno nei prossimi due giorni nella Regione. 

Che, però, la coalizione a sostegno di D'Amico creda nell'impresa emerge in modo chiaro e non solo dalle dichiarazioni della segretaria Schlein. Prima dell'incontro con i cittadini di Manoppello Scalo, preoccupati dall'impatto sul territorio del nuovo tracciato della Roma-Pescara, il deputato dem Luciano D'Alfonso parla già al passato: “Qui in Abruzzo era facile vincere”. Poi arriva la segretaria accolta da numerosi sostenitori, nonostante sia primo pomeriggio. Le regalano una mimosa, le lasciano lettere, scattano selfie. Poi la riempiono di applausi, quando dice che il progetto ferroviario “si deve fare, ma ascoltando i cittadini”. E il clamore aumenta, quando suona la carica: “Uniti si vince, abbiamo scelto D'Amico per competenza e quando ci mettiamo d'accordo sulle idee e sui temi si può vincere insieme”. Schlein chiude la giornata con Pier Luigi Bersani a Sulmona, riproponendo un tandem sperimentato a Carbonia in Sardegna: “Squadra che vince non si cambia, lui è di straordinaria generosità ed è molto amato”. Intanto è Matteo Renzi show in una sala gremita a Pescara, dove il leader di Italia Viva attacca il Governo, ribadisce le distanze con Conte e sul campo largo precisa: “Si scelgono le persone”. 

Alla Camera

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. L’Aula di palazzo Montecitorio è convocata per domani alle 9.30 per la discussione delle interpellanze urgenti. Anche le Commissioni oggi non terranno seduta.

Al Senato

Nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori dell’Aula di palazzo Madama riprenderanno martedì prossimo alle 16.30 con la discussione del decreto per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la presidenza italiana del G7 e del decreto sulle consultazioni elettorali dell'anno 2024. Anche le Commissioni non terranno seduta.

  1. Il Ppe lancia von der Leyen e apre alle destre europeiste
  2. Per la Meloni c'è un clima preoccupante nell'anno del G7
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