Per la Consulta l’esclusione di Autostrade è legittima. Il M5s attacca su Aspi.
La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso presentato da Autostrade sulla sua esclusione dalla procedura negoziata per la scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi. La Corte ha stabilito che il Governo poteva farlo vista “l’eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso”. Immediata la reazione del premier Giuseppe Conte: “Ci conforta la piena legittimità costituzionale della soluzione a suo tempo elaborata dal Governo”. Ma la decisione della Consulta non è solo una conferma di quanto fatto, è una vera e propria bomba che fa traballare ancora di più la concessione di Autostrade per l’Italia. A quasi due anni dal crollo e a poche decine di giorni dall'inaugurazione, il Governo non ha ancora preso alcuna decisione sul futuro della concessione affidata ad Aspi, accumulando un ritardo che, in assenza di un intervento a breve, potrebbe far ritrovare Aspi a gestire di nuovo il viadotto sul Polcevera.
La situazione paradossale è tornata a scatenare la polemica, ha fatto arroccare il Movimento 5 Stelle, gridare allo scandalo Giovanni Toti, lasciato interdetti gli sfollati e i parenti delle vittime e portato anche il Partito Democratico a sollecitare un'accelerazione nelle decisioni, che, ha assicurato ancora una volta il premier, arriveranno al massimo entro questa settimana. Autostrade per l'Italia è costretta a ricordare gli impegni economici sostenuti ma anche di aver dato il massimo supporto per la realizzazione del nuovo viadotto collaborando con il commissario Marco Bucci e di aver profondamente cambiato il proprio management. Da settimane nel capoluogo ligure ci si chiede infatti chi sarà a gestire la nuova opera, su cui ieri è stato gettato il primo strato di asfalto e che tra pochi giorni vedrà completati definitivamente i lavori. “Ho confermato tutta la procedura di collaudo, della consegna e ovviamente anche quella della gestione post-inaugurazione che va al concessionario”, ha spiegato la ministra Paola De Micheli; ad oggi l'affidatario della concessione è però proprio Aspi per quanto pro tempore e solo a livello tecnico.
Nel Movimento Cinque Stelle sono tornati ad alzare le barricate: “Avevamo promesso che i Benetton non avrebbero più gestito le autostrade. Tantomeno il ponte. Le promesse vanno mantenute”, afferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Con lui il viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni. “Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton”. “Non possiamo permetterlo”, gli ha fatto eco il capo politico Vito Crimi. Per i dem il messaggio è molto meno battagliero, un richiamo al Governo “ad assumere rapidamente le decisioni, da troppo tempo attese, sulle concessioni autostradali”. Anche Giorgia Meloni parla di un “de profundis” per il Movimento, mentre da Forza Italia Maria Stella Gelmini lo accusa di ingoiare in silenzio “solo per amor di poltrona”. Un appello alla chiarezza arriva infine da Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi: “Chiediamo la revoca della concessione e vorremmo avere notizie dal Governo prima che ci sia la commemorazione del 14 agosto. Non è accettabile che dopo due anni non si sia ancora definita questa questione”.
La maggioranza è attraversata da tensioni fortissime ma Conte rimane ottimista
A rendere ancora più caldo per la maggioranza questo inizio di estate non sono solamente le fortissime tensioni su temi divisivi, bensì anche le spaccature all'interno dei singoli partiti tutti concentrati nello sprint finale verso le Regionali. Per Giuseppe Conte “La maggioranza parlamentare è solida, e soprattutto, è determinata a lavorare intensamente per il rilancio del Paese”. Ma i problemi ci sono, a partire dai 5 Stelle che si trovano a un bivio per il loro futuro. Non a caso Davide Casaleggio ha allungato la sua trasferta romana di un giorno per incontrare Luigi Di Maio, dopo il colloquio di ieri con il presidente del Consiglio. Fra i temi all’ordine del giorno ci sono gli stati generali del Movimento, la deroga dei due mandati, la scelta tra capo politico, direttorio e segreteria allargata, oltre, ovviamente, il tema delicatissimo delle alleanze, a partire da quelle con i dem che l'ala ortodossa capeggiata da Alessandro Di Battista osteggia da tempo. Molti parlamentari, tra la Camera e il Senato, hanno però interpretato l'intervento del premier sui decreti sicurezza come l'offerta di un terreno d’incontro tra pentastellati e democratici. Conte ha ribadito che “Il Governo sta già lavorando a una modifica dei decreti sicurezza. Lo abbiamo scritto nel progetto su cui ho chiesto la fiducia al Parlamento. C’è già un'intesa di massima tra le forze politiche, con i capigruppo concorderemo il piano, anche perché il Parlamento sta lavorando tantissimo, ma siamo pronti a portare in Aula un dl in cui potenzieremo quella che è la sicurezza. Il che non significa perseguire persone deboli, ma creare condizioni perché tutti possano rispettare le nostre leggi”.
Ma nelle Aule e nelle Commissioni, intanto, la maggioranza appare andare in ordine sparso: in Senato, ieri, si è sfiorata una spaccatura sulle missioni militari all'estero. Qui il braccio di ferro non è tra i partiti, ma all'interno del Pd con i giovani turchi contrari al rifinanziamento del sostegno alla Guardia costiera libica, in questo assieme a Leu. È stato un ordine del giorno di Italia viva, presentato da Laura Garavini, a ricompattare la maggioranza. ma subito la stessa Iv sul tema della giustizia si smarca dagli alleati portando al Question Time di oggi al Senato una richiesta di chiarimento al ministro Bonafede sulla vicenda Berlusconi-Franco-Esposito che portò alla condanna definitiva del leader di Fi nell'agosto 2013 . Per altro Iv in Senato ha votato con il centrodestra anche sull'istituzione della Giornata nazionale sulle vittime degli errori giudiziari, cosa che ha irritato M5S, Pd e Leu. Ulteriori fibrillazioni riguardano la legge elettorale sul quale è imminente un primo voto parlamentare in cui Italia Viva potrebbe mettersi di traverso. Il cosiddetto Germanicum, il proporzionale con sbarramento al 5%, deve essere votato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera come testo base su cui presentare poi gli emendamenti; il voto è slittato a martedì 14 e Italia Viva, che è contraria al testo su cui aveva concordato a gennaio, non ha deciso ancora la sua posizione.
Le opposizioni rinviano l’incontro con Conte
Nel centrodestra esplode un nuovo caso sull'invito di Giuseppe Conte. Dopo la rinuncia, discussa all'interno della coalizione, a partecipare agli Stati generali di Villa Pamphilj, i partiti di opposizione attendevano una nuova convocazione a Palazzo Chigi da parte del presidente del Consiglio. Ma il fatto che l'invito, fissato per oggi pomeriggio, sia arrivato, solamente ieri, alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni prima che alla Lega di Matteo Salvini ha creato un po' di agitazione, con il leader leghista che si è sfogato coi cronisti dicendo di non essere stato ancora convocato e quindi annunciando che non sarebbe andato. In segretaria federale di via Bellerio è poi arrivata, prima la mail, poi la telefonata della segreteria di Palazzo Chigi. Difficile organizzate un incontro dalla sera alla mattina, quindi, la risposta, concordata da tutto il centrodestra, anche Forza Italia, è stata quella di rinviare l'incontro alla prossima settimana. Non senza una evidente irritazione del premier.
“Se fossi un elettore di Lega e Fratelli d'Italia, non dico Forza Italia perché mi pare che abbia maggiore disponibilità, io pretenderei che il mio capo politico andasse a un incontro con il presidente del Consiglio, perché è il presidente del Consiglio di tutti gli italiani”, ha scandito Conte commentando la decisione del centrodestra in una conversazione coi cronisti durante la visita a Madrid. “Credo che loro abbiano la responsabilità e il dovere di incontrare il presidente del Consiglio senza se e senza ma”, ha insisto il premier. Durante la conferenza stampa congiunta con il collega spagnolo Pedro Sanchez, all'ora di pranzo, Conte già aveva manifestato un po' di insofferenza nei confronti delle richieste e delle critiche continue dell'opposizione: “C'è un po' di difficoltà a fissare un incontro con le opposizioni. Mi ricorda un po' Nanni Moretti in Ecce Bombo: mi si nota di più se lo facciamo a Chigi o a Villa Pamphilj, se lo facciamo istituzionale o meno istituzionale…? io ci sono, gli inviti sono partiti e spero ci sia confronto”, aveva detto.
Al Senato
L’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per lo svolgimento delle interrogazioni e successivamente alle 15.00 per quelle a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl sulla Magistratura onoraria. La Finanze svolgerà diverse audizioni sul ddl relativo al recupero dei crediti in sofferenza ed esaminerà il ddl sull’imposta di registro sugli atti giudiziari. L’Istruzione svolgerà diverse audizioni sull'impatto del Covid-19 sul settore della cultura. La Agricoltura svolgerà diverse audizioni sull’affare assegnato relativo al fenomeno della cosiddetta moria del kiwi. La Commissione Industria svolgerà diverse audizioni sull’affare assegnato sul settore dell'automotive italiano e le implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica e ascolterà i rappresentanti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sull’affare sulla razionalizzazione, la trasparenza e la struttura di costo del mercato elettrico e sugli effetti in bolletta in capo agli utenti. La Territorio proseguirà l’esame degli atti del governo relativi al pacchetto economia circolare. La Politiche dell’UE proseguirà il confronto sulla legge di delegazione europea.
L’Aula della Camera
Dopo che ieri è stata approvata la questione di fiducia, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi oggi alle 9.00 per l’approvazione del decreto rilancio. A seguire si confronterà sul decreto, già approvato dal Senato, sulle misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19.
Le Commissioni della Camera
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali ascolterà i rappresentanti di Nomos e di di Amcham Italy sulle pdl per la disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi. A seguire esaminerà la pdl per la soppressione dei collegi uninominali e di soglie di accesso alla rappresentanza nel sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. La Giustizia esaminerà la pdl sulla violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere e la pdl per la protezione che collaborano con la giustizia e lo schema di decreto legislativo sul codice della crisi di impresa e dell'insolvenza. Le commissioni Esteri, con la Politiche dell’Ue, ascolterà l’Ambasciatore della Repubblica Federale tedesca Viktor Elbling sulle priorità del semestre di presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea (luglio-dicembre 2020).
La Cultura, con la Trasporti, si confronterà sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione intenzionale, seriale e massiva di informazioni false. La Trasporti esaminerà il documento finale dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie nelle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5g e all'utilizzo dei big data. L’Attività Produttive esaminerà la pdl di delega al Governo per la riforma della disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza. La Lavoro esaminerà la risoluzione sui sistemi di protezione sociale per i lavoratori. La Affari Sociali proseguirà il confronto sulla pdl l’istituzione della Giornata dei camici bianchi.