Il Parlamento si riunirà in seduta comune alle 10 di domani per assistere al giuramento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Occasione in cui il capo dello Stato rivolgerà in maniera solenne il suo primo messaggio a deputati e senatori. Con tutta probabilità, quello del giurista palermitano, sarà un discorso essenziale ed asciutto. Le sue parole saranno indirizzate a chi lo ha votato in Parlamento e a chi non lo ha votato, in nome di quel ruolo di garanzia assoluta che Mattarella vuole fissare nella pietra sin da subito. Una ricerca immediata, quasi istintiva di unità del Paese: una comunione d'intenti per uscire dalle secche della crisi tutti insieme diretti verso una repubblica nuova e più moderna attraverso cambiamenti da fare certamente ma con accuratezza. Sente il peso della responsabilità l'ormai ex giudice della Corte costituzionale e lo esterna in una telefonata all'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi: “Sono grato per tutto quello che hai fatto per il Paese. Tu puoi capire bene quali siano le mie preoccupazioni”, gli ha detto. L'ex esponente della sinistra della Democrazia cristiana ha poi ringraziato Napolitano in un colloquio di oltre un'ora, incontro ospitato nella casa del rione Monti dell'ex inquilino del Quirinale. Secondo alcune indiscrezioni, i “due presidenti” avrebbero parlato anche dei tanti dossier che sino a poche settimane fa hanno affollato la scrivania di Napolitano. Camera e Senato dovranno infatti occuparsi fin da subito della riforma costituzionale e della riforma elettorale: temi su cui l'ex presidente della Repubblica non ha mai mancato di esprimersi. Per il presidente del Consiglio, proprio su questi argomenti, non ci saranno ritardi. Per il segretario del Partito democratico la legge elettorale può essere approvata alla Camera ad aprile e la riforma costituzionale essere pronta, come previsto, per il 2016. Certo, resta da capire quali saranno i rapporti con Forza Italia e il Nuovo centrodestra. È innegabile che le manovre per arrivare all'elezione di Mattarella al quarto scrutinio lasceranno un lungo strascico nella maggioranza di governo e tra i contraenti del Patto del Nazareno. Gli alfaniani devono fare i conti con dei sommovimenti interni che accusano il ministro dell'Interno di essersi fatto marginalizzare da Matteo Renzi. In Forza Italia si chiede a gran voce di stracciare l'accordo del Nazareno e di riprendere a fare opposizione senza sconti. Il Cavaliere domani sarà di nuovo nella Capitale, a tirare le somme e a tentare di rimettere insieme i cocci di un partito ormai allo sbando. L'aria è quella da resa dei conti, almeno a sentire gli uomini vicino a Raffaele Fitto: entro pochi giorni vogliamo capire quali siano le intenzioni del presidente - è il messaggio fatto recapitare ad Arcore - ed in base a ciò che decide ci regoleremo di conseguenza. Parole che suonano come un ultimatum e che fanno ben capire come questa volta la pazienza dell'ex governatore della Puglia sia giunta al capolinea. La richiesta di Fitto è chiara e cioè capire entro questa settimana se l'ex capo del governo abbia intenzione di cambiare linea e soprattutto atteggiamento nei confronti di palazzo Chigi. Non si può pensare di far finta di nulla e continuare con una strategia confusa e senza punti di riferimento - è il ragionamento che fanno i fedelissimi dell'eurodeputato - rischiando così di frantumare definitivamente quel che resta di Forza Italia e lasciare spazio solo a Salvini e ad una destra di stampo lepenista. Insomma la richiesta è quella di un chiarimento entro pochi giorni. Oltre ai fittinani, però, l'ex capo del governo deve fare i conti con chi, come nel cosiddetto cerchio magico, imputa alla gestione dei rapporti con Renzi da parte di Gianni Letta e Denis Verdini la situazione in cui si trova Forza Italia. Anche nel Partito democratico si potrebbe aprire un nuovo fronte per la componente renziana. Ieri, Pierluigi Bersani, ha spiegato che la tenuta della legislatura dipende tutta da Matteo Renzi. La sinistra Pd non ha nessuna intenzione di promuovere una scissione interna ma chiederà modifiche alla legge elettorale e al Jobs Act licenziato qualche settimana fa. Entro la settimana dovrebbe essere portata a termine dalla Camera la discussione relativa alla revisione della seconda parte e del Titolo V della Costituzione. Un termometro politico per verificare quali saranno gli effetti causati da quanto accaduto negli ultimi giorni
Oggi si riunirà solo la commissione Lavoro del Senato. All'ordine del giorno il parere sulla nomina di Tito Boeri al vertice dell'INPS, lavori che potrebbero avere un esito non scontato. La programmazione dei lavori delle assemblee e delle Commissioni di Camera e Senato sarà approntata solo dopo il giuramento di Mattarella.