Il M5S scenderà in piazza contro i vitalizi. Tensione nella maggioranza

Il M5S scenderà in piazza contro i vitalizi il 15 febbraio. Una manifestazione che mira a ricompattare il Movimento in un momento di grande difficoltà nel quale le voci di una possibile scissione si rincorro giorno dopo giorno. Il rischio, comunque, è che la piazza si trasformarmi in un attacco, anche velato, al premier Giuseppe Conte. Il Capo del Governo, non a caso, si sta muovendo con prudenza rispetto a un Movimento. In Aula del Senato ha difeso in maniera netta il reddito di cittadinanza rispetto all'ennesimo attacco renziano, poi ha mostrato attenzione sulla manifestazione di febbraio, ricordando come il M5S scenda in piazza per delle battaglie che lo caratterizzano sin dalle origini.

Conte media sulla prescrizione ma la tensione tra Iv e M5S è altissima

Un ultimo tentativo di mediazione sulla prescrizione, per infrangere il muro contro muro di M5S e Italia viva: Giuseppe Conte ci ha provato nuovamente convocando a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza per cercare una mediazione quasi impossibile. Richiama all'ordine i partiti, li invita a fare il passo che consenta di siglare un'intesa che serve non solo a mandare avanti la riforma del processo penale ma a sbloccare l'intera agenda di Governo, ostaggio dello scontro sulla giustizia. Pd e Leu spingono per una mediazione: l'idea è far scattare il blocco definitivo della prescrizione solo dopo una doppia condanna, in primo grado e in appello. Il Movimento dice un sì condizionato ma Matteo Renzi dice no, non basta: bisogna rinviare tutto di un anno. Se gli altri partiti andranno avanti senza Iv, avverte, porterà lo scontro in Aula al Senato “dove Bonafede anche con il Pd non ha i numeri: dovrà cedere”. Se non ci sarà intesa, replicano fonti M5S, il ministro della Giustizia andrà alla sfida in Aula.

Duro scontro tra Bossi e Salvini

Alta tensione dentro la Lega con Umberto Bossi e Matteo Salvini, ai ferri corti come mai successo prima, uno scontro frontale al termine del quale il Capitano sembra aver rottamato definitivamente il Senatur. Dopo le critiche espresse da Giancarlo Giorgetti alla campagna elettorale in Emilia-Romagna, anche il Bossi boccia Salvini demolendo la svolta impressa dal segretario federale a partire dalla nazionalizzazione del partito e la cancellazione del Nord. “Ho aderito al gruppo Lega per Salvini premier per forza di cose. Ma una tessera nazionalista mica fa per me”. Secca la replica di Matteo Salvini: “Rispetto le sue idee ma non cambio le mie. I numeri dicono che non siamo mai stati così forti come adesso nelle regioni del Nord e con grande orgoglio ormai siamo determinanti e presenti al Sud”.

Tra Salvini e Meloni, è duello sul futuro centrodestra

È duello sul futuro centrodestra tra Salvini e Meloni, anche se a 7000 km di distanza. La leader di Fratelli d'Italia è volata in Usa su invito del Congresso americano ed è stata ospite del National prayer breakfast su spinta del presidente Trump. Il leghista è restato in Italia, ha saltato la conferenza dei conservatori aperta a Roma proprio dall'alleata e ha incontrato separatamente Viktor Orban. Ma in ballo resta la strategia del nuovo centrodestra e il suo futuro, segnato dal boom di consensi di FdI e dalla Lega un po' acciaccata dopo la sconfitta emiliana. In ogni caso tra Giorgia e Matteo la sfida è aperta, anche se sottotraccia.

Berlusconi lancia Caldoro in Campania

Forza Italia si tira fuori dal braccio di ferro nel centrodestra sulle prossime regionali e lascia la ridistribuzione delle regioni nella coalizione voluta dalla Lega nelle mani di Salvini e Meloni. Silvio Berlusconi ha riunito a palazzo Grazioli il comitato di presidenza del partito, allargato anche ai coordinatori regionali, e blindato Stefano Caldoro come candidato alla regione Campania. L'ex premier è forte del risultato raggiunto in Calabria, ha raccolto entusiasmo: “Il successo in Calabria conferma il ruolo di Forza Italia come primo partito della coalizione nel Mezzogiorno”.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini continua a crescere fino al 33,3%. In netto calo il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi non si riprende dopo la batosta in Emilia-Romagna e si arresta al 13,9%. La Lega si conferma il primo partito del Paese con una distanza dal secondo partito (PD) di 13,6 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 19,4 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili al 2% mentre l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno scende al 3,1%. Nell’area centrista, +Europa scende sotto il 2%, mentre Italia Viva perde consenso (4,1%) nonostante la grande copertura mediatica in seguito alla prima Assemblea nazionale tenutasi a Cinecittà la scorsa settimana. Rimane invece stabile Azione, il partito fondato dall’ex ministro Carlo Calenda al 2,6%.  Sale nei sondaggi in modo vigoroso il Partito Democratico. Rispetto alla scorsa rilevazione, i dem guadagnano più di due punti, attestandosi al 19,7%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione con il 10,2% dei consensi, Forza Italia continua il suo momento positivo (6,3%) mentre Cambiamo!, il partito del Governatore ligure Giovanni Toti, si ferma all’1,1% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 40,8% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 50,9%, quella di centrosinistra il 28,8%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 13,9%.

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Settimana Politica 1 - 7 febbraio 2020



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