Governo, ultimatum di Conte a Di Maio e Salvini
A una settimana dalle europee, il premier Giuseppe Conte ha lanciato un ultimatum ai due vicepremier: non ha alcuna intenzione di galleggiare, quindi, se Luigi Di Maio e Matteo Salvini non si assumeranno “piena responsabilità”, salirà al Colle e rimetterà il suo mandato da presidente del Consiglio. Conte non può più accettare “polemiche sterili e inutili” tra M5S e Lega, perché “sottraggono energie preziose e distolgono dagli obiettivi di governo”. Il mantra che ripete “è leale collaborazione”, altrimenti non val la pena proseguire.
Le opposizioni bocciano in toto la conferenza stampa di Conte
Le opposizioni bocciano senza appello Giuseppe Conte. Nicola Zingaretti parla di un premier che “ha ammesso il fallimento del suo Governo”. Parole pressoché identiche da FI. Silvio Berlusconi in un messaggio facebook ha parlato di un “Governo al capolinea” e di un Conte che “deve farsi da parte per lasciare spazio a un governo di centrodestra”. Il leader azzurro si dice “pronto a un voto anticipato e che il centrodestra unito vincerebbe sicuramente”. Pure Giorgia Meloni, forte del risultato delle europee, attende al varco l'esecutivo gialloverde sognando la fine del Governo. “Fanno il gioco del cerino tra Lega e M5S per vedere a chi affibbiare la responsabilità di farlo cadere prima di dover affrontare la legge di Bilancio”, argomenta la leader di Fdi.
Tregua armata tra Salvini e Di Maio. Crisi rinviata?
Dopo giorni di crescente tensione, alla fine Luigi Di Maio ha telefonato a Matteo Salvini per evitare la crisi di Governo. La telefonata ha permesso di sbloccare l'impasse sui decreti crescita e sblocca cantieri fermi da giorni in Parlamento. Comunque sia la crisi di Governo non è ancora sventata. La dead line la fissa Salvini: 15 giorni per capire se ci sono i margini per proseguire. Comunque sia, i pentastellati continuano a sospettare che il leghista voglia in realtà far saltare tutto ma il tentativo di ricucire è in corso e potrebbe passare da un rimpasto di governo che rimetta in discussione gli incarichi di ministri come Giulia Grillo o Danilo Toninelli. Quello che è certo è che entro fine giugno si capirà davvero se le condizioni ci sono e comunque, osservano in casa M5S, non prima dei ballottaggi che vedono Salvini super impegnato per la campagna elettorale.
Sancita la tregua tra Salvini e Di Maio
Dopo giorni di fortissima tensione e numerose telefonate, Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono incontrati a Palazzo Chigi per cercare di mettere in campo una strategia di rilancio del Governo giallo verde. Forse non è scoppiata la pace, ma una tregua, seppur fragile, quella sì. La conferma arriva con una nota congiunta: l'incontro viene descritto come positivo e cordiale, utile a fare il punto sulle priorità da realizzare in tempi brevi e a riavviare un dialogo costruttivo con l'Europa. Comunque sia, da Prato il segretario della Lega spiega di aver “sentito dei sì dall'amico Luigi Di Maio”, con cui c'è stato un confronto franco: si è preso atto di aver sbagliato entrambi. I due leader avrebbero parlato anche della possibilità di un rimpasto di Governo e Salvini avrebbe innanzitutto rivendicato il ministero agli Affari europei che fu di Paolo Savona.
Per Cantone il decreto sblocca cantieri aumenterà la corruzione
A poche ore dall’approvazione in prima lettura del decreto sblocca cantieri da parte del Senato, è arrivata la bocciatura del presidente dell'Anac Raffaele Cantone che, nel giorno della relazione annuale dell’agenzia a Montecitorio, non ha esitato di esprimere tutte le sue perplessità. Nella sua relazione di fronte al ministro Bonafede, ha criticato il decreto che interviene profondamente a modificare il Codice degli appalti. A suo giudizio le norme limiteranno le possibilità d’intervento dell’Anac, potrebbero favorire le infiltrazioni della criminalità organizzata e ridurranno la possibilità di intervenire sui conflitti d’interessi.
I sondaggi della settimana 1-7 giugno 2019
Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini continua a crescere dopo il grande risultato delle elezioni europee raggiungendo il 36,5% nelle intenzioni di voto degli italiani. In risalita anche il Movimento 5 Stelle che, dopo la brusca frenata del 26 maggio, torna a crescere di mezzo punto percentuale. Il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta al 17,5% nelle intenzioni di voto. La Lega di Matteo Salvini si conferma stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal secondo partito (PD) si attesta a 13 punti percentuali, mentre quella con il M5S è di 19 punti.
Nell’area delle sinistre, Sinistra Italiana e Rifondazione comunista rimangono stabili all’1,7%, mentre i Verdi dimostrano di godere di buona salute arrivando al 2,6%. Nell’area centrista, +Europa, alleata con Italia in Comune, il movimento civico del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, rallenta nuovamente e scende al 2,7%. In crescita il Partito Democratico. I dem questa settimana raggiungono il 23,5%. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia è data al 6,6%, oramai ad un’incollatura da Forza Italia che sconta la possibile scissione del gruppo filo-salviniano capeggiato da Giovanni Toti. Il partito fondato da Silvio Berlusconi cede terreno finendo al 6,9%.
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 54 % delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 50%, quella di centro sinistra il 26,2%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 17,5%.