Botta e risposta tra Tajani e Salvini su Le Pen e posizionamento europeo
Si alza la tensione nel centrodestra: è bastato l'annuncio dell'incontro tra Marine Le Pen e il segretario della Lega Matteo Salvini per provocare fibrillazioni nella maggioranza; il faccia a faccia, che doveva tenersi lunedì a Roma, alla fine è saltato alla luce della grave situazione in Francia, ma l'agitazione resta: Fi definisce “impossibile” un'alleanza con Le Pen, la Lega respinge i “diktat” e lo stesso Salvini avvisa che “non accetterà veti” sui suoi alleati in Europa. Sullo sfondo resta la premier Giorgia Meloni, che fa capire che punta a costruire, se non un'alleanza organica, un'intesa tra popolari e conservatori di cui si candida a essere punto di riferimento. “Di certo cresce la consapevolezza che l'accordo innaturale tra Popolari e Socialisti non sia più adeguato alle sfide che l'Europa sta affrontando”, spiega la Premier, osservando che “in Spagna, dove si vota a luglio, è possibile un governo di centrodestra con popolari e conservatori, dopo che in Italia, Svezia e Finlandia si sono imposti governi di centrodestra”, mentre “a Bruxelles sui singoli provvedimenti si creano alleanze allargate alternative alla sinistra. È una fase stimolante in cui i conservatori e l'Italia possono giocare un ruolo centrale”.
Stando anche ai rumors, sembrerebbe che Meloni non abbia alcuna intenzione di legarsi ad altre forze di estrema destra in Europa. La sua strategia sarebbe quella di pesarsi alle elezioni e, forte del risultato ottenuto, vorrebbe poi consegnare ai conservatori europei, di cui è presidente, il ruolo di ago della bilancia nelle alleanze per la formazione della nuova Commissione Ue. Dichiara Antonio Tajani: “Sono anche il vicepresidente del partito popolare europeo e per noi è impossibile qualunque accordo con Alternative fur deutschland (Afd) e con il partito della signora Le Pen”. La replica del Carroccio è affidata ai deputati Marco Zanni e Marco Campomenosi: “Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo, tanto più se questo arriva da chi fino a oggi è stato a braccetto di Pd e socialisti in Ue”, affermano.
Meloni parla di miracolo italiano agli industriali di Assolombarda
Il nuovo “piccolo miracolo italiano”, un Paese che cresce più delle aspettative e della media Ue, e una nave, “la più bella del mondo”, che pure un po' acciaccata può sfidare qualsiasi onda. È quasi un intervento motivazionale quello che Giorgia Meloni fa davanti agli industriali di Assolombarda. Nei 27 minuti del suo intervento riceve diversi applausi, quando sottolinea che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale ed economica, quando ricorda i risultati delle battaglie a Bruxelles sull'auto, quando insiste sulla necessità di perseguire la “neutralità tecnologica”. La Meloni elenca le priorità e le sfide, a partire dal Pnrr e dallo scorporo degli investimenti strategici nel nuovo Patto di stabilità Ue, ma indica linee di azione generali più che risposte concrete: annuncia a breve, in Cdm ad agosto, un chips act italiano, per rendere l'Italia competitiva nell'high tech, e per la primavera del prossimo anno un “documento globale di politica industriale” per il made in Italy. Resta vaga sul cavallo di battaglia degli industriali, quel taglio del cuneo indispensabile a rendere le imprese competitive con la concorrenza straniera e che lo stesso Bonomi mette in cima alle priorità insieme agli incentivi per industria 5.0. Ci saranno meno tasse per chi investe nella transizione e “nelle risorse umane” grazie alla riforma fiscale, assicura la premier, che garantisce anche che il Governo è alla ricerca delle risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo applicato quest'anno (6 punti fino a 35 mila euro, 7 punti entro i 25mila euro).
Meloni rafforza l’asse con Varsavia e rilancia i Conservatori europei
Chi spera in una crepa nei Conservatori riformisti europei rimarrà deluso, Italia e Polonia “hanno gli stessi obiettivi”: in un blitz a Varsavia, Giorgia Meloni rassicura il suo principale alleato in Europa Mateusz Morawiecki, ma la Premier manda anche un messaggio di compattezza anche all'intera famiglia dell'Ecr. Lo scenario è incerto da qui alle elezioni europee del giugno del 2024: sarà un anno “entusiasmante ma duro”, prevede la leader di FdI. Le tensioni attraversano Paesi e partiti, mettendo alla prova anche le alleanze nazionali; Meloni fin qui ha sorvolato sulla fuga in avanti di Matteo Salvini e sui veti di Antonio Tajani, il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd. Mentre c'è chi fa “alchimie” o usa “i bilancini”, lei da presidente di Ecr indica come “unico obiettivo” quello di “rafforzare la nostra famiglia”, per “collaborare e avvicinare tutti i partiti simili ai nostri”.
L'obiettivo condiviso è portare l'Europa ad affrontare l'immigrazione illegale prima che entri nel suo territorio. Comunione d'intenti totale anche sul fronte del sostegno all’Ucraina. E poi ancora sul palco del seminario Ecr, dove Morawiecki usa toni perentori: “Se non controlliamo la migrazione irregolare rischiamo di vedere nelle nostre strade quello che vediamo ora in altri stati membri”, dice alludendo alla Francia. Su questo terreno “la sovranità polacca non può essere intaccata dalla Commissione Eu”, attacca, ribadendo anche il “no” deciso alla modifica dei Trattati per decidere a maggioranza qualificata, anziché all'unanimità, su alcune materie.
Santanchè si difende in Aula. M5S annuncia una mozione di sfiducia
Nessun avviso di garanzia, nessun compenso milionario dalle aziende, nessuna multa da pagare, ma “una campagna di vero e proprio odio” e la volontà di difendere “il mio onore e anche quello di mio figlio”: è questo il fulcro della strategia difensiva della ministra del Turismo Daniela Santanchè. Dopo due settimane di polemiche, al Senato si smarca dalle accuse e contrattacca sull'inchiesta di Report sulle aziende Visibilia e Ki Group. La maggioranza fa quadrato: FdI le rinnova la fiducia e la Lega accoglie con favore l'“atto di trasparenza non dovuto”. “Giuro sul mio onore che non sono stata mai raggiunta da alcun avviso di garanzia e ho chiesto ai miei avvocati di verificare”, ha esordito Santanchè, prendendo la parola dai banchi del Governo circondata dai ministri: i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e i ministri Casellati, Piantedosi e Ciriani. Nel suo intervento elenca le cifre sulle sue partecipazioni alle società e afferma “Quando mi guardo allo specchio mi piace quello che vedo riflesso. Solo chi ruba nasconde, io non ho nulla da nascondere”. L'Aula ascolta in silenzio, scaldandosi solo quando il capogruppo M5S Stefano Patuanelli annuncia una mozione di sfiducia. Prima della mozione di sfiducia, il Pd, che in aula ha rilanciato la richiesta di dimissioni, ha chiarito di non aderire alla mozione ma che la voterà.
Passa la sospensiva sul Mes, tutto rimandato a novembre
Come previsto, della ratifica del Mes se ne riparlerà dopo l'estate e sicuramente non prima di novembre. È passata la richiesta di sospensiva della maggioranza che ha impedito la discussione dell'Aula della Camera su un provvedimento che da mesi divide gli schieramenti ed è molto atteso da Bruxelles. Con 195 voti a favore e 117 contrari, Montecitorio ha deciso di sospendere senza appello per quattro mesi la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità istituito nel 2012. Serve la ratifica parlamentare per farlo entrare in vigore e l'Italia è sotto la lente di tutta l'Eurozona, essendo rimasto l'unico Paese dell'Unione a non aver provveduto a farlo. La lunga sospensiva era stata già annunciata da giorni per cui alla Camera i toni non si sono alzati più del dovuto e le proteste delle opposizioni sono state limitate a schernire la scelta della maggioranza di procedere ad un rinvio che certamente allontana ma non risolve quella che è indubbiamente una grana per il governo di Giorgia Meloni. Infatti, in molti, anche nella maggioranza, non nascondono che il rinvio a novembre comporti almeno un paio di rischi: le elezioni europee (giugno 2024) saranno più vicine e quindi la conflittualità interna più accesa; in quelle settimane la legge di Bilancio sarà nel vivo e la Commissione Ue sarà ancora più attenta nei confronti dell'Italia. A tutto ciò bisogna aggiungere che la ratifica deve necessariamente arrivare entro la fine dell'anno, pena il ritorno al vecchio Mes del 2012.
Caso Santanchè-Delmastro, da Chigi dura nota contro magistratura
Accanto al caso che vede protagonista Daniela Santanchè, a riaccendere lo scontro sulla giustizia è anche il caso Delmastro. Le opposizioni chiedono le dimissioni di entrambi gli esponenti di governo e sulle due vicende interviene Palazzo Chigi, che fa quadrato e respinge qualsiasi ipotesi di passi indietro. Anzi, sceglie di contrattaccare e nel mirino finisce quella parte della magistratura che sembra voler svolgere il ruolo dell'opposizione e avviare anzitempo la campagna elettorale per le Europee. Le parole che filtrano sono dure: “In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione e il giudice dell'udienza preliminare imponga che si avvii il giudizio”, è la parte dedicata al “caso Delmastro”. Poi la vicenda Santanchè: “In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento”. Ebbene, osservano allora da Palazzo Chigi, “quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”.
Covid, sì a Commissione da Camera. Per Conte e Speranza è tribunale politico
Arriva, tra le polemiche, il sì della Camera alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid. Il centrodestra vota compatto a favore, le opposizioni si spaccano, con Azione e IV che dicono sì alla bicamerale, il M5S che abbandona l'aula prima del voto e i deputati di Pd e Avs che restano, ma non partecipano. Il testo passerà ora all'esame del Senato: “Oggi si è consumata una pessima pagina, ora vedremo se a Palazzo Madama la maggioranza si renderà conto di questa forzatura”, ragionano i dem, mentre tra i pentastellati c'è anche chi non esclude di non comunicare alcun componente per la commissione che nascerà. Nell'aula di Montecitorio gli interventi più duri sono quelli di Giuseppe Conte e Roberto Speranza. “Per come l'avete confezionata, tenendo fuori le Regioni e tutte le filiere di comando regionali, questa commissione è un insulto agli italiani, alle sofferenze che hanno avuto le famiglie e al lavoro fatto dai sanitari e da tutti coloro che sono stati in trincea”, attacca l'ex premier. La replica del centrodestra è compatta “Abbiamo assistito ancora una volta ad un teatrino puerile delle opposizioni”, dice il capogruppo FdI Tommaso Foti. “Non vogliamo fare nessun processo, non abbiamo paura della verità”, assicurano dalla Lega e da FI.
Cdm, via libera a DL Flussi, Figliuolo commissario e suppletive a Monza
Giovedì il Cdm ha approvato, in esame preliminare, il decreto sulla programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025. Alla luce delle richieste del comparto economico, soprattutto per i lavori stagionali e a seguito del confronto con le associazioni datoriali e sindacali, il Governo incrementa le quote di ingresso regolare per motivi di lavoro ed estende le categorie professionali e i settori produttivi coinvolti nel triennio 2023-2025. Per il triennio 2023 – 2025, il Governo prevede complessivamente 452.000 ingressi, rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità, programmando 136.000 ingressi per il 2023, 151.000 ingressi per il 2024 e 165.000 ingressi per il 2025. Il Cdm ha anche formalizzato la nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo a Commissario straordinario alla ricostruzione nei territori colpiti dall'alluvione in E-R. Il commissario resterà in carica sino al 30 giugno 2024. Infine, il Cdm ha deliberato che nelle date del 22 e 23 ottobre 2023 ci saranno le elezioni suppletive nel collegio uninominale di Monza a seguito della morte di Silvio Berlusconi.
Renzi nomina componenti Cabina regia e Comitato regole di IV
IV si organizza in vista dei congressi che si terranno tra ottobre e novembre. Una lettera del presidente Matteo Renzi ai componenti dell'assemblea nazionale indica i nomi per la Cabina di regia e il Comitato delle regole. “Sono sempre più convinto che lo spazio politico che si apre davanti a noi sia destinato a crescere”. Della Cabina di regia, che Renzi presiede, sarà coordinatrice Raffaella Paita, e vi entrano Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Alessia Cappello, Donatella Conzatti, Vittoria Nallo, Giulia Pigoni; insieme a Davide Bendinelli, Ciro Buonajuto, Filippo Campiotti, Mario Polese, Marco Ricci, Ivan Scalfarotto. Partecipano ai lavori della cabina anche i capigruppo e capodelegazione nei gruppi parlamentari e i responsabili di IV all'estero. Nel Comitato delle regole, Maria Elena Boschi, Silvia Fregolent, Maria Chiara Gadda, Naike Gruppioni, Claudia Medda, Sara Moretto, Anna Maria Parente, Daniela Sbrollini, Noemi Scopelliti, Marietta Tidei; e Francesco Bonifazi, Nicola Caputo, Camillo D'Alessandro, Davide Faraone, Ernesto Magorno, Luigi Marattin, Luciano Nobili, Tommaso Pellegrino, Ettore Rosato, Giampiero Veronesi.
Da Ventotene Schlein rilancia il sogno Ue e attacca la maggioranza
Elly Schlein porta il Pd a Ventotene per rilanciare l'impegno dem disegnare la roadmap in vista del voto del 2024. Netta deve essere la differenza tra le due idee di Europa che si confrontano oggi e si sfideranno nel 2024: “Una distanza politica profonda di prospettiva e di visione”, per dirla con le parole della leader dem, che vede “vacillare e crollare l'internazionale dei nazionalisti”. A loro, attacca, “non interessano le soluzioni, hanno qualcosa di meglio: un capro espiatorio al giorno, un nemico al giorno, ma le politiche stanno a zero”. È questa la convinzione di Schlein: “Nel centrodestra ci sono divisioni enormi, su tutte le sfide europee. Sono bravi a nasconderle ma ora i nodi vengono al pettine”. Vale per il Pnrr, “che la maggioranza non sente come suo e allora prova a cambiarlo per metterci il timbro piagnucolando a Bruxelles, ma creando quell'incertezza che di per sé rappresenta già un effetto dannoso sugli operatori economici”; vale per il Mes “vicenda che rappresenta una debolezza eclatante”, così come per il “becero scambio tra autonomia e presidenzialismo che è una contraddizione in termini”. E poi, è l'affondo, “oltre che divisi sono lenti. Non fanno che rimandare e giocare allo scaricabarile: hanno il ministero dei rinvii”. Ecco perché la previsione della leader dem sul Governo di Giorgia Meloni è che “sarà dura che duri, perché non danno risposte”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 3 luglio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,3%, davanti al PD (20,1%). Stabile il Movimento 5 Stelle al 16,3%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,2 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,3%, mentre Unione Popolare all’1,7%. Nell’area centrista, Azione è data al 3,7%, mentre Italia Viva al 3,0%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega sale al 9,6%, e Forza Italia al 7,5%. Italexit di Paragone, infine, scende di poco all’1,9%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) sale leggermente, passando dal 45,0% della scorsa settimana al 45,4%; allo stesso modo, il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra sale al 26.0%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, prende un punto percentuale, passando al 6,7% e infine, fuori da ogni alleanza, il M5S è stabile al 16,3%.