I partiti pressano e polemizzano, ma Draghi non accelera sulle nomine Rai
I vertici della Rai cambieranno nei tempi previsti. Tempi brevi, ma senza strappi, secondo i quali già a giugno viale Mazzini potrebbe avere un nuovo presidente e un nuovo amministratore delegato. Il premier Mario Draghi, sull'onda del caso Fedez, ha preso in mano una delle partite più spinose del Governo, quella della Rai. Il Risiko è complicato sia dal numero dei partiti di maggioranza sia dalle polemiche accese dal concerto del Primo maggio. Draghi, tuttavia non metterà in campo ulteriori accelerazioni: sulla Rai il Governo deciderà, come previsto, nelle stesse settimane in cui si decideranno altre centinaia di nomine di partecipate dello Stato, da Cdp a Ferrovie. Venerdì scorso si sono chiuse le candidature per il nuovo Cda Rai. Ora Camera e Senato faranno le ultime verifiche e poi i profili saranno pubblicati. Il Cda è formato da sette membri: quattro sono nominati dal Parlamento, due dal Tesoro e uno dai dipendenti.
Draghi annuncia il Green pass per i turisti
Sul Pnrr, nel frattempo, il lavoro di Draghi e dei ministeri più coinvolti continua a tappe forzate, con il decreto semplificazione come primo pilastro da mettere in campo. Intanto è imminente, in senso lato, anche l'apertura dell'Italia ai turisti stranieri. È lo stesso Draghi, nella conferenza stampa della ministeriale del Turismo del G20, a fare da “testimonial” annunciando, di fatto, la riapertura al turismo straniero nella seconda metà di maggio con il “Green pass nazionale”. La fine della misura della quarantena di 5 giorni, per chi viene dall'estero, è prevista il 15 maggio e, a quanto si apprende da fonti di governo, per la metà del mese il Ministero della Salute produrrà una circolare per i criteri di equivalenza tra i Green pass degli altri Paesi e il nostro. Una mossa, quella del Premier, per non perdere terreno rispetto ad altre mete simbolo dell'estate, come la Grecia. La spinta al turismo porta con sé anche la verifica, che potrebbe essere fatta entro metà maggio, per allentare il coprifuoco.
Draghi tenta la mediazione con i partiti su decreti economici e nomine
La tensione tra i partiti di maggioranza è sempre più accesa; questa volta a farne le spese è il nuovo decreto Sostegni bis che fa emergere la richiesta pressante dei partiti di governo di sedere al tavolo di confronto sulle misure economiche così come di avere voce in capitolo sulla grande partita che si giocherà nelle prossime settimane sulle nomine. Il premier Mario Draghi resta fedele al metodo di affrontare un dossier per volta e la prossima settimana porterà in Consiglio dei ministri il decreto da oltre 38 miliardi per le imprese. Una mediazione informale con i partiti, probabilmente gestita dal ministro dell'Economia, ci sarà. I partiti premono per inserire misure a loro care: la Lega vuole nuovi criteri per i ristori ma chiede anche di rinviare la ripartenza delle cartelle esattoriali, il Pd pressa per un pacchetto sul turismo, i Cinque stelle fanno sponda ai sindacati nel chiedere una rimodulazione della sospensione del blocco dei licenziamenti a partire da giugno. Il pressing dei partiti è anche sulla governance del Recovery plan su cui gli azionisti di maggioranza hanno gli occhi puntati; il decreto che disegnerà la cabina di regia del piano da 191,5 miliardi non dovrebbe arrivare prima della metà del mese: al centro ci sarà il ministero dell'Economia, ma i Ministri vogliono sedere nel Comitato che avrà la supervisione politica a Palazzo Chigi.
Draghi rilancia l’abbattimento delle barriere sulla produzione dei vaccini
Aumentare la produzione e la distribuzione di vaccini, nei tempi più rapidi possibili: Mario Draghi pone l'accento sull'obiettivo, in vista del passaggio delicato, anche dal punto di vista geopolitico, che attende i leader europei riuniti al tavolo del social summit di Oporto. Draghi è al suo primo vertice in presenza da presidente del Consiglio italiano. Angela Merkel si collegherà in videoconferenza a quella che avrebbe dovuto essere una due giorni centrata sui temi dell'Europa sociale e del lavoro, ma la scelta del presidente americano Joe Biden di aprire alla sospensione dei brevetti dei vaccini precipita i leader europei in un difficile confronto. Il premier italiano ritiene che si debbano abbattere le barriere alla produzione di un “bene comune globale” ma non cita il tema brevetti. Il nodo ora è come conciliare posizioni come quella di Emmanuel Macron, che sta con Biden, con quella della Cancelliera che fa trapelare i suoi dubbi in nome della proprietà intellettuale. Pragmatismo, questa è la linea che Draghi sceglie di sposare: indica l'obiettivo e la necessità di trovare il modo migliore, senza contrapposizioni, per collaborare affinché ci siano per tutti, nel Mondo, tutte le dosi che servono. L'Italia il 21 maggio ospiterà il Global Health Summit con al centro proprio le strategie per contrastare in futuro le pandemie, a partire dai vaccini. Draghi si è confrontato con Merkel sul tema mercoledì pomeriggio; a Oporto, con i colleghi europei, cercherà una linea comune da portare al tavolo del Wto, dove il tema dei brevetti è in discussione.
Non si arresta la tensione tra Letta e Salvini
Il cronoprogramma del governo per ora non sembra risentire delle continue tensioni che attraversano la maggioranza. Con Enrico Letta e Matteo Salvini impegnati in uno scontro costante. E Letta, incontrando Draghi, non fa mistero della sua insoddisfazione per il comportamento dell'alleato di governo: “Il metodo Salvini non va, basta stare con un piede dentro e uno fuori”. Lo strappo della Lega sull'ultimo decreto per l'allentamento delle misure anti-Covid non era piaciuto neppure a Draghi, perché in contraddizione con l'accordo preso nel governo. Eppure il leader della Lega, avvicinato da Giorgia Meloni nei sondaggi, non molla la presa; in una conferenza stampa alla Camera prima fa appello al “buonsenso” di Draghi sullo stop al coprifuoco “entro metà maggio”, poi annuncia una proposta ad hoc della Lega sulla Rai. E la tensione, con l'arrivo dei primi decreti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe crescere.
Giuseppe Conte ribatte a Casaleggio, ma l’impasse non si sblocca
Incassato il colpo, Giuseppe Conte ribatte e dopo gli attacchi di Davide Casaleggio dichiara aperta l'offensiva giudiziaria: “Abbiamo predisposto tutto per partire. Siamo pronti. Questa impasse sta solo rallentando il processo costituente, ma certo non lo bloccherà” avverte il leader in pectore del Movimento che annuncia il ricorso al Garante della Privacy per ottenere i dati degli iscritti al Movimento, custoditi da Rousseau. “Ricorreremo a tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi. Non si può fermare il Movimento, la prima forza politica del Parlamento”. Il figlio del fondatore del Movimento per ora tace ma fa notare che la linea non cambierà: come già annunciato, consegnerà la lista solo al rappresentante legale del Movimento e siccome il tribunale di Cagliari ha messo in discussione il fatto che il Movimento ora ne abbia uno, allo stato dei fatti la lista non la potrà consegnare. Ma non basta, Casaleggio a sorpresa apre anche un altro fronte, quello dell'alleanza con il Pd: la piattaforma Rousseau annuncia che si schiererà al fianco di Virginia Raggi per scrivere il programma elettorale per Roma e che metterà a disposizione della sindaca uscente gli strumenti per coinvolgere i cittadini.
Se Zingaretti si candidasse a Roma il M5S chiederebbe il Governatore del Lazio
Non solo il sostegno a Roberto Fico come eventuale candidato sindaco a Napoli ma anche la garanzia di esprimere il nome del concorrente della coalizione (M5S-Pd) alla presidenza della Regione Lazio. È l'ulteriore proposta che le alte sfere del Movimento 5 Stelle avrebbero recapitato nelle ultime ore a Francesco Boccia, responsabile per conto del segretario Pd Enrico Letta della partita nazionale sulle prossime elezioni amministrative, per arrivare alla chiusura dell'accordo che permetterebbe a Nicola Zingaretti di candidarsi a sindaco di Roma. Una mossa per uscire fuori dall’angolo e rientrare in gioco. Come era immaginabile, Virginia Raggi sarebbe molto irritata dalle manovre che Giuseppe Conte, Vito Crimi e Luigi Di Maio starebbero portando avanti col PD ai suoi danni e, secondo alcuni rumors, starebbe preparando un dossier “anti-Zingaretti” da utilizzare in campagna elettorale se il governatore decidesse di correre per il Campidoglio. Le prossime 24 ore saranno quelle decisive. Questa sera il centrosinistra discuterà le regole per le primarie che si svolgeranno il prossimo 20 giugno.
Albertini non si candiderà a Milano per il centrodestra, tensione tra Lega e FdI
Gabriele Albertini ha annunciato di volersi sfilare dalla corsa a sindaco di Milano, un passo indietro che, insieme alle recenti dichiarazioni quanto meno scettiche di Guido Bertolaso sulla partita di Roma, fotografa una situazione di stallo all'interno del centrodestra. La sua decisione fa alzare la tensione tra il cosiddetto “centrodestra di governo” composto da Lega e Forza Italia e il partito di Giorgia Meloni. Il segretario leghista, che più di ogni altro s'era speso per questa candidatura, mastica amaro, accusando implicitamente proprio Fratelli d’Italia di aver provocato l'attuale impasse. Per Matteo Salvini “Io e la Lega continueremo a lavorare per il bene di Milano e per l’unità del centrodestra. Mi spiace che i ritardi o i silenzi di qualcuno abbiano convinto Albertini a farsi da parte ma lui farà parte della squadra perché noi al cambiamento e al futuro di Milano ci teniamo”. Fratelli d'Italia, tramite Ignazio La Russa, respinge al mittente queste accuse più o meno velate: “Salvini avrà certamente i suoi buoni motivi, non accuso nessuno, ma non si può continuare a parlare attraverso i media. Nulla è ancora perduto, l'unico modo per scegliere Albertini o altri è la riunione della coalizione, che spetta a Salvini convocare come leader del partito più grande. Sono due mesi che noi diciamo di convocare questo tavolo”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini tocca il suo minimo da alcuni mesi a questa parte (20,9%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il consenso del partito guidato da Giuseppe Conte cresce leggermente (17,8%). La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 1,9 punti, mentre il gap rispetto a FdI si attesta a 2,2 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,1%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,9% e all’1,5%. Nell’area centrista, +Europa sale al 2%, mentre Italia Viva si ferma all’1,7%. Non fa registrare grosse variazioni Azione, ferma al 3,5%. Situazione identica per il Partito Democratico che rimane inchiodato al 19% della scorsa rilevazione. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia a crescere in modo prepotente (18,7%), Forza Italia rimane stabile al 6,6% mentre Cambiamo! rimane all’1%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 76,1% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 38,3%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 47,2%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 7,2% dei consensi.