Domenica, Nicola Zingaretti ha provato a dare una scossa al Pd e in vista del congresso nel quale si candiderà a segretario si è guadagnato l'ovazione della platea di AreaDem, la corrente di Dario Franceschini e Piero Fassino: se non è stato un endorsement poco ci manca. “Possiamo farcela se cambiamo, ne sono convinto”, ha scandito il governatore del Lazio, spingendo a rifondare il partito e facendo appello agli italiani affinché partecipino al cammino. Sul tema delle alleanze è stato molto chiaro affermando che se diventerà segretario non ci saranno mai accordi con il M5S.

Intanto il Pd si organizza e, oltre a lanciare con maggiore decisione il contrattacco in Parlamento ponendo l’accento sulle contraddizioni della maggioranza come sul caso della retromarcia sui vaccini per finire alla sentenza sul fondi della Lega, ha annunciato che domenica 30 settembre organizzerà una grande manifestazione, a Roma in Piazza del Popolo, contro il Governo guidato da Di Maio e Salvini. “Con l'Italia che non ha paura” e sarà una mobilitazione “contro il governo dell'odio” che chiamerà a raccolta non solo il popolo dem ma anche forze sociali e civiche che si oppongono al Governo.

Più applausi che contestazioni a Ravenna per la prima volta di un Cinquestelle a una festa dell'Unità. Roberto Fico, a differenza di Luigi Di Maio pure invitato a Ravenna, ha accettato il confronto con Graziano Delrio, rinsaldando la sua immagine di volto di sinistra del M5S. Con la sua presenza alla Festa si riaffaccia prepotente sulla scena il tema del rapporto fra M5S e PD.

Il governo ha deciso di fare dietrofront sull'obbligo di presentare la documentazione vaccinale per l'ingresso dei bambini nelle scuole presentando e poi approvando un emendamento al decreto mille proroghe che cancella la norma votata al Senato a fine luglio. L’inversione di rotta rischia di aprire un’ulteriore crepa nei rapporti tra M5S e Lega. La brusca frenata avrebbe matrice M5S ma avrebbe la benedizione del Colle: Mattarella ha dichiarato che “nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza e diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati”.

Via libera al sequestro da 49 milioni di euro depositati sui conti della Lega. A deciderlo sono stati i giudici del Tribunale del riesame di Genova, che con la sentenza hanno sottolineato come quella cifra sia il provento della maxi-truffa sui rimborsi pubblici contestata all'epoca a Umberto Bossi e all’ex tesoriere Francesco Belsito.

Dopo la decisione, Matteo Salvini si è detto “tranquillo” perché si tratta di una “vicenda del passato” e “gli italiani sono con noi”. Ha poi rincarato la dose e su Facebook ha scritto: “Temete l’ira dei giusti. Lavoro per la sicurezza degli Italiani e m’indagano per sequestro di persona, lavoro per cambiare l’Italia e l’Europa e mi bloccano tutti i conti correnti, per presunti errori di dieci anni fa. Se qualcuno pensa di fermarmi o spaventarmi ha capito male. Io non mollo e lavoro ancora più duro. Sorridente e incazzato”.

A tenere banco per tutta la settimana il tira e molla, tutto interno alla maggioranza, sulle misure da adottare nella prossima legge di Bilancio. La tensione tra Movimento 5 Stelle e Lega è molto forte anche se alla fine, dopo diversi giorni di vertici ristretti e riunioni, la quadra è stata trovata probabilmente senza sforare i vincoli europei. Il ministro dell’economia Giovanni Tira ha garantito un aumento dei fondi per il reddito di cittadinanza e spianato la strada, non immediata e graduale, per la flat tax.

Allo studio del Governo, inoltre, la riforma pensionistica, la cosiddetta quota 100: metterla in campo, tuttavia, non sarà facile vista l'attenzione particolare dell'Europa a ogni cambio del sistema pensionistico. Ma, sul superamento della Fornero, difficilmente la Lega recederà dalle sue intenzioni.

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Settimana Politica 1-7 settembre 2018



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