Attilio Fontana vince in Lombardia con un ampio distacco
Come da pronostico, la coalizione di centrodestra si è affermata con un ampio margine di vantaggio sugli avversari: Attilio Fontana (Lega) è stato confermato presidente di Regione Lombardia, totalizzando quasi il 55% dei consensi. Il secondo classificato è Pierfrancesco Majorino (PD) con l’alleanza giallorossa che non sfonda e si ferma al 34%. Risultato al di sotto delle aspettative quello del Terzo Polo di Letizia Moratti (9,9%). Chiude il cerchio la candidata della sinistra radicale Mara Ghidorzi (UP) all’1,5% che manca l’accesso in consiglio regionale.
Fratelli d’Italia (25,2%) si assicura la palma di primo partito, mentre a completare il podio ci sono Partito Democratico (21,8%) e Lega (16,5%). Molto indietro Forza Italia (7,2%) e il Terzo Polo (4,3%). Rimangono sotto al 4% dei consensi Movimento 5 Stelle (3,9%), Alleanza Verdi e Sinistra (3,2%) e i centristi di Noi Moderati – Rinascimento Sgarbi (1,2%). Crolla, infine, il dato legato all’affluenza che si ferma al 42%: alle consultazioni del 2018, in concomitanza con le Politiche, aveva votato il 73% degli aventi diritto. (Speciale Nomos Regionali Lombardia)
Il centrodestra di Rocca conquista il Lazio
Come da pronostico, la coalizione di centrodestra si è imposta agevolmente sulla concorrenza, peraltro frammentata, delle opposizioni. Sarà dunque l’ex presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, a guidare la regione per i prossimi cinque anni, forte del 53,9% dei consensi ottenuti in questa tornata elettorale. Segue, con 20 punti di svantaggio, il candidato di PD e Terzo Polo Alessio D’Amato, che si è fermato al 33,5%. A chiudere il podio, con un deludente 10,8%, la candidata sostenuta dal M5S Donatella Bianchi. Entrambe intorno all’1%, infine, la candidata del PCI Sonia Pecorilli e di Unione Popolare Rosa Rinaldi, rispettivamente all’1% e allo 0,9%.
In virtù della soglia di sbarramento, fissata al 3% dal sistema elettorale, queste ultime due liste non hanno ottenuto seggi in Consiglio Regionale. Fratelli d’Italia si conferma, senza sorprese, primo partito della regione, avendo ottenuto il 33,6% e stacca largamente gli alleati della Lega (8,5%) e Forza Italia (8,4%). Il Partito Democratico è la forza di opposizione più votata, arrivando al 20,3% dei consensi, mentre l’alleanza fra Azione e Italia Viva si ferma al 4,9%. Sottotono il risultato del Movimento 5 Stelle, che non va oltre l’8,5%. Drammatico, invece, il dato dell’affluenza: 37,2%, il dato più basso mai registrato nel Lazio, che fa il paio con il record negativo della Lombardia. A recarsi alle urne, dunque, poco più di un elettore su tre, con Roma e provincia, dove l’affluenza si è fermata al 35,2%, al di sotto della media regionale. (Leggi lo speciale Regionali Lazio)
Il centrodestra ritrova l’unità, ma il Cav incalza Meloni sul programma
All'indomani del voto in Lazio e Lombardia, la premier Giorgia Meloni, ancora influenzata, salta la cerimonia per l'anniversario dei Patti Lateranensi e sceglie il silenzio, ma resta ferma la linea data dopo il voto: una “netta vittoria” che "rafforza il lavoro del Governo" e soprattutto la posizione nella coalizione di FdI. Forte anche del risultato, quindi, Meloni ha lasciato spazio agli alleati, che oltre a celebrare l’unità del centrodestra colgono anche l'occasione per rilanciare i propri temi e incalzare la premier sul programma dell'esecutivo. “Anche il Governo esce più forte da queste elezioni: il voto degli elettori fa giustizia dei tentativi di dividere la nostra coalizione”, scrive sui social Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ribadisce quelle che per gli azzurri sono “le battaglie di sempre”: riforma fiscale, semplificazione della burocrazia, riforma della giustizia “in senso garantista”, aumento delle pensioni, è il suo elenco, cui si aggiunge l'avviso: “Ci vediamo presto per decidere insieme il nostro programma di lavoro”. Al di là delle parole, però, c'è da recuperare sintonia sulla politica estera, dopo le valutazioni “fuori linea” dello stesso Berlusconi sull'Ucraina. Sulla questione e sulla censura del Ppe, Matteo Salvini cerca di minimizzare: “Ognuno è libero di esprimere ragionamenti, poi la politica estera ha un chiaro segno”, taglia corto, per poi dirsi “contento per la vittoria del centrodestra, per Giorgia, per Silvio e per Attilio Fontana. Si vince sempre insieme, non si vince mai da soli”.
Per Bonaccini nessuno nel centrosinistra può vincere senza il Pd
Dopo il voto cambiano anche le posizioni di forza all'interno delle opposizioni. Il PD ha tenuto sia nel Lazio che in Lombardia, dove invece sono andati male sia il M5S che il terzo polo. L'opinione prevalente tra i dem pare essere quella per cui “M5S e Terzo polo non vinceranno mai niente senza Pd”, per citare il candidato alla segreteria Stefano Bonaccini, o che comunque “divisi perdiamo tutti”, per dirla con Goffredo Bettini, che ammette: “La situazione sulle alleanze si è molto complicata”. Giuseppe Conte, Carlo Calenda e Matteo Renzi non sembrano pronti a riaprire il tavolo del campo largo. Il leader di IV, intanto, rompe il silenzio e prende atto di un “risultato peggiore delle aspettative”, ma si raccomanda: “Nessuna incertezza sul progetto del Terzo Polo. Anzi, ora è il momento di rilanciare”. Giuseppe Conte “ha lavorato tutta la giornata per la definizione della lista dei coordinatori provinciali del M5S: un ulteriore tassello della nuova struttura territoriale dei pentastellati. La lista è pronta e verrà pubblicata sul sito del Movimento 5 Stelle”. La sensazione, stando ai rumors del Transatlantico, è che servirà un'altra tornata elettorale, quelle delle europee del prossimo anno appunto, per sciogliere definitivamente nel centrosinistra il rebus alleanze.
Il Ppe respinge le dichiarazioni di Berlusconi sull’Ucraina
“Il gruppo del Ppe respinge fermamente le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sull'Ucraina. Non riflettono la nostra linea politica”. È tutta in questa frase, arrivata dopo 48 ore di silenzio, la difficoltà del Partito Ppe nei confronti del leader di Fi. Manfred Weber ha optato per delineare la posizione ufficiale del partito nel modo più impersonale, un tweet affidato all'account del gruppo. In serata è arrivata la risposta del leader di FI: “Guardiamo ai fatti, noi abbiamo sempre votato senza esitazioni il sostegno all'Ucraina con l'invio di finanziamenti e di armi” e “io sono sempre stato e sto dalla parte del popolo ucraino e della pace”, ha sottolineato Berlusconi, aggiungendo di auspicare allo stesso tempo una “via diplomatica” per mettere fine a un “conflitto molto pericoloso per tutti noi”. Il presidente e capogruppo del Ppe aveva scelto di non esprimersi. Ma gli attacchi delle opposizioni si sono moltiplicati: Socialisti,Verdi e Liberali hanno sottolineato come il Ppe si sia “confuso con la destra”. Fonti parlamentari raccontano come, nella riunione con i capidelegazione, Weber si sia fatto sentire e abbia invitato gli azzurri a dissuadere Berlusconi da uscite come quella sull’Ucraina. Il tweet lanciato in serata ha reso il tutto più esplicito: “La Russia è l'aggressore, l'Ucraina è la vittima. Non cederemo alla narrazione di Putin e l'Ucraina può contare sul nostro pieno sostegno”.
Berlusconi è stato assolto al processo Ruby ter: il fatto non sussiste
Bastano poco più di due ore di camera di consiglio ai giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano per assolvere, perché il fatto non sussiste, Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter; per lui la procura di Milano aveva chiesto una condanna a sei anni di carcere. Assolta anche Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, la marocchina accusata di corruzione e falsa testimonianza, così come le 20 ragazze ospiti delle cene eleganti di Arcore e la cerchia di personalità che frequentavano villa San Martino. Le ragazze imputate, sentite nei due processi sul caso Ruby, andavano ascoltate in veste di indagate e non di testimoni: “La falsa testimonianza può essere commessa solo da chi legittimamente riveste la qualità di testimone” e la corruzione in atti giudiziari “sussiste solo quando il soggetto corrotto è un pubblico ufficiale” si legge in una nota del Tribunale. Una spiegazione che salva il leader di FI e che fa crollare l'impianto accusatorio.
Forza Italia rilancia la sfida su giudici, scontro con FdI
L'assoluzione di Silvio Berlusconi al processo Ruby ter piomba a Montecitorio accolta dall'ovazione dei deputati azzurri. Dentro FI, questa sentenza, che ha il sapore di una vittoria non solo giudiziaria ma soprattutto politica, è un'occasione per rilanciare la sfida alla magistratura, tanto che a caldo il capogruppo a Montecitorio Alessandro Cattane, coglie la palla al balzo per chiedere l'immediata calendarizzazione della proposta di legge sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'uso politico della magistratura con l'obiettivo, spiega tra gli applausi, di “fare chiarezza su 25 anni di lotte giudiziarie usate come arma di scontro politico”. La proposta però non piace a FdI che non vuole, in questa fase delicata, uno scontro con la magistratura. Il Presidente della Commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio è scettico: “Si tratta di un tema che fa parte del programma della maggioranza. Detto questo ritengo che le priorità siano la durata dei processi e la riforma del processo civile”.
Il Governo corre ai ripari su superbonus
A sorpresa, nel Cdm che si è tenuto ieri pomeriggio è stata varata una norma sul superbonus: “Dovevamo intervenire, si rischiava un buco enorme”, ha sottolineato Giorgia Meloni. Per la premier “C'è qualcuno che è andato in giro dicendo che si potevano ristrutturare gratis i condomini, ma è stata una follia”, con riferimento a Giuseppe Conte. Ancora più duro il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Se non interveniamo si rischiano conseguenze sui mercati finanziari”. Nel Cdm tutti comunque hanno sottolineato l'esigenza di un confronto con tutti gli attori in campo per sciogliere i nodi sul tavolo. E infatti il sottosegretario Alfredo Mantovano ha annunciato che il Governo incontrerà lunedì le associazioni di categoria e le imprese. Il comunicato del Cdm chiarisce che il decreto-legge “interviene per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d'imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e superbonus 110%, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche”, e chiarisce che l'intervento è sulla cessione del credito “che ha potenzialità negative sull'incremento del debito pubblico”. Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti e s’introduce anche il divieto, per le Pa, di essere cessionarie di crediti d'imposta relativi agli incentivi fiscali maturati. Dopo l’illustrazione del ministro Giancarlo Giorgetti il Cdm ha votato all'unanimità.
Nordio in aula difende il 41 bis per Cospito e chiude il caso Donzelli-Delmastro
Non ci sono elementi di novità per revocare il 41 bis ad Alfredo Cospito né le dichiarazioni di Donzelli erano relative a documenti secretati. In aula alla Camera Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, ripete che la pericolosità dell'anarchico “è aumentata” e che “continua a orientare la galassia anarco-insurrezionalista”. Per Nordio, gli elementi di novità “addotti dalla difesa dell'anarchico” non demoliscono i presupposti del 41 bis. Il Guardasigilli interviene sulle polemiche nate dopo l'intervento in aula di Giovanni Donzelli, in possesso di carte che non avrebbe dovuto avere: “Le parole riferite in aula da Donzelli in aula non sono relative a documenti sottoposti a segretezza” e la dicitura “limitata divulgazione” non fa riferimento a documenti da considerare riservati. In aula Donzelli non avrebbe diffuso segreti, ma letto parti di “una scheda di sintesi del Nic”, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Lo stesso discorso vale per i contenuti delle conversazioni tra Cospito e altri detenuti al 41 bis: non sono i contenuti d’intercettazioni “anche perché non vi sono intercettazioni”, ma sono frutto del lavoro di “osservazione da parte del personale della polizia penitenziaria”. Insomma, per Nordio il caso è chiuso.
Delmastro è indagato per rivelazione di segreto d'ufficio sul caso Cospito
La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il sottosegretario Andrea Delmastro. Già oggi l'esponente di FdI sarà sentito dai pm: rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio le ipotesi di reato dopo l'intervento in Aula alla Camera del vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli che riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell'ora d'aria nel carcere di Sassari tra l'anarchico Alfredo Cospito e detenuti di camorra e ndrangheta, anche loro al 41 bis, informazioni che Donzelli aveva avuto dal compagno di partito e coinquilino Delmastro che ha la delega al Dap. Era stato il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli a presentare un esposto alla Procura capitolina per verificare “se siano stati commessi reati” connessi alla rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio”. Toccherà ora a Delmastro dare la propria versione. Per le opposizioni a partire da Verdi, Pd e M5S il Sottosegretario dovrebbe dimettersi così come il deputato Donzelli; sul membro del Governo potrebbe quindi arrivare un atto di indirizzo che punta direttamente alle sue dimissioni o quanto mento alla revoca delle deleghe sulle carceri.
Nel Pd è scontro su Meloni. Schlein attacca Bonaccini e Letta
A dieci giorni dalle primarie per eleggere il nuovo segretario del Pd si accende lo scontro. I dem, questa volta, litigano sulla figura di Giorgia Meloni: ad agitare le acque sono le parole di Enrico Letta riportate dal New York Times e una risposta di Stefano Bonaccini in tv, entrambe giudicate, dall'ala sinistra del partito, troppo morbide. Il segretario spiega che la Meloni è stata “migliore di quanto ci aspettassimo” sulle questioni economiche e finanziarie, decidendo di “seguire le regole” europee ed evitando di “commettere errori”. Bonaccini, rispondendo in tv a una domanda sulle parole di Letta, dice la sua: “Giorgia Meloni non è una fascista, è una persona certamente capace, ha idee molto lontane e diverse dalle mie, dovrà dimostrare di essere all'altezza di guidare un Governo come quello italiano. Sono troppi pochi mesi che è partita”. Il tema uno scontro congressuale. “Non sono d'accordo con le dichiarazioni di Bonaccini” su Meloni, taglia corto Elly Schlein, “Penso che sia un Governo che sta facendo male e che in Europa rischia di isolarci portandoci tra le braccia del gruppo Visegrad”. Bonaccini e Letta, però, non ci stanno: “Bisognerebbe evitare polemiche strumentali; ho detto che Meloni è parsa una persona capace perché ha tenuto la posizione sul patto Atlantico” ribatte il governatore dell'E-R, “Io la destra preferisco batterla nelle urne, come ho dimostrato, vorrei che anche altri avessero la priorità di batterla nelle urne e non con le interviste sui giornali”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 13 febbraio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 31,0%, davanti al Movimento 5 Stelle (17,7%). Il Partito Democratico, in lieve crescita, arriva al 15,1%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (M5S) sia pari a 13,3 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,6%, mentre Unione Popolare all’1,7%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e Italia Viva è data al 7,8%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega si ferma all’8,9%, mentre Forza Italia al 6,1%. Italexit di Paragone, infine, è pressoché stabile al 2,2%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente, passando dal 45,7% della scorsa settimana al 46,0% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra arriva al 21,5%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, si ferma al 7,8%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 17,7%.