Legge elettorale, la Consulta rigetta il referendum della Lega

Non ci sarà nessun referendum sulla legge elettorale. Dopo otto ore di camera di consiglio, la Consulta ha deciso di bocciare il quesito referendario proposto dalla Lega che puntava a trasformare il sistema elettorale in un maggioritario puro all’inglese, interamente basato sui collegi uninominali. La ragione della bocciatura sta nel fatto che il quesito leghista avrebbe lasciato sul campo una legge elettorale inapplicabile con cui non sarebbe stato possibile votare subito. La conseguenza politica immediata di questa decisione è il ritorno molto probabile ad un sistema elettorale proporzionale a partire dalla bozza dall’impropriamente detto Germanicum, un proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e diritto di tribuna.

Riforme, i 18enni potranno votare al Senato

Parallelamente alla legge elettorale, prosegue l’iter di riforma della Costituzione portato avanti dal Governo Conte II. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato, in seconda deliberazione, una modifica della Costituzione che permetterà di essere eletti al Senato appena compiuti 25 anni e di votare a 18 anni. Attualmente, per votare al Senato bisogna aver compiuto 25 anni mentre per essere candidati ed eventualmente eletti l'età minima richiesta è di 40 anni. Con queste disposizioni si equiparano, finalmente, l’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato alla luce delle medesime funzioni svolte dalle due Camere nel nostro ordinamento istituzionale.

Di Maio apre ai dissidenti ma continuano le defezioni

Per contenere le critiche interne, Luigi Di Maio cambia le regole del M5S sulle restituzioni stabilendo che le eventuali eccedenze rimaste al Comitato per le restituzioni andranno al Fondo per il microcredito e non più all'Associazione Rousseau. E’ una mossa che raccoglie il plauso dei critici interni ma che non fa particolare piacere a Casaleggio; in ogni caso non dovrebbe minare in modo profondo il suo ruolo nel M5S. Questa mossa si è resa necessaria a fronte anche delle defezioni all’interno del M5S come quella del senatore Luigi Di Marzio che ha deciso di abbandonare il Movimento per passare al gruppo Misto. Ma la diaspora pentastellata non si ferma qua: voci di corridoio affermano che altri tre senatori sono in trattativa con il Carroccio al Senato e alla Camera e ci sono almeno un paio di deputati pronti ad andare nel Gruppo Misto per seguire l’ex ministro del MIUR, Lorenzo Fioramonti e il suo nuovo partito ambientalista. Il tutto con notevoli ripercussioni sulla maggioranza di governo, al momento con soli tre voti di scarto al Senato.

Prescrizione, IV vota con le opposizioni e il Governo traballa. La palla ora passa all’Aula

Ennesimo colpo di scena sul tema della riforma della prescrizione. La maggioranza si spacca e i deputati di Italia Viva votano assieme al centrodestra un emendamento a firma Enrico Costa (FI) che chiedeva la cancellazione del blocco della prescrizione dopo il processo di primo grado. Il Governo rischia di andare sotto ma si salva grazie al voto della presidente della Commissione, Francesca Businarolo (M5S). Il risultato finale è di 23 a 22 voti per la maggioranza, un risultato che non fa ben sperare per il voto in Aula del 27 gennaio.

Concessioni autostradali, la decisione verrà presa dopo l’Emilia-Romagna

La notizia è che la decisione su Autostrade per l'Italia non arriverà in Consiglio dei ministri prima delle elezioni regionali del 26 gennaio. Sul tavolo rimangono la revoca della concessione e l’ipotesi di una maximulta. Al momento, nessuno si sbilancia anche se il ministro De Micheli e il premier Conte hanno confermato che la relazione finale sta per essere ultimata e che a stretto giro sarà presa una decisione. Sull’altra sponda, il nuovo ad Tomasi ha presentato il piano di investimenti da 7,5 miliardi nei prossimi 4 anni e Allianz, azionista di Autostrade per l'Italia ha presentato alla Commissione europea un esposto contro la modifica unilaterale dei contratti di concessione autostradale introdotta dal Governo italiano.

I Sondaggi della settimana

Nei primi sondaggi del 2020 pubblicati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini ritorna a crescere fino al 32,9%, mentre perde mezzo punto percentuale il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Luigi Di Maio si ferma infatti al 15,2%. La Lega si conferma il primo partito del Paese con una distanza dal secondo partito (PD) di 14,5 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 17,7 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre i Verdi rimangono stabili al 2,2% mentre l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno scende al 3,5%. Nell’area centrista, +Europa si ferma all’1,6%, mentre il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, viene dato al 4,8%, in leggera decrescita rispetto alla scorsa rilevazione. In leggero affanno Azione, il partito fondato dall’ex ministro Carlo Calenda che scende al 2,9%. In netta ripresa invece il Partito Democratico. Rispetto alla scorsa rilevazione, i dem perdono qualche decimale fino al 18,4%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione, anche se in diminuzione di qualche decimale (10,4%), Forza Italia si riprende e si attesta al 5,8% mentre Cambiamo!, il partito del Governatore ligure Giovanni Toti, si ferma all’1% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 41,5% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 50,1%, quella di centrosinistra il 27,9%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,2%.

Scarica la settimana politica

Settimana Politica 11 - 17 gennaio 2020



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