Il Governo rassicura sul terrorismo e rilancia sul contrasto all’immigrazione
Ha trascorsi italiani Abdesalem Lassoued, il quarantacinquenne tunisino che lunedì sera ha ucciso due svedesi a Bruxelles. L’uomo era infatti sbarcato a Lampedusa nel 2011 e si era fatto notare da Digos e intelligence come radicalizzato, un percorso analogo a quello di altri autori di attentati di matrice jihadista sul suolo europeo. A porre l’accento sui pericoli per l’Europa è la premier Giorgia Meloni, la quale nella riunione con i membri del Consiglio dell’Ue ha ricordato che “dall’immigrazione illegale di massa possono sorgere anche gravi rischi per la sicurezza in Europa, quindi non possiamo più permetterci titubanze, ne va della sicurezza dei cittadini europei”. In Italia l’attenzione è “elevatissima” ha assicurato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, perché quanto accaduto in Belgio e pochi giorni prima in Francia mostra come “il conflitto in Medioriente rechi con sé anche il rischio di innescare radicalizzazioni islamiste”. Lupi solitari, cellule dormienti che si riattivano, infiltrazioni terroristiche tra i flussi migratori, processi di radicalizzazione on line, sermoni incendiari nelle moschee: i fronti da monitorare sono tanti e alcuni molto difficili da prevenire.
Le tensioni in Medioriente rallentano il Piano Mattei: salta il Med Dialogues
La guerra in Medioriente porta con sé il rischio di un effetto domino sull’economia. Il fronte è caldissimo non solo per la questione umanitaria e migratoria, ma anche per le conseguenze che il conflitto ha sui mercati di gas e petrolio. Gli effetti si stanno già avvertendo. Il Governo italiano è stato costretto a tirare il freno dei negoziati con i Paesi dell’Africa e su quello che la premier ha chiamato Piano Mattei. Un progetto di cooperazione per fare dell’Italia l’hub energetico d’Europa, attraverso accordi per investire in diversi Paesi della sponda sud del Mediterraneo. La presentazione sarebbe dovuta avvenire il prossimo mese di novembre, al vertice Italia-Africa in programma a Roma, ma i venti di guerra in Medioriente hanno costretto spostare tutto al prossimo anno. A comunicarlo è la Farnesina: “A causa della congiuntura internazionale attuale, anche la IX edizione dei Med Dialogues, prevista a Roma dal 2 al 4 novembre prossimi, è rinviata al 2024”. Un segnale che dà la misura del livello di incertezza che offre lo scenario internazionale.
Gli stati Ue sono preoccupati, l’Europa punta ad accelerare sui rimpatri
C’è timore alla riunione dei ministri dell’Interno europei e preoccupazione per il peggioramento della guerra in Medioriente. “L’accordo di Schengen non è morto ma è rotto”, sentenziano Germania e Austria mentre la commissaria Ylva Johansson non può che certificare che il ritorno dei controlli alle frontiere “danneggia la libertà di circolazione”. Il primo Consiglio Affari Interni, dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, vede la sua agenda stravolta. Prima della riunione a 27, nove Paesi membri si sono incontrati a colazione per fare il punto sulle misure antiterrorismo. “La questione riguarda il sistema di Dublino, gli scambi di informazioni, i controlli alle frontiere”, osserva il ministro svedese Gunnar Strommer. L’ombra di un nuovo scontro tra Nord e Sud d’Europa torna a comparire all’orizzonte con l’aggravarsi del susseguirsi delle notifiche sulle sospensioni di Schengen che diversi Paesi membri stanno inviando o invieranno a Bruxelles. Ad ogni modo, Bruxelles vuole azzerare la discrezionalità dei Paesi membri e accelerare con gli accordi con i paesi terzi. Il modello resta quello tunisino. Nel frattempo, aumenta il pressing del Consiglio Ue sull’Eurocamera affinché assuma la posizione negoziale sulle norme sui rimpatri. L’obiettivo di Commissione e Consiglio è chiudere i negoziati su rimpatri e Patto sulla migrazione entro il semestre spagnolo.
Il Cdm approva la legge di bilancio da 24 miliardi
La prossima legge di bilancio sarà “molto seria e realistica” e concentrerà “le poche risorse a disposizione su chi ha maggiormente bisogno”. Giorgia Meloni fotografa così la sua prima “vera” manovra da “poco meno di 24 miliardi” approvata in Cdm, un via libera, spiega la premier con i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini e il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, arrivato “a tempo di record, in poco più di un’ora, a dimostrazione dell’unità di vedute del Cdm”. Per il ministro dell’Economia è una manovra che “ha una sua solidità, sono confidente che quando sarà letta nel particolare potrà avere una favorevole valutazione da parte dell’Ue e dei mercati”. La premier si è detta “fiera” della manovra poiché “non spreca risorse in cose inutili ma le concentra su alcune grandi priorità”. La Meloni ha poi ringraziato i ministri per la spending review: “Tutti abbiamo tagliato qualcosa nelle nostre spese e nel nostro funzionamento altrimenti non avremmo potuto tirare fuori queste risorse per famiglie, lavoratori, pensionati”.
I circa 24 miliardi messi in LdB, ricorda Meloni, “sono il frutto per quasi 16 miliardi di extragettito e per il resto di tagli di spese”. Certo, ammette, “il quadro è abbastanza complesso” perché “nel 2024 avremo circa 13 miliardi euro di maggiori interessi sul debito, da pagare in forza delle decisioni assunte dalla Bce, e circa 20 miliardi di euro di Superbonus”. La priorità è la difesa delle famiglie con redditi medio-bassi: “Lo facciamo confermando per l’intero 2024 il taglio del cuneo contributivo per chi ha redditi fino 35mila euro” una scelta che vale 10 miliardi. C’è poi la riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre, misura che tuttavia che si vedrà “in busta paga solo i redditi medio-bassi”. Fra le misure principali ci sono i 7 miliardi per rinnovare i contratti nella Pa (di cui oltre 2 alla sanità). Per il settore sanitario, “ci sono 3 miliardi in più rispetto al previsto e sono destinati all’abbattimento delle liste d’attesa”.
Prevista inoltre “la rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione” e “confermata la super rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75 anni”; Ape Sociale e Opzione Donna, inoltre, vengono sostituiti da un unico Fondo per la flessibilità in uscita. Sul fronte famiglia Meloni annuncia lo stop al taglio dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia, ma “aggiungiamo tre misure per un importo di un miliardo di euro”: la prima riguarda il congedo parentale con l’aggiunta di un ulteriore mese “utilizzabile fino a 6 anni di vita del bambino retribuito al 60%”; la seconda è indirizzata all’aumento del fondo per gli asili nido.
Il Governo la blinda la manovra. La maggioranza non presenterà emendamenti
Quella di quest’anno sarà una legge di bilancio da convertire in tempi rapidi con un dibattito parlamentare spedito. La premier vuole dare prova di “unità di vedute” della maggioranza, tanto da chiedere di approvare un testo praticamente blindato. Un invito arrivato anche da Giancarlo Giorgetti e da Matteo Salvini che ha ribadito: “C’è l’approvazione nei tempi più rapidi possibili e sarà una manovra senza emendamenti di maggioranza”. Un ordine di scuderia che non registra sostanziali malumori; lo dice chiaramente il capogruppo di FdI al Senato Lucio Malan: “Ci riconosciamo in questa legge di bilancio e prevale l’interesse a portarla rapidamente ad approvazione”. Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di FI, osserva: “Sappiamo bene che gli spazi di manovra sono pochi e siamo soddisfatti dell’impianto complessivo della manovra, ma miglioramenti in Parlamento sono sempre utili”. Inevitabile l’alzata di scudi delle opposizioni che criticano la manovra e le intenzioni del Governo.
Da Bruxelles Fitto si dice ottimista sul Pnrr
Per il ministro Raffaele Fitto “Il lavoro fatto è stato faticoso e complesso ma posso dire che ci sono tutte le condizioni per poter guardare con ottimismo al futuro” del Pnrr. “Il nostro obiettivo è incassare la quarta rata entro la fine dell’anno e puntiamo anche a presentare a Bruxelles il raggiungimento degli obiettivi della quinta rata” entro il 31 dicembre. In occasione di un incontro organizzato dal Gruppo di iniziativa italiana (Gii), Fitto ha sottolineato che quella del Pnrr “non è una sfida del governo Meloni ma dell’intero Paese”. Ed è una “scommessa importante per l’Ue” poiché dal suo successo dipende anche quello del piano Next Generation Eu”. Il ministro ha evidenziato “la collaborazione molto positiva con la Commissione Ue che ci ha consentito di estrapolare la quarta rata dalla revisione del piano”. Una collaborazione in cui rientra anche l’incontro avuto nella capitale belga con la task force Ue proprio sulla quarta rata e la revisione globale del Pnrr. L’aggiornamento degli obiettivi del Pnrr dovrebbe consentire di mobilitare 19-20 miliardi per investimenti destinati alla riduzione dei consumi attraverso l’incentivazione di interventi di efficientamento energetico per famiglie e imprese. E per interventi infrastrutturali sulle reti concordati con i grandi stakeholders italiani dell’energia.
Approvato il ddl antiviolenza sulle donne in Commissione e lunedì sarà in Aula
Arresto in flagranza differita, ristori, e sul piano della prevenzione rafforzamento dell’ammonimento sui reati spia e dell’utilizzo del braccialetto elettronico, con il carcere in caso di manomissione, infine la distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi frequentati dalla vittima. La commissione Giustizia della Camera ha dato via libera al ddl del governo per il contrasto della violenza sulle donne. La commissione ha dato il via libera al provvedimento, dando mandato al relatore, Ciro Maschio (FdI) a riferire in Aula, dove il testo arriverà lunedì prossimo. Si astiene l’opposizione, che chiede più risorse e sollecita uno stanziamento al Mef. Il ddl, proposto dai ministri Eugenia Roccella, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, approvato in estate dal Cdm, va a integrare il Codice rosso. È una ulteriore stretta per contrastare la violenza di genere. Secondo i dati del Viminale, sono 94 le donne vittime di omicidio da inizio anno, di queste 77 uccise in ambito familiare/affettivo. “La celerità con cui il Parlamento, con uno sforzo corale, sta procedendo all’esame del ddl del governo contro la violenza sulle donne è un segnale importante e denota consapevolezza dell’urgenza di contrastare la piaga dei femminicidi”, ha sottolineato la Roccella.
Il salario minimo torna in commissione. Dure critiche dalle opposizioni
La pdl delle opposizioni sul salario minimo torna in Aula alla Camera dopo due mesi e viene subito rinviata in commissione “per approfondimenti”. La motivazione alla base della richiesta di rinvio, arrivata dal presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto di FdI a inizio seduta, è che dopo il documento del Cnel, a cui la premier Giorgia Meloni aveva affidato il compito di studiare la materia, è necessaria “una ulteriore fase istruttoria”. Le opposizioni insorgono. La prima a intervenire è la segretaria del Pd Elly Schlein, che accusa: “Non avvertite sulla vostra pelle alcun senso di vergogna”. “É un colpo ai 3,5 milioni di lavoratori poveri e poverissimi che aspettano questa misura da tempo e hanno sostenuto la campagna delle opposizioni che ha raccolto già mezzo milione di firme”, scandisce, “la vostra scelta è pavida oltre che cinica. Abbiate il coraggio di fare un dibattito alla luce del sole e affossare, votando contro, questa proposta”. Non meno aspri i toni di Giuseppe Conte e il leader di Azione Carlo Calenda.
La Lega attacca Gravina e la Federcalcio: serve una rivoluzione
La Lega attacca il presidente della Federcalcio. La guida della federazione “va rivoluzionata” e servono “le dimissioni del presidente Gabriele Gravina”. Più cauta FdI, alla luce della “inefficienza” del sistema calcio è opportuno “verificare se vi siano le condizioni di un commissariamento della Figc da parte del Coni”. Mentre per FI “il calcio è un settore complesso che ha messo in mostra problematiche, ma, precisa Raffaele Nevi, sono gli associati della Federazione che devono fare le valutazioni”. Le sfumature sono diverse, ma la maggioranza apre un fronte, Giovanni Malagò del Coni interviene per “tutelare” l’autonomia del suo mondo: “È molto importante che la politica si occupi di sport, ce n’è un grande bisogno, ma non significa che debba occupare lo sport”. “Tra scommesse, doping, fallimenti sportivi, problemi infrastrutturali e televisivi, crisi economiche, cosa deve accadere ancora per rivoluzionare la guida del movimento?”, la domanda retorica della Lega, secondo cui il passo indietro di Gravina “è sempre più necessario, per rispetto di milioni di appassionati e in particolare dei più giovani”. Quel che è certo è che il mandato di Gravina scadrà nel 2024 e c’è già chi pensa all’attuale ministro dello Sport Andrea Abodi come successore.
Salvini insiste: in piazza il 4 novembre. Critiche da Fdi, Fi e dalle opposizioni
Matteo Salvini chiama a raccolta gli italiani e le italiane, “ma anche le straniere e gli stranieri per bene, che credono nella convivenza pacifica, nella libertà, nella sicurezza e nei diritti”. Lo fa invitandoli alla manifestazione “a difesa dei valori occidentali” convocata per sabato 4 novembre, che però continua ad essere al centro delle polemiche raccogliendo l’altolà anche da parte degli alleati di Fdi e Fi. Uno stop che però non ferma il leader leghista che nel pomeriggio, da Bolzano, ha difeso l’iniziativa rimarcando l’importanza di una manifestazione che, quando è “per la pace, per i diritti, per la libertà, per il rispetto delle donne”, “è sempre giusta”. “Noi non andremo in piazza il 4 novembre contro qualcuno. Ci sono tanti stranieri che sono regolari in Italia, ci sono tanti islamici che non sono fanatici, terroristi e che non hanno la guerra nel sangue e che saranno benvenuti in piazza”, ma per Salvini “tacere significa arrendersi” e “io non mi arrendo alla violenza”. Netta e unanime la condanna dell’iniziativa leghista da parte delle opposizioni.
Fratelli d’Italia fa il pieno di nuovi iscritti, +40%
Dopo un anno al governo FdI incassa il 40% in più di nuovi tesserati rispetto al 2022. Ora in Italia se ne contano circa 280.000, di cui 43 mila nella Capitale. Le cifre sono certificate dalla campagna tessere che si è chiusa lunedì a mezzanotte, cifre che saranno determinanti per i congressi. Ma è soprattutto su quello della federazione romana, previsto a gennaio, che si giocherà una sfida cruciale per gli equilibri di forza interni. La prima a parlare è Arianna Meloni: “Siamo molto orgogliosi di questo risultato che ci riconsegna un partito in forte crescita e ci conferma uno straordinario radicamento su tutto il territorio nazionale”. Per FdI il record arriva a pochi giorni dalla festa voluta dal partito per celebrare il bilancio del primo anno di vita; il caso ha voluto che la festa sarà il 22 ottobre, stesso giorno in cui nasceva il primo esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Sarà lei, domenica, ad aprire la maratona al teatro Brancaccio di Roma. Concluso lo step dei tesseramenti, parte il lavoro sui congressi.
È tensione tra Iv e Azione dopo l’avvio della separazione
Arriva il nuovo strappo tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, che parte con la votazione, assente Azione, del cambio di nome del gruppo del Senato. E continua con la richiesta di separazione alla Camera. Un’iniziativa che porta scompiglio nell’ex Terzo Polo e che dovrebbe accelerare l’addio formale tra i due partiti. Politicamente il Terzo Polo non è mai nato, IV e Azione si sono presentate insieme alle elezioni nel 2022, ma sono rimaste due realtà distinte. E la prospettiva di una lista unica alle Europee è tramontata da tempo. Ma i parlamentari convivono ancora negli stessi gruppi di Camera e Senato. Finora e per poco. Perché, con un paio di mosse, Iv prima ha ottenuto il cambio del nome del gruppo al Senato, facendo scomparire il riferimento ad Azione, e poi ha chiesto la costituzione di un gruppo autonomo alla Camera. Al momento IV e Azione sono impegnati nel non comparire come i colpevoli della rottura ma la realtà rimane e, probabilmente dalla prossima settimana, i due partiti saranno definitivamente divisi aprendo una nuova fase. Azione con ogni probabilità, sebbene con dei distinguo, rimarrà nel campo delle opposizioni. Non così certo invece il posizionamento di IV, specie al Senato.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 9 ottobre, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,4%, davanti al PD (19,6%). Due punti percentuali in meno per il Movimento 5 Stelle al 16,1%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,8 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,6%, mentre Unione Popolare all’1,4%. Nell’area centrista, Azione è data al 4,0%, mentre Italia Viva al 2,5%. Nella coalizione del centrodestra, Lega (10,2%) prende un punto percentuale e Forza Italia rimane stabile al 6,4%. Italexit di Paragone sale all’1,8%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) scende al 45,0%, mentre sale di due punti il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra al 25,4%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, sale al 7,0%; fuori da ogni alleanza, il M5S scende al 16,1%.