Mattarella incontra Duda: sintonia su migranti e Ucraina

Le distanze tra Sergio Mattarella e Andrzej Duda ci sono ma rimangono in secondo piano; il momento storico impone unità e responsabilità ed ecco allora che Italia e Polonia chiedono a Bruxelles di fare di più per governare i flussi migratori e tenere compatto il fronte pro-Ucraina: “Sappiamo che l'Italia fa un grandissimo sforzo per fronteggiare le migrazioni dall'Africa settentrionale, ma anche noi abbiamo lo stesso problema con il regime della Bielorussia che le sta usando in quello che è diventata una sorta di attacco ibrido al territorio polacco”, mette in chiaro Duda, che si aspetta “un sostegno maggiore da parte dell'Ue per i Paesi che devono affrontare le migrazioni illegali e iniziative più decise” da parte della Commissione Ue. Anche il Capo dello Stato torna a spronare l'Europa, scegliendo toni netti: “regole della preistoria”, scandisce per definire la politica di immigrazione e di asilo dell'Unione. Il riferimento è al Trattato di Dublino, che stabilisce il principio del primo approdo, ormai ingiustificato e ingiustificabile, ragionano dal Quirinale; “Nessuno Stato, da solo, può affrontare un problema così epocale. Ma l’Ue può farlo con un’azione coordinata e ben organizzata”, è il nuovo appello. 

Meloni mette al centro natalità e lavoro femminile

Un aumento degli immigrati ridurrebbe il debito, quindi avrebbe “un impatto importante” sui conti pubblici, è scritto nel Def appena varato dal suo Governo, ma Giorgia Meloni va oltre: bisogna incentivare le famiglie “a mettere al mondo figli”, e puntare sulla “grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile”, è la sua ricetta per invertire i trend di demografia e occupazione dell'Italia”. La premier indica queste due direttive prima di tuffarsi nei padiglioni del Salone del Mobile di Milano, dove un problema comune agli imprenditori è la difficoltà a reperire manodopera. Per il Governo oltre alla questione migranti è centrale la riforma del mercato del lavoro: secondo Meloni, il lavoro “è l'unico vero ammortizzatore sociale”, “per troppi anni si è investito poco sulla natalità”. Poi ci sono i dati Eurostat sulle donne: l'Italia è ultima (assieme alla Grecia) con il 51% di occupate, contro il 64% della media Ue; “Portando l'occupazione femminile alla media europea e puntando sulla demografia i nostri dati cambierebbero molto”. Il Governo non darà sussidi “a chi è in condizione di lavorare” e per le imprese punta sul più assumi, meno paghi: “Incentivare l'aumento dell'occupazione in rapporto al fatturato” è l'obiettivo della delega fiscale, tagliando l'Ires “a patto che il risparmio sia investito in innovazione o nuovi posti di lavoro”. 

Lollobrigida parla di sostituzione etnica. Le opposizioni attaccano

È polemica dopo che il Ministro Francesco Lollobrigida ha parlato di “sostituzione etnica” all'interno di un ragionamento sulla natalità, l'occupazione e la presenza di lavoratori stranieri in Italia. Immediate e durissime le reazioni delle opposizioni e in particolare del Pd; la più dura di tutte è la segretaria dem Elly Schlein, che bolla le parole del Ministro come “disgustose” e aggiunge: “Hanno il sapore del suprematismo bianco”. Tutto nasce dall'intervento dal palco della Cisal di Lollobrigida: “Non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica, gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro”. È necessario “costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia”, un concetto che poi ribadisce in un video sui social in cui accusa la “sinistra, priva di argomenti ed in evidente difficoltà, di alzare un polverone mediatico”. Il titolare dell'Agricoltura difende la sua linea e aggiunge: “Basta leggere la definizione di etnia che esiste in tutte le comunità del mondo. Sono tutte degne di rispetto, compresa la nostra, che noi intendiamo difendere”. Contro il calo demografico, a detta di Lollobrigida, la soluzione “principale” non può essere “l'immigrazione. La soluzione principale è tentare di far crescere i figli all'interno della nostra Italia”. Immediate le polemiche e le prese di posizione delle opposizioni.

Incontro tra Santa Sede e Italia in vista del Giubileo del 2025

Mercoledì pomeriggio si è tenuto un incontro tra Santa Sede e Italia in vista del Giubileo del 2025. Le due delegazioni erano guidate dal presidente Giorgia Meloni e dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, accompagnato da monsignor Rino Fisichella pro-prefetto del Dicastero per l'evangelizzazione, monsignor Edgar Peña Parra sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Paul Richard Gallagher segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Roberto Campisi assessore per gli Affari regionali, mons. Graham Bell sottosegretario del Dicastero per l'evangelizzazione, dall’avvocato Giuseppe Puglisi-Alibrandi, vicesegretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dal reverendo Rafael Garcìa de la Serrana Villalobos, direttore Infrastrutture e servizi e dal dottor Davide Giulietti vicedirettore Servizi di sicurezza e protezione civile.  Presenti per l’Italia Alfredo Mantovano sottosegretario alla presidenza del Consiglio, i vicepresidenti Antonio Tajani ministro degli Affari esteri e Matteo Salvini ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Piantedosi ministro degli Interni, Giancarlo Giorgetti ministro dell'Economia, Gennaro Sangiuliano ministro della Cultura, Orazio Schillaci ministro della Salute, Daniela Santanchè ministro del Turismo, Sebastiano Musumeci ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Roberto Gualtieri sindaco di Roma e Commissario straordinario del governo per il Giubileo, Francesco Rocca presidente della regione Lazio e Francesco di Nitto, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede. 

Da Bratislava Mattarella rilancia il rafforzamento dell’integrazione europea

 “L'esasperazione del nazionalismo è una illusione, un virus insidioso” che abbaglia ma non porta risultati perché la portata delle sfide da affrontare è globale e nessun Paese può affrontarle da solo”. Sergio Mattarella chiude con questa sintesi una tre giorni passata nell'Europa centro-orientale. Da Bratislava, capitale della Slovacchia, ultima tappa di una missione che l'ha portato anche a Varsavia e Cracovia, il presidente della Repubblica ha ribadito: l'unica strada è proseguire nel cammino del rafforzamento dell'integrazione europea. “Abbiamo di fronte numerose sfide globali, e sono tutte sfide che richiedono grande collaborazione. Nessuno è in grado di rispondere da solo. Per questo l'esasperazione del nazionalismo è un virus insidioso che con l'illusione della sovranità azzera la capacità di dare risposte che richiedono un concorde impegno solidale di carattere sovranazionale”. Certo, la Slovacchia è certamente il Paese meno rigido tra quelli del gruppo di Visegrad ma la sintonia con la presidente Zuzana Caputova è stata semplice ed immediata. Il presidente Mattarella ha tranquillizzato i suoi interlocutori ribadendo l'impegno italiano a favore dell’Ucraina. Molto si è parlato di energia e moltissimo di come incrementare le rinnovabili. A margine della visita del presidente, Eni e SPP, il più grande fornitore di energia della Slovacchia, hanno firmato un primo accordo per la cooperazione commerciale nei settori del gas e del GNL (metano). 

L'Ue apre all’ipotesi di aumentare i fondi all’Italia per l'emergenza migranti

L'Ue valuta di dare più fondi all'Italia per l'emergenza migranti. Nel pieno della crisi flussi e 24 ore dopo l'intervento del presidente Sergio Mattarella sulla necessità di superare regole “preistoriche” sul dossier migrazione, Bruxelles certifica una nuova apertura all'Italia per placare quella che lo stesso Commissario Johannes Hahn ha definito “un'emergenza”. L'intervento dell'esecutivo europeo, di fatto, ha costituito l'unica vera novità emersa da un dibattito sulle migrazioni e sull'Italia all'Eurocamera che, per il resto, ha visto soprattutto riproporsi lo scontro tra S&d e Ppe. In Aula Hahn ha fatto un intervento che pare andare incontro alle richieste del governo Meloni; il Commissario ha prima spiegato che l'Ue vuole più ricollocamenti di migranti dall'Italia e ha quindi sottolineato che sono in corso discussioni per aumentare i fondi europei per affrontare l'emergenza sbarchi: “Dobbiamo trattare tutti con dignità e umanità” ma c’è anche bisogno di “solidarietà per chi gestisce le frontiere di sbarco, come l'Italia”, sono state le parole di Hahn, che ha confermato il viaggio in Tunisia a fine mese della titolare per gli Affari Interni Ylva Johansson

Dopo le polemiche la maggioranza approva il decreto Cutro

Il Senato ha approvato il decreto Cutro sull'immigrazione. Netta contrapposizione tra la maggioranza e le opposizioni. A questa contrapposizione si accompagna un dibattito interno al centrodestra in cui la Lega rivendica il giro di vite sui permessi speciali, mentre FdI e Fi sottolineano l'unitarietà delle scelte della coalizione. Per il decreto hanno votato a favore 92 senatori del centrodestra, ai quali si sono contrapposti 65 voti contrari delle opposizioni (Pd, M5S, Azione-Iv e Avs) e del gruppo delle Autonomie. Il provvedimento è complesso. Nei primi tre articoli definisce il decreto flussi per il prossimo triennio. A seguire c’è l’aumento delle pene dai 20 ai 30 anni per chi porta in modo irregolare i migranti se da ciò deriva la morte anche non voluta dei migranti stessi, come è avvenuto a Cutro. Ma lo scontro maggiore si è registrato sulla stretta ai permessi speciali. Mercoledì è passato un emendamento unitario del centrodestra che introduce un ulteriore giro di vite, facendo proprie alcune richieste della Lega contenute in emendamenti poi ritirati. Certo, è saltata, dopo un duro braccio di ferro con FdI, la cancellazione dell'obbligo di rispettare la legislazione internazionale al momento delle espulsioni, come chiedeva il partito di Salvini. 

Con la soddisfazione del governo la Camera approva il decreto Pnrr 

Diventa legge il decreto Pnrr, il provvedimento che modifica la governance per l'attuazione del Piano e semplifica le procedure per la realizzazione dei relativi progetti. Con 171 voti favorevoli, 112 contrari e 14 astenuti, la Camera ha approvato definitivamente il decreto. Il governo, per bocca del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, esprime “soddisfazione” per “il lavoro svolto, anche con le opposizioni”, afferma Fitto, che ha riunito anche la cabina di regia sul Pnrr con le parti sociali, per affrontare in particolare il capitolo del Piano dedicato al RePowerEu insieme a 32 sigle da Confindustria all'Ance, dall'Abi a Confcommercio, passando per il mondo dell'agricoltura, delle cooperative e delle professioni fino a Cgil, Cisl, Uil e Ugl. “Stiamo lavorando intensamente per verificare gli interventi e gli eventuali correttivi sia sul capitolo del REPowerEU sia sull'intero Piano” dice Fitto, che assicura l'impegno per rispettare il termine fissato dalla Commissione Ue al 31 agosto: “Lavoriamo per poter raggiungere questo risultato il prima possibile”, garantisce il ministro, che la prossima settimana terrà un'informativa in Parlamento. Venerdì, inoltre, terrà una serie di incontri con i ministri Salvini, Piantedosi, Valditara e Giorgetti sugli adempimenti previsti. Dal tavolo restano escluse le opposizioni, come le stesse lamentano in aula a Montecitorio. 

Sono finite le attese: il Governo vara il ddl concorrenza

Dalla promozione dei contatori intelligenti all'assegnazione delle concessioni degli ambulanti su aree pubbliche tramite procedure ad evidenza pubblica. Ma non solo. Vengono anche semplificate le procedure per le vendite promozionali. Sono queste alcune delle norme del ddl Concorrenza che sono state approvate, con procedura d'urgenza, dal Cdm, su proposta del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Il testo interviene per modificare la disciplina relativa ai piani di sviluppo della rete di trasmissione dell'energia elettrica e le disposizioni sul trasporto e sull'efficienza della rete di distribuzione del gas. Inoltre, si prevede la promozione dei cosiddetti contatori intelligenti ponendo anche obblighi in tal senso in capo alle imprese distributrici. Si attribuisce ad Arera il potere di fissare i prezzi del teleriscaldamento e si introduce la definizione di infrastruttura di cold ironing. Si stabilisce che l'assegnazione delle concessioni di posteggio per il commercio al dettaglio su aree pubbliche avvenga tramite procedure ad evidenza pubblica, ispirate a principi di par condicio e trasparenza. Si amplia da 45 a 90 giorni il termine entro il quale l’Agcm deve comunicare, alle imprese interessate e al Ministero delle imprese e del Made in Italy, le proprie conclusioni di merito sulle operazioni di concentrazione di imprese soggette a comunicazione preventiva che ritiene suscettibili di essere vietate. Si individua l'Agcm quale autorità nazionale competente in materia di mercati equi e contendibili nel settore digitale, in relazione ai servizi di piattaforma di base. 

La Corte Ue è chiara: sui balneari niente rinnovi automatici

Le concessioni balneari italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. Le autorità nazionali italiane sono tenute ad applicare le norme del diritto europeo disapplicando le disposizioni non conformi. La Corte di Giustizia Ue affronta il nodo delle concessioni dei balneari imponendo all'Italia di applicare la direttiva Bolkenstein. Il governo intanto approva il ddl sulla Concorrenza, che per due volte era approdato al Cdm. È uno degli adempimenti richiesti dal piano per il Pnrr. La maggioranza, nel confronto con le categorie, ha sciolto il nodo degli ambulanti, ma per un nodo che si scioglie ce ne è un altro che sembra arrivare al pettine. Sui balneari l'Ue ha già aperto una procedura di infrazione e, dopo la decisione della Corte Ue, il rischio che si arrivi a sanzioni in assenza di un adeguamento alle normative europee è altissimo. E l'Italia non sembra voler cedere. Il tema non è comunque entrato nel ddl Concorrenza. Qualcuno ipotizza possa arrivare un decreto, anche se non è escluso che prosegua il braccio di ferro con l'Ue.

Tutta la politica è contro la vignetta del Fatto sulla sorella della Meloni

 “Misogina”, “sessista”, “ripugnante”. La vignetta pubblicata dal Fatto Quotidiano contro il governo non è piaciuta a nessuno, nemmeno alle opposizioni, che si sono dette contrarie a un tipo di satira irrispettosa e scadente nell'offesa. Sotto attacco nell'illustrazione di Mario Natangelo è Arianna Meloni, sorella della premier e moglie del ministro Francesco Lollobrigida. La donna viene rappresentata a letto con un uomo di colore che le chiede: “E se arriva tuo marito?”, mentre lei risponde: “Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica”. Esplicito il riferimento alle parole pronunciate dal ministro, intervenuto sul tema natalità al congresso Cisal di martedì. Tra i primi a commentare la vignetta è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale ha criticato su Facebook le “allusioni indegne” fatte alla sorella, considerate “in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna”. A seguire, maggioranza e opposizioni hanno commentato negativamente la vignetta senza però ottenere le scuse del giornale.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 17 aprile, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 29,0%, davanti al PD (21,0%). In leggera crescita il Movimento 5 Stelle al 15,4%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,0 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,1%, mentre Unione Popolare all’1,9%. Nell’area centrista, Azione è data al 4,6%, mentre Italia Viva al 2,6%Nella coalizione del centrodestra, la Lega sale al 9,4%, mentre Forza Italia scende al 6,3%. Italexit di Paragone, infine, è pressoché stabile al 2,1%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente, passando dal 44,6% della scorsa settimana al 44,7% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra arriva al 26,4%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, si ferma al 7,2%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 15,4%.

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