Trovata l’intesa sulle riaperture, il Cdm vara il decreto
L’Italia è ad un passo dalla riapertura. Dopo giorni di attese, dura poco più di un'ora e mezza la cabina di regia della maggioranza che riscrive le misure per le prossime settimane e che precede il Cdm che ha tradotto in decreto le decisioni prese. La linea che emerge è quella già annunciata da Mario Draghi: si riapre, ma con gradualità e prudenza. La road map è definita e prevede novità e diverse conferme, annunciate dal cronoprogramma che porterà all'inizio dell'estate alla cancellazione del coprifuoco. Draghi ha poi anticipato l'apertura delle palestre, dal 1° giugno al 24 maggio, mentre resta fissata al 1° giugno la ripartenza di bar e ristoranti al chiuso, anche a cena. Già questo sabato, invece, riapriranno i centri commerciali nei fine settimana e il Governo ha fissato al 15 giugno la riapertura del settore dei matrimoni. L'altra decisione importante che è arrivata dalla cabina di regia è il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni; l'Rt, l'indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante, conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l'incidenza dei casi. Ma ancora ci sono settori che non riapriranno: le piscine al chiuso e le sale gioco potranno farlo solo dal 1 luglio, mentre per le discoteche al momento non è prevista nessuna riapertura. (Speciale Coronavirus)
Mattarella lancia un monito ai partiti: ora è tempo di ripartenza non di scontri
Dopo settimane di tensioni politiche, Sergio Mattarella torna a richiamare i partiti sulle motivazioni della nascita dell'esecutivo guidato da Mario Draghi: un governo d'emergenza, del più ampio schieramento politico, che ha l'obiettivo di tirare fuori il Paese dalla pandemia e di realizzare presto e velocemente il Recovery plan per assicurare all'Italia una “crescita veloce”. L'ennesimo monito del Presidente prende corpo da Brescia, una delle province più colpite dal Covid ma anche simbolo di quell'Italia operosa e produttiva: non ci sta il capo dello Stato ad assistere silente all'alzarsi delle tensioni di parte, ad alcuni atteggiamenti politici del passato che il Quirinale vede riproporsi, frutto di interessi che si muovono in base a spostamenti percentuali nei sondaggi. Basta “agitare le proprie idee” quando il Paese si aspetta dialogo, confronto, voglia di compromesso e, soprattutto, concretezza. Nella sua prima visita post-covid Sergio Mattarella sviluppa ragionamenti e batte sul tasto della fiducia, del tanto lavoro da fare ma soprattutto insiste più e più volte sulla necessità della ripartenza.
Mattarella allontana l’ipotesi di un secondo mandato
Sergio Mattarella lo ripete per la terza volta in pochi mesi: il settennato dura sette anni. Mancano dunque otto mesi, poi, andrà in scena una delle fasi più complicate della legislatura, l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato ribadisce che: “Il presidente della Repubblica deve conoscere tutto, seguire tutte le decisioni degli altri per poter eventualmente intervenire con dei suggerimenti. L’attività è impegnativa ma tra otto mesi il mio incarico termina; io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi”. Lui stesso nel discorso di fine anno aveva fatto notare che si stava per aprire il suo ultimo anno al Colle e a inizio agosto inizierà il semestre bianco. In questi otto mesi il Presidente ha impegni di non poco conto; certo non potrà sciogliere le Camere, ma il suo ruolo di guida non verrà meno: “La ripartenza sarà al centro di quest'ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso” aveva detto a Capodanno. Del resto è chiaro a tutti che la corsa al Quirinale sarà lunga. Il tema del Mattarella bis è sul campo ma improbabile. Tanti sono gli interrogativi. Mario Draghi sarà disponibile? La Lega preferirà eleggere subito un Presidente con la speranza di andare rapidamente a elezioni anticipate? Pd e M5S riusciranno a trovare un’intesa su un candidato comune? E il centrodestra? E soprattutto chi sarà il successore di Mattarella? Per il momento cosa succederà a gennaio è ancora un’incognita, troppi sono gli interessi contrapposti e sovrapposti dei partiti e per il momento tutti hanno difficoltà anche solo per trovare i candidati alle prossime amministrative.
Il M5S attacca sulla restituzione del vitalizio a Formigoni
Il giorno dopo la conferma di Palazzo Madama della sentenza che ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni nonostante la condanna per corruzione, il M5S va all'attacco. La decisione presa dal Consiglio di Garanzia del Senato presieduto da Luigi Vitali (FI) finisce nel mirino dei grillini, che per il voto accusano Lega e FI. Per il Movimento ad esprimersi è direttamente Giuseppe Conte che parla di “decisione erronea, che trasmette un messaggio profondamente negativo per i cittadini”. Conte ricorda la delibera dell'ex presidente Grasso del 2015 che aveva stabilito lo stop ai vitalizi ai condannati in via definitiva per alcuni gravi reati, tra cui quelli di corruzione. Purtroppo, sottolinea l’ex premier, sia all'interno della Commissione Contenziosa sia nel Consiglio di Garanzia non c'è nessun esponente del Movimento. Ecco perché “ricorreremo a qualsiasi strumento possibile perché questa decisione sia riconsiderata”.
Mario Draghi lancia il nuovo decreto sostegni bis da 40 miliardi
Mario Draghi presenta il decreto sostegni bis, un provvedimento da 40 miliardi per imprese, lavoro, professioni, sanità, giovani. La prospettiva è un rimbalzo del Pil già in questo trimestre, con spinta al rialzo delle previsioni di crescita. La “crescita sostenuta”, avverte il premier, “arriverà solo con il Recovery plan a regime, perciò il Governo porterà la prossima settimana in Cdm i decreti su semplificazioni e governance, essenziali a far partire il piano”. Sulla strada, però, si vedono gli ostacoli e si moltiplicano le sortite dei partiti di maggioranza tra distinguo e proposte solitarie. Draghi le accoglie con gelido garbo: boccia la tassa di successione per i super-ricchi proposta da Enrico Letta e stoppa le voci su una sua possibile successione a Sergio Mattarella, bollando come “impropria” l'ipotesi avanzata da Matteo Salvini. Niente fughe in avanti è l'avviso: “Decide il Parlamento”. Draghi si presenta in conferenza stampa dopo due ore di discussione in Cdm sull’ennesimo provvedimento economico per tamponare i danni del Covid. Si discute norma su norma, senza screzi, ma con alcune correzioni al testo in entrata: alla fine si contano 17 miliardi per le imprese e le professioni, con nuovi criteri dei ristori e l'inclusione di altre 370mila partite Iva, e 9 miliardi di aiuti sul credito e la liquidità delle imprese. Ci sono norme per wedding e sport, per i lavoratori dello spettacolo, per la scuola, per i Comuni in difficoltà, per il Commissario all'emergenza; c’è un intervento per accelerare la produzione dei vaccini; sotto i riflettori c’è poi un pacchetto da 4 miliardi per i lavoratori e le fasce in difficoltà e per attutire gli effetti del blocco dei licenziamenti.
Volpi lascia la presidenza del Copasir. La tensione tra Fdi e Lega non diminuisce
Dopo settimane di tensione, arriva la volta del Copasir: il presidente Raffaele Volpi si dimette dalla guida del Comitato parlamentare per la sicurezza e con lui anche il senatore leghista Paolo Arrigoni. L'annuncio arriva dopo la convocazione del vertice di centrodestra sulle amministrative. Il leader della Lega Matteo Salvini sente Giorgia Meloni e fissano per lunedì l'incontro, che mancava da gennaio, per decidere i prossimi candidati dei grandi Comuni. Pace fatta? Nulla di tutto questo, solo a fine giornata si capisce che il vero bersaglio di questo cambio di strategia è solo Adolfo Urso, candidato di Fdi, esponente dell'opposizione, l’unico a poter rivendicare la poltrona di presidente del Copasir. Il segretario è tagliente: “In questo momento gli amici dell'Iran non sono amici miei”; il riferimento è ai presunti legami del senatore con la repubblica islamica. Salvini lancia, insomma, un altro guanto di sfida alla Meloni e con le dimissioni dei suoi nella bicamerale altro non chiede che “tutti facciano la stessa cosa”, compreso Urso.
C’è aria di tregua tra M5S e Rousseau. Ma la rifondazione ancora non si vede
Si profila un possibile cessate il fuoco tra il M5S e Rousseau, una tregua che consenta alle parti di tornare a sedersi ad un tavolo per trattare le condizioni per la cessione della lista degli iscritti al Movimento in cambio degli arretrati che la piattaforma reclama per i servizi svolti. Tutto questo al netto del nuovo capitolo nella contesa in corso a Cagliari, dove il Tribunale ha revocato la nomina del curatore Demurtas per nominare un nuovo avvocato delegato a rappresentare il M5S nel giudizio sulla consigliera Cuccu espulsa. Le parti per un giorno tacciono: il M5S di Giuseppe Conte ha pronto il ricorso per ottenere i dati con un provvedimento d'urgenza e attende speranzoso il pronunciamento del Garante per la Privacy. Per il ricorso d'urgenza però potrebbe dover attendere ancora un paio di settimane: troppe per un Movimento che attende con sempre maggiore nervosismo la ripartenza annunciata dall’ex premier. Intanto però Conte ottiene dalla sindaca Raggi il varo di una nuova piattaforma “di proprietà del M5S e gestita dal M5S” su cui avviare la campagna elettorale e la discussione del programma per le prossime amministrative.
L’alleanza Pd-M5S stenta a decollare: nodo Napoli dopo il no di Manfredi
L'asse tra Pd e M5S, andato in porto a Napoli con il patto di Posillipo, non riesce ancora a tradursi in una candidatura. Il pressing sull'ex ministro Gaetano Manfredi, che nei giorni scorsi aveva declinato la corsa a causa delle condizioni finanziarie del Comune, cresce di ora in ora. Parallelamente, però, si comincia a ragionare anche su un piano B: il sottosegretario Enzo Amendola in quota dem o l'ex ministro Sergio Costa per il Movimento. Nel totonomi resta l'ipotesi Roberto Fico. Comunque vada, i giallorossi intendono correre insieme sin dal primo turno, almeno qui. A Roma come a Milano, infatti, l'alleanza si è scontrata sin da subito con le resistenze territoriali, che alla fine hanno avuto la meglio. Situazione identica a Torino. Nella Capitale, naufragata ogni possibilità di intesa al primo turno, il Movimento fa quadrato attorno alla sindaca uscente Virginia Raggi. Qui, in attesa del candidato del centrodestra, il campo avversario si è formato ma appare più che frammentato. Il 20 giugno ci saranno le primarie del centrosinistra cui prenderà parte per il Pd Roberto Gualtieri. Insomma l’alleanza tra Pd e M5S per il momento mantiene geometrie variabili e solo nelle prossime settimane, magari anche grazie al tanto atteso rilancio del Movimento da parte di Giuseppe Conte, si potranno sciogliere i molti nodi ancora presenti e ad oggi indistricabili.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini registra una lieve diminuzione fermandosi al 21%. Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il consenso del partito guidato da Giuseppe Conte rimane fermo al 16,8%. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (FdI) di 1,5 punti, mentre il gap rispetto al Pd si attesta a 1,8 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,9% e all’1,8%. Nell’area centrista, +Europa rimane all’1,9%, mentre Italia Viva si ferma all’1,8%. Non fa registrare grosse variazioni Azione che si stabilizza al 3,5%. Situazione diversa per il Partito Democratico che si arena al 19,2%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia continua a crescere diventando la seconda forza politica del Paese (19,5%), Forza Italia guadagna qualche decimale (7%).
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 75% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 37,8%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 47,5%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 7,2% dei consensi.