Sfuma la cena di Calenda con Renzi, Gentiloni e Minniti
“Dopo 24 ore di polemiche interne e amenità varie, a partire dalla disfida delle cene, ho cancellato l'incontro. Lo spirito era quello di riprendere un dialogo tra persone che hanno lavorato insieme per il paese e aiutare il Pd. In questo contesto è inutile e dannoso”. Si è chiusa così, con un tweet, la proposta nata dell'ex ministro Carlo Calenda di una cena con Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti per parlare del futuro del PD, un’idea nata dalle parole di Matteo Orfini, che aveva proposto di “stracciare lo Statuto” e rifondare il partito.
Forte tensione tra M5S e Lega. Pressioni sul Ministro Tria
Con l’avvicinarsi del varo della legge di bilancio la tensione interna tra M5S e Lega si fa di giorno in giorno più forte. La decisa volontà di Tria di non sforare i parametri europei permetterà al Governo di fare interventi per circa 12-13 miliardi, troppo pochi per avviare contemporaneamente reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni, flat tax e pace fiscale. L’insofferenza da parte del M5S è esplosa martedì, quando Luigi Di Maio ha dichiarato: se non arriveranno risorse per pensioni e reddito di cittadinanza già nel 2019, è in gioco la tenuta stessa del Governo. Successivamente è arrivato l’attacco al Ministro Tria: “Se è un Ministro serio trovi le risorse”. Parole che suonano come un avvertimento ma non come una richiesta di dimissioni, come chiarito dallo stesso leader del M5S a Ballarò.
Dopo le polemiche, giovedì sera il Ministro dell'economia Giovanni Tria ha rassicurato tutti: ha stoppato l'aumento dell'Iva, così come invocato da Matteo Salvini e Luigi di Maio, e al contempo ha ribadito che nella manovra ci sarà spazio per gli interventi del contratto di governo, anche se saranno introdotti con gradualità, per salvaguardare il necessario equilibrio dei conti. L'impegno a mantenere la barra dritta è stato confermato anche dal premier Giuseppe Conte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso di alcuni colloqui telefonici.
Fondi Lega, 80 anni per restituire 49 milioni
Un conto dedicato su cui versare ogni due mesi 100 mila euro, per un totale di 600 mila euro all'anno. Sono questi i termini dell'intesa tra gli avvocati della Lega e la procura di Genova sulle modalità di esecuzione del sequestro preventivo dei 49 milioni di euro frutto della maxi truffa ai danni dello Stato, tra il 2008 e il 2010 sui rimborsi elettorali. Queste modalità permetteranno al partito di sopravvivere e ai magistrati di recuperare i soldi, ma non sono mancate le polemiche visto che per la restituzione ci vorranno 476 rate e bisognerà attendere sino al 2096.
Berlusconi, Salvini e Meloni rilanciano l’unità del centro destra
Dopo mesi di distanza, ieri a palazzo Grazioli si è tenuto il vertice a tre del centro destra. Per la prima volta dai tempi delle consultazioni, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono ritrovati per fare il punto della situazione e decidere la strategia da tenere alle prossime elezioni regionali. Il comunicato congiunto finale parla di centrodestra unito, pronto a presentare candidati comuni in tutte le sette regioni in cui si voterà da qui alla fine del 2019. Nella dichiarazione finale c'è poi un passaggio che riguarda la prossima legge di bilancio, un sostanziale impegno a sostenere le misure presenti nel programma di centrodestra. Di fatto, Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno garantito a Salvini i loro voti sulla flat tax, mentre hanno bocciato il reddito di cittadinanza.
Nel Partito Democratico è ancora lite sul congresso
L'impegno profuso dal PD nella battaglia parlamentare contro il decreto Milleproroghe si è intrecciato con il complicato dibattito interno sul congresso. Il presidente Dem Matteo Orfini giovedì ha riproposto il rinvio a dopo le europee, mentre il segretario Maurizio Martina ha ribadito la tempistica sin qui annunciata, con le primarie a gennaio, un percorso condiviso dall'area che sostiene Nicola Zingaretti, ma anche da quasi tutte le altre correnti. Dal canto suo, Matteo Renzi, fortemente convito della necessità del congresso, ha esplicitato qual è secondo lui la posta in gioco: la possibile alleanza futura con M5S, in caso di rottura dei pentastellati con la Lega: “Mi batterò perché' il Pd non diventi subalterno al M5S”.
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