Draghi ai leader di Ue e G7 rilancia sul sostegno economico all’Ucraina
Mario Draghi, nonostante il Covid-19, ha partecipato a una nuova videocall con Joe Biden, i vertici delle istituzioni europee e gli altri leader del G7 dove è stata ribadita la linea comune. Il Premier condivide con gli alleati la “forte preoccupazione” per il prolungarsi delle ostilità e “l'esigenza di giungere quanto prima a un cessate il fuoco”, ma piuttosto che alzare i toni e puntare su possibili nuovi aiuti militari si concentra sul sostegno finanziario a Kiev. Per Draghi, infatti, il contributo al bilancio ucraino deve essere coordinato in modo efficace, in modo da sostenere la popolazione e consentire alla resistenza di andare avanti. Le istituzioni europee sono al lavoro per dettagliare il nuovo piano di aiuti. In ogni caso, parallelamente, il capo del Governo e gli alleati concordano “sulla necessità di rafforzare la pressione sul Cremlino”, anche con l'adozione di ulteriori sanzioni.
L'Ue accelera sulle nuove sanzioni alla Russia. Possibile l’embargo del petrolio
Mentre gli Usa varano nuove sanzioni contro Mosca, l'Ue si prepara al passo più difficile contro la Russia. Non è facile e, per ora, manca ancora l’unanimità, ma nei corridoi della Commissione si sta accelerando sulla messa a punto del sesto pacchetto di misure, quello che includerà, l'embargo graduale al petrolio. Sul fronte sanzioni è ancora Washington a giocare d'anticipo, annunciando misure che andranno a colpire la banca commerciale Transkapitalbank e 40 personalità ed entità russe. Da qui al vertice europeo del 30-31 maggio la discussione sull'indipendenza energetica dell'Ue entrerà nel vivo con il gas a fare da protagonista. Senza avere uno schema delle contromisure, paesi come Germania e Ungheria non diranno sì all'embargo al gas, ma altri, come l'Italia, una possibile contromisura l'hanno già proposta: è il cosiddetto price cap, il tetto ai prezzi del gas. Con il prolungarsi della guerra in Ucraina, un tetto ai prezzi avrebbe anche una funzione sanzionatoria perché permetterebbe di pagare meno il gas russo.
Il Governo sigla l’accordo con l’Angola sul gas
L'Italia mette a segno un nuovo accordo, in Angola, per aumentare le importazioni di gas e la propria indipendenza energetica dalla Russia. I ministri degli Esteri e della Transizione Ecologica Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, accompagnati dell'AD dell'Eni Claudio Descalzi, hanno firmato una dichiarazione d’intenti nel settore del gas naturale per aumentare l'export verso l’Italia e per favorire progetti congiunti per la de-carbonizzazione e transizione energetica dell'Angola. L'Italia punta entro l'inverno, a riempire gli stoccaggi di 12 miliardi di metri cubi e guarda con particolare interesse anche alle importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl). Due nuovi impianti offshore Snam sono stati annunciati dal Premier, mentre saranno aumentate di 6 miliardi di metri cubi le quantità trattate nei tre impianti esistenti a Panigaglia, Rovigo e a Livorno. Un aiuto all'indipendenza energetica dovrebbe infine arrivare anche dall'aumento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi in aree quali Cassiopea, Canale di Sicilia e Marche, così come nel breve periodo potrebbero avere un ruolo anche carbone e olio con un risparmio di 3-4 di miliardi metri cubi l'anno di gas. Infine, le rinnovabili: i nuovi progetti potrebbero portare a un risparmio di 3 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno, ma hanno bisogno di tempo per la realizzazione e l'adeguamento della rete.
L’Italia ha firmato un accordo sul gas con la Repubblica del Congo
Dopo l'Angola arriva l’accordo sul gas anche con la Repubblica del Congo. Le cifre sono rilevanti: si è deciso, in primis, lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (GNL) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all'anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi/anno). L'export di Gnl permetterà inoltre di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese. Dopo la firma, Luigi Di Maio ha dichiarato: “Con questa firma si conclude una missione molto importante per il Governo italiano in questa regione. L'aggressione russa ha portato l'Italia a diversificare le proprie fonti. Ora l'obiettivo prioritario è ridurre la nostra dipendenza dal gas russo. Con questi accordi puntiamo a mitigare i costi energetici per le famiglie”. In particolare, nella capitale congolese sono stati sottoscritti due testi: una dichiarazione d'intenti siglata dai Ministri italiani e dal Ministro congolese per gli idrocarburi Bruno Jean-Richard Itoua, e un accordo in ambito energetico stipulato dall'AD di Eni Claudio Descalzi e dallo stesso Ministro congolese.
La legge sulla Concorrenza sarà modificata da entrambi i rami del Parlamento
Sulla legge per la concorrenza i partiti potranno modificare il testo sia al Senato che alla Camera e il via libera al provvedimento, previsto per giugno, slitta a fine luglio. Dopo tensioni e diverse riunioni coordinate dal Ministro Federico D'Incà, le forze politiche hanno raggiunto un compromesso. L’esame del provvedimento verrà spacchettato: al Senato si cercherà di trovare un'intesa sul tema delle concessioni balneari, dell'idroelettrico e dei servizi pubblici locali; alla Camera si tenterà un accordo sulla questione del trasporto locale e dei taxi. Ma al momento nel merito del provvedimento licenziato a dicembre dal Cdm non c’è stato ancora un confronto con l'esecutivo né tantomeno un voto. Resta in stand by anche il dossier sulla legge delega fiscale: sul sistema duale si registrano passi avanti ma sulla riforma del catasto il centrodestra attende risposte dal Mef e da Palazzo Chigi. Intanto però l’accordo sulla doppia lettura del concorrenza viene comunque considerata un passo significativo dai partiti.
Salvini e Berlusconi s’incontrano ad Arcore. FdI sempre più isolata
Da una parte Lega e Forza Italia, dall'altra Fratelli d'Italia. Dopo l’incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini emerge con sempre maggiore evidenza la distanza con il partito di Giorgia Meloni. La ferita aperta in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica non si è ancora rimarginata e al momento, nonostante l’imminenza delle amministrative, non sono fissati vertici chiarificatori del centrodestra. A ritrovarsi assieme sono invece Berlusconi e Salvini. I due leader hanno trascorso assieme il pomeriggio per fare un punto della situazione politica, con particolare riferimento ai decreti in arrivo e alla riforma fiscale. Sul tema sia Salvini che Berlusconi sono stati già chiari nei giorni scorsi e hanno ribadito “la necessità di non aumentare le tasse per famiglie e imprese”. E mentre il centrodestra di governo fa asse e si compatta, FdI resta tagliato fuori.
Orban vede Salvini ma non la Meloni; tensione nel centrodestra
Nella prima visita in Italia di Viktor Orban dalla sua rielezione, c’è stato un incontro con Matteo Salvini ma non con Giorgia Meloni. Nell'agenda di Orban, della Presidente dei conservatori europei, che insieme al leader leghista è stata l'unica italiana a complimentarsi con Orban per la vittoria del 3 aprile, non ce n’è traccia, segno implicito che l'asse sovranista Orban-Salvini è sempre più alternativo a quello che lega FdI e i polacchi in Europa e parallelamente a FI che è dentro quel Partito popolare da cui Fidesz, lo schieramento di Orban, è stato estromesso. Ma è anche il segno che la politica estera continua a dividere il centrodestra. A tracciare il solco è inevitabilmente il sostegno alla Russia di Vladimir Putin, di cui Orban, in Europa, è uno degli ultimi sostenitori: non è un mistero la sua posizione più morbida sulle sanzioni a Mosca e più dura sul no al riarmo degli ucraini. Agli antipodi, quindi, con FdI che sulla crisi ucraina ha sposato la linea del governo Draghi. Idem per FI, che non a caso non c’è nell'agenda romana di Orban.
Grillo e Conte cercano un’intesa sulla comunicazione del M5S
Grillo è a Roma per una fitta agenda di incontri con tutti leader del Movimento, primi tra tutti il Presidente Giuseppe Conte e il Presidente della Camera Roberto Fico che sono andati da lui appena arrivato, poi a seguire Ministri, Capigruppo, Vicepresidenti e Responsabili dei vari organismi, come Virginia Raggi. Con tutti, oltre a confrontarsi sui temi di attualità politica, dove si registrano nuove tensioni al Senato sul tema della guerra in Ucraina, si è soffermato a raccogliere pareri sull'ipotesi di un suo maggiore coinvolgimento nella comunicazione del Movimento. O meglio, nella divulgazione delle idee del Movimento sul suo blog, un marchio che per la base continua a essere un punto di riferimento imprescindibile. Il tema della comunicazione del M5S è centrale per orientarsi nella bussola delle relazioni tra il vecchio e il nuovo Movimento. Arrivare a un gentleman agreement in questo campo sarebbe un segnale rilevante non solo in termini di un nuovo feeling tra Conte e Grillo ma anche di una ritrovata compattezza del gruppo.
È scontro tra Renzi e Conte sul Russiagate
Il ritorno sulla scena del cosiddetto Russiagate accende lo scontro tra Conte e Renzi. A innescare la contesa è il quotidiano Repubblica che ricostruisce nuovi sviluppi della missione della delegazione Usa in Italia quando l'esecutivo era guidato dal presidente del M5S e che doveva servire ad acquisire informazioni sulle responsabilità del Governo Renzi nel Russiagate, il complotto di Mosca per influenzare le presidenziali americane del 2016 e impedire l'elezione di Trump a favore di Hillary Clinton. Il quotidiano rivela di una cena tra l'allora segretario alla Giustizia di Washington William Barr e Gennaro Vecchione, ai tempi capo del Dis, su cui Conte non ha mai riferito al Copasir. La circostanza viene cavalcata dai renziani che chiedono che Conte e Vecchione siano auditi dal Copasir. Poi è lo stesso Giuseppe Conte a entrare nel merito: “Non ero specificamente a conoscenza” della cena tra Barr e Vecchione, ribadendo di non aver “mai personalmente incontrato l'allora Attorney General degli Stati Uniti”. Ribadisce, poi, che non c'è stata alcuna “consegna di documenti” agli americani. Infine, lancia la sfida al leader di IV: “È possibile che il senatore Renzi non abbia mai sentito il dovere, in tutto questo tempo, di andare a riferire al Copasir su questi suoi sospetti?”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 21,8%, sopravanzando di un punto il Partito Democratico (20,8%). Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 6,2 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,5%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,6% e al 2,7%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane costante (5%), così come Italia Viva (2,5%). In perfetta stabilità anche il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 12,9%. Nell’area del centrodestra, la Lega rallenta rispetto alla scorsa settimana (15,6%) mentre Forza Italia si ferma al 7,8%. Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta al 2,2%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 69,8%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,4%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 45,2%; infine, il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,5% dei consensi.