“Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo, e non solo nel breve periodo, della governabilità e della stabilità politica dell'Italia”. L’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inserisce nella campagna elettorale un pesante endorsement per il presidente del Consiglio.
Quello che è certo è che a 10 giorni dal voto il partito di coloro che vorrebbero Paolo Gentiloni di nuovo Presidente del Consiglio si fa sempre più visibile. Dalla sua parte il premier ha già da tempo Romano Prodi, Enrico Letta ma anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e Francesco Rutelli. C’è poi la Ministra della salute Beatrice Lorenzin e la leader di +Europa Emma Bonino.
Sul fronte interno del Pd ci sono anche i capi corrente e dirigenti, da Dario Franceschini a Andrea Orlando, da Graziano Delrio a Marco Minniti, che non vedrebbero affatto male un reincarico a Gentiloni. Una possibilità che potrebbe mettere in crisi la leadership di Matteo Renzi nel caso non riuscisse, ipotesi più che probabile, a portare il Pd al 25% e a essere il primo partito del prossimo Parlamento.
Nel rush finale della campagna elettorale, Luigi Di Maio punta a non permettere che il M5S resti fuori dai giochi del governo. Da giorni i vertici pentastellati sono al lavoro per mettere insieme la lista dei ministri da presentare il 2 marzo, giorno della chiusura della campagna del M5S in Piazza del Popolo a Roma.
Dal comitato elettorale sottolineano di aver compilato una lista “come se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fosse presente”. Se da un lato, infatti, il M5S si scaglia contro le larghe intese, dall'altro è ben più aperto a un cosiddetto governo del presidente. Secondo i sondaggi il movimento di Grillo sarà il partito che raccoglierà il maggior consenso elettorale e quindi dovrà essere per forza di cose incaricato dal Capo dello Stato di formare un nuovo Governo.
In questi ultimi giorni di campagna elettorale il centro destra sembra essere più interessato alla sfida interna sulla leadership che sulla competizione con gli altri partiti del centro sinistra o del Movimento 5 Stelle. Forte dei sondaggi che danno la coalizione ad un passo dal 40% dei voti, Berlusconi è tornato a ribadire che Salvini non sarà mai il candidato premier del centro destra. Secondo le stime dell’ex Cavaliere, la Lega sarebbe sotto di 4 punti rispetto a Fi. Siccome c’è un accordo che prevede che il partito più votato fra FI, Lega e Fratelli d’Italia guiderà la coalizione nella fase successiva al voto, Berlusconi ostenta tranquillità e oramai da giorni assicura il “popolo dei moderati”.
Jean-Claude Juncker ha infiammato gli ultimi giorni di campagna elettorale. Intervenendo alla conferenza CepsIdeas Lab 2018, ha dichiarato: “L'inizio di marzo sarà una settimana molto importante per l'UE. Questo perché avremo l'esito del cosiddetto referendum della Spd in Germania, che dovrebbe dare il via libera a un governo di grande coalizione, e il voto italiano”. Juncker ha aggiunto, salvo poi rettificare, di essere “più preoccupato per l'esito del voto in Italia che per quello dei membri della Spd”. Ha esortato a prepararsi allo “scenario peggiore”, che sarebbe “non avere un governo operativo in Italia”.
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Settimana Politica 17 - 23 febbraio 2018