Mes: scintille tra Zingaretti e Conte, poi arriva il chiarimento
Il Mes spacca ancora la maggioranza. A puntare il dito contro il premier è direttamente il segretario del Pd Nicola Zingaretti che non ha digerito affatto le parole pronunciate da Giuseppe Conte domenica sera, presentando l'ultimo Dpcm, con cui sembra archiviare la possibilità di accesso ai 37 miliardi previsti dal Meccanismo europeo di stabilità per le spese sanitarie, dirette e indirette. “Un tema così importante va affrontato nelle sedi opportune, in Parlamento e nel dialogo tra le forze di maggioranza, non in una battuta durante una conferenza stampa”, tuona il leader dem.
Netto il No del M5S che però si trova dalla stessa parte delle forze di opposizione, come Lega e Fratelli d'Italia. Proprio per evitare confusioni e pericolosi fraintendimenti, dopo qualche ora dall'inizio della polemica il premier prende contatto con Zingaretti per un colloquio chiarificatore. Gli effetti si notano anche nel tardo pomeriggio, in un'altra conferenza stampa, stavolta per presentare la manovra approvata dal Consiglio dei ministri sabato scorso. “Ho solo risposto a una domanda, l'ennesima, e per non essere scortese ho messo sul tavolo degli elementi di valutazione”, spiega Giuseppe Conte, garantendo che nulla è stato già deciso.
Gualtieri presenta una manovra da 70 mld per la ripresa
Settanta miliardi per la ripresa, cinque miliardi per la cassa integrazione nel 2021, stop ai licenziamenti fino al 31 dicembre e misure per la liquidità prorogate fino alla metà del prossimo anno: sono queste le principali novità della legge di bilancio annunciate dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. “Complessivamente il governo per il 2021 mobilita circa 70 miliardi di risorse per la ripresa”, ha detto Gualtieri che parla di una manovra “importante e ambiziosa”, pensata per dare “un forte impulso per la ripresa e che punta sugli investimenti”. Il Governo prevede una “significativa espansione di bilancio” da 24,7 miliardi. In manovra inoltre si istituisce “un fondo per le anticipazioni del contributo Next Generation Eu”, di cui “è previsto per il 2021 l'utilizzo di 15 miliardi, quindi siamo sui 39-40 miliardi” complessivi. “Estenderemo la cassa integrazione stanziando 5 miliardi”, ha annunciato poi Gualtieri parlando delle politiche per il lavoro. “Prima con un decreto specifico per chi avrà terminato le settimane a novembre per poter arrivare tutti al 31 dicembre, ma poi stanzieremo nel 2021 5 miliardi”. Sul rinvio delle cartelle esattoriali Gualtieri ha spiegato che il Governo in un primo momento aveva “immaginato una modulazione della ripartenza che rinviasse alcune tipologie di riscossione e non altre”, ma “considerazioni di contenimento della pandemia ci hanno spinto a una proroga più generalizzata”. Quindi “l'esigenza di dare certezza e serenità ai contribuenti”, ha portato il Governo a decidere per “un decreto che rinvia tutto al prossimo anno”. La proroga del superbonus oltre il 2021 verrà finanziata con le risorse del Recovery fund. Il Dpb prevede, inoltre, la proroga fino al 31 dicembre 2021 della detrazione Irpef al 50% delle spese per interventi di recupero edilizio, della detrazione delle spese per interventi di riqualificazione energetica, con le stesse aliquote previste per il 2020 (50% per infissi, biomassa e schermature solari, 65% per le rimanenti tipologie), della detrazione Irpef al 50% delle spese sostenute per l'arredo d’immobili ristrutturati, della detrazione con aliquota del 90% delle spese per le opere di rifacimento delle facciate degli edifici e della detrazione Irpef 36% delle spese sostenute per le opere di sistemazione a verde, coperture a verde e giardini pensili. Altro obiettivo è quello di rilanciare gli investimenti pubblici accelerando la capacità di spesa dei Ministeri grazie all'assegnazione immediata dei fondi che saranno disponibili per impegni pluriennali il 1° gennaio 2021, per un ammontare complessivo in 15 anni di oltre 50 miliardi”. Ma l'obiettivo più a lungo termine è di riportare il debito della Pa al disotto del livello pre-Covid-19 entro la fine del decennio.
Conte scongiura un nuovo lockdown, per ora si muovono le Regioni
Per ora non è previsto un nuovo Dpcm. In Consiglio dei ministri ha esaminato gli ultimi dati, ma non si è presa alcuna decisione. Ma all'interno del Governo la preoccupazione cresce: sul tavolo la possibilità di una stretta su palestre, movida e trasporti, un ricorso più massiccio allo smart working e ai controlli, ma senza intaccare le attività commerciali. L'ala rigorista dell'esecutivo preme per nuove restrizioni, mentre al momento il potere di una maggiore stretta è lasciato alle Regioni, che si muovono in ordine sparso, anche sulla scuola. Il Governo sta cercando di difendere la didattica in presenza: “È un'esperienza irripetibile di formazione culturale e umana”, il refrain del premier, “non possiamo permetterci che uno dei principali assi portanti del Paese possa subire ulteriori compromissioni, ulteriori sacrifici”. Tra i dem ci sono sensibilità diverse anche su questo tema, ma il Pd nella Direzione nazionale di oggi, pur insistendo sulla tesi sull'importanza dell'utilizzo dei fondi del Mes e di un patto di legislatura, non tenterà di forzare sulle politiche del Governo sull'emergenza Covid. “Il nostro nemico è il Coronavirus. Non le regole per sconfiggerlo”, scrive su Fb Nicola Zingaretti. Roberto Speranza e anche altri Ministri dem vorrebbero una linea più dura mentre quelli M5S sono schierati al fianco del premier e di Gualtieri; pure Italia Viva rimarca la necessità di evitare un altro lockdown. E mentre si sta studiando come fronteggiare il diffondersi del virus nelle grandi città le Regioni valutano un ulteriore giro di vite: così per esempio la Sardegna (lockdown per 15 giorni) mentre Lombardia, Campania e Lazio hanno già adottato il coprifuoco.
Nulla di fatto sui licenziamenti. Governo e Sindacati non trovano l’accordo
Nulla di fatto: il confronto dei sindacati con l'esecutivo, terminato in piena notte, non dà certezze sulla data in cui si potrà riprendere a licenziare. “Molto distanti le posizioni espresse dalle parti”, dicono in un comunicato congiunto Cgil, Cisl e Uil, chiedendo che le ulteriori 18 settimane di cassa integrazione, già annunciate dal Governo, procedano parallelamente ad un'estensione generalizzata del blocco dei licenziamenti. Insomma, i sindacati vorrebbero una proroga sino al 21 marzo, mentre l'esecutivo resta sulla data del 31 dicembre. Giuseppe Conte intervenendo alla Camera si limita a ricordare lo stanziamento di 5 miliardi per il nuovo ciclo di cassa integrazione, senza toccare il nodo dei licenziamenti. Secondo alcune ricostruzioni, il ragionamento dell'esecutivo si muoverebbe su due linee: anzitutto, la speranza che l'impatto della seconda ondata non sia così devastante come la scorsa primavera, in secondo luogo, l'idea di una rete di sicurezza diversa dal blocco generalizzato di licenziare. Verrebbero varate misure per aiutare i lavoratori senza impiego a trovare un'occupazione nuova, magari nei settori che verranno sostenuti dal Recovery Fund. Alle 3 di notte, quindi, si chiude senza accordo il confronto con la ministra Nunzia Catalfo e il titolare dell'Economia Roberto Gualtieri.
Casaleggio frena sugli Stati generali del M5S
Davide Casaleggio piomba all'interno del delicatissimo percorso preparativo degli Stati generali del M5S attraverso una intervista a La7 con la quale pianta alcuni paletti, come il suo tassativo no a sforare il limite dei due mandati, che vengono accolti dal gelido silenzio dei parlamentari M5S. Parallelamente riesplode la polemica per una sua entrata nel governo Conte (probabilmente nel primo), nel ruolo di Ministro: bocche cucite nei Cinquestelle, ma si parla dell'Innovazione tecnologica o dello Sviluppo economico, proprio il dicastero di peso che fu di Di Maio e che oggi è guidato da Patuanelli. Ma al di là del ruolo ministeriale le parole di Casaleggio sono state lette al microscopio dal Movimento dove però i più preferiscono non commentare, a parte la capogruppo M5S alla regione Lazio Roberta Lombardi che risponde così a chi gli chieda se sia vero che Casaleggio vuole invalidare gli Stati Generali: “Non lo so, dovreste chiederlo a lui. È un processo orizzontale, partecipato e democratico, sono un momento in cui tutti, alla pari, possono partecipare per costruire il movimento del futuro”. Il presidente di Rousseau, oltre a confermare il suo no allo sforamento del limite dei due mandati, si è mostrato molto scettico sull'impianto stesso degli Stati generali e sulle proposte di una gestione collegiale generando non poche tensioni nel Movimento.
Nel centrodestra scoppia il caso Liguria. Toti esclude FI dalla giunta
Berlusconi ha preso molto male l'esclusione di Forza Italia dalla nuova giunta della Liguria guidata dell'ex pupillo Giovanni Toti. Il leader di Fi non avrebbe capito la scelta di non lasciare nessun assessore al partito azzurro. Se Toti aspirava a essere il capo dei moderati, quella che ha fatto non è certo una scelta moderata, avrebbe commentato Berlusconi. Il Cav sarebbe rimasto infastidito anche da alcune frasi riportate dalla stampa, in particolare quella su una Forza Italia ormai al capolinea. In una Fi sempre più confusa e dal futuro incerto il caso ligure viene letto da alcuni parlamentari come una dichiarazione di guerra che rischia di portar dritto a una scissione, coinvolgendo i deputati e senatori scontenti dell'attuale gestione del partito, a cominciare da quelli vicini a Mara Carfagna, che vedono di buon occhio l'obiettivo di Toti di costruire un nuovo contenitore, che vada oltre Fi e si federi con Lega e Fdi per tornare a palazzo Chigi. Fonti parlamentari azzurre raccontano che Toti abbia agito in totale autonomia, senza nemmeno ascoltare Matteo Salvini, d'intesa con Giorgia Meloni.
Il centrodestra punta su Bertolaso a Roma e Veronesi a Milano
Il centrodestra è alla ricerca dei candidati migliori per le prossime amministrative. Dopo tre ore di vertice tra i leader, il comunicato congiunto parla di “venti nomi analizzati come possibili candidati per le principali città che andranno al voto in primavera”, e tra loro per la poltrona di sindaco di Roma sarebbe in pole position l'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Per Milano si punta al via libera di Paolo Veronesi, figlio di Umberto, presidente della omonima Fondazione, e si parla anche di Sergio Dompè, noto imprenditore farmaceutico. Alla riunione, nello studio di Senatore del segretario leghista Matteo Salvini, erano presenti per Forza Italia Antonio Tajani e Licia Ronzulli, per Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. La lista dei venti candidabili, ovviamente, rimane top secret, ma impazzano le indiscrezioni e il totosindaco. Molte fonti concordano nel dire che, come capita sempre, da qui alla fine della storia usciranno nomi di tutti i tipi, anche per coprire e tutelare le candidature serie.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini non fa registrare grossi cambiamenti (24,3%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi perde qualche decimale fermandosi al 15,2%. La Lega resta comunque il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 3,8 punti percentuali, mentre il gap rispetto a FdI, la terza forza politica italiana, si attesta a 8,6 punti.
Nell’area delle sinistre, stazionari i Verdi (1,7%) così come Sinistra Italiana-MDP Articolo Uno (3,7%). Nell’area centrista, +Europa scende al 2,1%, mentre Italia Viva sale al 3,4% e Azione si attesta al 3,2%. Il Partito Democratico invece rimane stabile rispetto alle stime della scorsa rilevazione (20,5%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma come la terza politica nazionale pur perdendo qualcosa (15,7%), Forza Italia rimane pressoché stabile (6,1%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, perde terreno e si arena all’1,1%.
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 42,8% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 47,2%, quella di centrosinistra il 29,7%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,2%.