Letta frena sui referendum e sigilla alleanza con il M5S
Enrico Letta frena i referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali e mette il sigillo all'alleanza con il M5S. L'occasione per fare il punto sui referendum è stata la direzione del Pd: Letta ha esposto con nettezza la posizione del partito, anche se fra i dem non sono mancati i distinguo. Sui tre quesiti (separazione delle carriere, voto nei consigli giudiziari ed elezione Csm) ci sono delle proposte al vaglio del Parlamento “e noi pensiamo che le risposte arriveranno là” e non dai referendum. Sugli altri due (cancellazione della legge Severino e freno alla carcerazione preventiva) “non riesco a non esprimere la netta contrarietà. Si possono fare miglioramenti”. La posizione non trova tutti i dem allineati, malgrado la relazione del segretario sia stata approvata all’unanimità. Anche sulle alleanze, Letta ha messo un punto fermo. Domenica, partecipando al congresso di Azione, ha fatto un invito esplicito a Carlo Calenda a far parte della coalizione di centrosinistra. Letta però ha chiarito: l'obiettivo per il 2023 è creare un'alleanza, la più larga possibile, fra progressisti, democratici e ambientalisti. E il M5S fa parte di questo progetto.
Sul caso Matteo Renzi il Senato dice sì al conflitto di attribuzione
Il Senato solleva il conflitto di attribuzione alla Consulta sull'operato dei pm di Firenze nell'inchiesta sulla fondazione Open. Matteo Renzi mette a segno un colpo importante nel suo braccio di ferro con la magistratura toscana, con il consenso dell'aula di Palazzo Madama: 167 voti a favore, praticamente la maggioranza assoluta, e 76 contrari (M5S e LeU) alla proposta della relatrice della Giunta per le immunità, la forzista Modena. Sarà, dunque, la Consulta a sciogliere il nodo se mail e chat private allegati ai fascicoli di indagine siano o meno violazione delle prerogative di un parlamentare. Sul piano giudiziario, invece, Renzi gioca la carta della Cassazione: “I documenti sono stati acquisiti illegittimamente dai pm fiorentini, lo dicono ben cinque sentenze, un inedito”. Ma il fondatore di Italia Viva respinge le accuse di voler portare un attacco alla Magistratura: “Si vergogni chi lo pensa, chiediamo solo che la politica faccia i conti con la realtà”, dice in Aula. Le sue parole alla fine convincono il PD che vota a favore, mentre il M5S e LeUsi schierano apertamente per il no. Per il sì al conflitto di attribuzioni votano anche Lega, Forza Italia e FdI.
Draghi annuncia che il 31 marzo finirà lo stato d’emergenza
Il Governo non prorogherà lo stato d'emergenza oltre il 31 marzo. Mario Draghi sceglie il nuovo auditorium del Maggio Musicale Fiorentino, a Firenze, per annunciare la decisione. Dal 1° aprile non sarà più in vigore il sistema delle zone colorate e non esisteranno più aree rosse, arancioni o gialle in base al tasso di occupazione di ospedali e terapie intensive. Non solo, “Le scuoleresteranno sempre aperte per tutti”: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto e con loro la distinzione tra studenti guariti e vaccinati e studenti non immunizzati, poi, ovunque, l'obbligo delle mascherine all'aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe. L'obbligo vaccinale per i lavoratori over 50 dovrebbe restare in vigore fino a metà giugno, mentre si dovrebbe passare dal certificato rafforzato a quello base (ottenibile anche con tampone) per gli eventi sportivi e culturali all'aperto.
Dopo l’annuncio di Draghi esultano i partiti. Critica la Meloni
Esulta, infatti, Matteo Salvini: “Grazie al Presidente Mario Draghi per aver confermato che lo stato di emergenza non sarà prorogato. È un'altra buona notizia per l'Italia, fortemente auspicata dalla Lega”. “Bene Draghi”, commenta il PD, mentre Giuseppe Conte parla di “un momento importante, che ci deve riempire di soddisfazione” e chiede a Draghi di “definire un piano di alleggerimento delle misure, progressivo perché ovviamente dobbiamo essere conseguenti”. Predica cautela LeU, in linea con l'operato messo fin qui in campo dal Ministro della Salute, Roberto Speranza. L'affondo arriva da Giorgia Meloni: “Non capisco come si possa non prorogare lo stato di emergenza e mantenere una misura come il green pass. Il green pass è una misura estremamente impattante, che lede diritti fondamentali al lavoro e alla libertà. Questo si può fare in una fase emergenziale, non in una fase di normalità”.
Il Mes torna nell’agenda del Governo e i partiti si dividono
Il governo è intenzionato ad avviare la ratifica del Mes. Pur essendo rimasti ultimi, assieme alla Germania, a portare all'approvazione del Parlamento la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, l'esecutivo si muove comunque con cautela perché il solo evocare il Mes provoca una certa tensione nei partiti. La questione era nell'aria: i colleghi europei avevano già sollecitato Daniele Francoall'ultimo Eurogruppo. Il ministro dell'Economia viene chiamato alla Camera da Italia Viva, da sempre favorevole al Mes, a rispondere al Question time proprio sulla posizione italiana e la tempistica della presentazione del ddl. Franco risponde ribadendo l'importanza del rinnovo del vecchio Fondo salva-stati che ha l'obiettivo di “proteggere la stabilità dell'area euro”. Dire sì “darà seguito agli impegni verso i partner europei”, dopo che a gennaio dello scorso anno l'accordo per la riforma è stato sottoscritto da tutti, Italia compresa. Ma non si sbilancia sul “quando” il ddl sarà presentato, prima in Cdm e poi alle Commissioni Esteri e infine all'Aula di Camera e Senato per la ratifica. Il rischio è che si consumi di nuovo uno strappo nella maggioranza.
Berlusconi riunisce i vertici di FI e rilancia il ruolo del partito nel centrodestra
Forza Italia è il centro del centrodestra. Di fronte a tutte le manovre di questi giorni, Silvio Berlusconi non ha cambiato idea: durante il pranzo ad Arcore con lo stato maggiore azzurro, il Cav avrebbe ribadito ancora una volta che il suo partito resta il perno della coalizione che si contrappone alla sinistra. A Villa San Martino l'ex premier avrebbe colto l'occasione per serrare i ranghi e concordare con i suoi capigruppo e i tre Ministri, presente Antonio Tajani, la linea comune da tenere in Parlamento e nel Cdm: massima lealtà e confronto sempre costruttivo con il governo Draghi ma ogni provvedimento dell'esecutivo andrà valutato di volta in volta, senza accettare nulla a scatola chiusa, perché, come si legge nel comunicato finale del summit, essere leali '”non impedirà a FI di chiedere miglioramenti alle proposte del Governo che sono sottoposte all'esame del Parlamento”. Il centrodestra che ha in mente Berlusconi, a maggior ragione se dovesse rimanere il maggioritario, sarebbe saldamente ancorato ai valori del Ppe: europeista, atlantista, garantista, cattolico e liberale. In sostanza, FI continuerà a lavorare, insieme alle altre sigle di centro, per rafforzare l'area centrale di un centrodestra.
Draghi e Mattarella invitano Putin al ritiro dall’Ucraina
La condanna dell'Italia all'attacco della Russia all'Ucraina arriva poche ore dopo l’inizio delle operazioni militari. Mario Draghi lo definisce “ingiustificato e ingiustificabile” e si dice al lavoro con gli alleati europei e della Nato “per rispondere immediatamente, con unità e determinazione”. Il premier convoca subito una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Nel Cdm convocato per attuare alcune direttive Ue, ovviamente, è il dossier Ucraina a prendere subito il sopravvento: Luigi Di Maio, Lorenzo Guerini e Roberto Cingolani relazionano per quel che riguarda le materie di propria competenza. L'ipotesi è quella di un nuovo dislocamento delle truppe italiane in accordo con le decisioni che verranno prese in sede Nato: il Cdm tornerà a riunirsi alle 15.00 di venerdì per approvare il decreto necessario.
Per Draghi, comunque, è in atto “una vera e propria guerra”. Il premier lo dice chiaro: “L'Ucraina è un Paese europeo, una nazione amica. È una democrazia colpita nella propria legittima sovranità. Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia”. La strategia, decisa di concerto con il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e con la Nato, è quella di “potenziare immediatamente le misure di sicurezza sul fianco Est dell'Alleanza”. Avanti anche su “un pacchetto di sanzioni molto dure nei confronti della Russia”.
La linea è condivisa anche con il Quirinale. Sergio Mattarella ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa e dal summit arriva “la più ferma condanna per l'ingiustificabile aggressione militare” lanciata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina, che rappresenta “una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale e una concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali”. Venerdì mattina alle 10.30 il Presidente del Consiglio Mario Draghi tiene un’informativa urgente sul conflitto tra Russia e Ucraina alla Camerae successivamente alle 12.30 al Senato. In entrambi i casi non sono previste votazioni; martedì prossimo svolgerà delle comunicazioni che invece saranno legittimate da un'espressione del Parlamento. La condanna della politica italiana è unanime. Dal Movimento 5 Stelle alla Lega, al PD, LeU, IV, Forza Italia, ma anche Fratelli d'Italia, tutti bocciano senza appello l'invasione militare russa in Ucraina e ognuno, a suo modo, offre piena collaborazione al governo.
Dopo il Consiglio Europeo von der Leyen presenta le sanzioni contro Russia
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dato un'idea più precisa di come sarà composto il pacchetto di nuove sanzioni Ue contro la Russia durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo di Bruxelles dedicato all'Ucraina. Il pacchetto, ha spiegato, “si basa su cinque pilastri: il primo è il settore finanziario; il secondo è il settore energetico; il terzo è il settore dei trasporti; il quarto sono i controlli sulle esportazioni e il divieto di finanziarle; e, infine, la politica dei visti”. Per la presidente della Commissione “In primo luogo il pacchetto include sanzioni finanziarie che riducono l'accesso della Russia ai più importanti mercati dei capitali. Prendiamo di mira il 70% del mercato bancario russo, ma anche le principali aziende statali, compreso il settore della difesa. Nel mirino c'è anche l'élite russa, i cui depositi subiranno restrizioni. Il secondo pilastro riguarda il settore energetico: il nostro divieto di esportazione colpirà il petrolio, rendendo impossibile per la Russia modernizzare le sue raffinerie, che hanno portato effettivamente alla Russia un fatturato di 24 miliardi di euro nel 2019”.
In terzo luogo, verrà proibita “la vendita alle compagnie aeree russe di aeromobili, pezzi di ricambio e attrezzature” dell'industria aeronautici: “Ciò degraderà un settore chiave dell'economia russa e la connettività del Paese. Tre quarti dell'attuale flotta aerea commerciale russa sono stati costruiti nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Canada” e quindi dipendono massicciamente dalle forniture di questi paesi che ora applicheranno le sanzioni. Il quarto punto è la limitazione dell'accesso della Russia ad alcune “tecnologie chiave, di cui ha bisogno per costruire un futuro prospero, come i semiconduttori o le tecnologie all'avanguardia”. Infine, vi sarà una stretta sulla politica dei visti, per cui “diplomatici e uomini d'affari russi non avranno più un accesso privilegiato all'Unione europea”.
Il Governo cerca risposte concrete sull’energia per evitare una crisi interna
Il Governo sta accelerando il confronto per ridurre la dipendenza italiana dal gas russo. La guerra, spiega una fonte di Governo, “cambia lo scenario” e visto che “non sarà una cosa breve” bisogna attrezzarsi fin da subito. Il Governo, viene spiegato, sta studiando tutte le opzioni utili, da un lato per spingere al massimo le rinnovabili, nel medio periodo e nell'immediato per aumentare il più possibile la produzione di gas, guardando al Tap e non escludendo neppure, se fosse il caso, un maggiore ricorso al carbone, per evitare di rimanere spiazzati se si avverasse lo scenario peggiore, quello di uno stop delle forniture da parte di Mosca. La crisi energetica è un tema che viene affrontato anche in Consiglio dei ministri, dove il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha fatto una sua informativa.
Cingolani partecipa anche al Comitato politico strategico segno che il gas è problema numero uno tra quelli che si dovranno affrontare. Le misure però potrebbero arrivare prossimamente, e non nel Cdm di venerdì. Alcune decisioni, spiega un Ministro, potrebbero anche non avere bisogno di norme, ad esempio se si decidesse di aumentare la produzione da fossili nelle centrali ancora attive di Civitavecchia o Brindisi; diverso il discorso se si volesse ricorrere anche a impianti fermati dal processo di decarbonizzazione. Ma l'obiettivo del Governo è anche quello di spingere le produzioni da rinnovabili.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 21,4%, sopravanzando il Partito Democratico di più di mezzo punto (20,7%). Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 4,6 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi guadagnano terreno (2,7%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,3% e al 2,4%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa continua a crescere (5,1%) mentre Italia Viva rimane stabile (2,4%). In ripresa invece il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 13,1%. Nell’area del centrodestra, infine, la Lega non fa registrare variazioni (16,8%) come Forza Italia (7,8%) mentre Italexit di Gianluigi Paragone riprende fiato (2%).
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 71%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,2%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 46%; invece il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta allo 7,5% dei consensi.