Zelensky parla all’Italia. Draghi dà pieno sostegno all’Ucraina
Nonostante i numerosi banchi vuoti e le polemiche, martedì il Parlamento si è riunito a Montecitorio per l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Al termine, gli applausi sono andati avanti per quasi un minuto e mezzo e la gran parte dei parlamentari si è alzato in piedi. Poi la replica di Mario Draghi che ha assicurato il supporto italiano. “L'invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol', che aveva mezzo milione di abitanti: è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata”. Volodymyr Zelensky colpisce duro l'immaginario degli italiani con un parallelo geografico inaspettato che rende immediatamente percettibile la dimensione dell'attacco russo. Il presidente ucraino evoca la distruzione di Genova per responsabilizzare il Parlamento italiano. Nel suo intervento il Presidente ucraino ha ricordato quale sia uno dei “prezzi della guerra”: a oggi ben 117 bambini uccisi, senza considerare le migliaia di vittime tra civili e militari. Non manca l'ormai costante riferimento al nazismo putiniano: “A Kiev torturano, violentano, rapiscono bambini, distruggono e con i camion portano via i nostri beni. L'ultima volta in Europa è stato fatto dai nazisti”. Parole interrotte da ben 10 applausi e precedute da quelle dei Presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, che assicurano come l'Italia sarà al fianco dell'Ucraina.
350 assenti ma tanti applausi a Montecitorio per Zelensky e Draghi
A far discutere sono stati gli assenti, alcuni già annunciati alla vigilia, fra i Cinque Stelle, gli ex M5S di Alternativa, Italexit e i leghisti, ma molti altri hanno marcato visita. Il numero esatto non è e non sarà agli atti, visto che la seduta non prevedeva una registrazione delle presenze ma, secondo le stime fatte da addetti ai lavori e segretari d'Aula, sarebbero più di 350 gli assenti. Le reazioni agli interventi di Zelensky e di Draghi non sono mancate: Enrico Letta definisce quello del Presidente ucraino “un discorso di grandissima dignità. Pieno di speranza nonostante l'abisso in cui si trova l'Ucraina”. Il nodo delle armi, invece, lascia sulle spine il segretario leghista Matteo Salvini: “Quando si parla di armi fatico ad applaudire, quando si parla di pace sono felice”, commenta a caldo. A suo dire, insomma, “la risposta dell'Occidente non può esser quella delle armi e degli allargamenti”. Dal canto suo, Giorgia Meloni segnala che “quello del presidente Zelensky al Parlamento italiano è l'intervento di un leader europeo, che parla al cuore e ai valori della nostra comune civiltà”. Matteo Renzi insiste perché “ci sia una persona in grado di mettere allo stesso tavolo Ucraina e Russia. Va benissimo anche Prodi ma Merkel secondo me è la più autorevole”. Secondo Giuseppe Conte, Zelensky “ha offerto una testimonianza di grande sofferenza, con piena dignità”.
Draghi parla alle Camere: l’Italia porterà le spese militari al 2% del Pil
Mercoledì Mario Draghi è tornato alla Camera e al Senato in vista dei vertici internazionali. Roma resta saldamente al fianco degli alleati e della Nato: avanti, quindi, nella ricerca di dialogo e pace, ma avendo chiara le responsabilità delle forze in campo: metterle sullo stesso piano, dice chiaro Draghi, significherebbe andare su un terreno “scivoloso”. Punto sul quale si sofferma in più passaggi, concludendo “Volete scusare Putin, ma non ci sono scuse per chi aggredisce”; ecco, allora, che la risposta deve essere comune e in linea con i valori europei. Per questo Draghi non intende avallare passi indietro rispetto agli obiettivi: “I fondatori dell'Ue, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, la pace. E proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa. Ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato”.
M5S e Lega non sono convinti sulle spese militari. Tensione nella maggioranza
Restano aperti i nodi nella maggioranza sulla presidenza della Commissione Esteri e sull'aumento delle spese militari. Il pentastellato Vito Petrocelli, dopo i duri attacchi al Governo, ha ribadito di non aver alcuna intenzione di dimettersi, ma la sua posizione è indifendibile e i vertici M5S stanno valutando la possibilità di espellerlo. Ma il vero nodo sono le spese militari al 2% del Pil. Il leader del M5S Giuseppe Conte è critico: “Con il caro energia come si fa ad aumentare la spesa sulle armi?”, il suo refrain. Ma pure tra i suoi fedelissimi ci s’interroga sul da farsi, perché mettersi di traverso a un impegno preso con la Nato provocherebbe scossoni nel Governo e pure nell'ex fronte rosso-giallo. Ci sono ancora diversi giorni per una convergenza ma intanto bisognerà trovare un accordo politico. La tensione nel M5S è palpabile, non è passato molto tempo dalle polemiche, accesissime, sugli F35. Ma non è solo M5S ad alzare un muro, anche nella Lega il tema dell'aumento della spesa militare e dell'invio delle armi resta sensibile: “L'aumento deve essere contenuto e limitato nel tempo”, mette le mani avanti Matteo Salvini e chiede al Presidente del Consiglio, soprattutto, di lavorare per una de-escalation del conflitto.
Slitta l’approdo in aula della riforma del Csm. Il Governo non esclude la fiducia
Il Governo non ha escluso il ricorso alla fiducia sulla riforma del Csm. Mercoledì c’è stato un incontro tra la maggioranza e l'esecutivo a cui ha partecipato anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Il Governo ha sottolineato che la possibilità di blindare il provvedimento non è stata scartata dal primo momento, già in Consiglio dei ministri. Durante l'incontro c’è chi ha rimarcato come lo stesso premier Mario Draghi abbia ipotizzato di lasciare margini di dialogo alle forze politiche della maggioranza per modificare l'emendamento presentato dall'esecutivo. Il ricorso alla fiducia è l'ipotesi più probabile in campo anche per le differenti posizioni dei partiti che sostengono l'esecutivo. La Commissione Giustizia intanto ha chiesto altre due settimane per esaminare il dossier e quindi la riforma del Csm approderà in Aula non più il 29 marzo ma l'11 aprile.
Draghi, pronti a inasprire sanzioni alla Russia. Subito misure comuni sul gas
Mario Draghi, a Bruxelles per il triplo vertice, Nato, G7 e Consiglio Ue, è convinto della necessità che la risposta debba restare comune sul fronte della condanna dell'aggressione russa all'Ucraina. Le sanzioni sono molto “efficaci”, stanno funzionando e l'economia di Mosca è chiaramente “indebolita”, osserva il Premier dopo i primi due round di riunioni con l'Alleanza atlantica e con i 7 Grandi. In attesa di vedere le eventuali contromosse del Cremlino, l'Europa deve però accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, assicura Draghi, spiegando che il tema è stato al centro della riunione del G7. Stati Uniti e Canada avrebbero assicurato la disponibilità ad aumentare le forniture sia di Gnl sia di materie prime, a partire dal grano, per garantire la sicurezza agroalimentare. E la questione potrebbe essere stata tra i temi del colloquio che il Premier ha avuto con Joe Biden. Per emanciparsi dal gas russo i tempi però sono piuttosto lunghi, nel frattempo bisogna agire, ricorda il Premier, contro “le speculazioni”. Di misure specifiche “non si è parlato” ma se ne parlerà al Consiglio europeo, e l'energia sarà il piatto forte delle riunioni di oggi; la posizione dell'Italia resta chiara: “Il mercato del gas funziona male, i prezzi sono speculativi, servono misure”, ribadisce Draghi, che cerca di ampliare la base di consenso alla proposta del “fronte del Mediterraneo” di introdurre, insieme a stoccaggi e acquisti comuni, anche un “price cap” sul gas.
Dall’Assemblea nazionale dell’Anpi Mattarella condanna l’attacco della Russia
La giornata inaugurale del 17esimo Congresso nazionale dell'Anpi diventa l'occasione per lanciare un nuovo appello per la pace in Ucraina. Le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella contenute in un messaggio rivolto al presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia interpretano al meglio i sentimenti degli italiani: i “valori della Resistenza tornano attuali”, perché in Ucraina c'è un popolo intero costretto a difendersi dall'attacco sferrato da Putin. Per il presidente “Il bersaglio della guerra non è soltanto la pretesa di sottomettere un Paese indipendente qual è l'Ucraina. L'attacco colpisce le fondamenta della democrazia, rigenerata dalla lotta al nazifascismo, dall'affermazione dei valori della Liberazione combattuta dai movimenti europei di Resistenza, rinsaldata dalle Costituzioni che hanno posto la libertà e i diritti inviolabili dell'uomo alle fondamenta della nostra convivenza”. Mattarella richiama l'attenzione anche sul fatto che ancora una volta “sono le sofferenze delle popolazioni civili a scuotere in profondità le coscienze, a provocare ferite che non sarà facile rimarginare”.
Conte si difende al Copasir sulla missione russa in Italia durante la pandemia
Tra il marzo e il maggio 2020 la missione russa in Italia “si sviluppò esclusivamente sul piano degli aiuti sanitari in un momento di grande difficoltà in cui ci mancavano mascherine, respiratori e altri strumenti di protezione. I nostri apparati, dalla difesa all'intelligence, agli esteri, alla protezione civile, vigilarono costantemente perché questa missione si svolgesse lungo i binari concordati”. L'ex premier Giuseppe Conte ricostruisce in audizione genesi e confini della controversa missione russa, tornata al centro delle polemiche dopo le dichiarazioni di Alexei Paramonov, direttore del Dipartimento europeo del Ministero degli Esteri russo, che ha accusato l'Italia di aver “improvvisamente dimenticato” le richieste di assistenza a Mosca nel pieno della pandemia. C’è chi già due anni fa aveva messo in dubbio le reali intenzioni della Russia. A chiedere un chiarimento era stato il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno. Lo stesso senatore, al termine della seduta, ha dichiarato che i dubbi non sono stati dissipati: “Alla luce di questa audizione credo che la vicenda meriti ulteriori approfondimenti”. Differente la posizione dei tre membri Cinque Stelle del Comitato, Federica Dieni, Maurizio Cattoi e Francesco Castiello che hanno difeso l’operato di Conte.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 21,8%, sopravanzando di un’incollatura il Partito Democratico (21,3%). Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 5,4 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi guadagnano terreno (2,3%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,2% e al 2,4%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane stabile (5,2%) mentre Italia Viva perde terreno (2,2%). Stabile invece il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 12,9%. Nell’area del centrodestra, la Lega non fa registrare grosse variazioni (16,4%) mentre Forza Italia rimane stabile (7,8%). Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta al 2%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 70,8%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,9%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 46%; invece il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,4% dei consensi.