Ultimatum Pd a Renzi e Di Maio, così la corda si spezza

“Avanti così non si può andare. Già le bordate arrivano da tutte le parti, dalla Lega di Matteo Salvini a Confindustria, almeno gli alleati devono smetterla con strappi e polemiche”, perché, è l'avvertimento che manda il Pd, “a forza di tirare, la corda si spezza”. Dalla manovra economica all'ex Ilva si susseguono le prese di distanza ora del M5S ora di Italia Viva. Ultimo pomo della discordia le tasse su auto aziendali e plastica che vedono IV e M5S su posizioni opposte e il Pd al lavoro per una soluzione che plachi le ire dell'industria, metta d'accordo gli alleati e salvaguardi il tema più caro al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, i saldi della manovra. Oltre alla esasperazione per gli atteggiamenti di Matteo Renzi e Luigi Di Maio, il non detto è che o si ritrova un po’ di tranquillità o l'alternativa resta solamente quella delle urne. “Un'arma spuntata", dicono i renziani: in piena sessione di bilancio “non si può calare il sipario”. A gennaio poi ci sono le elezioni in Emilia Romagna e Calabria.

La maggioranza presenta il primo pacchetto di riforme istituzionali

La maggioranza ha presentato alla Camera il primo pacchetto di riforme istituzionali. Si tratta delle prime due contenute nel documento sottoscritto da Pd, M5s, Leu e IV, ossia la riduzione da tre a due del numero dei delegati regionali per l’elezione del Capo dello Stato e la modifica dell'elezione del Senato dalla base regionale a quella circoscrizionale. L'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo di Camera e Senato sarà oggetto di un emendamento al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per eleggere i senatori. Intanto, la maggioranza avvierà il confronto sulla legge elettorale. Potrebbe svolgersi già martedì prossimo un incontro tra forze della maggioranza, per arrivare a una proposta condivisa entro dicembre anche se sul sistema di voto manca ancora una linea comune.

Nel M5S crescono fibrillazioni su Di Maio. La Fattori abbandona il Movimento

Un altro addio scuote il M5S. La senatrice Elena Fattori ha deciso di abbandonare i pentastellati. “Non ho lasciato, ma sono stata lasciata”. Da un anno, infatti, Fattori era sotto procedura disciplinare per aver disertato il voto di fiducia sul primo dei due decreti Sicurezza del governo giallo-verde. L'ex portavoce Cinquestelle, però, non è la sola ad aver protestato per chiedere un maggiore coinvolgimento dei parlamentari nelle scelte del partito, proprio lo stesso motivo per il quale, finora, alla Camera nessuno è riuscito a raccogliere i consensi necessari dalle varie aree per essere eletto nuovo capogruppo. Finora sono 4 le assemblee andate a vuoto, ma il tempo stringe sempre di più, con la manovra che sta entrando nella fase caldissima dell'iter parlamentare. Luigi Di Maio vedrà i direttivi dei gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama e non è difficile ipotizzare che il leader proverà a forzare l'impasse.

Salvini è convinto di vincere in Emilia Romagna

Parola d'ordine: allargare, coinvolgere, condividere: il piano di Matteo Salvini per vincere le regionali in Emilia Romagna è definito. Il segretario leghista è convinto ormai di poter “liberare” l'Emilia Romagna, il 26 gennaio, come già fatto con l'Umbria. La prossima settimana aprirà ufficialmente la campagna elettorale di Lucia Borgonzoni. Una campagna tra la gente, con tappe in tutte le sagre di paese da qui a fine gennaio. I tre leader del centrodestra, però, devono ancora concludere il puzzle dei candidati nelle altre Regioni. C’è il nodo Calabria, che dovrebbe andare al voto con l'Emilia il 26 gennaio, dove Forza Italia ha candidato Mario Occhiuto. Altro nodo è FdI: il partito di Giorgia Meloni vorrebbe un proprio candidato, oltre che nelle Marche e in Puglia.

I sondaggi della settimana

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini torna a cresce in modo deciso attestandosi al 34,1%. Il consenso del Movimento 5 Stelle, invece, subisce un calo deciso. Il partito guidato da Luigi Di Maio scende al 16,8% nelle intenzioni di voto, in diminuzione di quasi un punto e mezzo. La Lega si conferma il primo partito del Paese e la distanza dal secondo partito (PD) è di 16,6 punti percentuali, mentre quella con il M5S si attesta a 17,3 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno rimane stabile nei sondaggi: le forze che esprimono l’attuale ministro della Salute si attestano al 3,3%, mentre i Verdi salgono al 2,2%. Nell’area centrista, +Europa si ferma all’1,8%, mentre il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, viene dato al 6% in crescita rispetto alla scorsa settimana. In diminuzione invece il consenso stimato del Partito Democratico rispetto alla scorsa settimana. I dem perdono mezzo punto percentuale e si fermano al 17,5%. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione raggiungendo l’8,9%. Forza Italia dopo settimane molto difficili torna a crescere (6,2%) mentre Cambiamo!, il partito del Governatore ligure Giovanni Toti, è in discesa all’1,1% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 43,6% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 50,3%, quella di centrosinistra il 28,6%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 16,8%.

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Settimana Politica 2-8 novembre 2019



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