Riparte il confronto sulla modifica dei decreti sicurezza ma il M5S frena
Sulla revisione dei decreti Sicurezza la partita si gioca tutta sui tempi. Passi in avanti verso un accordo di modifica sono stati fatti nell'incontro tra le forze di maggioranza al Viminale; il prossimo confronto con il Ministro dell'interno Luciana Lamorgese è previsto il 30 giugno. Rispetto al primo vertice, questa volta i partiti sono entrati di più nel merito delle questioni e la novità è che si è discusso di modifiche che vanno oltre i rilievi fatti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono stati toccati e ridiscussi temi importanti, dall'allargamento della protezione internazionale fino ai soccorsi in mare e allo Sprar. Da parte di Leu sono stati presentati dei veri e propri emendamenti alla bozza Lamorgese che accoglieva le osservazioni del Colle; anche il Pd ha presentato un lavoro articolato in tre-quattro punti; Iv invece ha presentato venticinque punti. Il ministro è pronto ad accogliere buona parte delle proposte che arrivano da Leu, Pd e IV e a tradurle in un nuovo testo che sarà presentato al prossimo incontro. La bozza “Lamorgese 2” non si discosterà troppo dalla prima su cui concorda anche il M5S. Nella sostanza Pd, Leu e Italia Viva concordano sui cambiamenti da apportare ai decreti sui migranti voluti dall'ex ministro Matteo Salvini, mentre il M5S è più incerto e pone una questione di tempi. Se il centrosinistra vorrebbe portare il decreto al più presto in Consiglio dei ministri, i Cinque Stelle, invece, sono più cauti e parlano di “ingorgo” di provvedimenti da attuare per cui ipotizzano di far slittare il decreto a settembre.
Il centrodestra trova l’accordo sui candidati alle regionali
Il centrodestra trova faticosamente la quadra sulle candidature alle prossime regionali. Dopo una lunga serie di vertici interlocutori, malgrado i mal di pancia della Lega, è arrivata l'intesa finale: Raffaele Fitto correrà in Puglia, come indicato ormai da mesi da FdI, e l'azzurro Stefano Caldoro si presenta in Campania. Sui loro due nomi la Lega ha espresso fortissime riserve, definendo ambedue inadeguati a rappresentare sfide credibili e vincenti rispettivamente a Michele Emiliano in Puglia e Vincenzo De Luca. A più riprese, Matteo Salvini ha chiesto “rinnovamento, discontinuità, facce nuove, non da anni '90”. Ma queste richieste si sono definitivamente infrante contro l'asse Meloni-Berlusconi, che non ha mai ceduto di un centimetro. L'intesa finale è stata raggiunta grazie a un allargamento dei capitoli da discutere. Già da un paio di settimane, nei comunicati ufficiali, era emersa la parola magica, le elezioni comunali, e così la Lega, dopo aver subìto i due ex ministri degli esecutivi Berlusconi, ha ottenuto che siano suoi uomini a candidarsi in tantissime città, fra cui Reggio Calabria, Andria, Chieti, Macerata, Matera, Nuoro. In Toscana invece correrà la leghista Susanna Ceccardi mentre vengono riconfermati Giovanni Toti in Liguria e Luca Zaia in Veneto. Insomma, in qualche modo sono contenti un po' tutti: se Fratelli d'Italia e Forza Italia festeggiano i loro candidati, la Lega rivendica per sé il merito di avere un segretario che agisce in modo responsabile non solo come capo-partito ma come leader della coalizione.
Il M5S perde altri pezzi: escono la deputata Ermellino e la senatrice Riccardi
Il M5S perde altri due pezzi. La deputata Alessandra Ermellino lascia il gruppo alla Camera per aderire al Misto, mentre la senatrice Alessandra Riccardi passa alla Lega di Matteo Salvini. A Palazzo Madama, dove i numeri erano già risicati, per il M5S e per la maggioranza giallorossa suona un altro, preoccupante campanello d'allarme in vista delle future votazioni sul pacchetto europeo. L'emorragia pentastellata forse non è finita qui e presto infatti potrebbero arrivare nuovi provvedimenti disciplinari per i parlamentari non in regola con le restituzioni. “Non vado via dal M5S ma dalle persone che si sono impossessate di un progetto tradendo le speranze di 11 milioni di cittadini", dice Alessandra Ermellino motivando il suo passaggio al Misto. Alessandra Riccardiparla invece di “scelta sofferta ma convinta”, spiegando che uno dei principali motivi di contrasto col M5S si è verificato in occasione del voto sull'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Open Arms. Sullo sfondo resta lo scontro sulla leadership del Movimento. Davide Casaleggio ha ribadito che sulla scelta del capo politico decidono gli iscritti grillini: “Alessandro Di Battistaha sempre dato tanto al M5S, vedrà in che modo vorrà dare supporto in futuro”.
Renzi lancia l’idea di un patto con Pd e M5S per arrivare al 2023
Matteo Renzi propone un patto di governo con Pd e M5S per arrivare alla scadenza naturale della legislatura. In un'intervista al quotidiano la Repubblica auspica che l'esecutivo regga la sfida della fase 3 dell'emergenza sanitaria. “Spero di sì, per farlo dovrà infondere speranza e fiducia agli italiani. I soldi per ripartire ora ci sono”. L'ex premier sottolineata che il Paese è ripartito “solo parzialmente. Molti italiani hanno ancora paura. Negli ultimi mesi hanno accumulato 28 miliardi di euro in più sul conto corrente. Quando crescono i risparmi è un fatto positivo, ma in questo caso si alimenta un meccanismo di preoccupazione e sfiducia che non possiamo permetterci”. Secondo Renzi “governare con la paura è più facile che infondere la speranza. Deve tornare a decidere la politica, non presunti esperti del comitato tecnico-scientifico. Io i virologi li ho difesi dai no vax quando non lo faceva nessuno, ma una parte di loro, anche tra i consulenti del Governo, le ha sbagliate tutte”. Il Governo fondato sull'asse Pd-M5S “è nato per rispondere alla follia dei pieni poteri di Matteo Salvini. Rivendico quella mossa del cavallo. Ho perso punti nei sondaggi, ma credo di aver fatto bene all'Italia. Quanto a noi, Italia Viva è come una start up che macina idee. Mi sembra che Conte l'abbia capito. Nelle ultime settimane, grazie al lavoro dei nostri parlamentari, ci sono stati molti incontri e si è aperta una fase nuova. Ora bisogna fare un doppio salto ulteriore. Da un lato concretizzare la massa di risorse annunciata. Dall'altro sostenere la maggioranza per arrivare al 2023, eleggendo un presidente della Repubblica europeista e filo atlantico”.
Conte ha riunito i capidelegazione ma restano le tensioni
Dopo le tensioni la maggioranza prova a serrare le file. Il premier Giuseppe Conte ha riunito i capi delegazione e il discorso torna all'insieme di progetti per il prossimo futuro, con riforme che vanno dagli ammortizzatori sociali al fisco, al famigerato recovery plan da presentare all'Europa, con il Nadef, a settembre. La prospettiva è di un'estate carica di lavoro per arrivare pronti all'appuntamento, ma la conditio sine qua non è che servono compattezza e coesione, senza strappi pericolosi o fughe in avanti, da parte di nessuno. Le tensioni esistono, è innegabile, anche se al momento restano sotto i livelli di guardia. Sono il frutto di un'alleanza tra forze storicamente in contrapposizione, che non hanno ancora chiarito i punti di conflitto; anzi, la scelta degli obiettivi per la Fase 3, se vogliamo, li hanno addirittura acuiti, in particolare sugli strumenti da cui attingere risorse vitali, una volta che Bruxelles avrà definito cifre e condizioni. Pd e IV pressano per non sprecare l'occasione di un Mes a basso contenuto di vincoli, mentre il M5S deve tenere unite la fazione favorevole al Meccanismo per scopi sanitari con quella che non ne vuol sentir nemmeno parlare. Comunque sia, ci sono ora alcuni dossier che sono aperti da troppo tempo e che il Governo avrebbe la necessità di risolvere”. Fra questi ci sono il Mes, l'ex Ilva, Alitalia e Atlantia. Nel frattempo, prosegue il lavoro dell’esecutivo per dare forma al piano di ripresa del Paese. Il varo del decreto semplificazioni sembra essere ormai in dirittura d’arrivo. L'attesa non dovrebbe durare molto, perché “il decreto sarà in Cdm la prossima settimana”, dice il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà.
Il Pd è contro il taglio dell’Iva e rilancia sul taglio delle tasse sul lavoro
Quello che sembra comunque evidente è che il premier vuole accelerare sia sul dl semplificazioni sia sulla cosiddetta manovrina che comporterà un nuovo scostamento di bilancio. Ma la strada è in salita, innanzitutto sul taglio dell'Iva, sul quale i dubbi nella maggioranza permangono. “Il premier ci deve fare proposte concrete e con un cronoprogramma preciso. Serve che ci spieghino perché l'Iva è diventata la nuova priorità. Noi abbiamo costruito un programma di Governo su un'altra priorità”, è lo stop che arriva dal capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio che dà voce a chi, nella maggioranza, preferirebbe interventi sul costo del lavoro. Più variegata la posizione del M5S, mentre Italia Viva punta tutto su un intervento sull'Irpef. Nodi, questi, che Conte e il ministro Roberto Gualtieri sono chiamati a risolvere prima della costruzione del decreto economico che comporterà un ulteriore extradeficit, nelle previsioni attuali dai 10 ai 20 miliardi. Sarà un intervento corposo ed emergenziale, chiamato a venire incontro alle richieste dei Comuni, del comparto del turismo e dei piccoli imprenditori rimasti fuori dalle misure varate finora. Più di ampio respiro, invece, la riforma del fisco e quella della Cassa integrazione, alla quale il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è al lavoro in questi giorni. I ritardi della Cig hanno particolarmente colpito il premier, convintosi che interventi che abbiano le stesse modalità non sono più percorribili.
La Commissione Contenziosa del Senato annulla taglio dei vitalizi: ira bipartisan
La Commissione Contenziosa del Senato ha annullato la delibera dell'Ufficio di Presidenza di Palazzo Madama sul taglio dei Vitalizi, accogliendo così i ricorsi presentati. A favore avrebbero votato il presidente della commissione Giacomo Caliendo di Fi e due membri tecnici: i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre. Di parere contrario i senatori della Lega Simone Pillon e l'ex Cinque Stelle Alessandra Riccardi. La decisione, arrivata in serata, ha causato sdegno e ira bipartisan, da M5S, Pd e Lega: “Ci provavano da mesi: lo hanno fatto di notte, di nascosto. È uno schiaffo a un Paese che soffre”, tuona Vito Crimi. Dal Pd gli fa eco Nicola Zingaretti: “Sui Vitalizi una scelta insostenibile e sbagliata. La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i Vitalizi. Non è la nostra Italia”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini non fa registrare grossi cambiamenti rimanendo al 26,9%. Discorso diverso invece per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi viene stimato al 15,9%, in leggera decrescita rispetto alla scorsa settimana. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 7,6 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 11 punti percentuali.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,4%), così come l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno che si ferma al 3,8%. Nell’area centrista, +Europa si attesta al 2,5% dei consensi, Italia Viva non si muove dal 2,9% e così come Azione cherimane al 3,1%. In lieve crescita il Partito Democratico che i sondaggi stimano al 19,3%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia, pur in affanno, si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione (13,6%), Forza Italia rimane stabile (6%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, non fa registrare grossi cambiamenti (1,5%).
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 41,9% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 48%, quella di centrosinistrail 28,5%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,9%.
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