È scontro su flat tax tra Lega e M5S

Flat tax, minibot, salario minimo e non ultimo il traguardo da raggiungere a tutti i costi, evitare la procedura d’infrazione. Il premier Giuseppe Conte e Giovanni Tria lavorano con l'obiettivo di portare al Consiglio dei ministri di lunedì l’assestamento di Bilancio, una sorta di nota di aggiornamento al Def anticipata, che attesti un deficit più basso (2 o 2,1 per cento del Pil) per il 2019, da presentare poi in Parlamento, un passaggio che certificherà un miglioramento dei conti. Questo lo schema, ma sui contenuti le due anime del governo fanno fatica a mettersi d'accordo: la Lega spinge sulla flat tax a tutti i costi. Luigi Di Maio rilancia il salario minimo e apre alla misura in deficit ma avverte Salvini: “Il tema non è anticipare la manovra all'estate o meno, ma capire cosa metterci dentro”.

Le Olimpiadi invernali 2026 saranno a Torino e Cortina. Critiche al M5S

Con i Giochi a Milano e Cortina, la Lega di Matteo Salvini segna un altro gol e stavolta ha al fianco il Pd in un'inedita alleanza del Nord tra i governatori leghisti di Lombardia e Veneto e un sindaco dem. Nel clima di trionfo non si sprecano le critiche al M5S per aver tentato di affossare la sfida come fece Virginia Raggi a Roma con i Giochi estivi 2020 e ci sono voluti Sergio Mattarella e Giuseppe Conte per tentare di riportare l'attenzione sull’unità d’intenti del Paese. Resta il sapore di un successo che alcune forze politiche hanno perseguito, Lega e Pd in testa, con i loro alfieri Attilio Fontana, Luca Zaia e Beppe Sala.

Sull’autonomia c’è grande tensione nel Governo

Dopo le tensioni sulla Tav, martedì sera a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice di maggioranza nel quale è letteralmente esploso lo scontro tra Lega e M5S. A discutere di autonomia c’erano il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sostituito poi da Giancarlo Giorgetti, i ministri Erika Stefani e Riccardo Fraccaro, il viceministro Massimo Garavaglia e il sottosegretario Stefano Buffagni. La trattativa è in salita perché il testo proposto dal Carroccio e pronto per essere presentato in Cdm non soddisfa la componente M5S del Governo. E così è arrivata la fumata nera: tutto rinviato alla prossima settimana, quando ci sarà un nuovo vertice. In risposta al Carroccio, i pentastellati hanno ribadito l’intenzione di voler chiedere la revoca della concessione ad Autostrade.

Berlusconi vuole il controllo del partito, scontro con Giovanni Toti

Torna altissima la tensione in Forza Italia e riesplode la protesta di Giovanni Toti. Dopo l'apertura sulla fase costituente, Silvio Berlusconi ha convocato lo stato maggiore azzurro per ribadire che il partito non deve tentare nessuna fuga in avanti e che è inutile dividersi sulle primarie. FI, è il ragionamento dell'ex premier, esiste, ha il suo Presidente, ha le sue regole che rimarranno in vigore sino al Congresso che le cambierà entro l'anno. L'obiettivo di Berlusconi è ristabilire la calma in un partito scosso dalla nomina dei due coordinatori nazionali. La road map non convince per nulla Giovanni Toti “O avremo delle risposte concrete sulle regole, sulle primarie e sull'allargamento del partito verso l'esterno entro la manifestazione del 6 oppure sarà un'inutile perdita di tempo per tutti”.

Per Sala il PD non basta più, serve nuovo partito

Beppe Sala rompe gli indugi. Il Pd “non basta più” e lancia l'idea di un nuovo partito. “Il Pd può crescere ancora, ma non più di tanto. Solo un nuovo soggetto può riportare al voto qualcuno che normalmente non va a votare, qualcuno che ha votato per i 5 Stelle e perfino qualche elettore della Lega che fa fatica ad accettare l’estremismo e la cattiveria salviniana”. Di qui la necessità di un nuovo soggetto politico che vada oltre i confini dem. Quello che Sala ha in mente, però, non è un nuovo partitino moderato e centrista, magari insieme a Carlo Calenda. Quindi o il Pd riuscirà “a cambiare rapidamente pelle e a presentarsi come un partito più moderno che affronta seriamente i temi più sensibili” e non più un partito “vecchio e litigioso”, o altrimenti “ci penserà qualcun altro”.

I Sondaggi della settimana

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini riprende la propria corsa rispetto agli ultimi sondaggi guadagnando lo 0,3% (37,3%). In leggero calo l’altro partner di governo, il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Luigi Di Maio si ferma al 18% nelle intenzioni di voto degli italiani. La Lega di Matteo Salvini si conferma stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal secondo partito (PD) si attesta a 14,7 punti percentuali, mentre quella con il M5S è di 19,3 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, Sinistra Italiana e Rifondazione comunista rimangono pressoché stabili all’1,6%, mentre i Verdi dimostrano di essere in salute arrivando al 2,7%. Nell’area centrista, +Europa, alleata con Italia in Comune, il movimento civico dell’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, si stabilizza al 2,8%. Non varia il risultato del Partito Democratico. I dem questa settimana si muovono di un decimale arrivando al 22,6%. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia e Forza Italia continuano la loro battaglia per essere il secondo partito della coalizione. Questa settimana la “spunta” Forza Italia (6,7%) che stacca il partito di Giorgia Meloni ferma al 6,6%. La lieve ripresa del partito forzista è probabilmente dovuta alla decisione di riscrivere le regole del partito entro l’anno.

Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 55,3% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 50,4%, quella di centro sinistra il 25,4%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 18%.

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Settimana Politica 22-28 giugno 2019



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