Dopo giorni di tensioni il Premier Giuseppe Conte si è dimesso

Martedì la giornata per il premier inizia presto, alle 9.00 è a Palazzo Chigi, dove ha convocato l'ultimo Consiglio dei ministri: si tratta di un passaggio formale, deve comunicare le sue dimissioni alla sua squadra. Nel farlo, rivendica l'orgoglio con cui lui e i suoi hanno servito il Paese in un momento così drammatico come quello della pandemia: “Possiamo andare tutti a testa alta”. Le parole sono tutte di sostegno, Franceschini ma anche Bonafede promettono di essere “compatti attorno al suo nome” anche perché il timore più diffuso è che si sia aperta una crisi al buio e che non c’è alcuna certezza che Mattarella riesca a dare il reincarico al presidente del Consiglio. È mezzogiorno di martedì quando il premier Giuseppe Conte sale al Quirinale e formalizza le dimissioni al Capo dello Stato; annunciate, arrivano dopo che ogni tentativo di allargare la maggioranza dell'attuale Governo è naufragato. Il messaggio del Capo dello Stato è chiaro: servono numeri solidi e un programma chiaro per far partire il Conte-ter. Poi in serata il premier sceglie un post su Fb per lanciare quello che suona come un appello: il Paese ha bisogno di “un governo di salvezza nazionale”, per questo ha fatto un passo indietro e per le stesse ragioni chiama “un'alleanza europeista: è il momento che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica” perché ciò da cui non si può prescindere “è una maggioranza ampia e una prospettiva chiara”. Ma non solo, Conte sembra voler sgombrare il campo da questioni personalistiche, dando un respiro di lungo periodo alla sua missione: “L'unica cosa che davvero rileva è che la Repubblica possa rialzare la testa”. 

Mattarella vede Fico e Casellati. Oggi riprendono le consultazioni

Mercoledì si sono aperte al Quirinale le consultazioni del capo dello Stato dopo le dimissioni di Conte. Il primo giorno si apre con il faccia a faccia tra Sergio Mattarella e i due presidenti delle Camere, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, trenta minuti ognuno; all’uscita, com’è consuetudine, nessuna dichiarazione politica, solo la terza carica dello Stato si concede ai microfoni per augurare buon lavoro alla stampa e per lanciare un messaggio agli italiani: “Siamo tutti al lavoro per il bene del Paese”. Il colloquio con Casellati è stato fitto, quello più delicato; tuttavia, quello più cruciale resta il vis à vis con Fico: il presidente della Camera è uno degli esponenti del M5S, il più tormentato in questa crisi e quello che ha più da perdere: il premier in quota pentastellata. In questo primo giro di consultazioni sul tavolo, di fatto, è stata valutata la consistenza e la solidità di un eventuale Conte ter. Non è un caso infatti che dopo le dimissioni l'avvocato pugliese si sia fermato nello studio di Fico alla Camera per oltre un'ora. Rituale anche la telefonata al presidente emerito Giorgio Napolitano, che già nelle scorse consultazioni non era riuscito a salire al Colle. 

Al Senato nasce il Gruppo dei responsabili, ma i numeri ancora non ci sono

C’è voluto il prestito di una senatrice da parte del Pd per far nascere al Senato il gruppo dei volenterosi, che dovrebbe sostenere Giuseppe Conte nella sua corsa verso il ter. A puntellare l'aiutino di Zingaretti giunge anche una sponda da Forza Italia con l'arrivo, e il conseguente addio agli azzurri, del senatore Luigi Vitali che però 24 ore dopo tornerà su suoi passi. L'annuncio della costituzione del nuovo gruppo è stato dato in Aula a Palazzo Madama dalla presidente Maria Elisabetta Casellati, che ha riferito che si chiamerà Europeisti-Maie-Centrodemocratico. Alla lettura componenti è emersa l'assenza di Lello Ciampolillo e di Sandra Lonardo Mastella. Quest’ultima ha spiegato i motivi della mancata adesione: l'assenza del nome della sua associazione politica “Noi campani” dalla dicitura ufficiale del gruppo. Si tratta solo di un apparente capriccio visto che l'avere un gruppo parlamentare in uno dei due rami del Parlamento esonera dalla raccolta delle firme alle successive elezioni. Al momento i numeri del Senato non raggiungono ancora la quota necessaria per garantire una maggioranza a Conte. Un dato non trascurabile per l’andamento della crisi. 

Si entra nel vivo delle Consultazioni. Mattarella: crisi complessa, serve tempo

Giovedì le consultazioni sono entrate nel vivo e benché al Colle sia salito Matteo Renzi in persona le incertezze su questa crisi al buio restano. Quello che emerge sembrerebbe una richiesta di tempo per dirimere alcuni nodi politici, prima dell'eventuale incarico. Un mandato esplorativo, potrebbe essere questa una delle ipotesi da cavalcare. La persona potrebbe essere anche il presidente della Camera Roberto Fico, mediatore apprezzato anche nel Partito Democratico, oppure si potrebbe scegliere la strada di una riflessione del capo dello Stato per aiutare il dialogo tra Renzi e Conte. Restano comunque i dubbi del Colle sull'operazione responsabili o costruttori, non tanto in sé quanto piuttosto per le prospettive a lungo termine. È lo stesso Ricardo Merlo, capo delegazione del nuovo gruppo in Senato a sostegno di Conte (Europeisti-Maie-Cd) a riportare in chiaro le parole del Presidente: “Ha detto che è una situazione critica e che questa crisi va risolta presto. Noi abbiamo fatto il nome di Conte”. 

Scontato ovviamente il sostegno a Conte delle Autonomie, anche se condizionato; parte del gruppo in Senato, quello rappresentato dal valdostano Albert Laniece, ha posto infatti una condizione: “Vorrei auspicare una maggiore attenzione per la montagna in un futuro Governo”. Il Conte ter viene blindato anche da Leu, con in aggiunta Sandro Ruotolo, senatore del Misto a palazzo Madama. “La soluzione di questa crisi passa per una ripartenza del Governo Conte e un ampliamento della base parlamentare della maggioranza”, dicono i capigruppo delle due Camere Loredana De Petris e Federico Fornaro. Anche il Pd, con il segretario Nicola Zingaretti, si schiera dalla parte del premier dimissionario: “Auspichiamo la soluzione della crisi in tempi brevi e abbiamo manifestato la disponibilità del Pd a sostenere un Governo guidato dal presidente Conte che si è confermato un punto di equilibrio avanzato nelle forze politiche”. Un Governo, precisa, “che possa contare su un'ampia e solida forza parlamentare”. Unico diniego registrato al Conte ter è stato quello di Emma Bonino, alla guida della delegazione di +Europa e Azione in Senato.

Renzi dice No a Conte ma apre a un confronto

Matteo Renzi dice no all'ipotesi di un incarico immediato a Giuseppe Conte per formare un nuovo governo subito. Prima, dice al Capo dello Stato, bisogna chiarire se Pd e M5S vogliono ancora Italia viva in maggioranza; si allontana così la soluzione della crisi. Il leader di Iv non pone un veto sul nome di Conte ma il suo auspicio è che si affidi un mandato esplorativo a una personalità terza per verificare se ci siano le condizioni di rimettere insieme la maggioranza, poi tutte le strade saranno aperte. È lui, dice Nicola Zingaretti al Quirinale, l'unico “punto di sintesi” possibile. Ma Renzi, dopo aver avuto un colloquio telefonico con il premier dimissionario, non esclude altre soluzioni. “Fare presto, fare bene, fare lietamente”: il leader di IV cita Paolo VI e assicura di essere pronto a un governo politico e in subordine anche istituzionale, ma vuole sapere se i veti sul suo partito siano caduti. Non esiste un'altra maggioranza possibile secondo il leader di Italia Viva e i fatti lo dimostrerebbero. Per questo, nonostante la “guerra del fango” degli ultimi 15 giorni, la soluzione alla crisi passa per il confronto con Iv: Pd e M5S “devono capire se vogliono stare o no con noi”. E un eventuale mandato esplorativo a una figura istituzionale potrebbe servire proprio a prendere ancora tempo e a riaprire il dialogo.  

Il centrodestra è contrario al Conte Ter ma sul dopo non c’è unità

Fibrillazioni nel centrodestra in vista delle consultazioni di oggi al Colle. La coalizione andrà in delegazione unitaria, allargata anche ai centristi, ma c’è un po' di nervosismo per le posizioni eterogenee manifestate nelle ultime ore e i leader si riuniranno in un vertice di chiarimento prima di andare a colloquio con il capo dello Stato. In FdI è stata accolta con sorpresa l'apertura manifestata da Matteo Salvini a discutere di scenari post Conte: “Quando non ci sarà più Conte a Palazzo Chigi, ragioneremo di tutto il resto”. Nel complesso il centrodestra è unito sul no al Conte ter, ma tramontata l'ipotesi di un governo Conte, la coalizione va invece in ordine sparso. FI è il partito più perplesso rispetto al ricorso al voto anticipato. E oggi Antonio Tajani dovrebbe indicare la linea data da Silvio Berlusconi: o governo di unità nazionale con centrodestra unito o meglio perdere due mesi per le elezioni che due anni con la maggioranza uscente. Matteo Salvini invece è per il voto anticipato o per un governo di centrodestra attorno a un programma che preveda la riforma della giustizia, del lavoro e del fisco. Cambiamo di Giovanni Toti invece si è espresso a favore di un governo di larghe intese. Infine, FdI è, graniticamente a favore del voto.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini torna a crescere di più di un punto rispetto alla scorsa rilevazione (23,5%). Discorso diverso invece per il Movimento 5 Stelle. Il consenso dei pentastellati rimane praticamente inalterato (15,7%). La Lega resta comunque il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 3,9 punti percentuali, mentre il gap rispetto a FdI, la terza forza politica italiana, si attesta a 7,2 punti.

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Nell’area delle sinistre, i Verdi arrivano al 2,2% mentre Sinistra Italiana-MDP Articolo Uno non fa registrare grossi scostamenti (3,8%). Nell’area centrista, +Europa perde quota (1,9%), mentre Italia Viva guadagna qualche decimale (3%) a differenza di Azione (4%). Il Partito Democratico perde mezzo punto rispetto alle ultime rilevazioni (19,6%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma come la terza forza politica nazionale seppur con un rallentamento rispetto a sette giorni fa (16,3%) mentre rimane stabile Forza Italia (6,3%

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Ad oggi, l’area di Governo orfana di IV raccoglie il 39,1% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 46,1%, quella di centrosinistra, formata da PD e forze di sinistra, il 25,6%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,7% mentre i partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attestano all’8,9% dei consensi. 



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