Il Centrodestra conquista la Regione Sardegna. Tonfo M5S
Il centrodestra conquista anche la regione Sardegna. Il senatore del Partito sardo d’azione Christian Solinas, vicino alla Lega, diventa Presidente di Regione superando di quasi 14 punti il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda espressione di una coalizione di centrosinistra. Nonostante gli exit poll delineassero un testa a testa il risultato è stato netto e pressoché identico a quello abruzzese in cui il centrodestra ha conquistato il 48% dei voti, mentre il centrosinistra il 32%. Il vero sconfitto è il M5S: il candidato, Francesco Desogus, ha raccolto solamente 11%, un risultato molto negativo se paragonato al 42% delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.
La vittoria del centrodestra mette in crisi il M5S
Matteo Salvini esulta, ma non troppo per non mettere in difficoltà gli alleati di Governo; Forza Italia e Fdi rilanciano l’unità del centrodestra; il Partito Democratico respira, nonostante la sconfitta; Luigi Di Maio cerca di minimizzare e di ripartire anche se all’interno del Movimento piovono critiche durissime. È il quadro politico che si delinea dopo le regionali in Sardegna”. A livello nazionale per me non cambia nulla. Non è a rischio l'alleanza di governo”, ha commentato Matteo Salvini. Ma se da un lato il leader del Carroccio appare conciliante dall’altro la tensione interna al M5S è altissima. La contromossa di Luigi Di Maio potrebbe essere l’accelerazione sulla riorganizzazione del Movimento. Tra le ipotesi ci sono: l’apertura a possibili alleanze sul territorio con liste civiche certificate, la previsione di coordinatori regionali e l’abolizione del limite dei due mandati.
Di Maio dice no a legittima difesa e autonomia. Tensione nella maggioranza
Se politicamente i rapporti di forza nella maggioranza gialloverde sono paragonabili a un gioco da equilibrista, a complicare il tutto ci sono moltissime questioni che dovranno essere affrontate. Martedì sera c’è stato un vertice di maggioranza dove è stato discusso il decreto ministeriale sui truffati delle banche. Un’occasione nella quale Luigi Di Maio avrebbe bruscamente frenato sulla legittima difesa e sul regionalismo differenziato. Per il M5S l’obiettivo è prendere tempo ed evitare che la Lega raggiunga altri risultati da sventolare nella campagna elettorale per le Europee. Tuttavia, sull’autonomia, per Salvini la posta in gioco è alta: questa volta sarebbe lui a trovarsi la base in rivolta: insomma per il Carroccio sull'autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna i margini di trattativa sono pari a zero. I pentastellati invece vogliono coinvolgere nell'intesa tutte le regioni, puntando sulle Commissioni paritetiche che dovrebbero avere un ruolo fondamentale di raccordo.
Conte tenta la strada della revisione della Tav
Come è stato annunciato, il vertice decisivo sulla Tav ci sarà la prossima settimana. L'exit strategy proposta dal Premier Conte, che ha chiesto un supplemento di analisi su costi e benefici, sarebbe quella di avviare i bandi per l'opera, inserendo una clausola sospensiva in modo da poter in ogni momento tornare indietro: così non si perderebbero i 300 milioni di fondi europei e non si penalizzerebbe a livello finanziario Telt. Il presidente del Consiglio ha deciso di intestarsi in prima persona l’opera e sarebbe per la costituzione di un nuovo progetto che ridimensioni l'infrastruttura.
Il Pd si prepara alle primarie di domenica prossima
Giovedì si è tenuto il confronto tra i tre sfidanti per la segreteria del PD: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Il tema maggiormente divisivo è stato quello del rapporto con il M5S: le posizioni dei tre candidati sono tutto sommato vicine ma è noto che il Governatore del Lazio abbia ipotizzato l’apertura di un dialogo politico con i pentastellatti. Ma a pesare è stata anche l’eredità lasciata dai renziani. Secondo l’ultimo sondaggio Nicola Zingaretti sarebbe in vantaggio di oltre dieci punti percentuali: per Demopolis voterebbe per lui tra il 48 e il 60% degli intervistati. A preferire Martina, invece, un numero di elettori che oscilla tra il 27 e il 39 per cento. Solo l’8-18%, invece, dice di votare per Giachetti.
I Sondaggi della Settimana 23 febbraio - 1 marzo 2019
Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini perde qualche decimale rispetto alla settimana scorsa e si attesta al 33,2% delle intenzioni di voto. Insegue il Movimento 5 Stelle che torna a crescere, guadagnando mezzo punto percentuale. Il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta al 22,6% delle intenzioni di voto, nonostante il momento negativo dei pentastellati a seguito della sconfitta alle elezioni sarde e dei conseguenti mal di pancia tra l’ala governista di Luigi Di Maio e quella più radicale di Roberto Fico. Il partito guidato da Matteo Salvini si conferma stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal M5S è di 10,6 punti percentuali.
Nell’area delle sinistre, gli ex di Liberi e Uguali, formati da Mdp e Sinistra Italiana, si attestano al 3% delle intenzioni di voto, mentre Potere al popolo rimane pressoché stabile al 2,3%. Nell’area centrista, +Europa, cresce di poco superando il 3%. Si stabilizza il consenso del Partito Democratico. I dem, a pochi giorni dall’elezione del nuovo segretario fissata per il 3 marzo, si attestano al 18,5%. Nel centro destra, perde qualche punto decimale Fratelli d’Italia con il 4,3%, così come Forza Italia. Il partito di Berlusconi oggi è dato all’8,7% nelle intenzioni di voto degli italiani.
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 55,8% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 46,2%, quella di centro sinistra il 24,6%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 22,6%.
Scarica la settimana politica