Caos M5S sui servizi, Governo mette la fiducia per evitare la fronda grillina
Le ipotesi di un autunno sereno s'infrangono nel primo, vero, giorno di lavoro a Montecitorio. Pronti, via e sull’Aula piomba il blitz di un cospicuo gruppo di parlamentari M5S che va a toccare uno dei settori più delicati dell'esecutivo: l'intelligence. Con un emendamento al decreto Covid, infatti, i pentastellati chiedono la soppressione della norma sui rinnovi degli incarichi dei vertici dei servizi. Per mantenere la misura, il Governo con Federico D'Incà è stato costretto a chiedere la fiducia nonostante sul decreto siano stati presentati solo una quarantina di emendamenti. Le origini del blitz risalgono a quando Federica Dieni (M5S) è diventata prima firmataria dell'emendamento; in tanti la seguono, alla fine saranno una cinquantina: quella norma sui servizi a diversi pentastellati proprio non è piaciuta. Andando a vedere le firme ci sono i fedelissimi di diversi big, a cominciare da Luigi Di Maio; nell'elenco dei sospettati finiscono anche Angelo Tofalo e Carlo Sibilia. Dieni, in Aula, da un lato puntualizza che l'emendamento non va contro Conte, ma dall'altro si scaglia contro la fiducia. Giuseppe Conte, fedele al low profile delle ultime settimane, non commenta l'accaduto, tuttavia, già nei giorni scorsi, Palazzo Chigi aveva precisato un aspetto: la norma non proroga la durata degli incarichi di chi guida Dis, Aise e Aisi per altri 4 anni, ma permette di fare più provvedimenti successivi al rinnovo dell'incarico. Per il premier si tratta del primo campanello d'allarme parlamentare.
Referendum, il 12/9 sfida delle piazze. Tensione nel PD
Sul referendum sul taglio dei parlamentari la maggioranza si gioca una mano decisiva. La vittoria del Sì sarebbe ossigeno in attesa del secondo inverno dell'era Covid. Ma se prevalesse il No, il terreno crollerebbe sotto i piedi del M5S, tirandosi dietro Giuseppe Conte e probabilmente il Governo. Un rischio troppo alto per non spingere al massimo; Luigi Di Maio ha già dato il via al suo tour, che lo vedrà impegnato il prossimo fine settimana in diverse tappe in Puglia: “Uno studio dell'Istituto Cattaneo afferma che con unavittoria del Sì l'Italia tornerà a essere in linea con gli altri Paesi europei" scrive su Facebook il ministro degli Esteri. Tra i contrari al taglio degli eletti, però, ci sono anche le Sardine, che si schierano al fianco di Volt e il Comitato NOstra, aderendo alla manifestazione indetta per il 12 settembre prossimo a Roma, in Piazza Santi Apostoli, aperta “a tutte le forze che vorranno esserci”. L'invito sembra tagliato soprattutto per quella fetta di Pd che apertamente ha deciso di schierarsi per il No. L'attenzione si concentra sulla Direzione nazionale dei Dem del 7 settembre. Il dissenso interno al Nazareno preoccupa gli alleati Cinque Stelle, che intanto lanciano un'iniziativa in perfetta coincidenza con quella delle Sardine: tramite il “Blog delle Stelle”, infatti, il Movimento lancia proprio per sabato 12 settembre il #VotaSìDay.
Berlusconi è positivo al Coronavirus, ma in buone condizioni
Silvio Berlusconi è risultato asintomatico al Civid-19, è in isolamento ad Arcore “e sta bene, non ha febbre”, assicurano dal suo staff, “continuerà il suo lavoro come sempre”. Ma è chiaro che c’è cautela per l'ex premier che a fine settembre compirà 83 anni. “Non l'ho sentito preoccupato, mi ha detto che vuole rispettare gli impegni”, riferisce il fedelissimo Giacomini che lo ha sentito. Il Cavaliere sarà in collegamento con un'iniziativa del partito in Liguria, ma dovrà cancellare le tappe in Campania e in Puglia. Il timore dei big azzurri è che ne possa risentire la campagna elettorale di FI, in un appuntamento elettorale in cui sono in ballo anche gli equilibri della coalizione con Salvini impegnato nell'impresa di far vincere la Ceccardi in Toscana, mentre i due esponenti di Fdi, Fitto in Puglia e Acquaroli nelle Marche, sono dati in vantaggio nei sondaggi. “Sarò presente in campagna elettorale con interviste Tv e sui giornali secondo le limitazioni imposte dalla mia positività al Coronavirus. Purtroppo mi è successo anche questo ma continuo la battaglia”, ha spiegato Berlusconi in collegamento con il Movimento Azzurro donne; continuerà quindi a sostenere i candidati azzurri. Molti, da Salvini a Meloni, da Zingaretti a Di Maio, oltre a tutti gli esponenti di FI, gli hanno fatto gli auguri di pronta guarigione.
Gualtieri, in attesa del rimbalzo del pil, rilancia sulla riforma del fisco
Avanti con la riforma fiscale usando come cassa la riduzione delle tax expenditures e la lotta all'evasione, ma senza attingere al Recovery Fund. A tracciare il percorso è il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, già al lavoro su legge di Bilancio e Recovery Plan italiano. Prima, però, c'è da aggiornare il Def, con dati che vedono nel terzo trimestre “i segnali di un forte rimbalzo del Pil, che è una cosa importante”. Anche secondo l'Istat le informazioni per luglio e agosto suggeriscono il proseguimento della ripresa: “Ci sono tante stime molto negative sul Pil del 2020, noi abbiamo fatto una stima del -8%. Pensiamo che sarà un po' peggio della nostra previsione, ma non di tanto”, assicura il titolare del Mef. La sfida vera, peraltro già annunciata dal Governo lo scorso anno e poi finita momentaneamente in stand-by causa Covid, è quella della riforma fiscale: giù il cuneo, meno Irpef sul lavoro per aumentare gli stipendi e sostenere la grande innovazione dell'assegno unico per le famiglie. Gli uffici di via XX Settembre sono dunque al lavoro su meccanismi di autofinanziamento, a partire dallo sfoltimento della giungla di tax expenditures, sgravi e agevolazioni fiscali: tutti insieme valgono 54 miliardi di euro, ma costituiscono un mare magnum in cui è difficile orientarsi e tagliare senza provocare mugugni. Nel mirino, oltre a una semplificazione delle agevolazioni, la cancellazione di quelle ambientalmente dannose per promuovere la sostenibilità. L'altro tesoretto da aggredire è l'evasione fiscale: in questo senso vanno gli interventi sulla fatturazione elettronica e sul cashback, che dovrebbe partire a fine anno.
C’è l’intesa sulle tempistiche per l’approvazione della legge elettorale
Colpo di acceleratore sulla legge elettorale e sul pacchetto di riforme costituzionali su cui a ottobre scorso la maggioranza concordò prima di votare il taglio dei parlamentari. La conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti calendarizzato in Aula il Germanicum (proporzionale con soglia al 5%) per il 28 settembre e la legge Fornaro per il 25. Il Senato voterà invece la prossima settimana l'estensione ai diciottenni del diritto di voto per il Senato. Quest’accelerazione del pacchetto di riforme tese ad attenuare gli effetti del taglio dei parlamentari consentirà al segretario del Pd Nicola Zingaretti di proporre alla Direzione Nazionale del partito, prevista per lunedì prossimo, il sì al referendum, anche in chiave di rafforzamento dell'alleanza con M5S. Alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio Pd e M5S hanno strappato a Iv il via libera alla calendarizzazione del Germanicum: Maria Elena Boschi ha dato l'assenso nonostante le riserve di merito. La calendarizzazione ha spinto il capogruppo Pd Graziano Delrio a esprimere “soddisfazione per l'accelerazione” delle riforme.
Le fibrillazioni del M5S al bivio tra Rousseau e fiducia sul Dl semplificazioni
Nonostante gli intoppi parlamentari, il caos interno ai pentastellati è di più ampio respiro, si proietta fino agli Stati Generalichiamati a definire il futuro del Movimento e riguarda, innanzitutto, il ruolo di Rousseau. Una trentina di parlamentari, secondo alcune fonti del M5S, sarebbero pronti a lasciare se la scelta tra leadership collegiale e capo politico unico fosse affidata esclusivamente al voto online degli iscritti. Il blitz della fronda anti-Rousseau arriva perché i vertici avrebbero “in preparazione” la votazione sulla piattaforma già prima delle Regionali, timing che gli stessi vertici non confermano. Ma che ci sia un caso Rousseau è sotto gli occhi di tutti: Davide Casaleggio appare inviso a un numero via via crescente di parlamentari e, tra i big del Movimento, sembra poter contare solo sulla sponda di Alessandro Di Battista e Vito Crimi. I gruppi vogliono avere voce in capitolo sulle decisioni del Movimento, a prescindere dal format della futura leadership. Il blitz anti-Rousseau va a colpire anche Alessandro Di Battista: l'ex deputato in questi giorni guarda da lontano ai movimenti interni ai Cinque Stelle, ma, fedele all'ortodossia casaleggiana, è uno dei fautori del voto online. Probabile che, subito dopo il voto, il partito getti le basi per gli Stati Generali, nominando il comitato ad hoc. Ma il rischio, è la protesta di diversi parlamentari, è che si arrivi al congresso con i giochi già fatti.
Boss scarcerati, l'opposizione si scaglia contro Bonafede
L'opposizione di centrodestra torna ad attaccare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per la vicenda delle scarcerazioni di boss per ragioni di salute legate all'emergenza Coronavirus, con tanto di richiesta di dimissioni. Stavolta la polemica s’incentra sui dati dei detenuti in alta sicurezza o al 41 bis rimasti in detenzione domiciliare, anche dopo i due decreti varati a maggio dal Governo per arginare il fenomeno. Sono 112 in tutto e tra loro ci sono mafiosi e trafficanti di droga, scrive il quotidiano la Repubblica; altri 111, i più pericolosi, sono invece tornati dietro le sbarre proprio per effetto di quei provvedimenti che hanno imposto alla Magistratura di rivalutare le proprie decisioni alla luce del mutato quadro dell'emergenza Covid-19. Quelle scarcerazioni sono state “decise dalla Magistratura in piena autonomia e indipendenza nel bel mezzo della pandemia”, replica Alfonso Bonafede, annunciando di aver “già avviato uno stretto monitoraggio per verificare l'applicazione dei due decreti antimafia”. Si tratta di una polemica strumentale, reagiscono M5S e Pd; sulla stessa linea si schiera il Garante nazionale delle persone private della libertàMauro Palma: “Di persona detenuta al 41 bis attualmente ancora ai domiciliari ce n’è una sola”, dice riferendosi al caso del boss della camorra Pasquale Zagaria e invitando tutti a rispettare le decisioni della magistratura. A chiedere a Bonafede di lasciare è innanzitutto Fratelli d'Italia, anche se è tutto il centrodestra che si mobilità.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini rimane pressoché ferma rispetto all’ultima rilevazione di inizio agosto (26,3%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi fa registrare una brusca frenata ei sondaggi attestandosi al 15,8% in calo di più di mezzo punto. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 6,3 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 10,5 punti.
Nell’area delle sinistre, situazione sostanzialmente stazionaria per i Verdi (2%) e l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno(3,7%). Nell’area centrista, +Europa raggiunge il 2%, mentre sia Italia Viva sia Azione stazionano al 3,2% nelle intenzioni di voto. Un agosto positivo, invece, per il Partito Democratico che fa cifra tonda (20%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma saldamente come la seconda forza della coalizione (14,4%) Forza Italia è in aumento (6,3%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, non fa registrare grosse variazioni (1,1%).
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 42,7% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 48,1%, quella di centrosinistra il 28,9%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,8%.