Conte lancia l’ultimatum a Grillo: “non mi presto a operazione facciata”
Dopo il duro attacco del comico genovese della settimana scorsa, al Tempio di Adriano, Giuseppe Conte lancia un ultimatum a Grillo, ponendo le sue condizioni per assumere la leadership del M5S. L'ex presidente del Consiglio ha convocato i giornalisti per mettere le cose in chiaro e spiegare che sulle funzioni del nuovo leader (e del garante) non possono esserci mediazioni: “Occorre una leadership forte, solida”, scandisce Conte, “una diarchia non sarebbe funzionale. Una forza politica che vuole recitare un ruolo da protagonista non può affidarsi allo schema di un leader-ombra affiancato da un prestanome. In ogni caso quel prestanome non potrei mai essere io”. L’ex premier ha ribadito quanto detto a febbraio all'Hotel Forum di Roma in occasione dell'incontro con Grillo e i big pentastellati: “Credo che non abbia senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione. Non mi presto a una mera operazione di facciata, di puro restyling”. Alla “comunità 5 Stelle” Conte chiede di “esprimersi al più presto con il voto”, ma fa sapere che non si accontenterà di una “maggioranza risicata”: “Per partire forti bisogna essere ben convinti e occorre tanto, tanto entusiasmo. Me lo aspetto da Beppe e me lo aspetto da tutti gli iscritti”.
Grillo si scatena, affonda Conte e punta sul Comitato Direttivo
Dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte arriva la controreplica di Beppe Grillo. “Vanno affrontate le cause per risolvere l'effetto ossia i problemi politici, idee, progetti, visione, e i problemi organizzativi, merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente. E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l'ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”, scrive il cofondatore del Movimento dopo ore di silenzio; “Non possiamo lasciare che un Movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”, è l'affondo. Quindi torna alle decisioni assunte dagli Stati generali che hanno mandato in soffitta la figura del capo politico e si accorda con Davide Casaleggio: “Indìco la consultazione in rete degli iscritti al M5S per l'elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau. Intanto Conte sceglie la linea del silenzio: l'ex premier parlerà, ma non a caldo, si riserva ancora qualche ora per ragionare. A chi lo ha sentito non ha nascosto l'amarezza per la decisione di Grillo “di fare il padre-padrone”.
Tregua armata tra Grillo e Conte. Crimi lancia il voto ma non su Rousseau
Dopo giorni di tensioni alle stelle, nel movimento appare certificata la fase di stallo: Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sono ritirati dalla scena pubblica per pianificare le prossime mosse. In attesa di veder comparire da un momento o l'altro la “lista Grillo” dei candidati al direttorio, Vito Crimi ha autorizzato la votazione ma non su Rousseau, bensì su Sky Vote, fatto che accelera lo strappo, dato quasi per scontato, dell'ex premier per dare vita a suoi gruppi parlamentari. L'esile speranza di una ricomposizione della frattura si era già sgretolata dietro il silenzio di Luigi Di Maio, l'ex capo politico di cui entrambi i contendenti si fidano, che aveva tentato in più occasioni di riportare la pace con una visita di prima mattina nella casa dell'ex premier. Ma per ora tutto tace in attesa di evoluzioni decisive. Intanto però si fa sempre più concreta la possibilità di una scissione interna del Movimento e la conseguente nascita di un nuovo soggetto politico guidato da Giuseppe Conte. Al momento su parla di 100-120 parlamentari pronti a seguirlo.
Salvini: presto i candidati del centrodestra alle amministrative ci saranno
Giorni caldissimi per risolvere i nodi nel centrodestra nella scelta degli ultimi candidati alle amministrative d'autunno. Matteo Salvini rassicura: “non vedo problemi. E a Milano, lo dico da milanese vorrei presentare non un candidato sindaco, ma una squadra di almeno 4-5 persone. Siamo ai dettagli, questa settimana chiudiamo le poche partite che restano da chiudere, scegliendo le squadre migliori”. Il leader della Lega dal Piemonte, per la presentazione del candidato sindaco nel capoluogo piemontese, Paolo Damilano, ha ribadito il suo “no a partiti unici che nascono e che muoiono, che si fondono. Penso non cambino la storia del paese” e il suo apprezzamento per il “modello Torino”. Paolo Damilano, ha detto, parlando accanto a parlamentari e consiglieri regionali della Lega, che l'hanno accompagnato nel cantiere di Chiomonte della nuova ferrovia internazionale, è l'esempio del centrodestra a cui sto, anzi stiamo lavorando, che si allarga, che include, che va oltre l'interesse del singolo partito”.
Il Cdm sospende il cashback e sigla l’intesa sui licenziamenti
Il Cdm ha trovato una sorta di compromesso anzitutto sul nodo politico del cashback, gli incentivi ai pagamenti elettronici del governo Conte 2 fortemente voluti dai 5 Stelle: la misura è sospesa per sei mesi a partire da luglio, il Mef effettuerà rilevazioni periodiche sui pagamenti elettronici e i 1,5 miliardi di risparmi di risorse andrebbero a un fondo per gli interventi di riforma in materia di ammortizzatori sociali. Sul futuro del cashback pesa il giudizio di Mario Draghi, che ha parlato di una misura che “ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. Dall'entourage del premier si sottolinea comunque l'impegno a un forte contrasto all'evasione fiscale, e per sostenere i pagamenti elettronici arriva un aumento, dal 30% al 100%, del credito d'imposta per i commercianti sulle commissioni dei pagamenti elettronici.
Gran parte del cdm, con il Dl Lavoro all'ordine del giorno, è stata dedicata comunque alla imprese: il compromesso trovato, dopo un intenso negoziato con le parti sociali, lo ha anticipato Andrea Orlando: per il tessile-calzaturiero c’è “una ulteriore proroga fino a tutto ottobre del divieto di licenziare e l'erogazione di ulteriori settimane di cassa Covid”, per gli altri settori ulteriori 13 settimane di cassa straordinaria per tutte le imprese che non hanno più a disposizione strumenti di integrazione salariale. L'invio delle cartelle esattoriali slitta ancora, fino al 31 agosto, e arrivano 600 milioni per rifinanziare la nuova Sabatini, con il via libera al Mise a erogare le quote successive di contributo per le imprese che avevano già ricevuto almeno la prima quota e fatto domanda prima del 1° gennaio 2021. Arriva poi un fondo di un miliardo per attutire i rincari delle bollette a causa del caro-energia.
I partiti iniziano la guerra sulla riforma fiscale: Lega e Fi contro Letta
Partiti pronti alla battaglia sulla riforma del fisco. Mercoledì le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno approvato il documento finale dopo l'indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef e su altri aspetti del sistema tributario, e la maggioranza, fatta eccezione per l'astensione di Leu, si è mostrata compatta. Giovedì, però, l'unità di vedute ha cominciato a scricchiolare. I partiti, infatti, si affrettano a mettere la propria bandiera su questo Atto parlamentare che servirà da indirizzo politico al Governo in vista della scrittura della legge delega sulla riforma. Si dice “molto contento” Matteo Salvini, che vede nel cammino intrapreso “l'impronta” della Lega: Esulta il Pd di Letta: “Grande soddisfazione” per una base di partenza nella quale “prevale una linea di sinistra”, che riduce il carico fiscale sul ceto medio. Anche FI, Iv e Azione rivendicano la bontà delle proprie proposte. Gli azzurri vedono nel documento approvato “la ricetta liberale di Berlusconi del '94”, i renziani puntano su semplificazione e riduzione del carico fiscale e dalle parti di Carlo Calenda si esulta: “Grazie a noi meno tasse per i giovani”. E se i partiti si contendono le bandiere, a palazzo Chigi e al Mef toccheranno sintesi e conti.
Parte la campagna sui sei referendum sulla giustizia di Lega, Fi e Radicali
Novanta giorni per raccogliere le 500mila firme necessarie per indire i sei referendum per una “Giustizia Giusta” fortemente voluti da Lega e Partito radicale. Alcuni Comuni sono partiti già ieri e da oggi la campagna entra ufficialmente nel vivo con oltre 1.200 gazebo del Carroccio e altri allestiti dai radicali che animeranno le piazze italiane da Nord a Sud. “Una pacifica rivoluzione” la definisce il leader della Lega Matteo Salvini, “i cittadini potranno firmare ed essere protagonisti di una grande riforma della Giustizia. Dopo 30 anni si potrà fare quello che non hanno fatto politica e Parlamento: certezza della pena, responsabilità civile dei magistrati, via le correnti dai Tribunali, dal Csm, dalle Procure”. “Una bella spinta” dei cittadini alle riforme di Draghi e della Ministra Cartabia, sottolinea ancora il leader della Lega, come dire: nessun conflitto tra riforma parlamentare e referendum.
Lega e Forza Italia si compattano sulla giustizia, ma la coalizione di centrodestra vede Fratelli d'Italia incerta. Il partito di Giorgia Meloni si è detto sicuramente contrario ai punti che riguardano custodia cautelare e Legge Severino mentre sugli altri quesiti, almeno per ora, rimane una tiepida partecipazione, anche se Andrea Delmastro, deputato e responsabile nazionale Giustizia per il partito, invita gli elettori a votare sì. In particolare i quesiti posti da Lega e partito Radicale sono sei: il primo riguarda l'elezione del Csm e si vuole abolire l'obbligo a candidarsi solo previa raccolta di un determinato numero di firme per evitare il cosiddetto correntismo; il secondo quesito tocca la responsabilità diretta dei magistrati che attualmente non sono tenuti a rispondere di eventuali errori commessi nell'esercizio delle loro funzioni; il terzo riguarda l'equa valutazione dei magistrati attualmente fatta dal Csm ma che si vorrebbe estendere anche a rappresentanti dell’Università e dell'Avvocatura nei Consigli giudiziari. La separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante è il tema del quarto quesito; il quinto invece vuole porre limiti agli abusi della custodia cautelare. Infine con il sesto quesito si punta all'abolizione dell'automatismo dell'interdizione dai pubblici uffici in caso di condanna per alcuni reati previsto dalla legge Severino per restituire ai Giudici la facoltà di decidere.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini non è più il primo partito italiano. La perdita di qualche decimale (20,3%) lascia la prima piazza a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (20,7%) che sopravanza la terza forza politica nazionale (PD) di 1,9 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi frenano (1,5%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,7% e al 2,3%. Nell’area centrista, +Europa rimane stabile all’1,8%, come Italia Viva (2,3%) e Azione che si attesta al 3,8%. Sostanzialmente stabile il Partito Democratico al 18,6% mentre il Movimento 5 Stelle, prima della possibile scissione dei contiani, cresce di più di mezzo punto (16,6%). Nell’area del centrodestra, Forza Italia rimane al 7% mentre Coraggio Italia, il nuovo partito di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, si attesta all’1%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 75,3% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 37,7%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 49%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 7,8% dei consensi.