Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto duramente su alcuni fatti di razzismo che hanno segnato il paese in queste ultime settimane. Per il Capo dello Stato l’Italia non deve diventare un Far West. Com’è suo stile, non è intervenuto direttamente sui fatti, ma in due occasioni è tornato a ribadire i paletti e a tracciare le linee guida di un Paese civile, che a suo giudizio non può “guardare altrove” in materia di diritti umani. Il Capo dello Stato non ha puntato il dito su nessun membro del Governo anche se in molti sostengono che il messaggio fosse indirizzato direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini che nei giorni scorsi, minimizzando alcuni fatti di cronaca, aveva parlato dell’escalation di razzismo come di un’invenzione della sinistra.
Sono i costi l'ultimo terreno di scontro sulla Torino-Lione. A parlarne è stato il Ministro di trasporti Danilo Toninelli, che nel ribadire alla Camera come sul tavolo resti anche l'ipotesi di “recedere dalla prosecuzione dell'opera”, ha puntato il dito contro quella che definisce una “anomalia vergognosa e inaccettabile. Un chilometro di Tav costa 60 milioni in Italia, 20 in Francia. Foietta e Chiamparino dovrebbero dire chi si è preso la differenza di 40 milioni”.
Immediata la replica del Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino: “Trovo un po' stucchevoli queste dichiarazioni di giornata sulla Tav. Non siamo di fronte alla costruzione di una rotonda di paese bensì alla più importante opera pubblica europea. Credo che il Ministro Toninelli abbia tutte le possibilità di verificare presso le strutture del dicastero di cui è pro-tempore ministro, nonché presso RFI, sia la fondatezza sia le ragioni del differenziale di costo sulla rete alta velocità finora realizzata”.
Grande tensione sulle nomine Rai. Martedì il cda della tv pubblica ha nominato, a maggioranza, suo nuovo Presidente Marcello Foa. Una nomina che il giorno dopo è stata bocciata dalla Vilanza Rai grazie ai voti contrari di Forza Italia, Partito Democratico e Liberi Uguali. Un risultato che potrebbe mettere in crisi la tenuta della coalizione di centrodestra. Silvio Berlusconi è stato categorico nel ribadire il no ad ogni intesa su Foa. Una posizione fortemente osteggiata da Matteo Salvini che ancora oggi è al lavoro per trovare un’intesa ma che al contempo ha minacciato di rompere gli accordi di coalizione tra Lega e Forza Italia.
Ma da Forza Italia si insiste sulla linea dura. Mara Carfagna è tranchant: “Lega e M5S riproporranno il nome di Marcello Foa alla prossima riunione della commissione di Vigilanza? Dal presidente Rai al presidente mai”. Mentre dal PD, con Graziano Delrio, si chiede un incontro urgente ai Presidenti di Camera e Senato.
Chiaramente, questo regime di limbo con un cda presieduto dal consigliere anziano non potrà durare a lungo perché espone l'azienda a possibili esposti alla Corte dei Conti. Il PD ha aperto un nuovo fronte che riguarda il figlio di Foa: Leonardo, 24 anni, lavora nello staff comunicazione di Salvini. Il giovane è entrato con stage mentre stava preparando una tesi sulla comunicazione della Lega e poi è rimasto nel team del leader del Carroccio. Per il Partito Democratico questo mina la terzietà e l'indipendenza di Foa, mentre Salvini ha detto di non sentirsi “assolutamente” in imbarazzo.
Giovedì sera, senza il supporto della fiducia, l’Assemblea della Camera ha approvato con 312 voti favorevoli, 190 contrari e nessun astenuto il decreto dignità. Il provvedimento, che porta la firma del ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio, passa ora all'esame del Senato per il via libera definitivo e dunque la conversione in legge. Il ministro al termine della seduta ha dichiarato: “Vedere illuminato il tabellone verde sulle nostre proposte è una grande emozione. Ringrazio la Lega per la lealtà e la correttezza”.
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