La settimana si è aperta con le dichiarazioni di Matteo Renzi ospite domenica sera di Che tempo che fa. Per l’ex segretario dem non ci sarà mai un governo Pd-M5S ma al contempo ha rilanciato la necessità che tutte le forze politiche si mettano d’accordo per una riforma istituzionale e della legge elettorlale.

Poco dopo l'intervento televisivo di Renzi, Luigi Di Maio ha scritto su Facebook che “il Pd non riesce a liberarsi di Renzi, nonostante l’abbia trascinato al suo minimo storico. Altro che discussione interna al Pd: abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato. Noi ce l'abbiamo messa tutta per fare un Governo nell’interesse degli italiani: Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno”.

Intanto, il candidato del centrodestra, Massimiliano Fedriga, ha vinto le elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia. Il neo presidente, fedelissimo di Matteo Salvini, ha ottenuto il 57,09% delle preferenze. A seguire il candidato del centrosinistra, Sergio Bolzonello, con il 26,8% dei voti, mentre Alessandro Fraleoni Morgera, sostenuto dal M5S, si è fermato all'11,6%. In coda il candidato del Patto per l'Autonomia, Sergio Ceccotti, con poco più del 4% di preferenze.

All’indomani del voto friulano, Matteo Salvini si è detto pronto a ricevere l'incarico da Sergio Mattarella e ha pubblicato una foto di lui su di una ruspa con lo slogan “andiamo a governare”. In più occasioni ha dichiarato: “Proverò a cercare in Parlamento quella forza per fare le cose che ci chiedono gli italiani. Ci proverò fino all'ultimo, ma partendo dal centrodestra che è la prima coalizione e ha vinto in Molise e Friuli Venezia Giulia”.

Luigi Di Maio invece è tornato ad attaccare tutte le altre forze politiche accusandole di aver fatto fallire ogni tentativo di formare un nuovo Governo. Per il leader pentastellato l’unica strada è quella del voto anticipato dal momento che ogni altra possibilità, compresa quella di un esecutivo del Presidente non sembra accettabile.

Dopo giorni di grandissima tensione, giovedì c’è stata la direzione del Pd. Alla fine lo scontro tra renziani e minoranza è formalmente rientrato ma sottotraccia il conflitto rimane fortissimo. Alla fine Matteo Renzi ottiene il no ad una alleanza di Governo con il M5S ma anche il no di un accordo con il Centrodestra. Il Pd rimarrà quindi all’opposizione e a guidarlo, sino all’Assemblea nazionale di fine maggio, sarà ancora il segretario reggente Maurizio Martina.

Lunedì prossimo Sergio Mattarella convocherà nuovamente le forze politiche e i presidenti delle Camere al Quirinale per un terzo e ultimo giro di consultazioni. Se emergerà la possibilità di dar vita a maggioranze parlamentari in grado di sostenere un governo diverse da quelle ipotizzate nelle settimane scorse e risultate impraticabili (centrodestra-M5S e M5S-Pd), bene. Altrimenti il Capo dello Stato darà un incarico per formare un esecutivo che arrivi almeno a dicembre, per approvare la manovra economica e scongiurare l’attivazione delle clausole di salvaguardia che prevedono l'aumento dell'Iva.

In assenza di altre soluzioni, Mattarella, molto probabilmente, proporrà alle forze politiche, sperando in un soprassalto di responsabilità, l'appoggio a un esecutivo con presidente e ministri indicati dal Capo dello Stato, con un profilo e una connotazione che possano ottenere gradimento politico e fiducia in Parlamento. La parentesi potrebbe essere impiegata anche per tentare di modificare la legge elettorale inserendo dei meccanismi che evitino il riprodursi dell’attuale fase di stallo, lasciando tuttavia che sia il Parlamento a decidere sul tema, senza coinvolgere il governo.

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La Settimana Politica 29 aprile - 4 maggio 2018



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