Mattarella celebra il 2 giugno: è tempo di costruire il futuro. Ora tocca ai giovani
Sergio Mattarella, celebrando le 75 primavere della Repubblica dopo un durissimo anno di pandemia, privazioni e dolore, sollecita il Paese a ripartire con ottimismo. Seduti in platea le alte cariche dello Stato, i rappresentanti del Governo guidato dal premier Mario Draghi e un nutrito gruppo di studenti e studentesse. Non è la festa del 2 Giugno tradizionale, Mattarella comunque ha il dovere, rispolverando i valori che hanno portato il paese a uscire dal buio della guerra e dalla dominazione fascista, di prendere per mano il Paese e scrivere il futuro, e lo fa citando un brano di Francesco De Gregori: “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”. L'Italia si è incamminata verso la risalita e per fare ciò, ricorda Mattarella, per intraprendere una seconda svolta nella sua storia, deve farlo con il contributo di tutti. Perché, insiste Mattarella, la Repubblica è tante cose, è "libertà e democrazia, è legalità, ma è anche solidarietà, è umanità e difesa della pace e della vita. Sempre e ovunque", anche nell'impegno dimostrato dalla Guardia costiera nel salvare le vite di migranti. Tra le disuguaglianze e ingiustizie su cui lavorare, la condizione della donna: “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità, nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi. Permangono disparità mentre cresce l'inaccettabile violenza contro di loro”, e, come 75 anni fa sarà la Costituzione a indicare “la strada da percorrere”. La sfida è grande e importante, Mattarella ne è consapevole, ma con un’Europa che ha riscoperto il multilateralismo e che resta “risorsa e orizzonte” della Repubblica e con il coraggio degli italiani il Paese può farcela.
Scambio a distanza tra Letta e Salvini sul lavoro
È il lavoro la nuova emergenza del Paese. A più di 10 giorni dall’approvazione del DL Sostegni bis e dallo scontro nato intorno alla norma, poi cassata, sulla proroga del blocco dei licenziamenti, la polemica non si placa, in attesa che nel passaggio parlamentare del decreto qualcosa in un senso o nell’altro possa ancora cambiare. Gli animi sono tornati ancora a scaldarsi dopo che il tema occupazione è stato toccato dal Governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco nella sua relazione annuale. Visco ha avvertito che sussidi e stimoli governativi cesseranno e ci si dovrà abituare, ma ha anche chiesto di continuare a mantenere il sostegno a chi perde il lavoro. Politica e parti sociali non ci hanno girato intorno. Matteo Salvini ha aperto al Pd sulla possibilità di allungare il periodo di blocco dei licenziamenti. “Se la finiamo con Ius soli e felpe pro-sbarchi potremo dedicarci, anziché al litigio, al grande problema di questo momento: il lavoro. Per esempio, sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare”. La proposta non è stata infatti accolta con piena fiducia da Letta, palesemente interdetto dai “cambiamenti repentini, giravolte e voltafaccia” ai quali il leader leghista li ha abituati. Dal segretario Pd arriva quindi un appello: Salvini sia “serio”.
Sentenza ex Ilva, condannati i Riva e l’ex governatore Vendola
La Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo chiamato Ambiente Svenduto sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Tre anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d’Assise di Taranto all’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola sempre nell’ambito dello stesso processo per concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (condannato a 2 anni), per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. È stata inoltre disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici.
Berlusconi torna a parlare e riposiziona FI tra Lega e FdI
Forza Italia c’è e vuole esserci anche in futuro, orgogliosa della sua “identità liberale”, consapevole di essere un movimento “diverso da tutti gli altri” del centrodestra, coalizione che “deve rimanere plurale” se vuole vincere. È il messaggio che lancia Silvio Berlusconi, tornato a dire la sua in una lunghissima intervista al Giornale dopo mesi di silenzio e settimane di timore per la sua salute. Insomma, un rientro mediatico in grande stile per smentire chi pensa che Fi sia un partito ormai alla deriva, spaccato tra chi vuole accasarsi nella Lega e chi invece pensa a nuovi contenitori di centro, magari con Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il Cavaliere punta a rassicurare il proprio partito, scosso dalla dolorosa scissione di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Per loro due ha parole di misurato disprezzo. Il leader di Fi batte un colpo nei confronti degli alleati: prima boccia la fusione proposta da Matteo Salvini, poi definisce Giorgia Meloni una “risorsa interessante”, ma infine fa capire a tutti e due che dovranno ancora fare i conti con Fi, unica forza moderata liberale e sinceramente europeista “insostituibile” della coalizione.
Il centrosinistra è alle prese con il nodo Calabria, Letta rilancia Irto
Il Pd insiste: per la conquista della Calabria il candidato è e resta Nicola Irto, recordman di preferenze, classe 1982 e il più votato del Pd nella regione. Enrico Letta non ha cambiato idea, nonostante la rinuncia del giovane vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria che due giorni fa ha scosso il centrosinistra, già zoppicante nella partita delle amministrative e che finora ha stretto un'alleanza con 5 Stelle e Leu solo a Napoli, con Gaetano Manfredi. Il Nazareno non molla e tiene il punto: in una nota informale di poche righe smentisce “ricostruzioni alternative” fatte da diversi quotidiani. Obiettivo non è facile in una terra segnata da divisioni dentro il Pd e poca chiarezza sul fronte di un'eventuale intesa con il Movimento 5 Stelle e delle ipotizzate primarie; il rischio dello stallo o di perdere tempo insomma è concreto con la conseguenza, denunciata da Irto, di “lasciare terreno alla destra e a De Magistris”, l'attuale sindaco di Napoli pronto a sfidarlo.
Amministrative, la Meloni in pressing sulla Lega per chiudere
Matteo Salvini apre le consultazioni su Roma e Milano; il leader della Lega passerà il week end a incontrare possibili candidati per le due città più importanti, che andranno al voto in ottobre e in cui si sta consumando un duro braccio di ferro con Fratelli d'Italia. Oggi sarà la giornata di Enrico Michetti, avvocato amministrativista, conosciuto tra le radio romane e segnalato da Giorgia Meloni come il “mister Wolf dei sindaci”; con Simonetta Matone il leader della Lega invece ha avuto un incontro ieri: “È una persona splendida”, commenta. Intanto qualcosa si muove anche per il capoluogo lombardo: Salvini infatti oggi pomeriggio proseguirà con gli incontri: molte le figure che dovrebbero sfilare al tavolo, tutte civiche e nel totale riserbo. “Siamo in fase di chiusura non solo a Roma, ma anche a Milano, come in tutte le altre città. Ci dobbiamo rivedere la settimana prossima e confido che si decida perché penso non possiamo perdere altro tempo, l'ho detto agli alleati”, scandisce la leader di Fdi dopo aver incontrato il premier Mario Draghi.
La riforma di Giustizia e Csm divide i partiti. Sullo sfondo i referendum
Il ministro della Giustizia Marta Cartabia apre il dossier sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, sul quale questa mattina incontrerà i rappresentanti della maggioranza. Quello del Csm è il terzo pilastro della riforma della giustizia, assieme a quelle del processo penale e di quello civile, ma su tutto il pacchetto ora incombe l'incognita di sei referendum promossi da Partito Radicale e Lega, che hanno presentato i quesiti in Cassazione per poter avviare la raccolta delle firme. L'iniziativa divide la maggioranza tra chi ritiene che essa sia in contrapposizione al lavoro del Parlamento sul pacchetto giustizia e quanti invece la ritengono uno stimolo alle stesse Camere. I gruppi parlamentari hanno presentato in Commissione Giustizia della Camera circa 400 emendamenti al ddl sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm presentato dal precedente Guardasigilli Alfonso Bonafede. Tuttavia, la posizione dell'attuale Ministro si conoscerà già oggi quando Cartabia illustrerà alla maggioranza gli esiti della Commissione ministeriale da lei insediata e guidata dal costituzionalista Massimo Luciani.
Seggi vacanti alla Camera, ipotesi per Conte e Letta
Giuseppe Conte lavora al rafforzamento della sua leadership nel Movimento e, in attesa che si sciolga nei prossimi giorni la querelle con Rousseau, medita su una sua possibile candidatura alla Camera, approfittando del seggio che lascerebbe libero Emanuela De Re, in procinto di essere nominata nuova inviata dell'Unione europea in Sahel. È una decisione cruciale per il suo futuro alla guida del Movimento: se da un lato un eventuale insuccesso lo esporrebbe ad un’inevitabile perdita di prestigio in seno al Movimento, dall'altro, in caso di vittoria, il suo ingresso in Parlamento lo rafforzerebbe molto agli occhi dei parlamentari che, soprattutto alla Camera, sono ancora molto legati alla figura di Luigi Di Maio. Questi, soprattutto dopo la sua iniziativa sul caso Uggetti, ha raccolto nuovi attestati di stima mentre in Parlamento i gruppi del M5S continuano a stare sul piede di guerra, ansiosi di capire quale futuro li attenda e quali nuovi rapporti di forza scaturiranno dalla futura organizzazione pentastellata. In parallelo, si apre una prospettiva analoga anche per il segretario del Pd Enrico Letta, che potrebbe decidere di aspirare al seggio di Siena lasciato vacante da Pier Carlo Padoan: “È un'ipotesi. Però non è la mia prima priorità” commenta il segretario dem. Con i leader dei due partiti alla Camera, però, l'alleanza tra le due forze politiche ne uscirebbe sicuramente rafforzata.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini registra una risalita (21,7%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il consenso del partito guidato da Giuseppe Conte si arena al 15,8%. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (FdI) di 1,7 punti, mentre il gap rispetto al PD si attesta a 2,7 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (1,7%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 3% e all’1,7%. Nell’area centrista, +Europa rimane al 2%, mentre Italia Viva guadagna quasi mezzo punto arrivando all’2,1%. In risalita anche Azione che torna al 3,6%. Situazione diversa per il Partito Democratico che perde mezzo punto (19%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia continua la sua crescita attestandosi al 20% mentre Forza Italia si ferma al 6,3%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 74,4% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 37%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 48%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 7,7% dei consensi.