Il Governo alza il livello d’allerta sull’emergenza Covid-19

Al momento il Governo ha alzato l'allerta, ma ancora non è scattato l'allarme rosso per il numero dei ricoverati in terapia intensiva causa Covid-19. Ma la situazione viene monitorata giorno per giorno, lo prova il fatto che è di nuovo operativa la cabina di regia tra esecutivo e Regioni. Dopo il voto sulle risoluzioni della maggioranza al termine delle comunicazioni del Ministro della salute Roberto Speranza, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che proroga lo stato di emergenza sino al 31 gennaio 2021 e il dpcm in vigore fino al 15 ottobre. Sarà poi necessario un altro provvedimento che in caso di ulteriore risalita dei contagi potrebbe contenere una stretta ancora più netta, ma al momento l'ipotesi di misure più severe è scongiurata, anche per evitare ulteriori ripercussioni sulla ripresa economica. La misura più rilevante introdotta è l'obbligo delle mascherine all'aperto. Le Regioni potranno adottare misure più restrittive, ma per norme più permissive dovranno avere il consenso del Cts. Inoltre sarà obbligatorio il tampone per chi arriva in Italia da Gran Bretagna, Olanda, Belgio e Repubblica Ceca. Restano in vigore le regole per chi è in quarantena o in isolamento. Confermate anche le regole di sicurezza sul lavoro e il no ad assembramenti

La coalizione di Governo vince ballottaggi, Pd a M5S: basta dispetti

Il centrosinistra, o meglio “la coalizione di Governo”, come dice il leader Pd, prende 7 Comuni capoluogo su 9 che andavano al voto; a Crotone vince comunque un candidato civico che al ballottaggio è stato appoggiato anche dal centrosinistra e solo ad Arezzo il centrodestra riesce a confermare il sindaco uscente. L’esito si ripete nel resto dei Comuni al voto: anche nelle città con più di 15mila abitanti il centrosinistra da solo ottiene 23 sindaci, alleato con M5S ne prende altri 4 e i 5 stelle da soli altri 2. In tutto 29 Comuni, contro i 16 ottenuti dal centrodestra. “Belle notizie, una grande giornata”, commenta subito Nicola Zingaretti. Il leader Pd trae subito le conclusioni: “La coalizione di Governo vince se è unita. Ora serve una visione comune, non si governa da avversari”. Per Luigi Di Maio: “Vince il modello coalizione, il modello dell'apertura verso gli altri, verso i territori, verso le persone. Voluto e votato fortemente dagli iscritti”. Zingaretti rilancia subito: “Ora dobbiamo aprire il cantiere per le amministrative del 2021”, a cominciare da Roma. Decisamente low-profile le valutazioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non a caso questa volta evitano i social network. Dice il leader della Lega: “Felici per le riconferme, dispiaciuti per le sconfitte. Per FdI l'esito dei ballottaggi ha riservato importanti conferme e nuove vittorie, a partire da quelle ottenute nel Lazio a Ceccano, Palombara, Civita Castellana e Terracina per passare dalla Puglia a Ceglie Messapica”.  

La Lega inizia a guardare al Ppe, Toti e Carfagna guardano al centro

Terminato il periodo di campagna elettorale ora Matteo Salvini si prenderà tutto il tempo per decidere strategie e mosse future, ma intanto ha aperto il cantiere. I leader centrodestra nelle prossime ore dovrebbero riunirsi per fare il punto e per cominciare a studiare le prossime candidature per le amministrative 2021. Il segretario del partito di via Bellerio ha riunito i suoi in vista della riunione della segreteria politica che ci sarà la prossima settimana. La spinta unanime arrivata dai dirigenti è quella di allargare i confini, non basta più il Rassemblement National di Marine Le Pen. E il segretario avrebbe dato il via libera a un dialogo a tutto campo e a interlocuzioni in Europa. Questo non vuol dire che arriverà una richiesta formale di ingresso al Ppe, ma si aprirà il confronto. La partita è ancora lunga, però alcuni esponenti centristi nei giorni scorsi hanno incontrato il presidente del Ppe Donald Tusk e il segretario Antonio Lopez, e uno di loro, l'ex deputato Ncd Paolo Alli, ha riferito dell'esito della riunione proprio al numero due della Lega Giorgetti. La tesi dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio è che occorre correggere la rotta, guardando anche al centro. Ma Salvini punta a consolidare i voti, considerato che la Lega è il primo partito in Italia. Intanto in Italia la corsa al centro è partita dopo le Regionali, uno dei segnali l’hanno dato Carfagna e Toti che insieme ai rispettivi fedelissimi stanno valutando se c’è lo spazio per una nuova prospettiva politica. 

A inizio novembre il M5S organizzerà gli stati generali, ultima parola alla rete

Gli Stati generali del Movimento 5 stelle sono un appuntamento ufficiale, si terranno il 7 e 8 novembre a Roma con un'assemblea di delegati e l'ultima parola spetterà alla rete degli iscritti. Il capo politico Vito Crimi li ha annunciati mentre ancora non passano sotto silenzio le frizioni interne degli ultimi giorni, con Davide Casaleggio che ha smentito di aver mai detto la frase: “Li porto tutti in tribunale”. Nessun accenno esplicito, nel post con cui Crimi annuncia l'appuntamento, a possibili votazioni su una nuova leadership anche se non è affatto escluso che non rientri fra i temi che verranno posti sul tavolo benché più di un parlamentare sottolinei la necessità di confrontarsi innanzitutto sul programma e sulla struttura che deve prendere piede nei territori. “In questa due giorni del 7-8 novembre i rappresentanti incaricati dalle regioni s’incontreranno e confronteranno in tavoli di lavoro. In conclusione, i singoli tavoli dovranno produrre una sintesi dei lavori e di tutte le questioni che devono essere affrontate o messe in discussione”, scrive Crimi. “Le sintesi dei lavori domenica pomeriggio sfoceranno in un’assemblea, che prevederà un dibattito pubblico in streaming. Sui contenuti e nuova organizzazione si stanno trovando sulla stessa linea, si apprende, una cinquantina di deputati, per lo più al primo mandato, che pensano di mettere nero su bianco un documento. Sullo sfondo resta il tema della gestione della piattaforma Rousseau che ha i dati di tutti gli iscritti.  

Conte ripagheremo la fiducia dell'Europa

Con “investimenti e riforme strutturali”, l'Italia ripagherà la fiducia che l'Unione Europea ha mostrato verso il Paese con gli aiuti del Fondo europeo per la ripresa dalla crisi del coronavirus. È quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Secondo Conte, i fondi che l'Ue ha messo a disposizione dell'Italia “non sono soltanto un segno di concreta solidarietà, ma anche un grande atto di fede” verso il Paese, che verrà ripagato con le riforme. Per il presidente del Consiglio, infatti, “se l'Italia diventa più produttiva e più competitiva, tutti ne beneficiano nel mercato comune europeo con le sue strutture produttive altamente integrate e le catene di fornitura in rete”. Per tale motivo “non si può parlare di altri Paesi che pagano il conto per la nostra riforma finanziaria e per possibili tagli fiscali”. A tal riguardo, il capo del governo ha ricordato che l'Italia ha registrato un avanzo primario “per vent'anni, a parte il 2009”. 

Con il Fondo europeo per la ripresa, il Paese può ora “risolvere il problema di bilancio strutturale del debito pubblico a interesse elevato, ossia costoso”. Per Conte, dunque, lo scopo della riforma fiscale che l'esecutivo intende attuare è “la completa digitalizzazione e semplificazione del sistema che è attualmente confuso”. Inoltre, il Governo sta promuovendo la “digitalizzazione delle transazioni di pagamento quotidiane e il collegamento in rete delle banche dati pubbliche”. Con queste misure, ha osservato Conte, “si combatte l'economia sommersa, che in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili e che sta privando le persone di risorse finanziarie”. Conte ha quindi notato che “se tutti pagano le tasse, tutti pagano meno tasse”. Per tali motivi, il Fondo europeo per la ripresa costituisce “la più grande opportunità che un Governo italiano abbia mai avuto” e si accompagna a “una grande responsabilità”. Pertanto, ha infine sottolineato il presidente del Consiglio, “se non cogliamo questa possibilità, dobbiamo tornare a casa in disgrazia e vergogna”. 

Berlusconi striglia il governo su Mes. Pressing Pd e Iv sul M5S 

Silvio Berlusconi, di nuovo in campo dopo la piccola pausa a causa del Covid, striglia l'esecutivo esortandolo ad attivare al più presto le risorse del Mes. Intanto, nella maggioranza si fa insistente il pressing di Pd e Iv affinché l'Italia non rinunci alle risorse messe a disposizione dall'Ue per la Sanità. Ma la posizione dei 5 stelle, nonostante qualche tiepida apertura mostrata nelle scorse settimane, resta ferma sul no categorico. Che le divisioni interne ai giallorossi rendano difficile una soluzione a breve lo si comprende anche dal testo della risoluzione di maggioranza votata ieri dalla Camera sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020; nel testo, infatti, si fa sì riferimento al Mes, ma l'impegno al Governo non prevede nessuna tempistica e si rimanda a un dibattito in Parlamento ogni decisione. Una tempistica incerta non soddisfa le forze politiche da sempre schierate a favore del ricorso al Fondo, tra cui Forza Italia. Il leader azzurro è tornato a incalzare l'esecutivo, proprio alla luce della situazione Covid in Italia: “Lavoriamo perché l'Ue continui a mettere in campo strumenti per sostenere i Paesi colpiti dal coronavirus ma l'aumento dei contagi impone un nuovo senso di responsabilità: il Governo in primis deve abbandonare le incertezze e richiedere l'attivazione dei fondi del Mes. Non c’è più tempo da perdere”. 

I sondaggi della settimana  

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini riprende quota grazie alla performance del leader leghista al processo di Catania e guadagna un punto (24,8%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi arranca attestandosi al 15,2%. La Lega resta comunque il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 4 punti percentuali, mentre il gap rispetto a FdI, la nuova terza forza politica italiana, si attesta a 9 punti.

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Nell’area delle sinistre, situazione negativa per i Verdi (1,6%) e stazionaria per Sinistra Italiana-MDP Articolo Uno (3,4%). Nell’area centrista, +Europa si ferma al 2%, mentre Italia Viva e Azione fanno registrare un leggero arretramento rispetto alla scorsa settimana non superando, rispettivamente, il 2,8% e il 3,3%. Il Partito Democratico invece guadagna qualcosa rispetto alle stime della scorsa rilevazione (20,8%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia diventa la terza politica nazionale (15,8%), Forza Italia rimane pressoché stabile (6%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, si ferma all’1,3%.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 42,2% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 47,9%, quella di centrosinistra il 29%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,2%



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