L’Ue va incontro agli agricoltori: Meloni rivendica il ruolo dell’Italia
Ursula von der Leyen conferma all'Eurocamera la linea morbida adottata sulle proteste dei trattori e annuncia il ritiro del contestatissimo regolamento sui pesticidi, una mossa della Commissione per venire incontro alle manifestazioni che stanno infiammando l'Europa: nella nuova raccomandazione sui target per il taglio delle emissioni nel 2040 a essere esclusi sono proprio i limiti per il settore agricolo. Nel secondo giorno di plenaria, alle porte dell'Eurocamera a Strasburgo arrivano centinaia di manifestanti e una cinquantina di trattori, con l'effetto di un blocco temporaneo degli edifici. Von der Leyen risponde annunciando il ritiro della proposta di regolamento sui pesticidi, invitando tutte le parti a una fiducia reciproca e rinviando le misure sui fitofarmaci di fatto alla prossima legislatura. Su questa scelta l’Italia rivendica un suo ruolo. Von der Leyen in Aula non si ferma al dietrofront sui pesticidi e richiama all'uso di “sussidi pubblici” per dare “più incentivi” alla categoria. Proprio sugli sgravi amministrativi per il settore si concentrerà il nuovo pacchetto di proposte che la Commissione ha in mente di lanciare in vista del Consiglio Agricoltura del prossimo 26 febbraio. Nel frattempo, Bruxelles decide di ammorbidire il Green Deal escludendo gli agricoltori dai nuovi target intermedi per il clima.
La maggioranza ragiona su una nuova modifica dell’accordo sul premierato
Che l'accordo sul premierato fosse tutt'altro che definitivo era chiaro sin dal momento in cui gli emendamenti sono stati depositati dal Governo. Nonostante il via libera di Giorgia Meloni, dunque, il testo del ddl sul premierato è destinato a cambiare ancora una volta. O meglio, lo è la controversa norma antiribaltone, quella fortemente voluta dalla Lega ma che, soprattutto nella versione originale, per FdI non dava al premier eletto un potere fondamentale: quello di portare allo scioglimento della legislatura. È la Ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, che pure ha firmato l'ultima riformulazione, a dire chiaro che il testo potrebbe essere cambiato. Il problema resta quello sollevato da Marcello Pera e dai costituzionalisti: che cosa accade se dovesse venire a mancare la fiducia al Governo su un provvedimento? C'è chi sostiene che in quel caso si rientra nel novero delle dimissioni volontarie, e dunque nei casi previsti dalla norma, ossia: chiedere lo scioglimento o tentare il reincarico oppure procedere alla “staffetta” con il famoso secondo premier. FdI, che aveva come punto di partenza quello del presidenzialismo, qualsiasi modifica deve avere un unico scopo: quello di dare più poteri al premier eletto.
Tajani ribatte alle minacce Houthi: “Non ci intimidiscono”
L'Italia, ha ribadito Antonio Tajani, è pronta a un impegno nella missione Ue nel Mar Rosso per proteggere i mercantili dagli assalti degli Houthi, ma il messaggio del Ministro degli esteri è soprattutto una risposta alle minacce dirette del movimento sciita filoiraniano. La premier Giorgia Meloni ha rimarcato quanto sia “utile e doveroso” partecipare alla task force europea. L'Iran intanto ha annunciato che a marzo condurrà esercitazioni navali con Russia e Cina con l'obiettivo di “rafforzare la sicurezza regionale”, intanto gli Houthi hanno inserito anche l'Italia tra i potenziali obiettivi della sua rappresaglia: “Sarà un bersaglio se parteciperà all'aggressione contro lo Yemen, il suo coinvolgimento sarà considerato un'escalation”, ha avvertito uno dei leader degli Houthi in un'intervista a Repubblica, chiedendo a Roma di “restare neutrale”. La replica non si è fatta attendere: “Non ci facciamo intimidire da nessuna dichiarazione degli Houthi, che sono un'organizzazione terroristica”, ha sottolineato Tajani e , ricordando il mandato di Aspides ha sottolineato: “Non saranno missioni di accompagno, ma di difesa operativa”. Proprio all'Italia, tra i promotori della missione Ue, è stato affidato il comando tattico in mare, con un suo ammiraglio al vertice.
Sgarbi non si dimette. Botta e risposta con Meloni
Dopo la delibera dell'Antitrust che dichiara nei fatti l'incompatibilità tra le attività svolte da Vittorio Sgarbi e il suo incarico di sottosegretario alla Cultura, quello che si apre tra il critico d'arte e il Governo è una “trattativa” in piena regola. Dopo la dichiarazione della premier Giorgia Meloni, che da Tokyo dice senza esitazione di voler “accogliere” le sue dimissioni, la vicenda sembrava avviata all'epilogo e invece lui rilancia: va bene, “mi dimetto”, assicura, ma “in due tempi”, cioè solo dopo la pronuncia del Tar “al quale sicuramente ricorrerò” per contestare la delibera dell'Antitrust (che “non è definitiva”, visto che consente “di presentare ricorso”) che non solo considera “sbagliata”, ma che, a suo dire, andrebbe estesa ad altri esponenti del Governo. “Non per ritorsione ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso”. Sgarbi chiede, quindi, a Giorgia Meloni di farsi “garante dell'integrità del Governo quanto a possibili incompatibilità”. Insomma, quella che Sgarbi lancia a Meloni ha tutto il sapore della “sfida”: dice di volerla “incontrare al più presto per chiarire la sua posizione” e di essere pronto a dimettersi non appena lei glielo chiederà, ma intanto non fa alcun passo ufficiale, annuncia solo “un'autosospensione”.
Il Ppe avverte Meloni: “Orban ostacola il dialogo”
In vista delle elezioni europee il Ppe lancia un avvertimento netto, e non senza conseguenze, a Giorgia Meloni sulla sua vicinanza a Viktor Orbán, il cui ingresso in Ecr, gruppo europarlamentare di Fdi, non favorirà il dialogo con il nuovo centrodestra europeo. L'ingresso di Orban nei Conservatori e Riformisti “è un serio ostacolo al dialogo, sarebbe un grosso regalo alla minoranza liberale e di sinistra e minerebbe l'influenza dell'Ecr sulla direzione della politica dell'Ue”, sottolineano fonti del Ppe. L'apertura del presidente e capogruppo dei Popolari, tuttavia, non è senza condizioni. I tre assiomi che Weber va ripetendo per un eventuale dialogo con i partiti alla sua destra sono l'essere filo-Ue, filo-Ucraina e a sostegno dello stato di diritto, e sono condizioni che il Ppe non vede in Orban, che dai Popolari fu di fatto cacciato nel 2019. Per Meloni e Fdi il discorso è ben diverso ma, proprio per questo, dai Popolari arriva una sorta di aut aut alla premier. Del resto, i contatti in corso tra Ecr e Marine Le Pen da un lato e Marion Marechal dall'altro potrebbero innescare una reazione molto simile da parte dei Popolari. Tutto dipenderà dai risultati post-voto. Weber, tuttavia, parla da leader di un partito che stando ai sondaggi è destinato a essere il primo all'Eurocamera. Se da un lato il Ppe ha aperto al dialogo con i Conservatori, dall'altro non ha abbandonato, e non può farlo, la via tradizionale per la formazione della maggioranza, quella del fronte con Socialisti e liberali.
I trattori puntano a Roma e all’Ariston. Meloni apre
La protesta degli agricoltori va avanti anche se il fronte della contestazione non appare compatto. Le varie sigle spontanee che da giorni stanno portando avanti la mobilitazione dei trattori nel Paese contro una serie di norme Ue hanno annunciato iniziative differenti. Nel corso del pomeriggio il movimento Riscatto Agricolo ha reso noto di aver accettato la proposta del conduttore Amadeus di portare le proprie ragioni sul palco dell'Ariston durante il Festival di Sanremo. A stretto giro però fonti della Rai hanno smentito “categoricamente” che ci siano stati contatti con esponenti di associazioni degli agricoltori in vista di una loro presenza domani sera. In serata un corteo di 15 trattori è partito da Melegnano per raggiungere durante la notte la riviera ligure con un gruppo di giovani agricoltori come portavoce della protesta. L'altro obiettivo delle manifestazioni resta l'arrivo a Roma: circa 1.500 persone con 10 trattori venerdì mattina si ritroveranno in piazza San Giovanni, nella Capitale, per la manifestazione di Riscatto Agricolo. Punta su Roma anche il Cra Agricoltori Traditi, che vede tra i leader della protesta Danilo Calvani, già protagonista delle proteste dei forconi nel 2013. Il dibattito politico viene monopolizzato dalle proteste.
Meloni allarga la destra in Europa, entra anche Zemmour
Viktor Orban è ancora un'ipotesi, Eric Zemmour è una realtà. Giorgia Meloni continua nel suo percorso di allargamento del campo della destra europea, e, nell'attesa di un possibile ingresso nei Conservatori e Riformisti dell'alleato ungherese, vede il suo gruppo all'Eurocamera inglobare l'unico eurodeputato di Reconquete!, il partito fondato dall'ex giornalista e scrittore francese che ha tra i suoi leader Marion Marechal. E a Strasburgo, ad annunciare l'ingresso dal gruppo dei non iscritti di Nicolas Bay in Ecr, al fianco di Nicola Procaccini c'era la nipote di Marine Le Pen. Va infatti a confermare un trend di FdI, quello dell'allargamento alle destreconsiderate a Bruxelles più estreme. Ed è un trend che non piace al Ppe: Manfred Weber, su un eventuale ingresso di Orban in Ecr, ha già inviato un chiaro messaggio alla premier italiana. L'adesione del partito di Zemmour, nelle file del Ppe viene interpretata con maggior distacco. Il tema è che Eric Zemmour, la cui famiglia è di origine ebreo-algerina, non è personaggio che passa inosservato. Negli ultimi anni ha collezionato decine e decine di polemiche e alcune condanne per diffamazione; nel 2021 è arrivato a dire che “l'Italia del Nord sarebbe dovuta essere francese” e che “non c'è differenza tra Milano e Nizza”. Un episodio che Pd, Iv e M5S non hanno mancato di sottolineare: “Con Zemmour Fdi diventa Fratelli di Francia”; hanno attaccato i pentastellati. Mentre dal Pd la vice presidente del Pe Pina Picierno non ha esitato a bollare il francese come “un personaggio anti-semita e molto discutibile”.
Prove d’intesa tra Schlein e Boschi al sit-in alla Rai
“Ci sono alcuni principi fondamentali sui quali dobbiamo unire le nostre forze”: Elly Schlein parte da chi ha scelto di essere a viale Mazzini al sit in promosso dal Pd sotto la Rai per difendere la libertà di informazione. Ringrazia Più Europa, Avs, i socialisti e anche Italia viva: accanto a lei, a combattere contro “TeleMeloni”, infatti, c'è anche Maria Elena Boschi. Per chi vuole “unire” è un punto portato a casa. La leader dem, circondata da parlamentari e militanti che intonano “Bella ciao”, si dice “soddisfatta” per la “bella partecipazione”. “Sono grata alle forze di opposizione che hanno deciso di esserci. Sappiamo che le differenze ci sono, ma oggi prendiamo un impegno. Ci sono anche le battaglie da fare insieme in attesa di tornare al Governo, presto”. La prossima tappa, intanto, sarà in Parlamento. “La governance va riformata e la Rai va resa indipendente dai partiti. Ci lavoreremo insieme”, annuncia. Anche la Boschi, vicepresidente renziana della commissione di Vigilanza Rai, rilancia: “Sapete che non siamo d'accordo su tutto, ma oggi dobbiamo dire grazie a Elly Schlein per questa scelta forte, libera e coraggiosa”.
Al Parlamento Ue i partiti di destra si dividono sulle influenze russe
Il Parlamento Ue lancia l'allarme sulle interferenze russe nei partiti europei. Non è la prima volta, ma in questo caso è il posizionamento dei partiti di destra ad agitare le acque della politica a Strasburgo: in una risoluzione si evidenziava come Mosca stia reclutando alcuni deputati come “agenti di influenza”, con l'obiettivo di dividere l'opinione dei cittadini europei, e come abbia creato un rapporto di dipendenza con alcuni partiti politici europei, anche tramite l'erogazione di finanziamenti, che agiscono quindi come amplificatori della propaganda russa e servono gli interessi della Russia. Un riferimento è alla deputata lettone Tatjana Zdanoka, che avrebbe agito come informatrice per il servizio federale di sicurezza russo, ma il testo cita anche la Lega di Matteo Salvini per la questione dei fondi russi del 2019. Il resto del gruppo Id, compreso il presidente di Rassemblement National Jordan Bardella, ha votato contro assieme a gran parte dell'estrema sinistra di The Left e agli italiani Francesca Donato e Piernicola Pedicini. Nicolas Bay, il rappresentante di Reconquête, il partito di Zemmour appena confluito nel gruppo dei conservatori Ecr della premier Giorgia Meloni, si è invece astenuto, diversamente dal resto del gruppo; anzi, in Ecr, il cui partito più numeroso è il Pis polacco, il tema Ucraina e opposizione antirussa è molto sentito.
Fontana scioglie il Giurì d’onore sul caso Mes. Scontro tra Mulè e Conte
Dopo giorni di polemiche alla fine arriva lo scioglimento del Giurì d'onore chiesto dal leader del M5S Giuseppe Conte dopo le parole della Premier Giorgia Meloni sul caso Mes. La bufera si scatena poche ore prima, quando in Aula viene comunicata la decisione presa dal presidente Lorenzo Fontana che dà seguito all'istanza presentata proprio da Conte, nella quale si chiede lo scioglimento del Giurì dopo le dimissioni dei due Commissari di opposizione che ne denunciavano la mancata imparzialità. Di lì a poco il presidente del Giurì Giorgio Mulè convoca la conferenza stampa durante la quale accusa l'ex premier di “oltraggio” alla Camera. Immediata la replica di Giuseppe Conte: entrambi denunciano il mancato rispetto delle istituzioni. Per Mulè: “Se fossimo in tribunale saremmo di fronte a un palese oltraggio alla corte”, mentre per il presidente del M5, “le istituzioni perdono sempre ogni qualvolta un presidente del Consiglio viene nell'aula del Parlamento a mentire agli italiani”. Da parte loro i due ex Commissari, che con le loro dimissioni hanno portato alla fine del Giurì, difendono la decisione presa e non arretrano di un passo davanti a chi, nella maggioranza, li accusa di aver agito su richiesta di Conte per evitare un verdetto a suo sfavore.
Il Governo è pronto a ripristinare l’esenzione dell’Irpef Agricola
Sul ritorno delle esenzioni Irpef al comparto agricolo anche nel 2024 la rotta è tracciata. A confermarlo è il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti durante il question time al Senato: la norma sarà ripristinata ma solo per chi si trova in forte difficoltà e per le Pmi, come fa sapere FdI. Anche lo strumento è chiaro: “La misura sarà inserita nel primo veicolo normativo utile, che potrebbe essere già il decreto Milleproroghe attualmente all'esame della Camera”. Sul punto, però, si sono accese le polemiche, non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche nella stessa coalizione: “Riteniamo un errore quello del Governo di cancellare l'esenzione per il 2024”, dice infatti Riccardo Molinari, il capogruppo alla Camera della Lega, ammorbidendo però i toni con la sottolineatura che la scelta in legge di Bilancio è stata presa “nell'ottica di una riforma fiscale che ha abbassato tasse a tutti”. La risposta arriva quasi immediata da Tommaso Foti (FdI): “Non risulta che siano mai state avanzate in sede di esame e di approvazione della LdB riserve da parte di gruppi della maggioranza in ordine all’esenzione dell’Irpef agricola” .
Confermato il duello tv tra Meloni e Schlein. Gli staff sono al lavoro
Si avvicina il duello televisivo tra la segretaria dem Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni in vista delle elezioni europee. In un contatto telefonico i collaboratori delle due leader hanno ribadito la volontà di entrambe di esserci. Insomma, sfida tv confermata, restano da definire alcuni particolari non marginali e per questo gli staff hanno già fissato un incontro per la prossima settimana, un pranzo in cui saranno approfondite diverse questioni. Da valutare, in primis, se il duello debba essere soltanto uno, oppure se sia il caso di giocare un doppio match, con andata e ritorno, magari in due diverse emittenti; e il luogo della sfida non è un affare da poco. La conferma del duello, però, non porta per ora le due avversarie a scoprire le carte: sia la presidente del Consiglio che la segretaria del Pd non hanno ancora deciso di sciogliere le riserve sulla loro candidatura alle elezioni europee. Dalle parti del Pd, anche i più vicini alla leader ammettono di non saperne nulla. “Una scelta personale”, dice qualcuno, “ma con questa destra in Ue, di certo dobbiamo usare tutti gli strumenti necessari per batterli”. Dall'altra parte, tutti si aspettano una candidatura della premier, ma a Palazzo Chigi sulla faccenda vige la massima riservatezza.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 5 febbraio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,1%, davanti al PD (20%). Più di 12 punti percentuali in meno per il Movimento 5 Stelle al 15,9%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,1 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 4%, mentre Unione Popolare all’1,3%. Nell’area centrista, Azione è data al 4,3%, mentre Italia Viva al 3,1%. Nella coalizione del centrodestra, Lega scende all’8,5%, Forza Italia sale leggermente a 7,3%. Per l’Italia rimane sale all’1,6%
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) scende al 43,9%, mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, sale al 26,4%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, scende al 7,4%;fuori da ogni alleanza, il M5S rimane stabile al 15,9%.