Il Senato approva, non senza tensioni, il decreto Cura Italia con la fiducia

Il decreto Cura Italia ha superato la prova del Senato. Il provvedimento da 25 miliardi con le prime misure economiche di contrasto al coronavirus è stato approvato con voto di fiducia ottenendo 142 voti favorevoli, 99 contrari e 4 astenuti. Ora verrà trasmesso alla Camera per la sua più che probabile approvazione definitiva. Per la prima volta, un provvedimento varato dal Governo per far fronte all'emergenza sanitaria non è passato con accordo bipartisan. In Aula nessun clima da unità nazionale. Dall'opposizione sono volate urla e accuse, complice anche il giallo della bollinatura, cioè del via libera che la Ragioneria dello Stato dà alle misure dopo averne valutata la copertura economica. Già in avvio di seduta il clima era teso: le opposizioni avevano annunciato che avrebbero votato contro, accusando il Governo di aver scritto il provvedimento da solo malgrado gli incontri e le cabine di regia.  

Per Giorgia Meloni: “Con l'apposizione della fiducia viene definitivamente smascherata la farsa della presunta volontà di condivisione da parte del governo Conte”. Matteo Salvini ha definito il decreto “una presa in giro per milioni d’italiani che non vedranno una lira”. A dare un nuovo là allo scontro in Aula è stato l'inciampo sulla bollinatura: il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà prima ha posto la questione di fiducia poi, terminato il dibattito, ha chiesto uno stop dei lavori di un quarto d'ora. Il sospetto era che non ci fosse ancora una versione definitiva e che si volessero modificare delle misure, cambiando così l'impianto esaminato dalla Commissione, dove maggioranza e opposizione si sono confrontate sulla sostanza del decreto. In realtà, i rilievi della Ragioneria riguardavano soprattutto norme doppione, contenute sia nel Cura Italia sia nel successivo decreto Liquidità. Il giallo si è sciolto con il nuovo via libera della Commissione, che ha permesso di procedere col voto di fiducia. 

Via libera al decreto scuola: esame di maturità sarà on line

Il Cdm ha dato il via libera anche al decreto scuola che contiene le norme relative agli esami di Stato e alla valutazione delle studentesse e degli studenti per l'anno scolastico 2019/2020. Il decreto, già trasmesso al Senato, mette in sicurezza l'anno scolastico 2019/2020 e traghetta le scuole verso il 2020/2021. Quanto agli esami di Stato, per la scuola secondaria di primo grado il decreto prevede che il ministero possa, con provvedimento specifico, modificare l'impianto dell'esame: se sarà possibile farlo in presenza, potrà essere semplificato, altrimenti si procederà con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, prevedendo la consegna anche di un elaborato da parte degli studenti. Per ciò che concerne la scuola secondaria di secondo grado, quest'anno tutti avranno la possibilità di sostenere le prove: i crediti di accesso relativi alla classe V e il voto finale saranno comunque basati sull'impegno di tutto l'anno. Il decreto indica, poi, una doppia possibilità: se i ragazzi potranno rientrare a scuola entro il 18 maggio, ci sarà un esame con Commissione interna, altrimenti sarà on line.

Il Governo dà il via libera al decreto liquidità: 400 Mld alle imprese

Dopo gli annunci del Presidente del Consiglio, è stato varato dal Cdm il decreto liquidità che prevede 200 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato fino al 90% per tutte le imprese, 200 miliardi di garanzie per l'export, potenziamento e semplificazione del Fondo centrale di garanzia per le Pmi, partite Iva con prestiti garantiti fino al 100%. “Con il decreto approvato il Governo realizza un intervento senza precedenti a sostegno del sistema produttivo italiano. Un vero e proprio bazooka di liquidità, con oltre 400 miliardi di garanzie che portano a più di 750 miliardi il credito mobilitato”, ha dichiarato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri in una nota pubblicata sul sito del Mef che illustra in sintesi le misure del decreto liquidità. Le misure adottate prevedono garanzie da parte dello Stato per 200 miliardi, concesse attraverso Sace in favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese. In particolare, la garanzia coprirà tra il 70% e il 90% dell'importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell'impresa, ed è subordinata a una serie di condizioni come la necessaria destinazione del finanziamento per sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia. Le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell'importo del finanziamento richiesto e per queste è prevista una procedura semplificata per l'accesso alla garanzia. 

La copertura scende all'80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi. L'importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall'azienda. Alle PMI, anche individuali o Partite Iva, sono riservati 30 miliardi: l'accesso alla garanzia rilasciata da Sace sarà subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia. Viene disposto un ulteriore potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi. Sono infatti ammessi al Fondo, con copertura al 100% e senza procedura di valutazione da parte del medesimo, i nuovi finanziamenti di durata massima di 6 anni a favore di Pmi e piccoli professionisti, per un importo massimo di 25.000 euro e comunque non superiore al 25% dei ricavi del beneficiario; il rimborso del capitale non decorre prima di 18 mesi dall'erogazione del prestito. Il Fondo può ora concedere garanzie a titolo gratuito fino a un importo massimo di 5 milioni di euro anche alle imprese con numero di dipendenti inferiore a 499; la garanzia è pari al 90% dell'importo. Il decreto potenzia anche il sostegno pubblico all'esportazione.  

Mattarella difende il SSN e rilancia sulla corresponsabilità europea e globale

Una “pericolosa e temibile pandemia” si aggira nel pianeta mettendo a dura prova le popolazioni ma rendendo anche chiaro come il diritto alla salute sia una priorità per ogni classe dirigente e come, quindi, il Sistema Sanitario Nazionale sia assolutamente da difendere e migliorare. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella firma un denso messaggio nella Giornata mondiale della salute attraverso il quale ringrazia “la generosità, la professionalità e la dedizione della quale sono capaci gli operatori sanitari”. Ma non solo, il Capo dello Stato, proprio nei giorni in cui l'Eurogruppo dovrebbe prendere importanti decisioni di sostegno economico, torna a stimolare le coscienze dei leader europei: serve più consapevolezza della gravità del momento e più solidarietà. “L'impegno solidale per la salute può diventare un vettore di pace e amicizia, capace di influenzare positivamente le relazioni tra i Paesi. Siamo chiamati a un impegno, a una corresponsabilità di carattere globale, mettendo da parte egoismi nazionali e privilegi di sorta al fine di dare alla cooperazione mondiale un impulso di grande forza”. Ma il passaggio maggiormente politico del Presidente è dedicato al Ssn: “I Servizi Sanitari Nazionali costituiscono capisaldi essenziali delle comunità. La qualità della vita e gli stessi diritti fondamentali della persona sono strettamente legati alle capacità e all’universalità del servizio alla salute”. 

L’Eurogruppo trova l’accordo sulle misure anti-crisi 

Giovedì i Ministri europei delle finanze hanno raggiunto un accordo su un pacchetto di misure complessivo da circa 500 miliardi di euro per la risposta immediata alle conseguenze economiche della crisi del Covid-19. La riunione dell'Eurogruppo allargato, che era stata sospesa mercoledì dopo 16 ore di negoziati, era ripresa ieri alle 21.30 ma era durata solo mezz'ora; il negoziato vero, si è svolto sottotraccia, con colloqui ristretti fra il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno e i Ministri dei Paesi più coinvolti: da una parte Italia, Francia e Spagna, dall'altra l'Olanda e la Germania. I Ministri hanno redatto un rapporto di quattro pagine che contiene tutte le proposte concordate e che sarà consegnato ora al presidente del Consiglio europeo per essere discusso poi da capi di Stato e di governo dell'Ue. Il pacchetto comprende il nuovo meccanismo Sure proposto dalla Commissione per il sostegno (tramite prestiti per 100 miliardi di euro garantiti da 25 miliardi assicurati dagli Stati membri) ai sistemi nazionali di cassa integrazione.  

A questo strumento per salvaguardare l'occupazione viene aggiunto poi un meccanismo finanziario per sostenere la liquidità delle imprese: una “garanzia paneuropea” da 25 miliardi di euro che permetterà di mobilitare prestiti per 200 miliardi di euro, con fondi raccolti sul mercato dalla Bei e destinati alle aziende, soprattutto le Pmi, tramite le banche nazionali di promozione come CDP. Il terzo elemento del pacchetto consiste nell'apertura di una linea di credito dedicata al Fondo salva-Stati (Mes) da 240 miliardi di euro in totale, attivabile da qualsiasi Paese membro. Questa linea di credito non richiederà alcuna “condizionalità macroeconomica”, sarà accessibile a tutti gli Stati in base a termini standardizzati e uguali per tutti, ma avrà un campo d'applicazione circoscritto al finanziamento della spesa sanitaria e di prevenzione diretta e indiretta, fino a un ammontare pari al 2% del loro Pil. 

C’è soddisfazione nel Governo per il raggiungimento dell’accordo

Per il Governo è Roberto Gualtieri a tirare le conclusioni dell'accordo raggiunto nella riunione dell'Eurogruppo. A giudizio del titolare del MEF l'intesa segna per l'Italia un “ottimo risultato”, anche se non passa, almeno per il momento, la proposta di european recovery bond. Grazie all'iniziativa italiana, rivendica però Gualtieri, l'agenda europea è cambiata e si è passati da un'unica proposta (il ricorso al fondo salva Stati (Mes) con condizionalità leggere) “a un pacchetto di quattro proposte”: 200 miliardi dalla Bei, 100 miliardi del nuovo programma Sure e proposta italo-francese di un Fondo per la Ripresa finanziato da debito comune europeo. Il dossier eurobond finirà poi sul tavolo del Consiglio Europeo. Soddisfatto anche il Commissario Ue agli Affari economici, l'ex premier italiano Paolo Gentiloni, secondo cui l'Eurogruppo ha approvato un “pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita”. Accoglie con favore l'accordo anche il leader di Italia viva Matteo Renzi: “Da quel che si capisce pare si sia fatto un pacchetto che tiene in considerazione un po' gli impegni di tutti. Si è fatto un buon lavoro”, afferma. “A questo punto penso che tutti gli alibi legati all'Europa vengano meno. Mi pare che sugli eurobond ci sia un primo passo, ora tocca a noi”. Più prudente il M5S, che nella maggioranza si distingue perché è da sempre contrario al ricorso al Mes.

Bonafede proroga all’11 maggio lo stop dei processi

Arriva un nuovo stop per la giustizia. Il Cdm ha deciso la proroga della sospensione di tutti i processi, che sarebbe dovuta terminare il 15 aprile, secondo quanto stabilito dal decreto Cura Italia; il nuovo termine è l'11 maggio. Il provvedimento era stato sollecitato nei giorni scorsi dall'Associazione nazionale magistrati, che aveva prospettato il rischio, con la piena riapertura dei Palazzi di giustizia, di esporre migliaia di persone al contagio da Coronavirus. L'allarme è stato evidentemente condiviso dal Governo, che su proposta de Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha deciso di prorogare lo stop a tutti i processi. “Abbiamo valutato di attuare questa misura, sentiti anche gli addetti ai lavori, per tutelare la salute di tutti gli utenti della giustizia ed essere pronti a ripartire”, ha spiegato il Guardasigilli. Restano le eccezioni già previste dal decreto Cura Italia: nel settore penale sono assicurate le udienze di convalida di arresto e fermo e i processi con imputati detenuti; in quello civile si celebrano le udienze urgenti che riguardano minorenni e rapporti familiari. 

Pioggia di no a Salvini per la sua proposta di riaprire le chiese

Aprire le chiese per permettere ai credenti di celebrare la Pasqua, seppur con tutte le misure di sicurezza richieste dal caso. L'idea la lancia Matteo Salvini in diretta televisiva da Maria Latella, ma dai social arriva una pioggia di no: il lockdown è in vigore e i risultati delle misure restrittive cominciano, timidamente, ad affacciarsi nello scorrere dei dati. Ma la scienza non basta, dice Salvini. Una proposta che spiazza politici e non solo, impegnati da settimane a rilanciare anche sui social network il messaggio “Io resto a casa”. Duro il commento del sindaco di Milano Giuseppe Sala che invita Salvini a rivolgersi ai presidenti delle Regioni amministrate dalla Lega: “Se vuoi veramente arrivare a fare riaprire le chiese e se non è solo un titolo di giornale, allora devi chiedere alle Regioni che governi, come Veneto e Lombardia, di fare un'ordinanza, se no siamo sempre alle parole e non a fatti”. E, in ogni caso, Sala precisa: “Non sono d'accordo, perché credo che in questo momento la fede possa essere un fatto personale e privato”. 

 Scarica la settimana politica

Settimana Politica 4 - 10 aprile 2020



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social