Cgil e Uil proclamano lo sciopero generale contro la manovra. La Cisl si sfila
La Cgil e la Uil hanno proclamato uno sciopero generale di otto ore per il 16 dicembre. Contraria la Cisl, che considera “sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese”. Fonti del Governo hanno fatto sapere che la scelta “in questo momento non è comprensibile”. “Pur apprezzando lo sforzo e l'impegno del Premier Mario Draghi e del suo esecutivo, la manovra economica è stata considerata insoddisfacente da entrambe le organizzazioni sindacali, in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza, tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase, che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un'occupazione stabile”. Il giudizio di Cgil e Uil sulla legge di Bilancio ha dunque portato le due sigle a proclamare l'astensione dal lavoro di otto ore per il 16 dicembre, con una manifestazione nazionale a Roma e “il contemporaneo svolgimento di analoghe e interconnesse iniziative interregionali in altre 4 città”.
Draghi lancia un segnale ai sindacati: un miliardo contro l’aumento bollette
Nessuna telefonata, nessun nuovo incontro, ciononostante Mario Draghi invia un segnale ai sindacati senza modificare la rotta impressa alla manovra ma con l’obiettivo di intervenire ulteriormente per rendere la ripartenza equa. Il risultato è un nuovo decreto che arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri e viene approvato in meno di un'ora: il testo, che molto probabilmente entrerà nella manovra durante la discussione in Senato, libera 3,3 miliardi di euro finanziati con avanzi e anticipi di spesa; in particolare viene incrementato di 1.850 milioni di euro per il 2021 il fondo per l'acquisto di vaccini e farmaci per contrastare il Covid e vengono stanziati 50 milioni per le forze dell'ordine in prima linea contro la pandemia; inoltre 1,4 milioni che erano destinati a Rfiper la rete infrastrutturale nel 2022, essendo ora disponibili, verranno anticipati al 2021, liberando quindi la cifra l'anno prossimo. Questo tesoretto - è il ragionamento condiviso da Draghi e i Ministri in Cdm - potrà essere impiegato anche per il fondo di contrasto al caro bollette: l'ipotesi è che contro i rincari si metta a bilancio circa 1 miliardo, che si andrebbe a sommare ai 2,8 miliardi già previsti da riservare alle famiglie più fragili. La decisione però non è ancora stata presa.
Il Garante stoppa lo sciopero del 16 dicembre, ma Cgil e Uil confermano
La Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali ferma lo sciopero generale del 16 dicembre proclamato da Cgil e Uil: non c’è, secondo l'Autorità, l'intervallo minimo tra uno stop e l'altro, considerando gli scioperi già programmati in altri singoli settori e a livello territoriale compresi il trasporto e la scuola, e non rispetta il cosiddetto periodo di franchigia previsto per i servizi postali (il 16 scade tra l'altro il pagamento dell'Imu) e per quelli di igiene ambientale. Il Garante, pertanto, chiede alle due sigle sindacali di riprogrammare lo sciopero rispettando le regole, entro cinque giorni. Ma Cgil e Uil confermano la data, assicurando il pieno rispetto delle norme, pronti a esentare dallo stop le poste. Dallo sciopero generale, da cui era già esonerato il settore della sanità, resta fuori anche la scuola, che oggi già incrocia le braccia per lo sciopero precedentemente deciso. Continuare a chiedere risposte e ottenere risultati per i lavoratori e i pensionati, cambiando una manovra che è giudicata insoddisfacente, è la ragione per cui Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri portano avanti la decisione dello sciopero generale. E se nel frattempo dovesse arrivare una convocazione da parte del premier Mario Draghi, confermano di essere pronti a dialogare: il confronto in queste ore non sembra essere in agenda, mentre restano in attesa dell'avvio del tavolo sulle pensioni, su cui c’è l'impegno ad aprire il cantiere per la riforma della legge Fornero.
Mattarella si prepara a chiudere il suo settennato
Una visita di saluto al Papa il 16 dicembre, una tappa a Firenze, l'incontro con le alte cariche dello Stato e poi l'attesissimo discorso di fine anno agli italiani: sono questi i passaggi fondamentali che chiudono il settennato di Sergio Mattarella. Il presidente, infatti, è stato eletto il 3 febbraio 2015 ma già dal 3 gennaio, cioè un mese prima, il presidente della Camera potrà convocare i Grandi elettori per la scelta del nuovo capo dello Stato, un appuntamento che potrebbe cadere intorno alla metà di gennaio 2022. Manca pochissimo quindi alla conclusione dell'impegno di Mattarella, tenendo conto che lui stesso ha più volte escluso la possibilità di un secondo mandato. Inevitabile, quindi, che i prossimi appuntamenti si carichino di significati particolari e grandi tensioni, con la politica in attesa di avere ulteriori conferme dai suoi discorsi di dicembre. Certo questo breve lasso di tempo non sarà solo rievocazioni e discorsi: il presidente è in carica fino alla sua successione e non sono pochi né lievi i nodi all'orizzonte, a partire dalla chiusura della legge di Bilancio che come sempre si sta dimostrando operazione complessa.
Inizia il conto alla rovescia sul Quirinale: Berlusconi alla ricerca di una via
Dal 18 gennaio 2022 ogni data è buona per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: la tempistica, che sarà avviata dai presidenti delle Camere per il voto sulla successione a Sergio Mattarella, dipende anche dai decreti in scadenza e dai provvedimenti ma non è affatto escluso che si arrivi a chiudere i dossier proprio a ridosso del 3 febbraio. Il primo obiettivo dei partiti è quello di compattarsi: nel centrodestra si attende di capire se Mario Draghi sarà della partita, altrimenti si andrà, almeno inizialmente, su Silvio Berlusconi. Finora il presidente di FI ha cercato di aprire un canale con il M5S, sottolineando i meriti del reddito di cittadinanza e che la nascita del Movimento è stata una risposta positiva al dilagante disagio sociale, una mossa apprezzata da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (anche se entrambi hanno premesso che il candidato al Colle del M5S non sarà il Cavaliere), un po' meno dai suoi alleati e da molti azzurri. Berlusconi, che teme i franchi del centrodestra, ha fiducia in Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L'obiettivo del presidente azzurro è quello di attirare nella rete singoli parlamentari pentastellati o gli ex che hanno lasciato i gruppi, un'operazione che però rischia di alimentare sospetti su un nuovo caso di compravendita. Ma in tanti tra i fedelissimi dell'ex premier spingono per stringere un asse con Matteo Renzi, una sorta di patto che potrebbe avere come conseguenza la nascita di una nuova area di centro.
Letta, ospite ad Atreju, auspica un largo consenso sul nuovo Presidente
“'Diamo il benvenuto su questo palco Enrico Letta, che ci ha fatto, anche lui, la cortesia di venire a confrontarsi con la platea di Atreju”. Giorgia Meloni accoglie così il segretario del PD. È Letta a puntualizzare in apertura del suo intervento che esiste un confronto aperto con l'unica forza di opposizione, ma niente di più: “Leggendo i giornali ho l'impressione di avere il problema di non sembrare troppo in sintonia con Giorgia, perché è partito un film, che è anche interessante ma non è vero”. Punto d’incontro, ancora una volta, è la legge elettorale, ovvero il maggioritario: “Io personalmente sono sempre stato su questa linea, quella del maggioritario, non ho motivi per cambiare idea”. Letta si dice pessimista sulla candidatura di Silvio Berlusconi al Colle, chiede di eleggere il nuovo capo dello Stato con il consenso più ampio possibile, a cominciare proprio dal coinvolgimento di FdI e preferisce che Mario Draghi resti alla guida del Paese fino al 2023. Sul voto anticipato, richiesta insistente di FdI, Letta ribadisce la sua posizione: “Io so che voi volete che si voti il più presto possibile, ma se si votasse a scadenza, io faccio un appello perché noi usiamo l'anno che abbiamo davanti per fare cose che non ci saranno più le condizioni per fare”.
Conte non si candida alle suppletive per la Camera ma completa nomine interne
Giuseppe Conte conferma la linea del no a una candidatura per le suppletive della Camera. Stavolta l'ex premier ci aveva pensato sul serio a presentarsi nel seggio di Roma centro lasciato libero da Roberto Gualtieri ma, “dopo un nuovo supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5S” e dunque “non è possibile dedicarmi ad altro”, chiude la porta all'offerta del Pd e del segretario Enrico Letta che comunque ringrazia. I più maligni vedono nella mossa un’insicurezza dell'ex premier, dovuta alla discesa in campo, poi ritirata dopo l’annuncio, di Carlo Calenda e anche alle acque agitate nel Movimento. Il leader sa che il dissenso non è affatto sopito, nemmeno dopo le nomine dei comitati tematici e dei rispettivi coordinatori. L’infornata è ricca, ma non copre tutte le aree del mondo pentastellato, perché sui 17 organismi creati soltanto 4 avranno un posto nel prossimo Consiglio nazionale. Si tratta del coordinatore del Comitato nazionale progetti, affidato a Gianluca Perilli, Chiara Appendino a nome del Comitato per la formazione e l’aggiornamento, Fabio Massimo Castaldo per il Comitato per i rapporti europei e internazionali e Alfonso Bonafede in rappresentanza del Comitato per i rapporti territoriali.
Dopo le tensioni Crippa è stato confermato capogruppo del M5S alla Camera
Davide Crippa è stato confermato nel ruolo di capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera. L’hanno deciso i deputati del Movimento, attraverso il voto sul rinnovo del Direttivo che si è svolto ieri alla Camera. Crippa è stato eletto con 131 voti, a fronte di 13 schede bianche e tre nulle. Poco dopo l’elezione, il Presidente del Movimento Giuseppe Conte si è recato personalmente alla Camera per congratularsi con il capogruppo e il nuovo direttivo del M5S: “L'affluenza e l'esito finale testimoniano la compattezza dell'intero Gruppo” ha detto Conte, “Questo ci permette di affrontare più forti e coesi l'appuntamento che riguarda la scelta del nuovo Presidente della Repubblica e le sfide che ci attendono da qui alla fine della legislatura”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, il Partito Democratico di Enrico Letta rimane il primo partito italiano con il 21,5%, sopravanzando Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni di più di un punto e mezzo (19,8%). Inoltre, il distacco tra il PD e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 3 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,3%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,3% e al 2,2%. Nell’area centrista, +Europa rimane stabile (1,9%) così come Italia Viva (2,5%) e Azione (4%). In netto calo, invece, il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 15,1%. Nell’area del centrodestra, infine, la Lega fa registrare un lieve rallentamento (18,5%) mentre Forza Italia sale al 7,3%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 75,3%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 38,8%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 45,6%; invece il rassemblement dei partiti di centro(Azione, IV e +Europa) si attesta all’8,4% dei consensi.