Alle consultazioni Draghi inizia a parlare del suo programma 

La pandemia ha rubato giorni di scuola ai ragazzi e alle ragazze italiani e Mario Draghi vuole partire da qui: il calendario scolastico. L'altra priorità è accelerare sui vaccini, la loro distribuzione ma anche la produzione. E creare posti di lavoro, perché la ripresa ci sarà ma sarà lenta. Prende forma il programma del nuovo governo, che parlerà anche di Europa e lavoro e delle riforme necessarie a rilanciare il Paese: fisco, pubblica amministrazione e giustizia in cima alla lista. Il ritmo dei colloqui del secondo giro di consultazioni è serrato, gli esponenti delle forze politiche escono uno dopo l'altro e dipingono un quadro molto simile. La cornice entro la quale si muoverà il governo Draghi sarà europeista all'insegna di un rinnovato atlantismo. Sul fronte interno invece il premier incaricato batte più volte sulla riforma della pubblica amministrazione, necessaria per l'attuazione del Recovery plan. Ci sono poi la riforma della giustizia civile e quella del fisco con il riordino dell’irpef e una profonda revisione delle aliquote mantenendo l'impostazione progressiva. Poi c’è il nodo del blocco dei licenziamenti che scade a fine marzo. 

Grillo lancia endorsement a Draghi, ma il vero timore è il voto su Rousseau

Appena terminato il colloquio con Draghi Beppe Grillo lascia Montecitorio, a parlare è Vito Crimi: dice di avere avuto rassicurazioni sull’inutilità di utilizzare il Mes e sull'importanza dei temi ambientali. Ma il dado non può essere tratto: occorre prima “verificare la configurazione” dell'esecutivo e poi lasciare la parola ai militanti. Intanto, Beppe Grillo prova a blindare il nuovo governo. “Draghi è un grillino”, dice cercando di evitare che la base M5S arrivi ad un frettoloso no su Rousseau e che, di conseguenza, si spacchino i gruppi parlamentari al momento della fiducia in Parlamento. Il fondatore invita quindi ad aspettare delle parole del premier incaricato, ed è questa la linea su cui spinge a sera dopo essere stato a Roma per incontrare i suoi. Il reddito di cittadinanza e l'ambiente sono battaglie storiche del Movimento e sono anche in cima alla lista dell'ex capo della Bce, rassicura Grillo. Che ora si aspetta che Draghi lo dica apertamente: l'occasione giusta potrebbe essere la dichiarazione al Quirinale dopo lo scioglimento della riserva. Il voto online potrebbe dunque slittare solo di uno o due giorni e tenersi comunque prima del voto di fiducia. In un video su Fb Beppe Grillo, definisce Mario Draghi l’elevato e rimarca però anche la distanza dalla Lega: racconta di aver posto un veto nel corso del colloquio con Draghi ma di non aver ricevuto risposte definitive. 

La Lega cambia vesti e vota a favore del revocery a Bruxelles

La Lega del governo Draghi ha fatto il suo primo passo a Bruxelles: all'Europarlamento vota a favore del Recovery and resilience facility dopo che si era sempre astenuta. Il cambio di linea arriva da Roma in seguito alle consultazioni del leader Matteo Salvini con il presidente incaricato Mario Draghi e agita le acque tra i sovranisti dell'emiciclo dell'Unione. “Preso atto dell'impegno che non ci sarà alcun aumento della pressione fiscale, che la stagione dell'austerity è finalmente archiviata, che si ridiscuteranno i vecchi parametri lacrime e sangue e che si aprirà una stagione nuova per l'utilizzo dei fondi del Recovery, prendiamo l'occasione per riportare l'Italia protagonista. Voteremo a favore del Recovery and resilience facility per dare concretezza alla fase nuova che sta per iniziare”, hanno annunciato poco prima delle votazioni gli europarlamentari della Lega Marco Zanni, presidente gruppo ID, e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega all'Euro Parlamento. 

Draghi apre il dialogo con sindacati e imprese 

Chiuso il secondo giro di consultazioni con i partiti, si è aperto il dialogo con i sindacati e le imprese. Era stato lo stesso Draghi, subito dopo aver ricevuto l'incarico per la formazione di un nuovo governo, al Quirinale, a dirsi “fiducioso che dal confronto con i partiti ed i gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile e positiva”. Parole che hanno portato i sindacati a vedere l'avvio di una nuova fase e a richiamare anche la concertazione sul modello di Carlo Azeglio Ciampi. Mercoledì si è svolto un lungo giro di incontri che ha visto partecipare Abi, Ania, Confindustria, Confapi, e poi Cgil, Cisl e Uil con i rispettivi segretari generali. A seguire l'Ugl, Unioncamere, le diverse associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani e poi l'Alleanza delle cooperative.  

Berlusconi e Salvini stringono il patto di Villa Grande per l’appoggio a Draghi

Un colloquio di circa mezz'ora per rinsaldare e registrare l'asse di governo Fi-Lega e definire una strategia comune di fronte all'ipotesi concreta di un ingresso nel governo Draghi di unità nazionale. Silvio Berlusconi ha incontrato Matteo Salvini nella ex Villa Zeffirelli sull'Appia antica. I due leader si ritrovano di persona dopo circa un anno ma quel che conta è che il faccia a faccia arriva proprio nei giorni della svolta moderata-europeista del numero uno di via Bellerio e quando l'Europarlamento approva il Recovey fund con il voto della Lega. Qualcuno lo ha già ribattezzato il patto di Villa Grande, prendendo spunto dal nome che il Cav ha voluto dare alla dimora acquistata nel 2001. L'accordo, raccontano alcune fonti, è quello di raccordarsi d'ora in avanti per marciare uniti facendo valere le proprie richieste sui propri cavalli di battaglia, come fisco e giustizia, ma dando sempre l'immagine di un centrodestra compatto, tenendo sempre dentro Fdi, che è rimasta l'unica forza politica all'opposizione. 

Il voto su Rousseau certifica il sì a Draghi. Di Battista lascia il Movimento

Arriva il via libera degli iscritti M5S al governo Draghi, ma l'esito della votazione online sulla piattaforma Rousseau spacca il Movimento 5 Stelle, segna il risultato peggiore nelle tre consultazioni che hanno segnato la legislatura e determina l'addio di Alessandro Di Battista. I voti favorevoli sono stati infatti 44.177, pari al 59,3% e i contrari 30.360 pari al 40,7%, percentuali lontane da quelle del Conte II, quando la coalizione col Pd fu approvata dal 79,3% dei votanti, e lontanissime dal plebiscito con cui fu approvato il Conte I con la Lega quando dissero sì il 94% dei votanti (che però in termini assoluti erano solo 42.274). Mai in così tanti dunque hanno espresso la loro contrarietà all'ingresso del M5S nel nuovo esecutivo Draghi, ma in ogni caso “la democrazia nel movimento passa da un voto degli iscritti e il voto degli iscritti è vincolante” ha ricordato immediatamente il capo politico reggente del M5S Vito Crimi.  

Nel M5S c’è aria di scissione. Possibile che nasca un nuovo gruppo politico

Gli irriducibili che nel M5S non intendono appoggiare il governo Draghi stanno pensando di costituire un gruppo autonomo per posizionarsi all'opposizione. Giovedì sera il gruppo per il no a Mario Draghi si è incontrato: i nomi sarebbero quelli di Granato, Lezzi, Angrisani, Abate, Cabras, Crucioli, Forciniti, Vallascas, Costanzo, Raduzzi, Volpi, Giuliodori, Maniero, Colletti, ma il malessere coinvolgerebbe diversi esponenti di Camera e Senato. Tra gli altri nomi che si fanno, quelli di Moronese, Agostinelli, Naturale, La Mura, Mantero e Vanin; hanno votato no sulla piattaforma Rousseau anche esponenti come Toninelli e Lannutti ma diversi malpancisti potrebbero rientrare, tra cui quei contiani che avevano espresso perplessità e chiesto che nel governo entrasse anche il premier uscente. I frondisti guardano proprio ad Alessandro Di Battista.  

Draghi tra oggi e domani salirà al Quirinale con la lista dei ministri

Una giornata di lavoro prima di salire al Quirinale per sciogliere la riserva, cosa che dovrebbe avvenire oggi. Terminate le consultazioni, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi lavora alla squadra dei ministri, senza avere altri contatti con i partiti, cosa che mette in una certa tensione i vertici delle forze politiche. Nel giorno del via libera su Rousseau all'appoggio del M5S al suo esecutivo, il professore ha lavorato tra la sua abitazione e l'ufficio in Banca d'Italia, arrivando alla Camera nel pomeriggio e solo per pochi minuti. Al Colle potrebbe salire questa mattina, con la lista dei ministri, e giurare già nel pomeriggio. Se invece decidesse di andare da Sergio Mattarella nel pomeriggio, il giuramento potrebbe slittare a sabato mattina. Proprio la lista agita i partiti, che sulla partita sono, al momento, totalmente al buio e senza margini di manovra. Draghi sa bene che se andasse a infilarsi in un confronto con le forze politiche sui nomi i tempi potrebbero allungarsi. Dunque, al momento l'unica certezza pare quella che ci sarà un perfetto equilibrio di genere, per il resto occorrerà aspettare. 

Zingaretti ottiene l’ok dalla Direzione su Draghi e alleanza con M5S e Leu

La direzione nazionale del Pd ha approvato all'unanimità l'indicazione ai propri gruppi parlamentari di votare la fiducia al governo Draghi, come aveva proposto il segretario Nicola Zingaretti aprendo i lavori con una relazione in cui ha difeso il valore dell'asse con M5S e Leu non solo nel sostegno al passato esecutivo di Giuseppe Conte, ma anche in prospettiva, in vista delle imminenti amministrative e delle successive politiche. Il sì incondizionato a Draghi stoppa ogni tentativo di frenata; il segretario avverte che si va incontro a un governo e a un'esperienza “innovativa” ma che non distruggerà la politica. E quanto al dibattito interno al partito, Zingaretti definisce “da marziani” la richiesta di un congresso e convoca per febbraio l'assemblea nazionale Dem, che dovrebbe aprire il confronto interno sulla futura identità del partito. Per Zingaretti “Il successo del governo attorno al professore Draghi dipende dall'unita di M5S, Leu e Pd”. 

I sondaggi della settimana 

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini torna a crescere rispetto alla scorsa rilevazione (24%). Discorso diverso invece per il Movimento 5 Stelle. Il consenso dei pentastellati fa registrare una brusca frenata scendendo al 15,8%. La Lega resta comunque il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 5 punti percentuali, mentre il gap rispetto a FdI, la terza forza politica italiana, si attesta a 7,5 punti.

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Nell’area delle sinistre, i Verdi perdono terreno (1,7%) così come Sinistra Italiana-MDP Articolo Uno (3,7%). Nell’area centrista, +Europa rimane pressoché stabile (1,9%), così come Italia Viva che non si schioda dal 3,1%. Discorso differente, invece, per Azione che guadagna quasi mezzo punto (4%). Il Partito Democratico in arretramento di quasi un punto fa cifra tonda (19%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia ritorno la terza forza politica nazionale (16,5%) mentre Forza Italia trae giovamento dalla rinnovata centralità di Berlusconi (6,4%). 

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In attesa che il Presidente incaricato Mario Draghi sciolga la riserva, il centrosinistra formato da PD, M5S e LeU raggiunge, nei sondaggi, il 38,5%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 46,9%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 9% dei consensi.

 

 



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