Dopo le attese arriva il piano Colao,100 progetti per l'Italia più forte
Dal turismo all'ambiente, dalla ricerca a una più moderna pubblica amministrazione passando per azioni contingenti dovute all'emergenza sanitaria per arrivare a interventi strutturali capaci di ridisegnare un'Italia più “forte, resiliente ed equa”. Sono oltre 100 le proposte consegnate dalla task force guidata da Vittorio Colao al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per far ripartire il Paese. Sei ambiti d’intervento che vedono le imprese e il lavoro come “motore dell'economia”, le infrastrutture e l'ambiente come “volano del rilancio”, il turismo, l'arte e la cultura come “brand del Paese”, con una PA che punti a essere “alleata dei cittadini e imprese” e settori come quello dell'istruzione e della ricerca da declinare come “fattori chiave per lo sviluppo”, senza tralasciare gli individui e le famiglie. Sono sei ambiti d’interventi senza gerarchie, tutti funzionali tra loro alla crescita del Paese anche se alcune delle proposte prevedono interventi immediati, a costo zero, e altre indicano un sentiero di riforme di medio-lungo respiro. Il piano mette nero su bianco molte delle azioni d’intervento chieste dalle forze politiche in questi ultimi mesi. C’è l'indicazione di rinviare ilsaldo delle imposte del 2019 e l'acconto per il 2020, c’è il consiglio di escludere il contagio Covid-19 dalla responsabilità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie e quello di neutralizzare fiscalmente, in modo temporaneo, il costo d’interventi organizzativi per l'adozione dei protocolli di sicurezza. Ma c’è anche la richiesta di adottare un codice etico per la P.a. sullo smart working e di consentire (in deroga) il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per tutto il 2020. E c’è la necessità di aiutare fiscalmente le aziende del turismo. E poi ci sono le indicazioni per avviare un reale processo d’infrastrutturazione del Paese, liberandolo dai lacci della burocrazia e avviandolo verso un sano processo d’investimenti, senza lasciare indietro i problemi connessi al digital divide e a quello che si reputa come necessario, cioè lo sviluppo delle tecnologie 5G.
Conte è al lavoro per ricompattare la maggioranza in vista degli Stati generali
Gli Stati generali dell’economia prendono forma. Si parte sabato, con una giornata d’incontri internazionali: dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, alla guida della Bce Chistine Lagarde, dal presidente del Parlamento Ue David Sassoli, al Commissario agli Affari economici della Commissione europea Paolo Gentiloni, ci sarà un parterre internazionale di primo piano a Villa Pamphili, per un appuntamento che ancora non è stato pienamente digerito dalla maggioranza, ma che non vedrà bastoni tra le ruote del premier Giuseppe Conte da parte degli alleati. Le perplessità del Pd sono note, anche se i dem hanno scelto di non alzare i toni oltre il livello di guardia. Semmai, un confronto ci sarà alla fine: “Vogliamo rilanciare l'azione di Governo in un orizzonte di legislatura anche in collegamento con questa straordinaria opportunità che è il Recovery Plan”, spiega Roberto Gualtieri. Chi crede nel progetto è il M5S, che ha offerto “massimo sostegno” a Conte. Il capo delegazione M5S Alfonso Bonafede al termine dell’incontro con il premier ha spiegato che gli Stati generali saranno l'occasione per illustrare “un piano per il Paese con quelle riforme che i cittadini chiedono da anni”. Tra i temi più caldi ci sarà il piano Colao. “Ha ricevuto varie critiche, ci stanno”, sintetizza il concetto proprio Conte, “Stiamo mettendo su un piano, sarà un confronto di lavoro ma molto concreto perché vogliamo arrivare con un quadro preciso agli stati generali”, spiega il premier, che incontrerà ancora le forze di maggioranza.
Il centrodestra non parteciperà agli Stati Generali
I partiti di opposizione non parteciperanno agli Stati generali. Non partecipiamo a “show e passerelle in villa”, spiegano, per Lega e Fratelli d'Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni al termine del vertice del centrodestra da cui emerge la decisione. Antonio Tajani è più accomodante: “Abbiamo sempre detto di essere disponibili al confronto, abbiamo sempre risposto positivamente agli appelli: siamo disponibili a confrontarci con il Governo sui contenuti, prima degli Stati generali, a Palazzo Chigi”, dice il vice presidente di FI. Alla fine della riunione ha prevalso la linea del rifiuto netto. Nella nota congiunta Salvini, Meloni e Tajani hanno “ribadito di essere pronti a confrontarsi con il Governo in qualsiasi momento, ma soltanto in occasioni e sedi istituzionali”. “C'è bisogno subito della cassa integrazione per milioni di lavoratori, soldi veri per imprenditori e famiglie, scuole aperte e sicure”, lamenta Salvini, “Il luogo del confronto e della discussione è il Parlamento”. "Il problema è di metodo perché gli Stati generali per noi sono il Parlamento della Repubblica: se ci si vuole confrontare con noi lo si fa nelle sedi istituzionali”, aggiunge Giorgia Meloni. “Poi c’è il problema di merito: proprio in queste ore, la Camera dei deputati discute il decreto Rilancio. E, se qualcuno vuole parlare con noi, di questo deve parlare: di come si spendono questi 80 miliardi di euro, perché parlare di altro per ora non ci interessa”.
È scontro nel centro destra sui candidati per le regionali
La riunione del centrodestra è stata anche l’occasione per fare il punto sulle prossime elezioni regionali. Il problema candidature è dovuto sostanzialmente al fatto che la Lega, dopo la sconfitta in Emilia-Romagna, ha delle serie perplessità che Raffaele Fitto (per FdI, in Puglia) e Stefano Caldoro (per FI, in Campania) possano riuscire a vincere. I leghisti, che oltre a Luca Zaia in Veneto, schierano l'europarlamentare Susanna Ceccardi in Toscana, dove anche per il sistema elettorale a doppio turno sarà difficile vincere, vorrebbero candidati di cambiamento, vicini a via Bellerio, in almeno una delle Regioni del Sud assegnate agli alleati nell'accordo stretto a ottobre 2019. C’è anche la possibilità che la Lega chieda di correre con un suo candidato nelle Marche, cedendo la Toscana a FdI, che nelle Marche ha già schierato Francesco Acquaroli. FdI e FI, dal canto loro, continuano a fare muro attorno ai loro candidati. Giorgia Meloni non è disposta ad accettare compromessi al ribasso: FdI è il secondo partito della coalizione, lamenta, ma nei governi regionali è sotto-rappresentata avendo solo la presidenza della Regione Abruzzo.
Con un nuovo Dpcm Conte lancia la fase 3
I contagi tornano a salire in Italia, con un’impennata in Lombardia, ma il Governo vara un nuovo allentamento delle misure anti-Covid 19. Lunedì riapriranno le aree giochi e i centri estivi, oltre alle sale scommesse; per le discoteche bisognerà aspettare fino al 14 luglio, mentre i viaggi all'estero riprenderanno gradualmente. Da oggi “riprendono gli eventi sportivi” professionistici, senza pubblico. Inoltre, “da lunedì potrà essere scaricata in tutto il territorio nazionale e sarà operativa la app Immuni. Insomma dal 15 ci saranno altri spazi di libertà: oltre a scommesse e bingo, tra i settori più penalizzati dal lockdown, via libera a cinema e teatri e agli spettacoli all'aperto. I corsi professionali potranno essere svolti in presenza. Novità anche per i viaggi: oltre ai voli nell'area Schengen si potrà andare da martedì anche in Albania e nei Balcani; nei Paesi esterni all'Unione europea, esclusa la Gran Bretagna, non si potrà, invece, fino al 30 giugno. Le nuove misure saranno efficaci fino al 14 luglio. Ribadite le disposizioni di base per limitare i rischi di contagio, dal distanziamento sociale al divieto di assembramento. Per un mese ancora niente discoteche anche all'aperto, fiere e congressi, ma i governatori potranno stabilire una diversa data considerati i dati del contagio. “Oggi possiamo dire che parte la fase 3”, dice il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, “Il Governo ha recepito le linee guida delle Regioni e altri settori finora bloccati dal lockdown”.
Conte è al lavoro sul cronoprogramma per il rilancio del Paese
Al termine di una giornata in cui ha visto i partiti della maggioranza varare in Cdm il Family act e delineare le nuove misure di allentamento per la fase 3 con un nuovo Dpcm, il premier Giuseppe Conte ora si prepara ad essere ascoltato dai giudici di Bergamo sul motivo per cui non è stata istituita la zona rossa tra Alzano e Nembro quando è scoppiata la pandemia, appuntamento che precede i lavori di Villa Pamphili. Il presidente del Consiglio ha già sottolineato più volte di non essere preoccupato, di aver agito “in scienza e in coscienza”, pronto a rifare tutto quello che ha fatto, a comportarsi nello stesso modo; c’è la consapevolezza che il governatore della Lombardia Attilio Fontana avrebbe potuto agire e che non c’è alcuna colpa dell'esecutivo. Ma il premier è concentrato soprattutto su quella che il commissario Paolo Gentiloni continua a chiamare “una sfida storica”, perché all'Europa occorrerà presentare progetti dettagliati con scadenze certe se Roma vorrà avere i 172 miliardi promessi. Conte e Gualtieri hanno lavorato in sintonia, incontrando insieme prima il gruppo parlamentare delle Autonomie, poi Leu, Iv, M5s e Pd, con la convinzione di condividere la strada con chi sostiene il Governo. Di fatto, gli Stati Generali che si concluderanno domenica prossima sono Stati trasformati in una fase d'ascolto. Poi il premier tirerà le fila di un cronoprogramma.
Conte allontana l’idea di un suo partito. Ma i dubbi rimangono
È proprio sull'ipotesi che Giuseppe Conte vari un suo partito che nelle ultime 24 ore le forze della maggioranza e dell'opposizione si stanno interrogando. Il premier ai suoi interlocutori ribadisce di voler pensare all'Italia, di lavorare nello spirito di chi vuole guidarla fuori dall'emergenza sanitaria ed economica, di ritenere strategicamente sbagliato pensare ad altro. Nessuna ambizione personale,anche se nel fronte giallorosso si continua a ritenere che Conte, prima delle prossime elezioni, possa anche fare il grande passo. Nel M5S e nel Pd, anche grazie a molti sondaggi, monta la preoccupazione. Ma il premier anche ieri ha glissato: “Un partito tutto mio? A mia insaputa”, ha detto ai giornalisti. E allora c’è chi nella maggioranza accredita sempre di più la possibilità che il piano B possa essere un altro: il ruolo futuro di Conte potrebbe essere quello di candidato premier di un'alleanza Pd-M5S, ma come faro, leader di un Movimento 5 stelle che da mesi stenta a trovare un proprio capo dopo Luigi Di Maio.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini rimane pressoché stabile attestandosi al 27,3%. Stesso discorso vale per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi questa settimana viene stimato al 15,8%. La Lega rimane il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 8,2 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 11,5 punti percentuali.
Nell’area delle sinistre, i Verdi salgono leggermente (2,1%), così come l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno che arriva al 4%. Nell’area centrista, +Europa frena la sua corsa al 2,2% dei consensi, così come Italia Viva (2,7%), mentre Azione, il partito di Carlo Calenda, guadagna qualche decimale (3%). In calo, invece, il Partito Democratico che i sondaggi stimano al 19,1%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia guadagna mezzo punto e si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione (14,4%), Forza Italia perde consenso (5,6%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, non fa registrare cambiamenti (1,1%).
Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 42,2% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 48%, quella di centrosinistrail 28,6%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 16%.
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