Riforme, salgono le quotazioni dell’ipotesi premierato 

Il primo round di consultazioni sulle riforme è interlocutorio. La premier Giorgia Meloni ascolta le proposte e tira le somme: “Ho trovato chiusure sul presidenzialismomeno sul premierato”. Al tavolo con le opposizioni Meloni parte dall’analisi delle criticità: “Fortissima instabilità”, repentini cambi di maggioranza, difficoltà a immaginare strategie di lungo periododebolezza a livello internazionale. Ed è questa la ragione per la quale occorre mettere mano all'assetto istituzionale: “Credo che questa sia la più potente riforma economica che possiamo realizzare”. Martedì il confronto è iniziato alle 12.30, la prima delegazione ad arrivare è quella del M5S, con il presidente Giuseppe Conte. Al tavolo ci sono, con Meloni e il vicepremier Antonio Tajani, la ministra per le riforme Elisabetta Casellati, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e i sottosegretari alla Presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari (il vicepremier Matteo Salvini arriverà in un secondo momento). 

Non c’è nessuna bozza alla base del confronto, ma tre scenari: il presidenzialismo 'in senso stretto', con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche Capo del Governo, il semipresidenzialismo sul modello francese, quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un Capo del Governo, oppure il cosiddetto premierato, con l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, che mantiene in capo al Parlamento l'elezione del Presidente della Repubblica nel suo ruolo di personalità super partes. 

La premier non scarta a priori la possibilità di una bicamerale, proposta dal M5S, “purché non ci siano intenti dilatori”. È il leader di Azione, Carlo Calenda, a riferire al termine del colloquio con la delegazione del Terzo Polo, che Meloni è “disponibile all’ascolto”, ipotizzando altri incontri. Quindi nel faccia a faccia con Schlein, è ferma: “Il problema non è rafforzare l'esecutivo ma rafforzare la stabilità dell'esecutivo”, e “questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi” ma sarà “per la prossima legislatura” e “sarebbe miope”, è il ragionamento della premier, “non porci il problema di come possiamo utilizzare questa forza che altri non hanno avuto per lasciare un segno che possa migliorare il futuro di questa nazione”. 

Il Senato celebra i suoi 75 anni, festa pop con Gianni Morandi

Lunedì si è svolta la festa per celebrare la prima seduta del Senato tenutasi l'8 maggio 1948. In aula il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto con una standing ovation, con accanto la premier Giorgia Meloni e gran parte del Governo. L'aula è al completo per una festa voluta fortemente dal Presidente di Palazzo Madama Ignazio La Russa. L’evento è iniziato con l'inno di Mameli in versione acustica, per poi passare agli interventi “da convegno” degli storici Ernesto Galli della LoggiaGiuseppe Parlato e dell'ex parlamentare Anna Finocchiaro. Si chiude con la musica di Gianni Morandi che a stento tiene fermi parlamentari e Ministri, Meloni compresa, che canticchia parecchi brani, Matteo Renzi che tiene il tempo a mo’ di batterista o Pier Ferdinando Casini che filma con il cellulare i momenti clou. Così per quasi due ore, fino al buffet allestito nel Transatlantico. “Ho sentito che questa celebrazione era necessaria” ha detto La Russa, “indica il momento in cui insieme alla nostra Carta costituzionale, il popolo tornava a essere sovrano del suo destino”. Quel giorno del 1948 era un sabato, il giorno dopo c'era da eleggere il capo dello Stato. Ed era un Parlamento diversissimo da oggi: solo quattro le senatrici (Bei, Merlin, Montagnana, Palumbo) e a composizione mista: elettiva e di diritto, come spiega Finocchiaro chiedendo di “non smarrire” due virtù di quegli anni: prudenza e ragione costituzionale. Per Giorgia Meloni è un'occasione per “ricordare le nostre radici, la Costituzione e il ruolo fondamentale di un presidio della democrazia”, twitta più tardi. 

Scoppia un nuovo caso Francia e pure la Spagna attacca il Governo Meloni

La Francia torna a criticare il Governo italiano sull'immigrazione. Questa volta è stato Stéphane Séjourné, capo del partito Renaissance. Dal luogotenente di Emmanuel Macron in Europa è giunto un affondo soprattutto politico, diretto all’Italia ma, più in generale, a tutte le destre: “sui migranti Giorgia Meloni è ingiusta, disumana e inefficace”. Immediata la replica di Giorgia Meloni: “non è ideale usarci per regolare i loro conti interni, però ognuno fa le scelte che vuole fare”. Eppure, con l'avvicinarsi delle elezioni Europee, il rischio è che quella della migrazione non sia più una materia relegata alla politica interna. Séjourné, all'Eurocamera, è capo dei liberali di Renew che, dopo il voto del 2024, potrebbero fare da ago della bilancia per la formazione di una maggioranza a Strasburgo, soprattutto se il dialogo tra il Ppe e le destre porterà a un'alleanza vera e propria. L'obiettivo di Renew è rompere sul nascere il sodalizio, diventando ingranaggio imprescindibile di un rinnovato asse pro-europeista tra Popolari e Socialisti europei. Poi, certo, ci sono i risvolti interni. La Lega è nel governo italiano e, allo stesso tempo, è la principale alleata in Europa dell'avversario numero uno di Macron Marine Le Pen

“L'estrema destra francese prende per modello l'estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull'immigrazione clandestina”, ha spiegato Séjourné. “Non c'è un problema bilaterale con la Francia. Evidentemente hanno un problema di consenso interno. Non mi ci voglio infilare, capisco le difficoltà”, ha risposto la Meloni. Ma non è finita qui: nella stessa giornata in cui Parigi è tornata in trincea sui migranti, la Spagna del socialista Pedro Sanchez, prossimo presidente di turno dell'Ue e non lontano da una campagna elettorale in salita, ha puntato il dito sul welfare. La vicepremier Yolanda Diaz, battagliera leader del neopartito Sumar, in un dibattito parlamentare ha infatti sottolineato che, con l'ultimo decreto, “Meloni ha mostrato di voler governare contro lavoratori e lavoratrici” per “tornare” al modello dei “contratti spazzatura”. Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha replicato: “spiace che la vicepremier spagnola interferisca nella vita politica italiana dando giudizi inaccettabili sulle scelte del Governo. Le difficoltà elettorali del suo partito non giustificano offese a un partner e alleato europeo”. 

Meloni conferma l’asse con la Repubblica Ceca di Petr Fiala

Giorgia Meloni è arrivata a Praga per ribadire la stretta 'alleanza' con la Repubblica Ceca di Petr Fiala, primo ministro che con il suo partito democratico civico (Ods) fa parte del gruppo Ecr presieduto dalla presidente del Consiglio. Molti i dossier sul tavolo della visita (terminata con l'incontro con il presidente della Repubblica Petr Pavel), nell'ottica di un fronte comune europeo, in primo luogo sui migranti. Italia e Repubblica Ceca hanno problemi simili di flussi irregolari. Per la Premier “Ormai è inevitabile affrontare la questione a livello europeo” con “la difesa dei confini esterni” e con un lavoro sui “rimpatri” e “con i Paesi di provenienza e di transito per garantire un diritto che non abbiamo sempre garantito: il diritto a non essere costretti a scappare”. Su questo, l'Italia si aspetta “azioni concrete da parte della Commissione Ue che ci aspettiamo siano portate avanti prima del prossimo Consiglio Ue”. 

Sulla stessa linea Fiala che chiede “soluzioni rapide perché la situazione è preoccupante”. Meloni “ha fatto molte proposte in questo ambito e come Repubblica ceca le appoggiamo”, assicura. Anche sulla nuova governance e sulla riforma del Patto di stabilità è possibile, per i due leader, fare un lavoro comune. Fiala, come Meloni, ha espresso dubbi nei mesi scorsi su un eccessivo allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato. Per Meloni “Siamo d'accordo sul fatto che le nuove regole non possano non tenere conto delle grandi sfide che l'Europa si è data” sulla transizione verde e digitale, e “non possiamo non immaginare che con le nuove regole gli investimenti necessari per le transizioni”, ma anche per la difesa, “non vengano considerati”. C’è accordo, ha assicurato la Premier, anche “sulla flessibilità necessaria dei fondi esistenti, per non creare disparità nel mercato unico”. 

Zelensky atteso a Roma. Mattarella in Norvegia ribadisce la vicinanza a Kiev

“Contrastare la politica di aggressività della Russia è necessario ma non ci deve distogliere dalla ricerca di un approdo di pace”. Sergio Mattarella a Oslo ribadisce la linea scelta dall'Europa e dalla Nato a difesa dell'Ucraina, mentre già circola la notizia che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si starebbe preparando a venire a Roma, tra sabato e domenica, dove dovrebbe incontrare il Papa, lo stesso capo dello Stato e la premier Giorgia Meloni. “La Russia è stata irrazionale nelle motivazioni e nei comportamenti, ci auguriamo che a Mosca tornino elementi di razionalità”, dice in mattinata Mattarella al primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre. Per il premier norvegese c'è da considerare anche i rapporti con Mosca con cui condividono 200 km e il mare; perciò, a suo avviso si deve ragionare su una soluzione politica perché quella militare non ci sarà. La Russia, ha convenuto il capo dello Stato, ha creato un enorme problema di sicurezza nell'Europa tanto che Svezia e Finlandia, paesi prima neutrali, sono entrate nella Nato. Ma bisogna lavorare in modo intenso ed equilibrato per prefigurare già adesso la fase della fine della guerra, quando avverrà. La Norvegia non è nell'Ue ma è tra i fondatori dell'Alleanza Atlantica e condivide quindi la “visione di una comunità internazionale fondata sul multilateralismo”. La visita del presidente della Repubblica è servita a rinnovare i legami storici tra Italia e Norvegia, ma anche a sancire nuove collaborazioni come sulle energie rinnovabili

Meloni chiude il secondo round delle nomine con Rai, Polizia e Gdf

Giorgia Meloni ha chiuso il secondo round delle nomine: in un Cdm lampo cambia il Capo della polizia e nomina, a cascata, il prefetto di Roma. E soprattutto completa l'operazione sulla Rai e dà un nome, definitivo, al nuovo comandante della GdF, anche se la formalizzazione arriverà solo al prossimo Cdm: rimarrà Andrea de Gennaro, quello che ha preso l'interim al posto di Giuseppe Zafarana, passato alla presidenza dell'Eni. E il nome su cui più si era speso, si racconta in ambienti della maggioranza, il braccio destro della premier Alfredo Mantovano. Era un gioco a incastri; tutti scommettevano che si sarebbe andati alla prossima settimana, anche per evitare di fare uno sgarbo a Giancarlo Giorgetti, impegnato in Giappone con il G7, ma il bilancio non è poi così a sfavore della Lega, che incassa il capo della Polizia, Vittorio Pisani, vicino al ministro Matteo Piantedosi. Pisani prende il posto di Lamberto Giannini, spostato alla prefettura di Roma (ma con poteri speciali per il Giubileo 2025). Il partito di Matteo Salvini verrebbe “ampiamente ricompensato” anche con le nomine interne alla Rai, dove l'indicazione come Ad di Roberto Sergio non avrebbe trovato ostacoli. Senza contare che poi dalla prossima settimana ci saranno altre indicazioni da dare per le partecipate non quotate, Rfi e Trenitalia

Il Governo è al lavoro sulla delega fiscale in vista della manovra

La riforma del fisco del Governo Meloni non convince gli industriali, che restano cauti anche sul taglio del cuneo fiscale: la strada è quella giusta, ma deve diventare “strutturale”, torna a ripetere il presidente degli industriali Carlo Bonomi, che getta il guanto di sfida all'esecutivo. Ora il vero banco di prova sarà la legge di bilancio. Il cantiere della riforma, nel frattempo, si arricchisce di giorno in giorno: il viceministro Maurizio Leo conferma l'obiettivo di arrivare all'aliquota Iva zero, nel quadro di un'omogeneizzazione e sempre trovando “le risorse adeguate”, e apre alla possibilità di ridurre l'aliquota per attirare le imprese dall'estero: “Penso sia una cosa che si può fare”. 

Tra le misure allo studio, si va dalla riforma dell'Irpef con il passaggio da 4 a 3 aliquote, che dovrebbe partire già dal 2024, alla possibile riduzione della tassazione per le tredicesime dei dipendenti, dagli interventi per le famiglie e la natalità alla sforbiciata sulle microimposte, a partire dal superbollo auto, una misura quest'ultima subito promossa dall'Aci. Ma a determinare cosa si potrà fare davvero saranno le risorse a disposizione e la prima verifica si avrà in autunno con la Nadef, da cui arriverà il quadro per la prossima manovra. C’è il tesoretto di 4,5 miliardi in deficit già ricavati col Def e destinati alla riduzione delle tasse. Il tesoretto delle tax expenditure è proprio quello cui punta ad attingere il Governo: nel mirino ci sono in particolare i 226 crediti d’imposta che, con un'operazione di “pulizia”, possono fruttare risorse utili per intervenire sull'Irpef. 

È sprint per le elezioni amministrative: test su centrodestra e patto Pd-M5s

Domenica e lunedì ci sono le elezioni amministrative: in tutto, poco meno di sei milioni e mezzo di elettori saranno chiamati a scegliere il sindaco. Per il centrodestra l'obiettivo è confermare l'onda lunga del voto di settembre, della vittoria alle politiche che ha portato Giorgia Meloni al governo. I Comuni considerati test sono Ancona e Brescia, che il centrodestra spera di strappare al centrosinistra, ma anche Vicenza, che il centrosinistra col Terzo polo spera di portar via al centrodestra. In campagna elettorale, il centrodestra ha messo in campo i vertici del Governo, schierando le tre punte: Giorgia MeloniMatteo Salvini e Antonio Tajani sono stati sul palco insieme ad Ancona lunedì e replicheranno a Brescia, in chiusura di campagna elettorale. Schlein e Conte, invece, hanno fatto tour separati. La segretaria Pd chiuderà in Toscana: Pisa e Siena, entrambe governate del centrodestra, mentre Conte chiude in Puglia: AltamuraOstuni e Brindisi.

La scelta del centrodestra delle iniziative unitarie ad Ancona e Brescia non è casuale. Ancona è l'unico capoluogo di regione al voto e la città è storicamente una roccaforte rossa, ma questa volta è ritenuta contendibile, così come Brescia. Situazione invece ribaltata a Vicenza. I capoluoghi in cui alle scorse elezioni vinse il centrodestra sono 10: Vicenza, Sondrio, Treviso, Terni, Imperia, Pisa, Massa, Siena, Ragusa e Catania; 6 quelli in cui vinse il centrosinistra: Teramo, Ancona, Brescia, Brindisi, Latina e Trapani. A Siracusa il sindaco uscente è di Azione. Pd e M5S sfideranno insieme i candidati di centrodestra a Brindisi, Latina, Pisa, Teramo, Catania e Siracusa, mentre centrosinistra e terzo polo saranno alleati ad Ancona, Brescia e Vicenza. Nessuna coalizione vede insieme M5s e Terzo polo. Anche Latina sarà tenuta d'occhio: Damiano Coletta, che la strappò al centrodestra, corre di nuovo. 

Al via gli Stati Generali della natalità: il Governo punta sulla defiscalizzazione

L'allarme dei demografi ha fatto irruzione agli Stati Generali della natalità con l’intervento del presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo. In una decina di anni, ha ricordato, l'Italia è passata dai 500mila nati all'anno al record negativo del 2022, di 390mila, a fronte dei 700mila decessi: nei prossimi anni, in assenza d’interventi, si passerà dagli attuali 59 milioni di abitanti a 48. Sergio Mattarella ha dunque esortato a mettere in campo “politiche abitative, fiscali e sociali appropriate” per favorire il formarsi delle famiglie.  Altrettanto d'effetto le cifre del ministro della Scuola Giuseppe Valditara: gli studenti caleranno in 10 anni dagli odierni 7,4 milioni a 6. A far crescere l'ansia anche i dati di Giancarlo Giorgetti: “Da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del Pil impressionanti, pari al 18%”, per non parlare delle pensioni che non potranno essere pagate perché, ha osservato il Ministro, i lavoratori saranno assai meno dei pensionati. Giorgetti ha poi parlato di una defiscalizzazione per le famiglie con figli. Infine, Francesco Lollobrigida ha parlato del rapporto tra denatalità e immigrazione. Il calo demografico, ha detto, non c'è a livello mondiale, anzi la popolazione aumenta, invece diminuisce in Italia: “Stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere.”

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG l’8 maggio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 29,5%, davanti al PD (21,1%). In lieve crescita il Movimento 5 Stelle al 15,6%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,4 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,3%, mentre Unione Popolare all’1,6%. Nell’area centrista, Azione è data al 4,1%, mentre Italia Viva al 2,8%Nella coalizione del centrodestra, la Lega è stabile al 9,0%, mentre Forza Italia scende al 6,6%. Italexit di Paragone, infine, è in lieve calo all’1,8%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente, passando dal 44,6% della scorsa settimana al 45,1% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra si ferma al 26,8%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, arriva al 6,9%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 15,6%.

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