Meloni incontra von der Leyen: collaboriamo su Pnrr e migranti
Lunedì la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si sono confrontate a Palazzo Chigi in un appuntamento in cui hanno discusso dei fondi del Pnrr e della possibilità di applicare, senza stravolgimenti, alcune modifiche. Da Bruxelles sarebbe arrivata, riguardo al Pnrr, un'apertura sulla possibilità di comprendere l'utilizzo dei fondi di coesione e del Repower Eu, con l'eventuale conseguenza di avere più tempo per mettere a terra alcuni progetti in cantiere, soprattutto quelli legati all'energia verde. Non si sarebbe discusso del tema della governance.
A riportare i temi trattati nel faccia a faccia, avvenuto in preparazione del Consiglio Europeo straordinario del 9-10 febbraio, sono stati sia la premier che la presidente della Commissione Ue: un faccia a faccia “dedicato in particolare all'economia e alla migrazione” ha sottolineato la premier che ha rilanciato l'intenzione di confermare l'impegno sul Pnrr, uno scambio di vedute, ha twittato la seconda, “sulla realizzazione del piano di ripresa e di resilienza ma anche sul mantenimento del sostegno all'Ucraina, la garanzia di energia sicura ed economica, la promozione della competitività dell'industria europea, il progresso sul patto sulle migrazioni”. Nell'incontro si è affrontato pure il tema degli aiuti di Stato, con la conferma da parte di Bruxelles di voler adeguare le norme per tutto il tempo necessario, con Meloni che ha puntato sulla necessità che arrivi un'apertura, in tema di ripresa economica, su un fondo di solidarietà comune in Europa, un aiuto comunitario per fronteggiare l'aumento dell'inflazione.
Il Governo vara un decreto contro la speculazione sul carburante
Mercoledì pomeriggio il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge con cui il Governo guidato da Giorgia Meloni prova a rispondere all'ondata di rincari sul prezzo dei carburanti partita da inizio anno quando è terminato lo sconto sulle accise varato dal Governo Draghi. Il provvedimento licenziato dal Cdm dispone che le stazioni di servizio dovranno esporre degli avvisi con il prezzo medio di vendita a fianco di quello proposto dal singolo gestore; l'Antitrust vigilerà sull'assenza di possibili “cartelli” sul prezzo da parte dei benzinai, mentre la GdF effettuerà dei controlli sul rispetto della norma. In caso di violazione sono previste delle sanzioni, mentre l'accertamento di una recidività potrebbe portare alla sospensione delle attività per un periodo minimo di 7 e massimo di 90 giorni. Per dare sostegno ai consumatori il provvedimento, proposto dal Ministro Giancarlo Giorgetti, rinnova per il primo trimestre del 2023 i buoni benzina per un valore massimo di 200 euro a lavoratore dipendente.
Sui rincari ieri si è mossa anche l'Antitrust, che ha chiesto di poter acquisire la documentazione relativa ai controlli recentemente effettuati dalla GdF nelle stazioni di rifornimento, in particolare quella sulle oltre 2.800 violazioni accertate; ieri la premier e il titolare del Mef hanno incontrato al riguardo il Comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana. La maggioranza, soprattutto Lega e FdI, parla di speculazione sul prezzo, mentre le opposizioni accusano il Governo per il mancato rinnovato dello sconto sulle accise che determinano parte del prezzo dei carburanti. “I dati che abbiamo rilevato indicano che dovrebbe esserci una stabilizzazione dei prezzi”, spiega il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ricorda: “La decisione del Governo di non confermare il taglio delle accise sulle benzine non è stata presa a cuor leggero. È una misura che costa oltre un miliardo al mese, il Governo ha deciso di utilizzare quelle risorse per finanziare tutte misure sociali”.
Il Governo pensa al taglio delle accise se aumentano gli incassi Iva
Nonostante le fortissime polemiche, le accise per ora non scendono, ma il Governo è pronto a intervenire quando ci saranno maggiori incassi dall'Iva: lo annuncia Giorgia Meloni cercando di placare la tensione dopo le misure decise dall'esecutivo contro i rincari. Gli interventi non vanno giù ai gestori che proclamando lo sciopero per il 25 e il 26 gennaio; il Governo difende le scelte fatte con il decreto sulla trasparenza dei prezzi, ma è costretto a correre ai ripari, convocando per venerdì un incontro con il settore, appuntamento su cui si spende in prima persona la stessa premier: “Incontro la categoria e dirò loro che non c'è nessuna volontà di fare scaricabarile”, “Tutti i nostri interventi sono per calmierare l'inflazione”.
Sulla benzina assicura: “Quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo”. Al momento nel decreto non è previsto alcun intervento su un possibile taglio nel caso di aumento dei prezzi. Ma il Cdm interviene “aggiustando” una norma che già esiste e consente di ridurre le accise se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def: in caso di aumento del prezzo del greggio e quindi dell'Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini d’imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale. In Cdm sono state inoltre approvate alcune modifiche al decreto varato appena tre giorni fa sulla trasparenza, garantendo che i buoni benzina saranno esentasse fino a fine anno.
Il Governo accelera sul Pnrr. Pronto per fine mese il decreto
L'obiettivo è accelerare sui progetti per non farsi trovare impreparati in vista delle scadenze di giugno. La riunione sul Pnrr a Palazzo Chigi è servita per una messa a punto e per modificare l'impostazione del piano di ripresa e di resilienza; confermato che il decreto che prevede anche cambiamenti sul tema della governance arriverà in Consiglio dei ministri a fine mese. Ieri si è tenuta una riunione del Cdm presieduta dal vicepremier Antonio Tajani; alla riunione hanno preso parte anche il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, il presidente dell'Anci Antonio De Caro e il presidente dell'Upi Michele De Pascale. Per quanto riguarda il Pnrr, il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto ha chiesto nella cabina di regia di avanzare proposte utili per la modifica del piano. L'Italia è chiamata a raggiungere 27 obiettivi entro il 30 giugno 2023, di cui 20 milestone e 7 target; il loro raggiungimento consentirà di poter richiedere alla Commissione Europea il pagamento della quarta rata di 16 miliardi di euro.
Nel corso della cabina di regia è stato condiviso che, nelle prossime settimane, saranno convocate apposite riunioni tecniche bilaterali dove sarà verificato lo stato di attuazione di ciascuna misura, anche in vista dell'avvio della fase di aggiornamento del Pnrr e dell'inserimento del capitolo Repower Eu, il tutto in un percorso di proficua collaborazione con la Commissione Ue. Sono state sollecitate le singole amministrazioni a fornire elementi e contributi per definire misure di accelerazione degli investimenti. Il Ministro Fitto ha dichiarato che “la tempestiva convocazione della Cabina di Regia conferma l'impegno del Presidente Meloni e dell'intero Governo a realizzare tutti gli obiettivi del Pnrr, verificando e monitorando costantemente tutte le prossime scadenze, come già fatto nei mesi scorsi attraverso il nuovo metodo che assegna centralità alle funzioni e ai compiti della Cabina di Regia. Tale metodo ha già consentito, infatti, a questo Governo di raggiungere i 55 obiettivi previsti al 31 dicembre 2022”.
Il Governo punta a frenare le partenze dei migranti
Nonostante una tregua degli sbarchi dettata dal mal tempo, il dossier migranti resta sul tavolo del Governo e la premier Giorgia Meloni ha convocato mercoledì i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e i vertici dell'intelligence, per fare il punto sulla situazione e decidere i prossimi passi, dopo il decreto anti-ong. Si punta nell'immediato a stringere accordi con i Paesi di partenza e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani volerà a stretto giro in Tunisia, Turchia e Libia. Anche Piantedosi ha in programma una serie di missioni, a cominciare dalla Turchia. C'è poi l'Europa: il 9 e 10 febbraio Meloni è attesa al Consiglio Ue dedicato proprio al tema dell'immigrazione. Tajani ha avuto un colloquio con il suo collega tunisino Othman Jerandi: “Ho chiesto assicurazioni affinché ci siano maggiori controlli sulle partenze dei migranti. Stiamo lavorando e spingendo l'Europa verso scelte comuni, anche per fare investimenti in Africa”. Più investimenti nei Paesi africani, dunque, in cambio di un contrasto più efficace ai trafficanti di uomini che mettono in mare le imbarcazioni dirette verso l'Italia, ma non è un obiettivo facile in Tunisia, che vive una profonda crisi economica, così come in Libia, dove latitano gli interlocutori istituzionali affidabili.
Il Ministro Urso e Bonomi hanno incontrato Zelensky in Ucraina
“Ho confermato al presidente Zelensky il pieno sostegno del Governo, del Parlamento e del popolo italiano alla causa di libertà e d’indipendenza del popolo ucraino”, dice da Kiev il ministro Adolfo Urso, il primo tra i Ministri del Governo Meloni ad andare in visita in Ucraina. È stata una missione con le imprese, accompagnato dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Abbiamo fissato” spiega il Ministro “le coordinate di quello che sarà l'impegno economico, sociale e produttivo e industriale italiano per lo sviluppo e la ricostruzione dell'Ucraina”. Si guarda alla ricostruzione del patrimonio industriale ed edilizio distrutto dalla guerra e alla nuova rete, da tessere, di rapporti industriali e commerciali. Sullo sfondo c'è poi il tema più ampio dei rapporti politici: Urso, che era già stato in Ucraina a settembre, torna a Kiev “per ribadire la solidarietà dell'Italia al popolo Ucraino e concordare le nuove misure che il Governo intende predisporre sulla base del mandato parlamentare”. E dell'incontro con il presidente Zelensky riferisce anche che “ha ribadito l'invito a Giorgia Meloni a venire presto a Kiev per sancire questo forte gemellaggio politico, morale ed etico tra Kiev e Roma”. La visita cade il giorno dopo il voto del Senato sul nuovo decreto che autorizza l'invio di armi ed equipaggiamenti nel 2023, con l'annuncio del sesto pacchetto in preparazione e la predisposizione delle misure di soccorso umanitario anche nel campo delle infrastrutture energetiche ed elettriche.
Per le regionali in Lazio e Lombardia scendono in campo i leader
Entra nel vivo la campagna elettorale per le elezioni regionali del 12 e 13 febbraio in Lazio e Lombardia. Definiti schieramenti e candidati presidenti, i leader scendono in campo per affrontare una sfida che avrà inevitabili ripercussioni anche a livello nazionale. Ieri sia il segretario della Lega Matteo Salvini che il presidente del M5S Giuseppe Conte si sono schierati al fianco dei rispettivi candidati alla carica di governatore nel Lazio. Sabato, invece, sarà direttamente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a lanciare la corsa per la riconferma di Attilio Fontana: “In Lombardia governiamo da 28 anni e i dati e il feeling dicono che lo faremo ancora a lungo”, mentre nel Lazio “è una cosa nuova. Adesso si passa dall'opposizione alla maggioranza e per me sarà motivo di orgoglio. Governare il Lazio è tanta roba”, afferma convinto Matteo Salvini presentando i candidati del Carroccio a sostegno di Francesco Rocca.
Sempre nel Lazio, nella corsa solitaria del M5S si ripropone ancora il tema del mancato accordo con il Pd a sostegno di Alessio D'Amato (appoggiato anche dal Terzo polo), anche alla luce dell'intesa raggiunta invece in Lombardia su Pierfrancesco Majorino. “Non siamo per la logica del voto utile o del meno peggio, perché non porta da nessuna parte”, sottolinea Conte, “la scelta del Pd è caduta sul nome indicato dal duo Renzi-Calenda. Non abbiamo reagito con ripicca, ma abbiamo badato solo agli interessi dei cittadini. In Lombardia corriamo con il Pd lombardo, perché ha scelto con noi di spegnere inceneritori, di guardare al futuro e di affidare la sanità a competenze e professionalità e non alle scelte dei partiti”; il Lazio è pronto a respirare “Un'aria nuova con Donatella Bianchi”.
Sul fronte della Lombardia, invece, sarà un intervento della premier Giorgia Meloni, nel tardo pomeriggio di sabato, a chiudere la due giorni organizzata a Milano da Fratelli d'Italia per presentare i candidati alle Regionali e aprire di fatto la campagna elettorale; all'evento, in programma all'auditorium Testori di Palazzo Lombardia, prenderanno parte il governatore Attilio Fontana, il Ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, la Ministra del Turismo Daniela Santanché, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il Pd evita la spaccatura e trova l’accordo sulle primarie on line
Il Pd evita all'ultimo respiro la spaccatura sulle regole del congresso. Serve un'intera giornata di trattative per trovare una quadra: alla fine tra Elly Schlein, che insiste per aprire al voto on line, e Stefano Bonaccini, critico sulla possibilità di cambiare le regole in corsa, si trova una soluzione di compromesso, che però vede la contrarietà di Paola De Micheli che non partecipa al voto. Le primarie slittano dal 19 al 26 febbraio e si svolgeranno in modalità mista: da regolamento, potranno votare attraverso la piattaforma on line “le persone residenti e/o domiciliate all'estero; le persone impossibilitate a recarsi ai seggi per condizioni di disabilità, malattia o altri impedimenti definiti dalla Commissione nazionale per il Congresso, che autocertifichino tali condizioni; persone residenti in località la cui distanza dai seggi renda particolarmente difficoltoso l'esercizio del voto, sulla base di criteri determinati dalla Commissione nazionale per il Congresso”. Chi vorrà votare per via telematica dovrà registrarsi entro il 12 febbraio sull'apposita piattaforma e identificarsi attraverso un documento di riconoscimento o lo Spid.
“L'accordo in direzione è una vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie online è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo”, esultano a sera dal comitato Schlein; anche dal fronte Bonaccini trapela “soddisfazione”. Paola De Micheli non è d'accordo e sceglie di non partecipare al voto: “Anche se capisco la questione del digitale ritengo che quello che c'è scritto nel regolamento allarghi troppo l'utilizzo di uno strumento che invece deve essere deciso dai nostri iscritti”, taglia corto. Alla fine, il regolamento passa con un voto contrario e 9 astenuti e la spaccatura non c'è. Enrico Letta tira un sospiro di sollievo e si dice “molto soddisfatto e confortato” dall'esito del voto in Direzione, definendo l'accordo raggiunto “il migliore punto di caduta possibile date le condizioni”. Il segretario, comunque, si rivolge ai suoi in modo duro: “Da domattina ci confrontiamo su temi e questioni di contenuto che interessano gli italiani”.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 9 gennaio, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 31,3%, davanti al Movimento 5 Stelle (17,7%). Continua la caduta libera del Partito Democratico che si ferma al 14%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (M5S) sia pari a 13,6 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,7%, mentre Unione Popolare all’1,6%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e Italia Viva si attesta al 7,5%. Nella coalizione del centrodestra, la Lega subisce una lieve battuta d’arresto, fermandosi all’8,5%. Forza Italia, al contrario, cresce dello 0,8%, arrivando al 6,9%. Italexit di Paragone, infine, rimane pressoché stabile al 2,2%.
La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce di un punto percentuale rispetto a fine dicembre, passando dal 45,7% al 46,7% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, rallenta ancora, fermandosi al 20,7%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, appare in lieve calo al 7,5%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 17,7%.