Draghi ha incontrato Biden alla Casa Bianca
Mario Draghi nella sua prima visita alla Casa Bianca ha esposto a Joe Biden le priorità dell’Italia e dell’Europa, e ha incassato il plauso del presidente americano per gli sforzi che l'Italia sta facendo dall'inizio del conflitto. Aprire un canale diplomatico che porti a negoziati credibili e a una pace duratura. L'amministrazione Usa continua a mostrarsi scettica: “Continuiamo a essere aperti ad una soluzione diplomatica in Ucraina ma non vediamo nessun segnale da parte della Russia che voglia impegnarsi in questo percorso”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. Sulla pace, le prime parole che emergono dal colloquio tra i due sono la necessità che sia l'Ucraina a indicarne le condizioni. I due leader hanno poi parlato della questione della carenza di grano e della necessità di “chiedere alla Russia di sbloccare il grano bloccato nei porti ucraini” così da evitare un’emergenza alimentare in Africa. Draghi ha poi chiesto a Biden un sostegno alla “stabilizzazione della Libia” che può essere “un enorme fornitore di gas e petrolio. La crisi energetica è l'altro grande tema sul tavolo del bilaterale.
Draghi dal Congresso Usa: guerra in Ucraina ha colpito i valori della democrazia
“L'invasione russa dell'Ucraina rappresenta una sfida importante per i valori al centro della democrazia. Non è in gioco solo l'integrità territoriale dell'Ucraina, la sua sovranità, la sua indipendenza. Questo è un attacco al sistema internazionale basato sulle regole che abbiamo costruito insieme dopo la Seconda guerra mondiale”, è il messaggio portato dal presidente del Consiglio Mario Draghi al Congresso degli Stati Uniti. Draghi a Capitol Hill ha incontrato la speaker della Camera Nancy Pelosi e una rappresentanza bipartisan del Congresso e ha affrontato l’incontro “come italiano ma anche come europeo”, per riaffermare l’unità di Italia e Usa per la pace. Poi ha aggiunto: “Mentre sosteniamo l'Ucraina dobbiamo lavorare insieme per superare le conseguenze della guerra sull'economia globale” e in questo gli Usa, l'Italia e l'Europa devono essere sempre più vicini. “Come forti alleati, siamo fermi nel nostro impegno a promuovere la pace e la stabilità a lungo termine”.
Dagli Usa Draghi lancia il piano Marshall per l'Ucraina
Mercoledì sera a Washington il Premier Mario Draghi ha ricevuto dell'Atlantic Council il premio come Distinguished International Leadership. A consegnarlo l'amica Janet Yellen, segretaria al Tesoro Usa. Nel suo intervento, Draghi ha voluto chiarire che “Dobbiamo continuare a supportare il coraggio dell'Ucraina, dobbiamo continuare a infliggere un costo alla Russia ma anche fare tutto il possibile per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace duratura”. Ma intanto bisogna pensare alla ricostruzione: “Spetterà agli ucraini decidere i termini di questa pace e a nessun altro”. “La distruzione delle sue città, dei suoi impianti industriali, dei suoi campi richiederà un enorme sostegno finanziario. L'Ucraina avrà bisogno del proprio Piano Marshall, proprio come quello che ha contribuito alle relazioni speciali tra Europa e Stati Uniti. E dovremo garantire che le sue istituzioni democratiche rimangano forti, stabili, vivaci”.
Draghi riferirà alle Camere giovedì prossimo. Tensione fra i partiti
Dopo la missione negli Usa, Mario Draghi è tornato a Palazzo Chigi e si prepara all'informativa in Parlamento sulla guerra in Ucrainadopo le forti polemiche di M5S e Lega. Il premier, nel corso del Cdm convocato appena atterrato a Roma, parla ai Ministri della missione a Washington soffermandosi sulla necessità del dialogo. In questa fase l'obiettivo è che Usa e Russia si siedano a un tavolo in cui l'Ucraina sia l'attore principale e che Joe Biden debba chiamare Vladimir Putin. L'informativa del premier alla Camera e al Senato, già in programma giovedì 19 maggio, dovrebbe riguardare principalmente l'andamento del conflitto e il ruolo dell'Italia per agevolare la pace, ma potrebbe toccare anche gli esiti del viaggio a Washington, la strategia energetica europea e l'ultima proposta avanzata dal premier negli Usa di un piano Marshall per la ricostruzione dell'Ucraina. I partiti sono già in fibrillazione.
Macron e Mattarella rilanciano l’unità europea e il sostegno all’Ucraina
Cresce la sintonia fra Italia e Francia sui principali dossier di politica europea e sulla guerra in Ucraina. Giovedì c’è stata una lunga telefonata tra Emmanuel Macron e Sergio Mattarella durante la quale il capo dello Stato italiano ha ascoltato la proposta del Presidente francese per la creazione di una “Comunità politica europea” che potrebbe agganciare velocemente l'Ucraina all'Europa. Non sarebbe una nuova Unione, ma uno spazio comune di valori, di sicurezza e di cooperazione nei campi dell'energia, delle infrastrutture e della circolazione delle persone. Nella telefonata “è stato affrontato il tema della guerra in Ucraina sottolineando l'importanza di mantenere l’unità e lo stretto coordinamento che prevalgono fra partner europei dall'inizio del conflitto”.
La Russia riduce il gas, la Commissione UE pronta a lanciare il piano REPowerEU
La guerra del gas tra Europa e Russia è entrata nel vivo. Dopo lo stop ai flussi al punto d’ingresso di Sokhranivka, in Ucraina, questa volta è proprio Gazprom ad annunciare la cessazione dell'utilizzo del gasdotto Yamal-Europe, che dalla Russia porta le forniture attraverso la Polonia. E nelle prossime ore, come ritorsione alla sua ormai certa adesione alla Nato, la Finlandia potrebbe vedersi azzerati i flussi di gas da Mosca. La morsa si stringe e i prezzi volano alle stelle. La prossima settimana la Commissione UE renderà pubblico il piano REPowerEU che ha l'obiettivo di sganciarsi dalla stretta russa accelerando la transizione energetica. Le bozze preannunciano un pacchetto corposo, nel quale si prevede l'introduzione del price cap al gas solo in seguito a “un’interruzione improvvisa, su larga scala o totale, delle forniture di gas russo”. Lo scetticismo sulla misura cara a diversi Governi europei, tra cui l’Italia, resta, tanto che per ora l'esecutivo UE ne raccomanda un utilizzo solo temporaneo. Palazzo Chigi non interviene sulla questione, ma a Roma si spiega che l'argomento sarà approfondito al Consiglio Europeo straordinario di fine maggio. Fino ad allora il quadro non potrà essere chiarissimo.
Petrocelli fuori dalla commissione Esteri. La Giunta dà l’ok allo scioglimento
Dopo settimane di polemiche, la Presidente del Senato Elisabetta Casellati, subito dopo il parere favorevole della Giunta del Regolamento allo scioglimento della Commissione Esteri, ha chiesto ai gruppi “di procedere alle designazioni entro venerdì 13 maggio alle ore 13.00”. La bufera scatenata dalle posizioni filo-putiniane del Presidente Vito Petrocelli hanno di fatto bloccato i lavori della Commissione portando alle dimissioni di 20 senatori su 22 componenti e all’indisponibilità dei gruppi alla loro sostituzione. A scrivere la parola fine è la Giunta del Regolamento con un parere votato all’unanimità che fa decadere il senatore dall’incarico. Immediata la reazione di Petrocelli: “Contro di me una vendetta politica”, poi attacca il M5S per averlo abbandonato e conferma l'intenzione di far ricorso alla Corte Costituzionale. Sul suo successore però al momento non ci sarebbe ancora l’intesa politica.
Bocciata la proposta sul presidenzialismo di Fratelli d’Italia
La bocciatura della proposta di legge costituzionale per l'elezione diretta del presidente della Repubblica agita il centrodestra. Il voto dell'Aula della Camera sulla proposta bandiera di Fratelli d'Italia era considerato una sorta di prova di tenuta della coalizione. FdI, Forza Italia e Lega hanno votato contro gli emendamenti soppressivi del progetto di legge che però sono passati. La pdl era già stata bocciata nelle scorse settimane dalla Commissione Affari costituzionali di Montecitorio e allora Giorgia Meloni aveva tuonato contro le assenze azzurre e leghiste. Questa volta, la leader di FdI ha tenuto una linea più soft decidendo di non attaccare gli alleati, anche se, con il voto dei deputati di FI e Lega assenti ma non in missione (rispettivamente 16 e 26), il centrodestra avrebbe incassato un primo sì a una riforma costituzionale.
La tensione fa slittare ancora il vertice tra Salvini, Meoni e Berlusconi
Il tanto atteso vertice del centrodestra non c'è ancora stato. A nulla sono valsi i numerosi appelli della leader di Fdi, tanto meno il tentativo di mediazione di Silvio Berlusconi. Le distanze sembrano incolmabili e la situazione non sembra in via di miglioramento. Ormai sembra certo che i tre leader della coalizione non riescano a incontrarsi prima della presentazione delle liste (prevista per sabato 14 maggio alle 12.00); ciò nonostante, alle prossime amministrative correrà unita nella maggior parte dei comuni capoluoghi, dove la coalizione sarà formalmente unita ma politicamente divisa. La battaglia interna per la leadership del centrodestra sarà senza campo e il dualismo tra Lega e Fratelli d’Italia è destinato ad avere effetti sull’andamento delle elezioni. Per questo avanza il timore che il vertice del centrodestra si trasformi in una conta e che si tenga solo dopo il 12 giugno per mettere sulla bilancia il peso di ciascuna forza politica e decidere quale piega dovrà prendere la coalizione in vista del voto delle politiche.
La maggioranza si divide sull’Ilva, ma il Governo non va sotto
La maggioranza torna a spaccarsi sulle risorse (150 milioni) da destinare alla bonifica dell'ex Ilva. A far traballare la tenuta delle forze che sostengono l'esecutivo, con il rischio di mandare sotto il Governo, è stato un emendamento del M5S presentato al decreto Taglia prezzi, all'esame delle Commissioni Industria e Finanze del Senato, sul quale hanno votato a favore M5S, PD e LeU, mentre hanno votato contro, come da indicazione dello stesso Governo che aveva dato parere contrario alla proposta di modifica, IV, Lega, FI e gli altri partiti di centrodestra che fanno parte della maggioranza. L'esito del voto è stato 14 pari, con la determinante astensione di FdI: dunque, in base alla regola sul caso di parità, la proposta è stata respinta. Ma gli strascichi politici rischiano di minare ulteriormente la maggioranza. Salvini ha espresso “grande preoccupazione” al Premier Draghi. Il nodo delle risorse per la bonifica dell'area è stato già al centro di un'aspra polemica quest'inverno, in occasione dell'esame del decreto Milleproroghe.
I sondaggi della settimana
Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 22,6%, sopravanzando di più di un punto e mezzo il Partito Democratico (21%). Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 7 punti.
Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,4%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,1% e al 2,5%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane costante (5,3%), così come Italia Viva (2,4%). In crescita invece il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 12,8%. Nell’area del centrodestra, la Leganon fa registrare differenze rispetto a sette giorni fa (15,6%) così come Forza Italia che si ferma all’8%. Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta al 2,1%.
Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 70%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,3%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 46,2%; infine, il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,7% dei consensi.