Il Governo Conte II attiene la fiducia da Camera e Senato

Il governo Conte bis ha incassato la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Alla Camera con 343 i voti favorevoli e 263 contrari. Un risultato ottenuto grazie ai voti di M5S, PD e LeU, nonché delle componenti del Misto +Europa-Centro Democratico e Civica Popolare-Ap-Psi-Area civica. Al Senato la maggioranza giallorossa ha ottenuto 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti. Ci sono però dei dissidenti interni, uno Pd e due M5S: si tratta del dem Matteo Richetti, che si è astenuto per coerenza e ha annunciato l'addio al gruppo Pd per passare al Misto e dei pentastellati Gianluigi Paragone (anche lui astenuto) e Alfonso Ciampolillo, assente non giustificato. Extra maggioranza hanno votato a favore anche i tre senatori a vita Mario Monti, Liliana Segre ed Elena Cattaneo. Hanno votato a favore anche due senatori del Maie, uno del Psi, uno dell'Union Valdôtaine, Gianclaudio Bressa e Pier Ferdinando Casini del gruppo delle Autonomie e alcuni ex M5S.

Meloni, Salvini e Toti in piazza contro i “poltronari”

Giuseppe Conte chiede la fiducia all'aula di Montecitorio e, fuori, la piazza e le strade si affollano di manifestanti contro il governo. Li ha chiamati a raccolta Giorgia Meloni assieme alla Lega di Matteo Salvini e Cambiamo, la nuova forza politica creata da Giovanni Toti dopo il divorzio da Silvio Berlusconi. Non ci sono bandiere di partito, ma moltissimi tricolore. Qualche saluto romano, l'inno d'Italia cantato con vigore a più riprese, un po' di tensione con le forze dell'ordine, ma la dimostrazione, nel complesso, non ha creato problemi. In piazza non c’è Forza Italia che ha preferito rimanere in Aula.  Non è il centrodestra al completo, quindi, ma “un pezzo di Italia schifato dai poltronari e che chiede di votare”, urla dal palco Matteo Salvini.

Berlusconi propone coordinamento a Lega-FdI. Da FI escono 4 deputati totiani

Nel primo giorno del governo Conte II, il centrodestra si presenta diviso: i moderati nel Palazzo, gli altri in piazza. Berlusconi, incontrando deputati e senatori di FI, ha ribadito di volere un riavvicinamento con Salvini e Meloni a cui ha proposto un tavolo comune del centrodestra. L'obiettivo sarebbe di coordinare i lavori parlamentari mettendo in piedi un'opposizione più efficace. Poche ore dopo sullo scacchiere parlamentare appare la prima conseguenza del divorzio tra Toti e FI: i deputati Benigni, Gagliardi, Pedrazzini e Sorte hanno comunicato che lasciano il gruppo.

Slitta taglio dei parlamentari, dubbi Dem sul proporzionale

La voce alta di Romano Prodi in favore del maggioritario, che si aggiunge a quella identica di Valter Veltroni fa aumentare le incertezze nel Pd riguardo alla riforma elettorale in chiave proporzionale. Intanto nel primo passaggio parlamentare dopo la nascita del Conte II, il M5S fa una mossa distensiva verso i nuovi alleati, dando il via libera allo slittamento dell'ultimo voto in Aula alla Camera sulla legge sul taglio dei parlamentari.

Franceschini propone un’alleanza alle regionali. M5S chiude: non se ne parla

Il PD ci prova, ma il M5S risponde picche: oltre il Governo non si va. Dopo l'accordo per il Conte bis, Dario Franceschini prova l'en plein lanciando sul tavolo la proposta di correre insieme alle elezioni regionali: “Se lavoreremo bene, potremo presentarci insieme. È difficile, ma dobbiamo provarci. Per battere questa destra, ne vale la pena”. Stavolta, però, va male al ministro dei Beni culturali, nonostante l'appoggio di Nicola Zingaretti. La chiusura del Movimento è netta e non rivedibile: “Il tema non è all’ordine del giorno”, fanno sapere dalla stanza dei bottoni penta stellata, ribadendo che “non c’è in ballo alcuna possibile alleanza con il PD in vista delle prossime elezioni Regionali in Umbria ed Emilia Romagna”

 I sondaggi della settimana

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini non sembra in grado di arrestare la perdita di consenso e continua la discesa (anche se moderata) nelle intenzioni di voto degli italiani (33,4%). In arretramento di quasi mezzo punto anche il Movimento 5 Stelle dopo la ripresa vigorosa fatta registrare durante la crisi di governo. Il partito guidato da Luigi Di Maio si ferma al 21% nelle intenzioni di voto. La Lega di Matteo Salvini si conferma comunque il primo partito del Paese e la distanza dal secondo partito (M5S) si stabilizza a 12,4 punti percentuali, mentre quella con il PD è di 11,3 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, l’alleanza tra Sinistra Italiana e Rifondazione comunista si attesta al 2,3%, mentre i Verdi si fermano al 2,2%. Nell’area centrista, +Europa perde terreno e si arena al 2,6%. In ripresa netta invece il Partito Democratico, appena tornato al governo. I dem guadagnano un punto arrivando al 22,1%. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia si attesta oramai stabilmente come la seconda forza della coalizione salendo al 7,2%. Insegue Forza Italia a due punti di distanza (5,2%) anche a causa della scissione del gruppo legato a Giovanni Toti: Cambiamo!, il partito del Governatore ligure, è dato al 2,3% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 45,5% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 48,1%, quella di centro sinistra il 27,1%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 21%.

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Settimana Politica 7-13 settembre 2019



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