Grande vittoria del centrodestra alle regionali in Abruzzo

Il centrodestra unito conquista l'Abruzzo: Marco Marsilio è stato eletto presidente della Regione con 299.949 preferenze, pari al 48% dei consensi. Il senatore di Fdi ha superato di oltre 100mila preferenze il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini che si è fermato al 31,2%. Terzo posto per Sara Marcozzi del M5S con il 20,2%. La vittoria della coalizione di centrodestra è stata nettissima ed è stata contraddistinta dal grande risultato della Lega che da sola ha il 27,5% delle preferenze e che oggi è il primo partito della Regione. Giovanni Legnini, sostenuto da PD e altre sette liste, ha ottenuto un risultato insperato raccogliendo oltre il 30% dei consensi. Male il M5S che non riesce a ottenere neppure il 20%: per i pentastellati si tratta di un risultato molto negativo visto che elezioni politiche di quasi un anno fa avevano preso il 41% e ben 200.000 voti in più. Ma a colpire è stato anche il dato dell’affluenza: nel complesso si sono recati alle urne 1.211.204 elettori, pari al 53,12.

Alta tensione nel M5S dopo la sconfitta in Abruzzo. Silenzio Di Maio

La débâcle in Abruzzo del M5S potrebbe essere ricordata come uno dei giorni più bui della storia del Movimento, un momento estremamente difficile per i pentastellati segnato dal silenzio di Luigi Di Maio. All’interno del Movimento la tensione è alle stelle: a pesare non è solo l’alleanza con la Lega ma anche la lentezza con la quale si ottengono risultati tangibili: per il reddito di cittadinanza ci vorranno ancora diversi mesi perché funzioni e su molti altri temi simbolo come trivelle e Tav i pentastellati hanno dimostrato di non saper essere un efficace argine rispetto alle posizioni della Lega. Per il momento comunque nessuno parla di crisi di governo e lo stesso Matteo Salvini ha più volte dichiarato “Non cambia niente, nessun rimpasto, il lavoro continua”, ma appare chiaro che su alcuni temi come le autonomie o il voto sul caso Diciotti il rischio di una spaccatura è molto più alto.

Tav, maggioranza spaccata: per M5S capitolo chiuso ma la Lega non ci sta

Ormai era chiaro a tutti e soprattutto a Matteo Salvini, che l'analisi costi-benefici sulla Tav, ordinata da Danilo Toninelli, sarebbe stata fortemente negativa. Secondo l’analisi costi benefici, la realizzazione della Tav comporta più costi che benefici, con una perdita di circa 6-7 miliardi di euro. Risultati che però non hanno convito Matteo Salvini e che di sicuro non hanno contribuito a rasserenare il clima nella maggioranza. Le posizioni rimangono divergenti e difficilmente verrà presa una decisione prima delle europee e questo nonostante i richiami dell’UE.

Prove di distensione fra Italia e Francia: Macron chiama Mattarella

Dopo il ritiro dell'ambasciatore francese da Roma e cinque giorni di stallo e incomunicabilità (la rottura era dovuta all'incontro di Luigi Di Maio con i gilet gialli) è stato riaperto il dialogo tra Italia e Francia. Emmanuel Macron ha chiamato il capo dello Stato Sergio Mattarela. Secondo il comunicato dell'Eliseo i due Presidenti si sono sentiti al telefono e “hanno ricordato che la Francia e l'Italia, che hanno costruito insieme l'Europa, hanno una responsabilità particolare per lavorare insieme alla difesa e al rilancio dell'Unione europea”. La telefonata appare l'inizio di un disgelo, che ha portato al rientro dell’ambasciatore francese in Italia. Ma il fronte Roma-Parigi è ancora caldo dopo la pubblicazione dell'analisi costi-benefici sulla Tav che di fatto boccia l'opera.

Nel Pd è partito il totonomi per le Europee

La griglia delle candidature alle europee sarà il primo fronte su cui si misurerà il nuovo segretario del PD. E con tempi strettissimi visto che per la fine di marzo il quadro dovrà essere definito e che le previsioni non saranno così rosee come alle europee del 2014 dove il Pd prese il 40%. Alcune voci in Transatlantico danno addirittura lo stesso Zingaretti intenzionato a scendere campo in prima persona come capolista nella circoscrizione Centro con Michela De Biase numero due, quindi David Sassoli e poi Simona Bonafè. Viene data poi per scontata la presenza di Carlo Calenda che mercoledì ha incassato la firma dei 3 candidati alla segreteria Pd al Manifesto Siamo Europei e l'impegno a correre in una lista unitaria il 26 maggio. 

I Sondaggi della Settimana 9 - 17 febbraio 2019

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Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini rimane costante rispetto alla settimana scorsa e si conferma al 33,8% dei consensi. Insegue ancora il Movimento 5 Stelle che perde lo 0,7% dimostrando di non riuscire ad arrestare il calo degli ultimi mesi. Il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta al 23,3%. Un risultato che certifica il momento negativo dei pentastellati che in aggiunta hanno sonoramente perso le elezioni regionali in Abruzzo. Il dato di fatto è che il M5S non riesce a trovare la strada per recuperare lo svantaggio accumulato rispetto all’alleato leghista. Il partito guidato da Matteo Salvini è stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal M5S è di 10,5 punti percentuali.

Nell’area delle sinistre, gli ex di Liberi e Uguali, formati da Mdp e Sinistra Italiana, raggiungono il 2,7%, mentre in quella di centro, il partito di Più Europa, dopo le forti polemiche post congressuali, è dato al 3,1%. Torna a crescere il Partito Democratico. I dem, nel pieno del congresso per l’elezione del nuovo segretario, si attestano al 17,5% nelle intenzioni di voto crescendo dello 0,6% rispetto alla settimana scorsa. Nel centro destra, cresce di poco Fratelli d’Italia che si attesta al 4,6% mentre consolida la sua posizione Forza Italia. Il partito di Berlusconi oggi è dato all’8,5%.

Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 57,1% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 46,9%, quella di centro sinistra il 23,3%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 23,3%.

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Settimana Politica 9 - 15 febbraio 2019



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