Il 2024 offre uno scenario denso di appuntamenti elettorali (anche a livello internazionale, con le elezioni, su tutte, in USA, India,Russia, Brasile e Iran, oltre a quelle appena occorse a Taiwan) che potrebbero avere un impatto sulla politica italiana. Si parte in tre Regioni amministrate dal centrodestra come Sardegna (25 febbraio), Abruzzo (10 marzo) e Basilicata (7 – 14 aprile), per arrivare al probabile Election Day del 9 giugno in cui si terranno le Europee, le Amministrative in circa 3.700 comuni di cui 21 capoluoghi di provincia e 6 di regione e probabilmente le Regionali in Piemonte. La conclusione elettorale dell’anno è, invece, rappresentata dalle Regionali in Umbria, previste per fine novembre

Tanti gli aspetti da tenere in considerazione in questa tornata elettorale: da FdI che punta al 30% dei voti alle Europee, alla Legadi lotta e di governo” che spera di recuperare consenso strizzando l’occhio a destra, per finire a FI che affronterà il vero primo test del dopo Berlusconi. In ogni caso, è possibile che, alla luce di risultati non in linea con le aspettative, dopo le Europee, i partiti di maggioranza potrebbero interrogarsi sull’opportunità di varare un rimpasto di governo. Passando al centrosinistra allargato, PD e M5S si contendono la leadership di una coalizione sulla quale, in ogni caso, permangono grandi interrogativi come l’apertura al centro (Azione+Europa e, molto più difficilmente IV) e sulla capacità di fare sintesi e trovare candidati unitari sui territori. Infine, per quanto riguarda le Regionali e le Amministrative, nonostante la grande rilevanza dei fattori locali, sarà utile testare la capacità delle singole forze politiche di mettere in campo candidature unitarie tenendo in considerazione il dibattito sul terzo mandato per i presidenti di Regione, argomento che diventerà centrale nel 2025 con il rinnovo di alcune regioni molto importanti. 

Timeline_Elezioni_2024.pngEuropee 2024: stress test per maggioranza e opposizione

L’appuntamento elettorale più significativo dell’anno è sicuramente quello per il rinnovo dei componenti del Parlamento Europeo che si terrà con ogni probabilità, in Italia, il 9 giugno. I cittadini italiani eleggeranno i loro 76 rappresentanti all’interno di cinque circoscrizioni (Nord Ovest - 20, Nord Est - 15, Centro - 15, Sud - 18, Isole - 8) tramite un sistema proporzionale in cui le singole liste, per andare a seggio, dovranno superare la soglia di sbarramento del 4% sul piano nazionale. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza che possono essere espressi fino ad un massimo di tre con il vincolo, nel caso di più preferenze, che riguardino candidati di sesso diverso.

La competizione elettorale italiana si innesterà poi, nel gioco delle alleanze a livello europeo, che si baserà sulle trattative per la nuova Commissione tra i vari gruppi politici che potrebbe generare riverberi anche sul piano nazionale. Basti pensare che i partiti di maggioranza fanno parte di tre eurogruppi diversi: Fratelli d’Italia, che punta a costituire la delegazione nazionale più numerosa nell’Europarlamento, è nel gruppo ECR, schieramento conservatore composto, su tutti, dai polacchi di Diritto e Giustizia e dai populisti spagnoli di destra di Vox. L’obiettivo a cui sta lavorando Giorgia Meloni è convincere gli ungheresi di Viktor Orban (Fidesz) ad entrare nel gruppo per avere un peso politico maggiore e facilitare l’ingresso in maggioranza; la Lega, dopo l’exploit del 2019, sta cercando di serrare i ranghi del gruppo ID, cui appartiene assieme a RN di Marine Le Pen, all’AfD tedesco e al PVV dell’olandese Geert Wilders

L’obiettivo di Salvini è quello di acquisire maggior peso in Europa, dal momento che il suo gruppo è stato sempre tagliato fuori da tutte le decisioni più importanti a causa della vicinanza a Putin e alle posizioni estremamente critiche verso l’UE; Forza Italia, nonostante il periodo complicato a seguito della morte di Silvio Berlusconi, è un cardine del gruppo più importante, il PPE, affiancata dai centristi tedeschi del CDU e dai popolari spagnoli. Attraverso il proprio segretario nazionale Antonio Tajani, che probabilmente verrà riconfermato al congresso del partito di febbraio, ha negato la possibilità di un’alleanza con l’ID ma ha aperto ad un accordo con la sola Lega di Matteo Salvini.

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Anche i partiti di opposizione fanno parte di gruppi differenti, con il PDe il M5S che si giocheranno il ruolo di partito leader dell’opposizione a livello nazionale: i dem correranno con il gruppo S&D assieme al PSOEdel presidente spagnolo Pedro Sanchez e all’SDP tedesco, mentre il M5Sche non è entrato nel gruppo dei Verdi/ALE a causa di “problemi di visione geopolitica”, ad oggi non fa parte di nessun gruppo: il rischio che lo schieramento di Giuseppe Conte resti isolato in Europa è alto. Al centro, è probabile che Italia VivaAzione e +Europa seguiranno il gruppo Renew Europe voluto fortemente dal presidente francese Emmanuel Macron. Sinistra Italiana ed Europa Verde potrebbero presentare liste uniche, ma non è chiaro se gli eventuali eletti confluiranno nel gruppo europeo dei Verdi/ALE o di sinistra GUE.

Elezioni Regionali 2024

Le elezioni regionali del 2024 sono un tassello importante per monitorare la stabilità della maggioranza sia dal punto di vista degli equilibri interni, sia per verificare il consenso sul territorio. Sul primo punto sono proprio di queste ultime settimane le tensioni tra Lega e Forza Italia sulla possibilità di dare ai governatori uscenti un terzo mandato, con Tajani che si oppone e la Meloni che sembra essere tiepida rispetto alla proposta presentata dalla Lega. Ma ad agitare la maggioranza sono anche i candidati nelle diverse regioni e la volontà di Fratelli d’Italia di riequilibrare i vertici regionali facendo pesare un più ampio e favorevole peso elettorale. 

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Dal punto di vista del rapporto con l’elettorato, tutte le regioni al voto sono governate dal centrodestra e la maggior parte degli appuntamenti elettorali regionali si concentrerà nel primo semestre del 2024: l’esito di questo percorso, che culminerà nell’election day del 9 giugno, è sicuramente un termometro per comprendere l’umore degli elettori in vista delle elezioni europee

In Sardegna equilibri fragili a poche settimane dal voto

La prima regione per cui gli elettori si recheranno alle urne nel 2024 è la Sardegna, attualmente presieduta da Christian Solinas (Partito sardo d’azione). Si vota il 25 febbraio e nonostante la data per la presentazione delle liste sia quasi alla scadenza, sia il centrodestra sia il centrodestra non hanno un candidato unitario: da una parte Fratelli d’Italia ha annunciato la candidatura del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu (FdI), decisa a seguito dei tavoli di coalizione convocati; dall’altra la Lega continua a spingere per riconfermare il governatore uscente del Partito sardo d’azioneChristian Solinas, la cui candidatura potrebbe essere ulteriormente messa in discussione a causa di recenti vicende giudiziarieDisaccordi interni al centrodestra che potrebbero minare, a cascata, anche le candidature dei presidenti uscenti delle altre regioni (in particolare Abruzzo e Umbria), soprattutto alla luce dei mutati equilibri politici rispetto al 2019 quando la Lega era il partito più forte del centrodestra e FdI quello con meno preferenze. 

In Sardegna, per il centrosinistra la situazione non è ancora così chiara: da inizio dicembre il PD e il M5S hanno ufficializzato la loro alleanza candidando Alessandra Todde (M5S), ex sottosegretaria allo sviluppo economico nel Conte II e viceministra nel Governo Draghi, che sarà appoggiata anche da Demos e Avs, ma la candidatura dell’ex governatore ed ex dem Renato Soru con l’appoggio di +Europa e Azione ha complicato i piani. Nelle ultime settimane, tuttavia, si è assistito ad una svolta a favore della Todde con il passaggio dei Progressisti di Massimo Zedda (ex sindaco “arancione” di Cagliari) che, dopo un momento iniziale in cui avevano deciso di sostenere Soru, hanno deciso di travasare le loro forze nella coalizione guidata dalla Todde. 

In Abruzzo, la sfida è tra Marco Marsilio (FdI) e il civico di centrosinistra Luciano D’Amico 

A distanza di sole due settimane dalla Sardegna, il 10 marzo si voterà in Abruzzo. La contesa vedrà due soli candidati presidenti: l’uscente e fedelissimo di Giorgia Meloni, Marco Marsilio (FdI), primo Presidente di Regione eletto da Fratelli d’Italia nel 2019. È degli ultimi giorni la notizia che la candidatura di Marsilio, immediatamente ufficializzata nel 2022, potrebbe essere messa in discussione da Matteo Salvini qualora in Sardegna non fosse confermato Solinas. Dall’altro lato ci sarà Luciano D’Amico (civico), ex rettore dell’Università di Teramo: l’Abruzzo sarà l’unica regione in cui la sinistra si presenterà unita anche ai partiti centristi nella coalizione “Abruzzo insieme”. La candidatura di D’Amico, confermata sin da ottobre, è stato il tassello fondamentale per riuscire nel tentativo di trovare una figura che tenesse unito tutto il fronte. Al momento, i sondaggi prospettano un testa a testa tra i due candidati.

In Basilicata, Bardi (FI) punta alla riconferma ma la partita è aperta

La terza regione alle urne è la Basilicata dove si voterà tra il 7 e il 14 aprile. La regione, amministrata dal centrosinistra dal 1995 al 2019, nella scorsa legislatura è stata governata da Vito Bardi (FI), la cui candidatura è in discussione a seguito dei dubbi da parte di Fratelli d’Italia e Lega, mentre resta intoccabile per Tajani Forza Italia. Nel caso in cui l’ex generale della Guardia di Finanza decidesse di fare un passo indietro, potrebbe prospettarsi un posto nel Governo (si parla del Ministero della Difesa). Nessun nome certo per quanto riguarda il centrosinistra, dove l’alleanza tra PD e M5S è sembrata instabile per molti mesi a causa dell’autocandidatura dal civico cattolico Angelo Chiorazzo, accolta da una parte del PD, ma non gradita dal M5S che ha premuto a lungo la mano sul tavolo di coalizione costituito per trovare una soluzione comune. Come diretta conseguenza, i dem hanno aperto ufficialmente le primarie di coalizione per cercare una leadership condivisa.

Election day in Piemonte, quasi certa la ricandidatura di Cirio (FI). Stallo per PD e M5S 

Le elezioni in Piemonte probabilmente saranno accorpate alle europee del 9 giugnoelection day in cui verranno svolte anche le amministrative di molti comuni. Per il momento, l’unico candidato certo è il presidente uscente Alberto Cirio (FI), che sarà sostenuto dai partiti del centrodestra e presumibilmente anche da Azione, anche se sono emerse alcune polemiche in diversi territori. Strada diversa per l’opposizione, in cui l’accordo tra PD e M5S sembrerebbe ancora lontano e che rischia di presentarsi con due candidati presidenti come successo nel 2019, divisione che ha permesso all’attuale Presidente di essere eletto. In ogni caso, per il PD il nome più probabile sembrerebbe quello di Chiara Gribaudo (PD), molto vicina alla segretaria dem Elly Schlein, seguita direttamente dal consigliere regionale Daniele Valle (PD). I pentastellati potrebbero puntare sul capogruppo della regione, Sarah Disabato (M5S), o sull’ex sindaco di Torino, Chiara Appendino (M5S).

Ancora nessuna certezza per i nomi in Umbria

Ultimo appuntamento regionale del 2024 è l’Umbria, in cui le elezioni si terranno tra fine novembre e inizio dicembre. Nonostante la Lega sia intenzionata a ricandidare l’attuale Presidente, Donatella Tesei (Lega), la questione sulla candidatura sarda sta mettendo a dura prova le chance di ricandidatura della Presidente uscente leghista. In alternativa, potrebbe prendere quota la candidatura, ben vista anche dai vertici meloniani, del sindaco uscente di Perugia, Andrea Romizi (FI). Difficile che si ripresenti, invece, l’alleanza giallorossa nella Regione, dopo il risultato sotto le aspettative del 2019 nonostante il coinvolgimento anche di sinistra e verdi. Per il momento, l’unico candidato presidente certo sarebbe Riccardo Corridore per Alternativa Popolare, sostenuto da Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, partito successore del dissolto NCD di Angelino Alfano.

Elezioni Amministrative 2024

Sono 3.700 i comuni che andranno al voto nel nuovo anno. Sembra ormai certo che questa tornata di Amministrative verrà accorpata a quella delle Europee, per cui verosimilmente si avrà un election day il prossimo 9 giugno. Nel dettaglio, si voterà in 21 capoluoghi di provincia (Ascoli Piceno, Avellino, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Verbania, Vercelli e Vibo Valentia), ed in 6 capoluoghi di regioneBariCagliariCampobassoFirenzePerugia e Potenza

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Al netto delle singole questioni locali, l’elemento che potrebbe impattare maggiormente su queste elezioni riguarda la possibile abolizione del limite di due mandati per i sindaci (che farebbe il paio con quello proposto per le Regioni). Al momento la maggioranza è al lavoro su una proposta di legge che abolisca il limite di mandati per i sindaci dei comuni fino a 5 mila abitanti e che estenda a tre il limite relativamente ai primi cittadini dei comuni tra 5 e 15 mila abitanti.

La situazione nei capoluoghi di regione

Bari, il sindaco uscente Antonio Decaro (PD) non potrà correre alle elezioni, in quanto giunto al termine del suo secondo mandato consecutivo. Per la scelta del successore ancora non è arrivata una decisione all’interno del centrosinistra, ma la strada più probabile risulta quella delle primarie, soluzione, questa, che potrebbe provocare una rottura con il Movimento 5 Stelle. Indecisione sulle candidature ufficiali si registra anche nel centrodestra nonostante il coordinatore regionale di FdI, Marcello Gemmato, abbia confermato la piena armonia all’interno dell’alleanza con Forza ItaliaLegaUDCNoi Moderati e Nuovo PSI

Strada in salita anche a Campobasso, dove il Comune è retto pro tempore dalla vicesindaca Paola Felice (M5S) che ha sostituito il sindaco Roberto Gravina, eletto in consiglio regionale l’anno scorso. Il PD sembrerebbe propendere per delle primarie allargate anche ai non iscritti. Tutto da decidere anche nel centrodestra, mentre per la civica Costruire Democrazia, il possibile candidato sindaco sarà l’avvocato Pino Ruta. A Potenza, attualmente retta da un’amministrazione di centrodestra, la ricandidatura del sindaco leghista Mario Guarente sta perdendo quota a favore di Alessandro Galella, attuale assessore regionale alle Politiche agricole, alimentari e forestali di FdI. Nel centrosinistra, dopo la vittoria di fine 2023 nel rinnovo del Consiglio provinciale di Potenza, sembra vacillare l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle a causa delle divergenze relative alle prossime regionali.

Guardando a Firenze, il sindaco uscente Dario Nardella (PD) non potrà presentare la propria ricandidatura e concorrerà molto probabilmente per le Europee. Al suo posto, il PD sembra virare su Sara Funaro, attuale assessora al Welfare della giunta Nardella, nome che tuttavia non convince Italia VivaMatteo Renzi, infatti, da mesi sfida il PD a indire le primarie di centrosinistraa cui vuole presentare Stefania Saccardi, attuale vicepresidente della Regione. 

Il centrodestra, dopo le non corrisposte aperture di FdI e FI a Italia Viva, ha fatto quadrato attorno al nome di Eike Schmidt, ex direttore delle Gallerie degli Uffizi ed attuale direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte (NA), il quale, tuttavia, non ha ancora sciolto le riserve. Sullo sfondo, nel Movimento 5 Stelle avanza timidamente il nome di Tommaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena. 

Grande è la confusione sotto il cielo a Cagliari, dove il sindaco uscente di Fratelli d’ItaliaPaolo Truzzu, potrebbe infatti correre per un secondo mandato, ma, parimenti, essere candidato dal centrodestra per le elezioni regionali. Incertezza anche per il centrosinistra, dove, per ora, non sono state annunciate candidature ufficiali. Infine, a Perugia i partiti di centrodestra sembrerebbero pronti a puntare su Margherita Scoccia (FdI), attuale assessore all’Urbanistica nella giunta guidata da Andrea Romizi (FI). Il centrosinistra, invece, come per altri comuni, sembrerebbe preferire una scelta a mezzo di primarie, ma nota che stona è la posizione di Azione, la quale, da tempo, sostiene Giacomo Leonelli in una corsa solitaria. Infine, Alternativa Popolare del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, opta per un nome ad effetto per Perugia: l’ex calciatore biancorosso Davide Baiocco.

Tuttavia, come anticipato, anche nei restanti 21 capoluoghi di provincia si procederà a votazione. Attualmente, gli schieramenti uscenti mostrano una sostanziale parità di spartizione tra centrodestra e centrosinistra, ma gli equilibri potrebbero cambiare, anche e soprattutto sulla scia dell’andamento delle elezioni regionali.

Il Commento di NOMOS 

Il 2024 sarà un importante stress test per l’intero panorama politico nazionale, con le Europee del 9 giugno come principale banco di prova per la tenuta del Governo, la compattezza della maggioranza e dell’opposizione. I partiti di maggioranza, globalmente, sono chiamati a confermare il 44% delle Politiche del 2022 per evitare grossi scossoni, con uno sguardo già al possibile referendum sulla riforma istituzionale del premierato. Nello specifico, comunque, Fratelli d’Italia punta a confermare la propria leadership nazionale magari raggiungendo il 30%; la Lega cerca di riprendere quota facendo concorrenza a destra a FdI su vari dossier e con l’annunciata candidatura di alcuni personaggi molto mediatici tra cui, si vocifera, il generale Roberto Vannacci; Forza Italia, infine, è chiamata a dare una risposta forte al primo vero test elettorale dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi: la strategia di Tajani, al momento, si è basata sul rinfoltimento delle linee tramite una capillare “campagna acquisti” sul territorio. Se dovessero essere raggiunti tutti questi obiettivi, la tenuta del Governo ne uscirebbe certamente rafforzata senza la necessità di un rimpasto, un’ipotesi sempre foriera di elementi di instabilità. Al momento, in ogni caso, le maggiori insidie, sotto questo punto di vista, sembrano provenire dalle trattative per individuare i candidati di coalizione nelle varie realtà locali e regionali (Sardegna, su tutte).

Per quanto riguarda le opposizioni, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si giocheranno il posto di prima forza dello schieramento di centrosinistra nonostante questa formula elettorale stenti a decollare, soprattutto a livello locale e regionale. Il test più importante è comunque per Elly Schlein chiamata ad un risultato almeno intorno al 20% per non attirare critiche. Al centro, invece, la tornata elettorale potrebbe emettere un verdetto circa il posizionamento di Azione e Italia Viva: se i calendiani ad oggi sembrano tendere maggiormente a sinistra, Renzi potrebbe rimanere fedele all’attuale linea neutrale, nonostante le aperture sempre più rilevanti verso il centrodestra.

Elezioni 2025: nuove prospettive con la riforma del limite dei mandati?  

Il 2025 vedrà le elezioni regionali in CampaniaEmilia-RomagnaLiguriaMarchePugliaToscanaValle d’Aosta e Veneto. Nonostante manchi più di un anno alle urne, all’interno del centrodestra tiene già banco il tema del limite di mandati dei presidentidi regione: la proposta di legge da poco presentata dalla Lega punta a riconfermare Luca Zaia in Veneto. Meno contenti della norma appaiono Fratelli d’Italia, che accarezza l’idea di conquistare il Veneto stesso, e Forza Italia, che non ha governatori uscenti nel 2025 e vorrebbe avere voce in capitolo nella scelta dei candidati di coalizione. Il terzo mandato concederebbe la ricandidatura anche a Giovanni Toti (Noi Moderati) in Liguria e a tre governatori del Partito DemocraticoVincenzo De Luca in CampaniaStefano Bonaccini in Emilia-Romagna e Michele Emiliano in Puglia. Altra partita importante si gioca in Toscana dove il dominio del centrosinistra potrebbe essere fortemente messo in discussione da un centrodestra in ascesa anche nei comuni: molto delle regionali potrebbe infatti trapelare dalle amministrative 2024, in particolare da Firenze.

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Per quanto riguarda le amministrative 2025, si voterà in 3 capoluoghi di regioneAostaTrento e Venezia. A questi si aggiungeranno tre comuni con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti, ovvero BolzanoGiugliano in CampaniaReggio Calabria, oltre ad altri 13 capoluoghi di provincia (Agrigento, Andria, Arezzo, Chieti, Crotone, Enna, Fermo, Lecco, Macerata, Mantova, Matera, Nuoro e Trani). Anche nel 2025, la scelta dei candidati e la conformazione delle coalizioni dipenderanno fortemente dall’eventuale approvazione dell’estensione del limite dei mandati per i sindaci.

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Speciale Italia al voto nel 2024 - 18 gennaio 2024