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All’ex Senatore Claudio Venanzetti tra i fondatori di Nomos, che è stato testimone e partecipe negli anni cinquanta della stagione culminata con la firma dei Trattati di Roma, abbiamo chiesto qualche riflessione a sessant' anni di distanza.

Quali erano allora i sentimenti e le speranze per un’Europa unita?

Dopo pochi anni dalla fine della guerra, tre o quattro, l’idea di un’Europa Unita cominciò a prendere forma: la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), la CED (Comunità Europea di Difesa) poi il MEC (Mercato Europeo Comune) il cui trattato fu appunto firmato a Roma il 25 marzo del 1957. Preceduti tutti dalla costituzione della Nato e del Consiglio d’Europa nel 1949. I sentimenti erano strani e contrastanti. Da un lato le grandi ferite, non ancora rimarginate, dell’immane tragedia che aveva sconvolto il mondo; dall’altro la speranza di pace, di libertà e di operare in un mondo nuovo. Tuttavia vi furono anche molte resistenze. Nel 1954 la Francia di Mendes-France respinse il trattato della CED. Robert Schuman, Ministro degli esteri francese, in un incontro con la “Gioventù Federalista Europea” alle mie sollecitazioni per una rapida approvazione del trattato rispose: “È troppo presto; ancora non ce la faccio ad immaginare un reggimento di soldati francesi comandato da un colonnello tedesco. Lo farete voi giovani.” Fui facile profeta a replicare che dopo sarebbe stato troppo tardi; solo in questi giorni se ne riprende a parlare!

Come fu accolta dalla popolazione la cerimonia della firma?

C’era già la televisione che diffondeva le immagini (naturalmente in bianco e nero). Ma quel giorno sul piazzale del Campidoglio a Roma c’era una grande folla: cantavamo, ballavamo e ci abbracciavamo. In questi giorni ci sono tornato per ricordare. Solo nostalgia e rimpianto? No! Nonostante le grandi difficoltà e la crisi che attraversa oggi l’Europa non dobbiamo mai dimenticare il lungo periodo di pace e di libertà che l’Unione europea ci ha garantito. Carlo Cattaneo, sulla scia della Giovine Europa di Mazzini, nel 1848 scriveva: “Avremo pace vera quando avremo gli Stati Uniti d‘Europa”.

In questi sessant’anni quali sono stati i momenti più decisivi per l’affermarsi di una Europa più unità?

Ho avuto il privilegio di aver fatto parte del Parlamento nel dicembre del 1978 al momento del voto per l’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (SME) che rappresentava l’anticamera dell’introduzione dell’Euro. I comunisti votarono contro, i socialisti si astennero, tra i democratici cristiani vi furono molte riserve, sulla scia dell'allora Governatore della Banca d’Italia Baffi. Ma tenemmo duro e alla fine il voto decisivo fu favorevole. Il nuovo obbiettivo fu la creazione dell’Unione Europea (UE) che in Parlamento trovò una condivisione più ampia. Il Trattato di Maastricht che la istituì è del 1993. L’euro è stato introdotto il 1° gennaio del 1999: è storia più recente che conosciamo tutti. Anche per le polemiche che lo stanno mettendo in dubbio. Ma come ripete sempre Mario Draghi, Governatore della BCE: “L’Euro è irrevocabile”.

Quali sono, a suo giudizio, le prospettive che oggi si presentano per un rilancio dell’Unione europea, anche a più velocità?

L’idea è molto interessante, purché non si dimentichi il patto che sulle rive del Reno firmarono idealmente Mitterrand, Kohl e Ciampi alla vigilia dell’introduzione dell’Euro: “Dobbiamo farlo noi che la tragedia della guerra l’abbiamo vissuta, dopo di noi, forse, non capirebbero.

Oggi cosa direbbe ai giovani non più entusiasti di questa Europa?

La stagione dell’umanità che sta davanti a noi è piena di grandi difficoltà, numerose incognite e di grandi rischi, lo sappiamo. Ma sappiamo anche che se l’Europa si dissolve sarà impossibile per tutti tenere testa all’egemonia e alla prepotenza di paesi grandi come continenti. Così vorrei ripetere oggi le parole che Carlo Sforza, Ministro degli esteri italiano, grande europeista, pronunciò durante la prima riunione del Consiglio d’Europa nel 1949: “Non posso affatto giurarvi che Strasburgo sarà un successo; quel che vi posso anzi assicurare è che tutti coloro che amano la pace e la democrazia, debbono augurarsi che lo sia.”

 



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