Meloni ha incontrato Draghi per uno scambio sul report sulla competitività Ue
A quasi due anni dall’inizio del suo Governo, Giorgia Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi Mario Draghi per un confronto sul Rapporto sul futuro della competitività europea redatto dallo stesso ex premier e sugli scenari dell'Unione all'alba della seconda Commissione von der Leyen. L’incontro, durato all’incirca un’ora, sarebbe stato proficuo e concreto: su due poltroncine, si sono anche concessi qualche impressione sul nuovo esecutivo Ue, in cui è entrato Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo. L'incontro si è concluso con una stretta di mano e con baci sulle guance fra premier ed ex premier. Una nota di Palazzo Chigi spiega che il report di Draghi “contiene secondo il Governo diversi importanti spunti”: vengono elencati “la necessità di un maggiore impulso all'innovazione, la questione demografica, l'approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l'Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie, dal rafforzamento dell'industria della difesa fino alle doppie transizioni, senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune”.
Gli “spunti importanti secondo il Governo”, sono quelli su cui si sono più concentrati in questi giorni i commenti positivi di quasi tutte le anime della maggioranza, da FdI (che vede nel report indicazioni concrete dopo anni di ideologie a Bruxelles) a Fi, passando per Noi moderati. Pochi i commenti leghisti e decisamente critici verso le ricette dell'ex premier. Ora Draghi prosegue una sorta di tour di visite istituzionali. Parlerà di innovazione al Kilometro Rosso, il distretto dell'innovazione a Bergamo e il 5 settembre è stato all'Eliseo da Emmanuel Macron. E l'11, due giorni dopo la presentazione del report, ha incontrato Marina Berlusconi e Gianni Letta a Milano: una visita privata emersa solo due giorni dopo, che ha creato un certo scompiglio nella maggioranza di Governo.
Il Pd chiede che Meloni riferisca in Parlamento sul caso Crosetto-Aise
La premier Giorgia Meloni “riferisca al Parlamento su un tema delicato come quello della sicurezza nazionale” dopo il caso Crosetto-Aise, chiedono i parlamentari Pd della Commissione Antimafia. Non ci sta il ministro della Difesa, che contrattacca: “I dem mistificano. Siamo alla follia. Io sono pronto a riferire al Copasir”. Il Comitato, da parte sua, si è riunito per un'ora nel pomeriggio ed ha stabilito come procedere dopo la pubblicazione del verbale delle dichiarazioni, critiche nei confronti dell'intelligence esterna, rese dal Ministro nel gennaio scorso al procuratore di Perugia Raffaele Cantone. A quanto si apprende, sarebbe stata chiesta al magistrato copia del verbale. Successivamente l'organismo parlamentare dovrebbe svolgere audizioni sulla vicenda, a cominciare dallo stesso Crosetto. Il Governo aveva provato a chiudere le polemiche con la nomina a prefetto, giunta all'unanimità nel corso del Cdm di martedì, del direttore dell'Aise Gianni Caravelli, un modo per rimarcare la compattezza nell'Esecutivo a sostegno del vertice attuale dell'Agenzia. Ma il Pd va all'attacco e chiama Meloni a rispondere in Parlamento alzando il tiro della disputa.
Meloni difende le riforme e l’autonomia differenziata
“Abbiamo avviato le riforme del premierato, della giustizia, dell'autonomia” perché “non sarei in pace con la mia coscienza” se per “quieto vivere” non andassi avanti, “faremo quel che va fatto, nonostante molte opposizioni” e poi “decideranno gli italiani”. Le riforme hanno subito alla Camera uno slittamento, ma la premier Giorgia Meloni fa capire che non c’è alcuna decisione di arretrare, neanche sull'autonomia; ospite di Confindustria, ribadisce: “Non è che crea divario tra Nord e Sud ma tra classi dirigenti responsabili e quelle che non lo sono state, al Sud come al Nord”; il Mezzogiorno “non è più fanalino di coda”, la scommessa è per un meridione “che competa ad armi pari”. “La normativa vigente salvaguardia l'assenza di ricadute negative per la finanza pubblica dalla legislazione sull'autonomia differenziata”, ha affermato il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in Aula al Senato rispondendo all'interpellanza sull'impatto sui conti pubblici derivante dall'attuazione della riforma: “Qualora dalla determinazione dei Lep derivino maggiori oneri per la finanza pubblica”, ha spiegato il titolare del Mef, “si può procedere al trasferimento di ulteriori funzioni solo successivamente all'entrata in vigore dei decreti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie necessarie ad assicurare i medesimi Lep sull'intero territorio nazionale”.
Le parole di Meloni sono state molto apprezzate dalla Lega. Chi porta avanti la battaglia sull'autonomia intende andare avanti senza aspettare il pronunciamento previsto per gennaio della Corte costituzionale sui quesiti referendari proposti dai presidenti di Regione che puntano a stoppare la riforma. Verso la fine del mese, riferisce un big del partito di via Bellerio, dovrebbe esserci un incontro tra il Ministro Roberto Calderoli e i presidenti di Regione del centrodestra per fare il punto sul trasferimento delle materie che non fanno riferimento ai Lep. Martedì durante il Cdm la premier Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini si sono confrontati anche su questo argomento, riferisce un esponente del partito di via Bellerio: “Non esiste nessuno spacca-Italia e l'unica distinzione che fa l'autonomia non è tra nord e sud, ma tra amministratori responsabili e non”, ha sottolineato il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli. “Si tratterebbe solo di avere la pazienza di attendere le prime stesure delle proposte di Autonomia rispetto alle singole funzioni per capire che non è lo spacca-Italia, non è la secessione dei ricchi e non ha come obiettivo mettere a pane e acqua qualcuno”, ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, affermazioni su cui l'opposizione continua ad attaccare duramente e promette di dare battaglia.
Calenda parla di tradimento dopo le uscite di Gelmini, Carfagna, Costa e Versace
In una nota, Carlo Calenda ribadisce che il posizionamento di Azione è “distinto dal campo largo e dai populismi di destra e di sinistra” e si colloca “al centro dello schieramento politico così come hanno voluto gli elettori”, per offrire una sua proposta “riformista e pragmatica”. Queste parole censurano l'addio al partito di Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Giusy Versace ed Enrico Costa, dopo la scelta di Calenda di sostenere il candidato di centrosinistra anche per la successione di Giovanni Toti in Liguria, dopo l'Emilia-Romagna e l'Umbria. Calenda ha augurato loro “Buona strada” ma poi ha chiarito: “L'unico dispiacere è che quando si viene eletti all'opposizione, se si ha rispetto per gli elettori, normalmente non si passa in maggioranza a metà legislatura. È chiaro che tradiscono il mandato elettorale e ne rispondono agli elettori”.
Per il momento, le destinazioni delle tre ex di Azione non sono ufficiali. Certo è che lo schieramento cui guardano è scontato e lo rivendicano loro stesse: il centrodestra. Qualche invito lo hanno già ricevuto: “Noi moderati” ha scritto Maurizio Lupi “da sempre è un partito impegnato a rafforzare l'area centrista, popolare, liberale, sussidiaria e riformatrice del centrodestra, che si riconosce nei valori e nei principi del Ppe, la nostra famiglia politica europea. Guardiamo con grande rispetto al disagio politico di chi si è impegnato a costruire una forza centrista e poi, pur non avendo una storia personale di sinistra, si è trovato di fatto nel cosiddetto Campo largo”. Nelle prossime ore vedremo quali saranno le scelte dei quattro, intanto però rimangono le polemiche e le tensioni.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato il ddl in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura, di ordinamento penitenziario, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame la proposta di legge per l’istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale, diverse ratifiche di trattati internazionali, il ddl per la revisione della disciplina sulla valutazione delle studentesse e degli studenti, per la tutela dell’autorevolezza del personale scolastico e sugli indirizzi scolastici differenziati, le mozioni per una riforma della disciplina della cittadinanza, le mozioni sul diritto allo studio. A seguire si confronterà sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all'epoca dei fatti).
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sul documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sull’attività di rappresentanza d’interessi e proseguirà le audizioni sul ddl costituzionale sul premierato. La Esteri ascolterà Giuseppe Gabusi dell'Università di Torino e responsabile del programma IndoPacific del Torino World Affairs Institute sulle tematiche relative alla proiezione dell'Italia e dei Paesi europei nell'Indo-pacifico. La Difesa ascolterà il Presidente dell'Associazione nazionale giovani innovatori (ANGI) Gabriele Ferrieri sulla difesa cibernetica. La Cultura ascolterà il presidente della Fondazione La Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza Commissione.
La Ambiente, con la Attività Produttive dibatterà sullo schema di decreto legislativo sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La Attività Produttive, con la rispettiva del Senato, svolgerà diverse audizioni sullo schema di decreto legislativo per la costituzione dell'Albo nazionale delle attività commerciali, delle botteghe artigiane e degli esercizi pubblici tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale. La Lavoro esaminerà il ddl in materia di lavoro. La Affari Sociali esaminerà le pdl per il riconoscimento e il sostegno dell'attività di assistenza e di cura svolta dal caregiver familiare.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato, in prima lettura, il ddl sul legittimo impedimento del difensore, il ddl per l’istituzione della Giornata nazionale del formatore e, definitivamente, il ddl sulle agevolazioni fiscali alle start-up, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per svolgere le interrogazioni e alle 15.00 le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia, con Finanze, esaminerà lo schema di decreto legislativo sul testo unico delle sanzioni tributarie, amministrative e penali e lo schema di decreto legislativo sul il testo unico della giustizia tributaria. Infine, riprenderà le audizioni sui ddl per l’attribuzione dei cognomi ai figli. La Bilancio, con la Finanze, dibatterà sul decreto-legge recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico.
La Finanze si confronterà, sul ddl per la promozione di progetti a impatto sociale sul territorio e sul ddl di riforma in materia di costituzione e funzionamento dell'aggregazione bancaria cooperativa, quale modello organizzativo di tutela istituzionale e di misurazione e gestione dei rischi. La Ambiente e Lavori Pubblici, con la Affari Sociali e Lavoro, proseguirà le audizioni sull’intelligenza artificiale.
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